Il bergamasco Franco Massi nuovo presidente di Uneba Nazionale
“Vogliamo essere più presenti al Centro e al Sud, non limitarci agli enti per anziani, e intensificare la collaborazione con le università”
Franco Massi è il nuovo presidente di Uneba nazionale. Lo ha eletto, martedì 28 marzo a Roma, il nuovo consiglio direttivo dell’associazione, espresso dal XV congresso nazionale di inizio marzo a Padova,
Massi, lombardo di Bergamo, è direttore generale della Fondazione Restelli di Rho (Mi) ed era vicepresidente di Uneba dal 2012 dopo esserne stato in precedenza consigliere. Succede a Maurizio Giordano, presidente Uneba per oltre vent’anni, che il Congresso ha nominato presidente onorario.
Uneba è la più longeva e rappresentativa associazione di categoria del non profit sociosanitario educativo e assistenziale, e raccoglie oltre 800 enti in tutta Italia, quasi tutti non profit di radici cristiane.
Tra gli obbiettivi dell’azione di Uneba, il neopresidente Massi aveva indicato, già nel suo intervento al congresso Uneba, la volontà di ampliare la base associativa, in particolare verso il centro e sud Italia e verso gli enti che si occupano di disabili, minori, immigrati, dipendenze, volontariato, in aggiunta alla già folta presenza in Uneba di strutture per anziani.
“La Riforma del Terzo Settore in arrivo – ha detto Massi – obbliga le strutture Uneba a rinnovarsi, anche per rispondere alla crescente concorrenza di realtà con scopo di lucro. Ottenere delle certificazioni di qualità ed adottare il bilancio sociale possono essere due validi strumenti per gli enti Uneba, che sempre più dovranno diventare strutture multiservizi”.
“Anche l’associazione Uneba dovrà rinnovarsi- ha osservato il neo presidente -. In che modo? Ad esempio offrendo più formazione, più servizi e consulenze, stimolando la collaborazione tra gli enti, costituendo albi Uneba dei consulenti legali e fiscali e dei fornitori di fiducia.
Bisognerà inoltre intensificare la collaborazione con le università, anche per elevare il livello qualitativo dei nostri servizi.
Assieme alle altre associazioni di categoria, dovremo farci promotori di proposte di legge per la trasformazione delle ipab in enti di diritto privato, attingendo all’esperienza delle Regioni che già sono intervenute in questo campo”.
Massi ha anche proposto che le entità più strutturate dell’Uneba supportino le altre, anche attraverso gemellaggi.
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Del nuovo consiglio direttivo di Uneba, eletto al Congresso di Padova, fanno parte, oltre al presidente Massi e ai presidenti regionali: Angelo Gipponi, Fabrizio Ondei, Marco Petrillo, suor Laura Airaghi, Alessandro Palladini per Uneba Lombardia; Amedeo Prevete e Giampaolo Torre per Uneba Piemonte; Elisabetta Elio ed Ernesto Burattin per Uneba Veneto; Matteo Sabini per Uneba Friuli Venezia Giulia; Luca Volpe per Uneba Liguria; Walther Soranna per Uneba Emilia Romagna; Salvatore Tomasso per Uneba Marche; Carlo Alberto Orvietani e Ginevra Chieffi per Uneba Toscana; Fabrizio Varesano per Uneba Puglia; Salvatore Caruso per Uneba Sicilia; Giancarlo Maurandi per Uneba Sardegna.
Comunicato stampa Uneba del 29 marzo 2017
Ufficio stampa Uneba nazionale: Tommaso Bisagno, tommaso.bisagno@gmail.com, 3473677957
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Una giornata in carcere mi ha insegnato la pietà
AVVISO AI NAVIGANTI
Dunque ,amici lettori,“vorrei ..parlare con voi tra dieci anni..
Se allora,come purtroppo devo temere per tutta una serie di motivi,sarà sopravvenuta da lungo tempo l’epoca della reazione;se di ciò che certamente molti di voi e anch’io,come dichiaro apertamente,abbiamo desiderato e sperato,si sarà realizzato poco,forse non proprio nulla,ma almeno apparentemente qualcosa – è assai probabile che ciò non mi lascerà affranto,ma saperlo costituisce certamente un peso interiore - allora mi piacerebbe davvero vedere che cosa ne è stato di quelli di voi che adesso si sentono autentici “politici…” e partecipano all’ubriacatura che questa rivoluzione rappresenta.
Vorrei davvero vedere che cosa è “ divenuto “ di costoro nel senso interiore della parola:sarebbe di certo bello se si potesse allora dire con i versetti del sonetto 102 di Shakespeare:
il nostro amore era giovane,appena nella sua primavera,
allor ch’io solevo salutarlo co’mieicanti,
simile a Filomena che in sul cominciare dell’estate canta
ma tace al sopraggiungere della stagione inoltrata.
