Sfuma l’accordo sul Forum culture(Ribatte l´assessore regionale Taglialatela: «Con 400 milioni non si realizza nulla, pensare che solo per la Piedigrotta Bassolino bruciò un milione)
rassegna stampa
Tensione Regione-Comune. L’assessore Miraglia: “Niente fughe in avanti”. Nota ufficiale da via Santa Lucia: “Le responsabilità e le risorse toccano a noi e al governo”. Iervolino difende l’assessore Oddati “La Fondazione ha già un suo presidente”
di CONCHITA SANNINO
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napoli.repubblica.it-
Si spacca il fronte tra Regione e Comune sulla futura “cabina di regia” del Forum Culture 2013. Se l´ultimo annuncio garantiva un patto siglato, le parole del giorno dopo rivelano uno strappo e la strada tutta in salita.
L´assessore regionale Caterina Miraglia avverte che «chi mette le risorse» poi deve assumere responsabilità e gestione. Dal suo canto, il sindaco Iervolino rilancia, per il Comune, il ruolo dell´assessore Nicola Oddati. Un nome che non va giù a mezza giunta Caldoro. «Ma per caso Oddati pensa che il Forum sia un giocattolo suo?», provoca l´assessore Taglialatela.
Tutto da rifare, altro che intesa. Sotto la spinta dei veti incrociati, rischia la paralisi l´organigramma del Forum delle culture, l´evento internazionale che la Fondazione di Barcellona ha affidato al Comune di Napoli e che si snoderà per 101 giorni, tra città e prestigiose aree campane, a partire dal 10 aprile 2013.
L´ambiziosa mission dell´olimpiade aperta ai giovani di tutto il mondo sarà la “rigenerazione urbana”, concentrata tra centro storico e Bagnoli, proprio come è stato per il Forum in Messico, davanti alla ex acciaieria, la Fundidora di Monterrey trasformata in contenitore culturale: un obiettivo impossibile da centrare a Napoli, senza i fondi europei e nazionali che dovrebbero essere erogati dalla Regione e dal ministero dei Beni culturali (con la Farnesina).
Ma l´accordo che sembrava raggiunto martedì, in sole 24 ore si infrange in uno scambio di aspri messaggi tra Santa Lucia e Palazzo San Giacomo. Il balletto riguarda anche le cifre.
«Con 400 milioni siamo su una cifra “base” da cui partire. Se Regione e governo ritengono il Forum meritevole del loro sostegno, bene - sottolinea Nicola Oddati, presidente della Fondazione del Forum, a cui si deve l´assegnazione dell´evento - e abbiamo dato ogni disponibilità a procedere d´intesa.
Ma titolare dell´evento è il Comune, che ha sottoscritto un contratto con la Fondazione di Barcellona, avallato dall´Unesco. D´altro canto, i fondi europei, per miliardi, vengono dati per il territorio, la Regione è un ente di programmazione e dovrebbe erogarli».
Ribatte l´assessore regionale Taglialatela: «Con 400 milioni non si realizza nulla, pensare che solo per la Piedigrotta Bassolino bruciò un milione. Ma l´evento è appunto del Comune, e la giunta Iervolino è in scadenza, un grande evento non va personalizzato».
Le indiscrezioni raccontano di un Caldoro piuttosto contrariato dall´immagine di un Forum ancora in mano al Comune. Ecco perché il governatore avrebbe spinto l´assessore alla Cultura Caterina Miraglia a precisare in una nota, dal linguaggio insolitamente crudo, che «non ha senso fare fughe in avanti, né trattare sulle poltrone.
L´esigenza primaria è quella di mettere in piedi una nuova Fondazione, sapendo che le risorse maggiori, e di conseguenza l´individuazione delle responsabilità, sono a carico del governo e della Regione Campania». Ergo: come potrebbe il Comune guidare la nuova Fondazione, visto che i fondi necessari vengono da altri portafogli? Lo stesso Taglialatela aggiunge: «Penso proprio che il sindaco convincerà Oddati a fare un passo indietro».
Forse proprio seccata da questo auspicio, torna ieri alla carica la Iervolino. «Giudico positivo lo stile di reciproca collaborazione realizzato tra Regione e Comune - scrive il sindaco - ma desidero comunque rilevare che la Fondazione ha già un suo presidente, (Nicola Oddati, ndr) che da anni lavora sul Forum in modo pressoché esclusivo e che indubbiamente in sinergia con Regione, Provincia e governo, è l´elemento più indicato a portare avanti questo impegno». Eppure, contro il nome di Oddati si levano gli scudi.
«Dovrebbe lasciare», attacca ancora Taglialatela. «Mi chiedo come Oddati possa correre per le primarie da candidato sindaco Pd e conservare il ruolo di presidente di quell´organismo. Si comporta come il capocomitiva che organizza la partita di pallone al campo e poi, quando il match non va come pensa lui, si porta via il pallone, come fosse il suo».
Aggiunge l´ex esponente di An: «Sono varie le cose da correggere. Nella Fondazione siedono sia Gabriella Cundari, mio predecessore nella giunta Bassolino; sia Mario Bologna, ex portavoce del precedente governatore.
Parliamo di persone stimabili, ma che sono state scelte da una giunta che non esiste più: sarebbe buona norma che si dimettessero. Anche perché siamo al paradosso che, quando nacque la Fondazione, ci si oppose all´ingresso, nel cda, della Provincia di Napoli, solo perché guidata dal Pdl». Taglialatela vorrebbe rifarsi, facendo «entrare ora il presidente della Camera di Commercio Maurizio Maddaloni». Un buon amico. «Certo. Lo confermo, ma non c´entra. Voltiamo pagina».
Oddati replica sarcastico: «Taglialatela chiede di voltar pagina? Se queste pagine non fossero state scritte, e da coloro che hanno creduto nella sfida del Forum, lui non avrebbe, oggi, un evento internazionale.
Non ci penso proprio a dimettermi. Io rivendico di avere una visione strategica per il Comune di Napoli: questo, senza modestia, ci ha fatto ottenere il Forum e questo mi spinge a correre come sindaco di Napoli. Dov´è l´incompatibilità?».
Sembra che Caldoro, nell´ultimo cordiale incontro avuto con Oddati, glielo abbia persino riconosciuto: «L´anno prossimo sarai la brutta bestia, per il Pdl, nella corsa al Comune». Oddati non smentisce, anzi. «Veramente mi ha anche detto che potrei perdere solo contro la Carfagna». E intanto il Forum galleggia, un passo avanti e dieci indietro. Nel gioco delle opposte rivendicazioni e dei distinti appetiti.
Regione Campania:Gabriele (Pd) insiste:esposto in Procura contro l’annullamento delle vecchie delibere. Replica il consigliere regionale del Pdl,Luciano Schifone: La verità è che per coprire i guai che hanno procurato alla Regione, si lasciano andare ad accuse, assurde ed immotivate
RASSEGNA STAMPA
FONTE- CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
NAPOLI - Benchè il Tar Campania abbia respinto il ricorso avverso l’annullamento delle delibere della giunta Bassolino, il Pd torna all’attacco. E lo fa attraverso l’ex assessore regionale al lavoro del Pd, Corrado Gabriele: Resto convinto dell’infondatezza e dell’incostituzionalità dell’annullamento delle delibere della giunta Bassolino da parte dell’esecutivo guidato da Caldoro dichiara Gabriele e domani mattina depositerò un esposto alla Procura della Repubblica contro gli atti amministrativi finora prodotti dalla nuova giunta regionale.
L’amministrazione Caldoro polemizza l’ex assessore al Lavoro si è distinta, dopo lo scandalo P3, per aver consentito ai suoi assessori di registrare le delibere senza il controllo del consiglio regionale. Non è un caso, d’altronde, se tutti i nomi coinvolti nell’inchiesta sulla P3 sono di origini campane. Lo stesso regista occulto, Arcangelo Martino, appartiene al Psi, partito di cui è stato autorevole rappresentante il padre del presidente Caldoro. Ho il sospetto che siano oggi più che mai le logiche craxiane della prima Repubblica a dettare le linee guida della politica regionale in Campania.
Replica il consigliere regionale del Pdl,Luciano Schifone:
La verità è che per coprire i guai che hanno procurato alla Regione, si lasciano andare ad accuse, assurde ed immotivate:
Gabriele ha dimenticato i 60 milioni di euro, sprecati dalla sua formazione nel progetto Isola che ha prodotto meno di 100 opportunità occupazionali, per di più precarie;
o i fondi dilapidati per i presunti ammodernamenti delle stazioni della Circum, senza tenere in alcun conto l’esigenza della sicurezza dei viaggiatori.
E poi, quando mai la giunta Bassolino, di cui lui era autorevole parte, ha atteso il controllo del consiglio Regionale, per registrare le delibere?
Una cosa, però, appare chiarissima conclude per questi signori, ed è questo l’aspetto più ridicolo delle dichiarazioni di Gabriele,
lo spreco è costituzionale, mentre incostituzionale è il rigore.
Bassolino:Misteri campani!BUTTATI 15MILA EURO(e senza intercettazione)
Rassegna stampa- CENA DI BENEFICENZA: BUTTATI 15MILA EURO
-FONTE- IL GIORNALE
IL CASO
Cena di beneficenza: buttati 15mila euro
Napoli
L’ultimo investimento della giunta Bassolino è caritatevole. Si sa, di fronte ai bisognosi, la Campania è sempre generosa. E così che tra gli ultimi atti della vecchia amministrazione, c’è anche il finanziamento di una cena di beneficenza organizzata dalle Donne del vino, un’associazione di signore che gestiscono aziende vitivinicole. Ma come giudicare un investimento caritatevole che porta ai beneficiati un quarto del finanziamento iniziale?
Pare che a conti fatti sia andata proprio così. La Regione avrebbe stanziato ben ventimila euro per sostenere le spese necessario a organizzare la serata denominata: “Sorsi di luna”. Le socie dell’associazione, di tasca loro, avrebbero messo le capacità in cucina e 18 bottiglie di vino, prevedendo di ospitare almeno 200 invitati ai quali far versare un obolo da girare alla benefica Fondazione del Rione Sanità.
Alla fine i presenti, come racconta il Corriere del Mezzogiorno, sarebbero stati circa 600. Dunque la serata enologica sembrerebbe essersi conclusa con un successo. Per qualcuno forse sì. Per i bisognosi mica tanto.
Nonostante i 20mila euro di investimento. I fondi raccolti ammonterebbero a 4-5mila euro.
Vesuvio sicuro, fallito il piano di Bassolino(Si tratta del programma, elaborato dalla giunta Bassolino nel 2003 e dotato, almeno nelle intenzioni, di una provvista finanziaria di 750 milioni)
rassegna stampa -
di Simone di Meo
fonte
Il Sole 24 Ore
Doveva essere il progetto capace di ridisegnare l’hinterland vesuviano. È stato un fallimento, come non ha difficoltà ad ammettere l’ex assessore regionale all’Urbanistica, Gabriella Cundari: «Siamo riusciti a istruire solo le prime 4mila domande di accesso ai finanziamenti del “Piano Vesuvia”, poi i soldi del mio assessorato sono stati utilizzati per ripianare i debiti del comparto sanità e siamo stati costretti, gioco forza, a fermarci».
Ma che cos’è il “Piano Vesuvia”? Si tratta del programma, elaborato dalla giunta Bassolino nel 2003 e dotato, almeno nelle intenzioni, di una provvista finanziaria di 750 milioni da spendere in un quindicennio, per il progressivo svuotamento della zona rossa (comprendente diciotto Comuni alle falde del vulcano per circa 700mila abitanti): ogni famiglia avrebbe avuto diritto a un bonus casa di 30mila euro per l’acquisto, la costruzione o la ristrutturazione di abitazioni di proprietà al di fuori dell’area di pericolo.