Ma le cose non stanno così. Non abbiamo davanti a noi la fioritura dell’estate,ma in primo luogo una notte polare di gelida tenebra e di stenti,quale che sia il gruppo che ora risulterà esteriormente vittorioso….E infatti,dove vi è il nulla,non soltanto l’imperatore ma anche il proletario ha perduto i suoi diritti.
Quando questa notte sarà lentamente trascorsa chi sarà ancora vivo di coloro la cui primavera ha ora avuto una fioritura apparentemente cosi rigogliosa? E che cosa sarà allora divenuto interiormente di tutti loro? Amarezza o filisteismo …?….In ognuno di questi casi io trarrò questa conseguenza: costoro non sono stati all’altezza del proprio agire,non sono stati all’altezza nemmeno del mondo quale è realmente né della sua quotidianità:non hanno avuto,oggettivamente e di fatto,nel senso più intimo la vocazione per la politica che ritenevano invece di avere in se stessi .
( Max Weber La politica come professione )
Da “NAPOLI ANNO ZERO”, Edizioni Intramoenia 2009
Antonio Bassolino intervistato da Julie Italia - Sos campania 25 febbraio 2016
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“LIVIO LABOR, L’ACPOL E IL MOVIMENTO POLITICO DEI LAVORATORI”
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NAPOLI: È in gioco il futuro delle nuove generazioni e di tutta la città. Fate presto!
NAPOLI: È in gioco il futuro della città. Fate presto!
Oltre l’esercito e la repressione, investire nei Centri Polifunzionali
Strutture radicate nella storia della città, e che ancora oggi, evolute nel tempo, svolgono un ruolo fondamentale per il bene dei minori. Malgrado il diminuito sostegno dell’ente pubblico.
Ricordare la storia dei Centri Polifunzionali, della loro azione, dei benefici per tanti giovani napoletani di ieri e di oggi significa invitare la Classe Dirigente locale ad affrontare la questione minorile a Napoli in una modalità nuova che risponda concretamente alle emergenze di oggi.
Gli Istituti che ospitano i Centri Polifunzionali realizzano il servizio di semiconvitto; hanno, in molti casi, una tradizione secolare di accoglienza e cura dei bambini e ragazzi più poveri, emarginati ed a rischio di devianza.
Sono stati migliaia i giovani che hanno mosso i primi passi del loro corso di studi, partendo dalla Scuola Materna alle Superiori, alla formazione professionale che si sono completamente formati presso gli Istituti.
Ancor più oggi, nella condizione difficile di tanti quartieri delle periferie e del centro della città, bisogna lavorare contro la criminalità diffusa e giovanile;
un problema enorme che va affrontato con l’impegno di tutti, sul terreno certamente della repressione, ma, e soprattutto, della prevenzione sociale, civile, culturale.
Malgrado l’evolversi dei tempi e della società, specialmente in alcune realtà come quella di Napoli e provincia, alcune situazioni di povertà e disperazione non si sono estinte, ma restano comunque scandalosamente grandi i numeri di famiglie multiproblematiche, estremamente deprivate, sia da un punto di vista economico, sia culturale.
Questi contesti presentano le caratteristiche delle periferie urbane più degradate: economia depressa; un livello altissimo di disoccupazione che supera il 40% (quasi la metà della popolazione attiva); una fortissima presenza della criminalità organizzata (un vero e proprio esercito, secondo le stime dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia); devianza giovanile; carenza di centri di socializzazione giovanile.
In questi territori è bassissimo il grado di istruzione (appena il 4% di laureati contro il 10% della media cittadina, solo il 17% di diplomati contro il 24% della media cittadina).
Molto alto è anche il livello di dispersione scolastica.
Le famiglie sono estremamente deprivate, sia da un punto di vista economico che culturale, con punte di analfabetismo altissimo tra gli adulti e l’uso frequente, se non esclusivo del dialetto, con la conseguente utilizzazione di un codice linguistico ristretto.
I minori si trovano a relazionarsi con adulti assenti, oppure profondamente sprovvisti di strumenti per trasferire ai propri figli un sistema di valori stabili, perché non li hanno a loro volta, o perché troppo presi a contrastare il disagio della precarietà e dell’instabilità in cui vivono.
Nella fascia 6/11 anni si rilevano tantissimi casi di demotivazione, scarso interesse per la scuola, ritmi lenti di apprendimento che, se non costituiscono sempre la causa della dispersione scolastica, ne sono sicuramente un sintomo.
In molti vivono anche problemi di salute fisica o psichica.
L’assenza di centri culturali e di sana socializzazione fa sì che i minori trascorrano il loro tempo libero essenzialmente per strada dove incontrano spesso persone e realtà a rischio o devianti.
Bisogna dare un’altra chance a quei tanti ragazzi della Napoli meno fortunata che rischiano concretamente di ritrovarsi nelle braccia di una criminalità diffusa ed organizzata
È in gioco il futuro della città.
Fate presto!