«In realtà - commenta ancora l’ex assessore Cundari - questo programma, che pure aveva ricevuto un premio europeo per l’originalità, si è dimostrato assai fragile sotto due punti di vista. Il più importante, quello economico: scarse le risorse impegnate; il secondo, non meno significativo: non erano stati previsti gli scompensi determinati nel mercato immobiliare locale a causa dei fitti in nero». Infatti, per ogni nucleo familiare che ufficialmente andava via dalla zona rossa, ce n’era un altro che lo sostituiva abusivamente, con il risultato paradossale che il Comune di residenza vedeva diminuire i propri abitanti, con tutte le implicazioni demografiche e amministrative del caso, senza per questo ottenere alcun beneficio. Anzi.
Gli appartamenti rimasti liberi – avevano ipotizzato gli ideatori del Piano – sarebbero stati trasformati, previo cambio di destinazione d’uso da residenziale in attività produttiva, in botteghe artigiane o in b&b, così da rilanciare anche l’economia dei Comuni del comprensorio vesuviano.
«Ma nessuno si è reso conto - puntualizza ancora Cundari - che questa opzione avrebbe avuto un senso se gli alloggi liberati si fossero trovati, tutti o quasi, in aree omogenee; invece, si è verificato il caso che in una strada si liberavano due abitazioni, molto spesso piccole e da ristrutturare, in un’altra se ne rendevano disponibili altre due e così via. Una dislocazione a macchia di leopardo che non era in alcun modo compatibile con l’idea originaria di sviluppo economico e decongestione abitativa della zona rossa».
E nulla si è fatto nemmeno con i dieci milioni di fondi europei, che Palazzo Santa Lucia aveva promesso per le piccole e medie imprese di nove Comuni (Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, Torre del Greco e Trecase) finalizzati a potenziare le attività nei settori dell’artigianato e del restauro, del commercio culturale, dei servizi turistici e del ristoro e della piccola ricettività turistica. Anche quei soldi sono stati destinati al buco nero della sanità regionale.
ISTAT:8 milioni di persone che vivono con un reddito di 983 euro mensili.
Povertà stabile nel 2009
la crisi ha colpito i giovani
In totale ci sono quasi 8 milioni di persone che toccano vivere con un reddito di 983 euro mensili. Il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto identico ma le loro condizioni medie sono peggiorate. Male il sud e le famiglie operaie
rassegna stampa -
fonte-
repubblica.it
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ROMA - Nonostante la dura recessione economica la povertà in Italia non subisce un aumento nel corso del 2009. Ma ad essere colpiti sono i giovani, il Sud e le famiglie operaie. I dati diffusi dall’Istat indicano che l’esercito dei poveri è stabile a quasi 8 milioni di persone, pari al 13,1% dell’intera popolazione ma al mezzogiorno si conferma una situazione allarmante. Vive in condizioni di povertà (la soglia di poverta è pari ai 983 euro mensili, 17 euro in meno rispetto al 2008) oltre una famiglia su 5, il 22,7% con un aumento del valore dell’intensità della povertà assoluta (dal 17,3% al 18,8%) dovuto al fatto che il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto identico ma le loro condizioni medie sono peggiorate. Peggiorano, però, le condizioni delle famiglie assolutamente povere del sud e cresce la povertà assoluta (che misura i più poveri tra i poveri) di quelle operaie.
Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a 983 euro, vengono classificate come povere. Sempre nel 2009, 1 milione 162mila famiglie (il 4,7%) risultano in condizione di povertà assoluta per un totale di 3 milioni e 74 mila individui (il 5,2% della popolazione). Ambedue i fenomeni risultano stabili rispetto al 2008.
Sono due le ragioni per le quali il numero dei poveri non è nè aumentato nè diminuito. Nel periodo considerato, l’80% del calo dell’occupazione ha colpito i giovani, mentre due ammortizzatori sociali fondamentali hanno mitigato gli effetti della crisi sulle famiglie: la famiglia, che ha protetto i giovani che avevano perso il lavoro, e la cassa integrazione che ha protetto i genitori dalla perdita dell’occupazione.
Il Sud conferma i livelli di incidenza della povertà raggiunti nel 2008 (22,7% per la relativa e 7,7% per l’assoluta) e mostra un aumento del valore dell’intensità della povertà assoluta (dal 17,3% al 18,8%) dovuto al fatto che il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto pressochè identico, ma le loro condizioni medie sono peggiorate.
L’incidenza di povertà assoluta aumenta, tra il 2008 e il 2009, per le famiglie con persona di riferimento operaia (dal 5,9% al 6,9%), mentre l’incidenza di povertà relativa per queste famiglie aumenta solo nel centro (dal 7,9% all’11,3%). L’incidenza diminuisce invece a livello nazionale tra le famiglie con a capo un lavoratore in proprio (dall’11,2% all’8,7% per la povertà relativa, dal 4,5% al 3% per l’assoluta), più concentrate al nord rispetto al 2008.
Rosa tesse la tela del regno
rassegna stampa
di Mimmo Carratelli (da: La Repubblica del 19 luglio)
La bocca le baciò tutta, Tremante?
Macché. Nicola Tremante, appena eletto segretario, non ha baciato Rosarusso.
Ne ha disprezzato la giunta.
Rosarusso non ne può più.
Da quattro anni impasta, rimpasta, accatasta, sposta, rimuove, promuove, commuove, accontenta, acconsente, resiste, persiste, rappezza e non si spezza, ma nessuno le riconosce questo straordinario impegno per formare e fermare una giunta che smette, si dimette, s’arresta e si fa arrestare, si blocca e si balocca, s’arrocca, si scrocca, si squaglia, non quaglia e mai riposa in pace.
Una infinita commedia, ma Rosarusso rimedia.
Realfonzo fa lo strano, Valente non si pente, Amaturo salta il muro, Cardillo lascia la gabbia, Nuzzolo s’arrabbia, nessun problema. Rosarusso sostituisce, non perisce. Avvicenda, ripara, rimorchia, rinnova, puntella.
Prende Nasti, sposta Guida, blocca Riccio, chiama Scotti, perde Raffa, riprende Losa, non molla Losa, tiene in mano e assume Gabriella Pagano.
Dà la scossa con l’arrivo di Nuvola Rossa, la fulva e aperta a ogni esperienza Gabriella, una fulva coupé.
Ha mille risorse Rosarusso che tesse e ritesse la tela del regno, inesausta Penelope di Palazzo San Giacomo, abbandonata da Ulisse che non sta più alla Regione ed è in viaggio per il mondo.
Ventinove assessori setacciati in quattro anni, scelti, sciolti, goduti e perduti, amati e scaricati, e ogni volta il più vivo e caloroso augurio di ottimo lavoro, siamo una squadra, rinnoviamo nel segno dell’efficienza, da qui non mi muovo, rimuovo e rinnovo, impacchetto e non smetto, sistemo Gennaro se perdo Michele, assumo, consumo, se va via Enrica resiste Nicola, Sabatino è il mio Santangelo, questa giunta lavora, lavora, lavora.
Sono i martiri di Pasquale Belfiore. E, intanto, come si usa di questi tempi, la città va a puttane.
IL REGISTRO DELLE PATOLOGIE? NELLA NOSTRA CITTÀ NON ESISTE
RASSEGNA STAMPA-
DI MARISA LA PENNA-
FONTE-IL MATTINO
Intervista
L’oncologo Ascierto (Pascale):Regione in ritardo, ci manca ima fotografia del territorio
II professore Paolo Ascierto, direttore dell’Unità Oncologia Medica del Pascale, punta l’indice contro la passata gestione della Regione che non ha mai voluto assecondare la richiesta avanzata dall’istituto di ricerca di istituire un registro tumori per la città di Napoli, ne ha risposto mai alle interrogazioni sul tema avanzate da Marcello Taglialatela e Salvatore Ronghi.
Professore Ascierto, non esiste, dunque, una indagine che riguardi esclusivamente i casi di tumore sviluppatisi sul territorio cittadino?Proprio così. Manca un registro tumori che copra il territorio cittadino.
Il registro tumori della Regione Campania copre l’area della cosiddetta Napoli 4, vale a dire i comuni di Pomigliano d’Arco, Nola, Acerra e aree limitrofe.
E’ arrivato il momento di attivare un efficiente registro su tutto il territorio della Campania, esattamente come accade nelle regioni del Nord.
Non è possibile, pertanto, stabilire se in un quartiere della città si registrano più casi di tumore rispetto a un altro?
Esattamente.
Invece è fondamentale per la ricerca avere la fotografia del territorio. E’ indispensabile sapere, per esempio, quanti sono i casi di melanoma a soccavo e quanti all’Arenella. Nella altre città d’Italia, da Genova a Milano ad Aviano il registro è relazionato con l’istituto tumori.
Purtroppo da noi le richieste avanzate alla Regione sono rimaste inascoltate.
E nessuna risposta hanno avuto le interrogazioni di Marcelle Tagliartela e Salvatore Ronghi. Sono sicuro che il dottar Tonino Pedicini, attuale direttore generale, molto sensibile alla problematica, e i nuovi organi di governo regionali, saranno in grado di colmare questa lacuna.
In questi anni nessuno ha mai fatto, dunque, una ricerca sulla città La Lega Italiana Lotta ai Tumori da anni cerca di fare un monitoraggio supportata dal registro tumori della Napoli 4. Ma non è una foto reale del fenomeno. Ripeto, è necessario, anzi indispensabile, l’istituzione di un vero registro tumori della Regione Campania che sia allocato presso l’Istituto Pascale.
Ed il personale della Napoli 4 potrebbe cooperare con i nostri epidemiologi. Comunque, già qualche anno fa, il collega epidemiologo Maurizio Montella, stilò una sorta di black list delle città dove il rischio è più alto.
La ricerca di Montella, lo ricordiamo, sosteneva che nel Napoletano i comuni a più alto rischio sono Afragola, Arzano, Caivano, Casoria, Frattamaggiore, Giugliano in Campania, Marano, Marigliano, Melito, Mugnano, Pomigliano, Sant’Antimo e Volla.
Le carte: al convegno di Carboni e Lombardi anche Bassolino
rassegna stampa
dal corriere della sera
Era il settembre 2009. Per il governatore campano
fu messo a disposizione un aereo privato
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NAPOLI — Settantacinquemila euro in assegni circolari presi da un conto intestato alla moglie di Flavio Carboni per finanziare — assieme alla Regione Sardegna di Ugo Cappellacci— il convegno-cenacolo organizzato dall’associazione Diritti e Libertà a Santa Margherita di Pula, in provincia di Cagliari, nel lussuoso albergo Forte Village, a metà settembre del 2009.
I carabinieri del comando provinciale di Roma hanno scoperto il versamento alla società che gestisce l’hotel, e l’hanno collegato con una delle tante telefonate in cui Pasquale Lombardi, anima dell’associazione e tessitore dei rapporti fra il «gruppo di potere occulto» e i magistrati, batteva cassa proprio con l’imprenditore-faccendiere sardo. «Ci vogliono ancora parecchi soldi…», dice Lombardi alla fine di luglio 2009. «Adesso mi metto d’accordo, mi devi spiegare a che cosa… in che modo posso intervenire…», risponde Carboni. Lombardi fa una specie di lista della spesa: «Ci vogliono intorno ai 36-38mila euro per le partenze. Poi ci vogliono circa 10.000 euro pr l’addobbo, e quindi tutti i microfoni eccetera, e poi circa 3.000 per una presentazione di libri… Formigoni e tutti gli altri candidati».
A proposito di partenze, Carboni ricorda che Arcangelo Martino, il terzo organizzatore dell’impresa e terzo arrestato, stava provvedendo per far venire il presidente della Campania.
«Ha affittato l’aereo per Bassolino, solo per Bassolino», ribatte Lombardi. Carboni: «Viene con un aereo privato», e Lombardi: «Eehh, capito pe’ fà venì Bassolino…».
Il nome dell’ex governatore ospite al convegno sardo sul tema «federalismo fiscale, problemi prospettive», compare qualche altra volta nelle telefonate intercettate.