Lucio Pirillo
Papa-patriarca, Melloni: “Passo straordinario, Francesco player mondiale della politica”
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Papa Francesco: padre Pio servitore della misericordia
Papa Francesco: padre Pio servitore della misericordia
NON VI AUGURO UN DONO QUALSIASI…
vi auguro soltanto quello che i più non hanno.
Vi auguro tempo, per divertirvi e per ridere;
se lo impiegherete bene, potrete ricavarne qualcosa.
Vi auguro tempo per il vostro fare e il vostro pensare,
non solo per voi stessi, ma per donarlo agli altri.
Vi auguro tempo, per non affrettarvi a correre,
ma tempo per essere contenti.
Vi auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
vi auguro tempo perché ve ne resti:
tempo per stupirvi e tempo per fidarvi
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Vi auguro tempo per toccare le stelle.
E tempo per crescere ,per maturare.
Vi auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
No, non ha più senso rimandare.
Vi auguro tempo per voi stessi,
per vivere il vostro giorno,
vi auguro tempo anche per perdonare.
Vi auguro di avere tempo, tempo per la Vita….
- Elli Michler -
I punti salienti del Jobs Act.
i punti salienti del Jobs Act.
Ammortizzatori Sociali.
Il primo punto del testo indica come obbiettivo: “Una rete più estesa di ammortizzatori sociali rivolta in particolare ai lavoratori precari, con una garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale alla loro anzianità contributiva e con chiare regole di condizionalità attraverso un conferimento di risorse aggiuntive a partire dal 2015″. Il testo della delega per ora prevede la riforma della Cig (cassa integrazione guadagni), che non sarà più possibile utilizzare in caso di cessazione dell’attività dell’azienda, e il cui accesso sarà previsto solo a seguito dell’utilizzo delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro. Sarà rivista inoltre la durata dell’indennità (che adesso è di due anni per la cassa ordinaria e 4 per la straordinario), e una maggiore partecipazione da parte delle aziende che vi fanno ricorso. Di pari passo la legge prevede la riforma dell’Aspi (indennità di disoccupazione), che dovrebbe essere rapportata alla “pregressa storia contributiva” del lavoratore, e vedere un aumento della sua durata massima (oggi fissata a 18 mesi a partire dall’entrata in vigore delle norme vigenti nel 2016) per “le carriere contributive più rilevanti”, e la riduzione dei massimali per la contribuzione figurativa. Aspi dovrebbe inoltre trasformarsi in una sorta di “assegno di disoccupazione universale”, con l’estensione anche ai co.co.co.
Semplificazione contratti.
L’obiettivo qui è: “Una riduzione delle forme contrattuali, a partire dall’unicum italiano dei co.co.pro., favorendo la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato con tutele crescenti, nella salvaguardia dei veri rapporti di collaborazione dettati da esigenze dei lavoratori o dalla natura della loro attività professionale”. Con la nuova legge dovrebbe arrivare per i neoassunti una nuova forma contrattuale, il “contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio”. L’obbiettivo del governo è farne la forma contrattuale standard, per arrivare ad un “Testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro”. Fondamentalmente dovrebbe trattarsi di una forma contrattuale che costa meno alle aziende rispetto a quello a termine, ma che prevede l’acquisizione delle tutele garantite dalle attuali forme di contratto solo dopo un periodo di transito (per ora si parla di tre anni). Dovrebbe arrivare inoltre il salario minimo anche per i co.co.co., da introdurre anche in via sperimentale.
Incentivi all’impiego, ferie e contratti solidali.
“Servizi per l’impiego volti all’interesse nazionale invece che alle consorterie territoriali, integrando operatori pubblici, privati e del terzo settore all’interno di regole chiare e incentivanti per tutti”. La legge prevede l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’impiego al cui funzionamento si provvederà “con le risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili”. Le procedure di assunzione e gestione dei rapporti lavorativi dovrebbero inoltre essere semplificate, rendendo possibile gestire via internet tutti gli adempimenti di carattere amministrativo. Per combattere la disoccupazione il governo prevede di semplificare ed estendere l’applicazione dei contratti di solidarietà, per permettere alle aziende di aumentare l’organico riducendo orario di lavoro (/e retribuzione) del personale. Dovrebbero arrivare infine le ferie solidali, cioè la possibilità di donare il proprio surplus di ferie ad un collega che ne ha bisogno per assistere figli minori che necessitano di cure.
Articolo 18.
La modifica non è citata dalla Legge Delega, e dovrebbe essere trattata in seguito nei decreti delegati. Il testo approvato ieri comunque prevede: “Una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca l’incertezza e la discrezionalità di un procedimento giudiziario con la chiarezza di un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità, abolendo la possibilità del reintegro. Il diritto al reintegro viene mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica della fattispecie”. Si tratta dunque di un improvviso passo indietro, perché prevedendo il reintegro del lavoratore anche in caso di licenziamento per motivi disciplinari, Renzi lascerebbe sostanzialmente le cose come sono (la legge Fornero già prevede l’indennizzo economico in caso di licenziamento illegittimo).
FONTE: fuoricentroscampia.it