Una del febbraio scorso, quando Arcangelo Martino, dopo l’esclusione di Nicola Cosentino per la corsa alla guida della Regione, dice «di aver incontrato Bassolino il quale gli ha detto che anche loro andranno in collaborazione con De Luca (candidato del centrosinistra, ndr) ».
Un’altra volta se ne parla a luglio 2009, quando Martino chiede a Carboni: «Sai se hanno fatto quella telefonata a Bassolino?», e Carboni risponde: «No, dunque… è quello che io purtroppo non l’ho potuto chiedere in questo momento… la posso chiedere domani tramite Denis… quando lo incontro».
Per gli altri invitati alla riunione di Forte Village sono stati prenotati i voli di linea, spiegava Lombardi a Carboni mentre insisteva per avere soldi: «O mi fai un bonifico, come vuoi tu.
Perché ti ripeto, devi dare anche gli acconti a tutta questa gente che mi prestano! Cioè, ti ripeto, quello che deve fare la sala, eccetera». Nell’interrogatorio sostenuto in carcere Carboni ha detto che «l’unica cosa di cui veramente mi sono occupato è di stare lì a pranzo e a cena, in quelle noiosissime due serate quali sono state a Forte Village».
Ed ha ammesso il finanziamento, spiegandone i motivi: «Per aderire a quel rapporto che io trovavo interessante, non tanto con Lombardi quanto con il dottor Martino, che per quanto mi risultava è una persona che poteva, anche nel mondo imprenditoriale, che diceva di avere trecento dipendenti solamente a Napoli, con relazioni ovunque».
Per l’imprenditore Carboni è utile «poter intervenire e favorire, fare alcune cose, perché così si conquistano, diciamo così, talvolta le simpatie… Anche partecipando a spese e a cose, questo va nelle relazioni comuni e quotidiane, quando si può. Questo è il motivo per cui ho dato un contributo anche per Forte Village», conclude Carboni, mentre nel suo interrogatorio Lombardi ha negato il finanziamento del faccendiere. Nel rapporto inviato ai pubblici ministeri, i carabinieri scrivono che Lombardi, Carboni e Martino «utilizzano l’associazione Diritti e libertà, in nome della quale curano l’organizzazione di convegni in località amene e pranzi, per stringere rapporti confidenziali con importanti magistrati e alti funzionari della pubblica amministrazione.
Tali rapporti vengono poi coltivati con la finalità, talvolta dichiarata esplicitamente, di conseguire importanti vantaggi per il gruppo, per qualche componente dello stesso o per qualche soggetto collegato». Per l’appuntamento di Santa Margherita di Pula, Carboni aveva preteso che s’invitassero anche il sindaco e il presidente del Consiglio di Stato, «che se non si vede incluso nell’elenco sta un po’ male».
E aveva annunciato che la sua presenza sarebbe stata molto discreta, forse per non mettere in imbarazzo qualche partecipante visti i suoi trascorsi giudiziari, come spiega ancora a Lombardi due giorni prima del convegno: «Io ti ho detto che farò solo delle apparizioni, solo fra di noi e basta… Ciao caro».
Durante i lavori del convegno, gli investigatori hanno registrato anche una telefonata dove Lombardi dà disposizioni a un suo collaboratore su come sistemare i relatori di una sessione: «Al centro è Carbone (all’epoca presidente della Cassazione, ndr).
Poi ci metti Formigoni vicino a Bassolino da quest’altra parte… sulla sinistra ci metti Cappellacci, poi ci metti Martone e ci metti Caliendo… poi metti… devo essere io e coso, quel pepe di Verusio (procuratore di Grosseto, presidente dell’associazione, ndr).
Da quest’altra parte invece metti Arcangelo». Qualche mese dopo, all’inizio del 2010, il gruppo era pronto per un’altra occasione d’incontro, stavolta a Milano. I carabinieri lo scoprono attraverso una telefonata di Lombardi al giudice Martone: «Siccome con i nostri amici del centro studi vorremmo fare il giorno 26 febbraio un convegno a Milano, avendo come tema la giustizia, la riforma e tutte ’ste cazzate all’italiana… quale sarebbe secondo te il tema migliore da poter toccare?».
È in occasione di quell’appuntamento che Lombardi farà, a metà febbraio, una telefonata al procuratore di Firenze (che non conosceva) per invitarlo; il sospetto è che ci fosse l’intenzione di succhiare qualche notizia sull’inchiesta sugli appalti per i Grandi Eventi che coinvolgeva Denis Verdini, oggi indagato per associazione segreta assieme a Carboni, Lombardi e Martino.
Giovanni Bianconi
Dossier, calunnie e voti comprati di ROBERTO SAVIANO
rassegna stampa -
fonte-
repubblica.it-
L’ANALISI
Dossier, calunnie e voti comprati
la macchina del fango targata Cosentino
Quando si dà fastidio al governo, o un politico viene scelto al posto di un altro più potente ma indagato dall’antimafia, si attiva una macchina fatta di dossier: giornalisti conniventi e politici faccendieri cercano di delegittimare i rivaliCosì si è organizzato il gruppo che voleva delegittimare Caldoro candidato prescelto dopo che Nicola Cosentino è stato accusato di essere a disposizione del clan dei Casalesi
di ROBERTO SAVIANO
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QUANDO si dà fastidio al governo o a chi comanda cosa succede in Italia? Quando un politico viene scelto al posto di un altro più potente ma indagato dall’antimafia cosa accade? Ora lo vediamo. In quel momento, infatti, si attiva una macchina fatta di dossier: giornalisti conniventi e politici faccendieri cercano attraverso media e ricatti di delegittimare i rivali. Così succede a chi non si allinea, fango, voci, raccolta dei vizi, sgretolamento delle virtù.
Un mestiere in cui alcuni cronisti campani sono maestri, un meccanismo che in Campania è remunerativo più che altrove.
Leggere le indagini di questi ultimi giorni prende allo stomaco, crea vertigine. Per questo tutti devono sapere e chi non reagisce sceglie, in qualche modo, di essere complice.
Provate a leggere e capire quanto organizza Nicola Consentino insieme a Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, Flavio Carboni, Ernesto Sica.
Con un aiuto fondamentale. Quello del Presidente della Corte di Appello di Salerno perché secondo i carabinieri “Umberto Marconi dà una consulenza giuridica a tutta l’operazione e connette le informazioni all’ambiente giornalistico e giudiziario”.
Il gruppo si organizza per cercare di delegittimare Stefano Caldoro candidato prescelto dopo che Nicola Cosentino è stato accusato dalla procura di Napoli di essere un politico e un imprenditore a disposizione del clan dei Casalesi e da questi costruito.
Berlusconi è informato - da quanto emerge nelle intercettazioni - di tutto. Attraverso Denis Verdini a Roma tutti sanno cosa sta facendo la banda del fango. Lasciano fare, per capire effettivamente se la diffamazione di Caldoro può oscurare le accuse di mafia a Cosentino. Tutto questo avviene inaspettatamente, essendo Caldoro un pupillo di Berlusconi, ma Cosentino è più potente più utile, e sa molte cose. Fino alla fine, il gruppo aspetta di convincere Berlusconi, che monitora e attende sino all’ultima ora disponibile per vedere se il piano viene realizzato o invece l’opinione pubblica ne resta indifferente.
Cosentino vuole assolutamente diventare presidente della Regione Campania, e chi gli è intorno sa che con Cosentino presidente della Regione gli affari sarebbero esponenziali e quindi il gruppo - secondo l’indagine dei Carabinieri di Roma - inizia a raccogliere informazioni su Caldoro . La prima cosa che colpisce è che l’elemento chiave sono i suoi presunti rapporti omosessuali. L’omosessualità che attribuiscono a Caldoro diventa strumento di delegittimazione.
Ed è una dimostrazione dell’arretramento della cultura politica. Quale sarebbe il “reato” o lo scandalo nell’essere omosessuale? Cosentino e il suo gruppo contano invece sul fatto che legare la vicenda Marrazzo a quella di Caldoro può incidere sull’opinione pubblica.
L’obiettivo è fare pressioni sul Pdl romano, poiché, evidentemente, il sospetto di essere gay pesa più dell’essere indagati dall’antimafia.
Emerge dalle intercettazioni che questa è la trovata di Cosentino e infatti alcuni vengono investiti del compito di compilare un dossier su Caldoro e i presunti suoi amanti uomini. Il dossier stenta ad arrivare e Martino e Cosentino sono preoccupati. Temono che tutto possa essere solo una storia di voci. Da dire con la “bocca”. Loro voglio carte, dossier, dettagli da poter usare:
Cosentino: Ma quell’amico la relazione l’ha portata no?
Martino: L’ho chiamato sta venendo.. detto tra me e te mi sono anche molto arrabbiato nicò perché sono scocciato
Cosentino: questo vuole piglià per il culo
Martino: ho detto con la bocca con la bocca si mangiano i maccheroni diceva totò
Cosentino: bravissimo bravissimo
Martino: (…) Porta la cazzo di relazione perché sennò la scrivo io e non ne parliamo più
Cosentino: bravo bravo bravo
Martino: Se sai scrivere se poi non sai scrivere io lo so fare perché non sono fesso sono pure un poco laureato come te io non so che cazzo faccia nella vita..
Cosentino: non lo so manco io
Martino: forse farà i pompini pure lui che ne so ci stanno tanta gente qua Caldoro coso.. tutti questi fanno questo. Tutti. I bocchini.
Cosentino: I bocchiniani
La battuta sul cognome di Italo Bocchino è scontata ma Martino riconosce a Cosentino il merito di aver descritto bene la corrente che gli si oppone nel Pdl Campania:
Martino: Ma tu mi.. assai quando dicesti quel gruppo di ricchioni, di frocetti, di frocetti
Cosentino: di frocetti ma io sono lungimirante…
Martino: È lo so no tu sta cosa te la porti appresso perché sei stato un grande
Cosentino: si si il fatto dei frocetti questo rimarà nella storia
Martino è entusiasta della trovata di Cosentino di mostrare che i suoi rivali siano gay ed è convinto di poter aver un consenso enorme dall’elettorato su questa vicenda:
Martino: io lo dirò nella prossima conferenza stampa che farò allo stadio San Paolo con te, ti porterò 70, 80 mila persone. Ma te lo giuro tu pensi che io scherzo nicò
Così si forma il gruppo, si affidano “indagini” per capire. I giornalisti sono “guaglioni è barbiere” ossia “ragazzi di barbiere” che lavorano per loro, i testimoni vengono definiti “cantatori” perché cantano storie e dettagli sulla vita privata del loro rivale. Così le informazioni vengono raccolte. Martino e Sica si sentono su questo.
Martino: si!
Sica: è abbastanza chiaro?
M: si è chiaro ma vedo solo…
S: questo è… queste sono diciamo…
M: solo date praticamente!
S: no è dove c’è la certificazione! Mo bisogna vedè diciamo… anche la fotocopia delle cose vabbuò?! E ciooè … qua sembra….
M: Ma io vedo… vedo soltanto …
S: le date e i… e i luoghi
M: ehehe… e i luoghi… luoghi..
S: eh!
M: eh poi non vedo più niente qua dice particolarmente etc etc
S: eh! è dice
M: poi basta non c’è più niente eheh! Non c’è un… un… unnnn….
Martino vorrebbe i nomi delle persone che Caldoro avrebbe incontrato, Sica gli ha procurato i nomi degli hotel e gli promette anche altri documenti. Poi svela il suo piano: terrorizzare Caldoro senza diffondere le notizie.
Sica: … quello già sbanda perché sono veritiere voglio dire! Adesso tutto il resto veramente è contorno perché la ci sta proprio nome e cognome! Quindi basta che tu gli dici ma tu gli dici il 19 settembre sei andato la! Quello… poi dopo di che veramente …. mo bisognerebbe avere una copia… una cazzata perché queste sono leeee perché poi lì lui lì andava bimestralmente il vizio è pesante ehhhh
Caldoro diventa un problema vero per Cosentino, perché lui ha il potere elettorale e imprenditoriale ma Caldoro è più presentabile. Martino nell’intercettazione è chiaro. Bisogna eliminare la candidatura di Caldoro definito “culattone” nell’ottica tipica napoletana che chiama “ricchione” il gay povero e “culattone” il gay ricco.
Martino: “Qua la cosa importante è culattone… e domani dice: vabbuò togliamo a culattone adesso parliamo”.
Cosentino: bravo bravo bravo…. d’accordissimo questo è l’obiettivo principale poi tutto il resto è…
La costruzione del dossier è partita. Parlano con Denis Verdini, cercano Berlusconi, li avvertono che girano queste voci. Martino e Cosentino non si fidano dei loro “contatti” con Berlusconi. Li definiscono tutti uomini con la “posta”, con una taglia, una paura, un ricatto. Martino arriva persino a dare dello “stronzo” a Berlusconi perché non capisce chi ha il potere e chi è invece solo un “frocetto”
Martino: Sono tutti femminielli e frocetti capito
Cosentino: Davanti fanno eh bravo davanti fanno la cosa poi quando vanno di fronte al Cavaliere ognuno si vede la posta capito?
M: E quello il Cavaliere per questo è uno stronzo solo la gente come me può dire che è no stronzo
Non vengono stoppati. Sembra piuttosto che vogliano aspettare le reazioni dei loro elettori. Cosentino e Martino si sentono dopo aver ricevuto una nuova versione del dossier. Sono contenti del risultato.
Martino: allora lì ci sono tutte cose circostanziate definite e puntuali di date di dove va ma va fino all’altro ieri eh? Attenzione
Cosentino: Ah…
M: questo è metodico
C: addirittura
M: fino all’altro… si è metodico ma fino all’altro ieri, e l’ha sanno ovviamente con chi va tra i clienti è molto conosciuto. Chi si porta alti belli biondi. Coso… occhi azzurri eccetera (…)
Ogni volta che parlano dei presunti compagni di Caldoro sono sempre più precisi nella descrizione fisica e si trovano spesso riferimenti a “persone fonti”. Il che fa pensare che siano loro stessi a “costruire” le persone per gli incontri.
Ma c’è di più, di peggio. C’è un passaggio in cui Cosentino chiede a Martino se c’è solo la vicenda dell’omosessualità o anche “l’altro”. “L’altro” secondo i Carabinieri è il tentativo di fabbricare un’accusa di camorra. Così da pareggiare la partita. Camorra Cosentino, camorra Caldoro. Ma su di lui peserebbe anche il “sospetto” di essere gay. Prendi un vecchio pentito, fuori dai giochi e gli fai sparare qualche accusa, il tempo di finire sui giornali; poi magari i pm dimostrano che è falsa, ma intanto il fango ti è arrivato. Un vecchio gioco delle organizzazioni criminali che solo procure antimafia forti e integerrime riescono a sventare.
La logica qui è la medesima dei quotidiani della loro area, ossia sostenere che niente è pulito, tutto è sporco, tutti si è uguali nei vizi e negli interessi. Dunque nessuno può fare la morale.
La macchina del fango vive di questo desiderio di mettere tutti sullo stesso piano: tutti corrotti, tutti viziosi. Un meccanismo che si riesce a bloccare quando non si contrappongono più santi a demoni, ma piuttosto quando si dimostra che pur nella contraddizione che è degli esseri umani, gli interessi sono diversi, le azioni sono diverse. E anche le debolezze sono diverse.
Cosentino: la relazione riguarda soltanto quell’aspetto là… o pure l’altro…
Martino: no l’altro c’è pure quello, però questo è una cosa che come fece quel Piero l
C: mm, si si
M: che poi è stato visto tutto dopo, qua lo si vede prima, e scusate questo lo fa tutti i giorni mo, e con queste date ovviamente appena esce ci sta chi le mette fuori
C: vabbè vabbè
M: ci fa il servizio anche ben probante e pulito (…)
M: io credo questa sia la svolta
C: È’ finita..
Invece non è finita per niente. Il dossier non sortisce effetto.
Allora Pasquale Lombardi 5 geometra avellinese, faccendiere che ha relazioni con i poteri che contano, giudici, imprenditori, politici, e che vuole la candidatura di Cosentino, spinge per far uscire il dossier sulla stampa.
Non alla loro stampa: sarebbe troppo chiaro il disegno. Propone di dare il dossier alla redazione di Repubblica a Napoli, sperando che venga pubblicata perché è contro il centrodestra. Ma il tentativo non riesce.
Lombardi: Ma chest sai che bulemm fa? Piuttosto na cosa di chest potrebbe essere data a la Repubblica in una busta accussi, virit che succer’, anche questo…(ma questo sai che vogliamo fare piuttosto una cosa di questa potrebbe essere data a la Repubblica in una busta così vedete che succede anche questo)
Ma a questo punto la banda del fango non può più sperare che la cosa sia risolta da Roma, anche perché la Cassazione respinge il ricorso di Nicola Cosentino. Sembrano nulle le possibilità di essere il prossimo Presidente della Regione Campania.
Eppure ha la certezza dei voti, ha il piano degli affari, tutto gli sembra così vicino. Il pentito da usare contro Caldoro è Bruno Rossi ex boss della zona di Fuorigrotta che avrebbe dovuto parlare di una alleanza tra lui e Caldoro negli anni ‘90 contro Amato Lamberti. Martino riceve un sms:
“Dici a nicola che dovrebbe uscire il rapporto di Caldoro con i trans forse del problema ha parlato anche un pentito. Che fine abbiamo fatto siamo finiti in un mondo di froci. Povero Berlusconi.”
Esce infatti l’articolo, vero e proprio capolavoro di intimidazione. Esce su un blog, www. campaniaelezioni. altervista. org. Un blog visto da pochissimi. Ma anche questa è una logica rodata e molto utilizzata in Campania.
Di cronisti frustrati e licenziati ce ne sono tanti. Il blog ti mette al riparo dalle querele, al massimo viene chiusa la pagina, ma permette che la notizia arrivi agli addetti ai lavori. Così le redazioni dei giornali vengono a sapere informazioni private su Caldoro. Un articolo che pubblica esattamente il dossier voluto dalla banda del fango e che finge di essere a favore di Caldoro, dicendo che “è una valanga di sterco caduta a valle”, fa riferimento al “sobrio” Caldoro scelto al posto di Cosentino. Finge di difenderlo ma diffonde il fango.
Appena esce il blog, Sica e Martino ricevono molte telefonate preoccupate. Fingono di non sapere niente. Martino riceve mentre è a cena davanti ad altri del partito la telefonata di Sica. È una messa in scena.
Sica: Mo mo stavo leggendo ho visto internet na cosa campagna elezioni per esempio ma pure un altro blog come si chiama elezioni. it (..) sul conto del candidato nostro una cosa incredibile dice: un marrazzo in campania, nuovo caso Marrazzo
Martino: Vabbè è un attacco di merda ma come si permettono
Recitano la parte dei “feriti dalla notizia” e chi è lì al tavolo ovviamente prende atto che loro non ne sapevano nulla.
Ed invece il sindaco di Pontecagnano (e assessore regionale poi costretto alle dimissioni) Sica e Arcangelo Martino sanno tutto, sono loro gli artefici di quel dossier. Sperano che Annozero, avendo due campani, come Santoro e Ruotolo a gestire la trasmissione si occupi con maggior dettaglio della vicenda Caldoro, e sperano che pur di battere il Pdl, De Luca il candidato del centrosinistra sia disposto a riprendere le notizie del dossier.
Guardano con piacere che si sta diffondendo in tutte le redazioni la notizia, anche se non esce su nessun grande giornale, tutti ne parlano e il vento della calunnia diventa tempesta, sperano Caldoro si ritiri terrorizzato, che la sua famiglia possa rompersi, vogliono minare il suo equilibrio. Fino alla fine sperano di poter vedere Caldoro inciampare così da dimostrare che Cosentino solo avrebbe potuto traghettare alla vittoria il Pdl.
La notizia si diffonde ovunque e Sica e Martino iniziano ad accusare la “sinistra” di diffondere il dossier costruito da loro, addirittura dicono che è una “porcata”. A leggere sembra che pensino di essere intercettati e quindi vogliono dare la colpa ad altri, o forse sono rimasti talmente impressionati dalla diffusione del dossier che pensano davvero che i “nemici” politici lo stiano sfruttando.
Martino: queste sono porcate ma secondo te è la sinistra che sta facendo sta cosa?
S: io penso di si sono..
M: La sinistra eh…
S: quelle porcate che si fanno proprio…
S: quelle porcate che fanno sotto elezioni sti delinquenti pensa un po’ che oggi ho parlato con uno… questi verseranno ancora altro veleno sopra tutto diciamo il gruppo storico che si… monnezza solo su monnezza, un clima proprio mammamia
M: addirittura? Un clima proprio terribile che verrà fuori domani su Annozero
S: domani c’è Annozero, quello De Luca se lo mangia voglio dire non c’è partita.
Cosentino e co. Dopo che Caldoro viene designato come candidato, cercano in extremis di puntare su Lettieri che gli garantirebbe, a leggere le cose che dicono, le stesse condizioni di Cosentino.
Ma neanche Lettieri verrà poi prescelto. A quel punto la banda del fango vuole portare i voti al centrosinistra per punire Caldoro: “Arcangelo dice che farà un pensiero su De Luca”… “Arcangelo gli dice che anche lui a questo punto è orientato a spostarsi a sinistra” sono le ultime intercettazioni. Dall’altra parte bassoliniani ostili a De Luca votano Caldoro.
Tutto diventa una battaglia tra bande che comprano voti e non c’entra più nulla l’idea, la passione politica, il programma, il piano, la Campania diviene l’emblema di questo Paese.
Il paese intero, governo in testa, ricattato da questo sistema. Cosentino ne esce apparentemente sconfitto quando l’informazione nazionale si occupa di lui costringendo i suoi a non candidarlo. Ma sa di avere sotto ricatto molti, sa di essere il politico che conta, con i voti, i soldi, le informazioni.
Ma sembra che il suo potere continui a sopravvivere soprattutto nei dossier e nella capacità di egemonizzare con il suo ruolo il ciclo dei rifiuti: perdi Cosentino, la Campania torna a sommergersi di rifiuti. E questo il governo non può permetterselo, avendo sbandierato la finta soluzione dell’emergenza rifiuti.
Qualunque sia il tuo stile di vita, qualunque sia il tuo lavoro, qualunque sia il tuo pensiero, se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un’unica strategia: delegittimare.
Delegittimare il rivale agli occhi della pubblica opinione, cercare di renderlo nudo raccontando storie su di lui, descrivere comportamenti intimi per metterlo in difficoltà, così che le persone quando lo vedono comparire in pubblico possano tenere in mente le immagini raccontate e non considerarlo credibile. Un vecchio boss della Nuova Famiglia, Pasquale Galasso, alla domanda “Perché non uccidete magistrati?” rispose chiaramente: “Signor giudice noi preferiamo delegittimarli”.
Vincenzo De Luca mentre se ne va:”inutile e patetica la decisione dei bassoliniani di riunirsi in un coordinamento autonomo all’interno del gruppo regionale.Piuttosto, per le responsabilità del passato, qualcuno dovrebbe dar vita ad un’associazione di penitenti”.
E ne ha per tutti. A cominciare proprio dal suo partito, il Pd. Invece di ricostruire i rapporti con la società civile -attacca lo “sceriffo”- ci siamo persi nelle stanze del centro direzionale.
E ancora: Ho incontrato una difficoltà immane ad organizzare la battaglia in Regione, soprattutto per via delle forze sgangherate chiuse nelle stanze
del palazzo. Dovrebbero farmi una statua d’oro. Poi bolla come inutile e patetica la decisione dei bassoliniani di riunirsi in un coordinamento autonomo all’interno del gruppo regionale.
Piuttosto, per le responsabilità del passato, qualcuno dovrebbe dar vita ad un’associazione di penitenti.
O stare zitto per i prossimi trenta anni, che è la durata del mutuo che la Campania deve pagare per i debiti della sanità.
fonte-
Roma