NAPOLI, I MODERATI SONO CONTRO BASSOLINO
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Di GlANMARIA ROBERTI-
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LA DISCUSSIONE
COMUNE/VINTO IL CONGRESSO PROVINCIALE, I POPOLARI PD ALZANO LA VOCE IN VISTA DEL RIMPASTO
Gli ex Dc chiedono un cambio di passo. Tuccillo: stop a scelte riconducibili all’ex governatore
II Partito mai nato, forse vede la luce a Napoli. Nella provincia delle tessere gonfiate e del commissario sempre dietro la porta. Dove all’epoca delle primarie costitutive, ancora ci si azzuffava tra urne contestate, mentre in ogni altra regione i risultati erano ufficiali da giorni. Un paradosso, ma proprio a Napoli. Segna la svolta, la vittoria dell’ex Dc Tremante al congresso provinciale.
La rivincita dei moderati Pd. Che ora si sentiranno un po’ meno negletti. Meno esposti ai “pogrom” degli ultimi tempi.
L’exploit dei popolari affossa la leggenda Bassolino. Che nel partito locale, lacerato da lotte intestine, conserva intatti carisma e potere. Ma stavolta, l’ex compagno governatore ha voluto fare il kamikaze:da solo contro tutti. E un comitato di liberazione napoletana, assai variopinto, ha incoronato Tremante. Spedendo a casa l’ex assessora bassoliniana Valeria Valente. Come due anni fa, quando il Cln del Pd fece eleggere l’ex ministro Nicolais, acerrimo rivale di “Don Antonio”.
Nicolais si dimise mesi dopo, a seguito di un drammatico confronto con la sindaca lervolino, all’epoca dello scandalo Global service. Un match passato alla storia per il colloquio registrato dalla sindaca, all’insaputa degli interlocutori.
L’armata anti-Bassolino si sfaldò rapidamente. Stavolta si riparte sotto nuovi auspici. Il primo: alzare la voce nel dibattito sul rimpasto in giunta. Rosetta deve sostituire la Valente e la Amaturo, che ha dato l’addio per dissapori con la sindaca sul concorso interno dei dipendenti.
I moderati puntano al riequilibrio dell’esecutivo. Che a detti di molti, è ancora un protettorato dell’ex governatore. Ma pongono anzitutto una questione di metodo.Mai fatto questione di riequilibrio di aree politiche-ribatte Domenico Tuccillo, vicesegretario regionale ed esponente dell’ala moderata Pd. La nostra richiesta va nel senso di rendere più efficiente l’azione dell’amministrazione comunale, senza che essa fosse vincolata a scelte che avessero un’ispirazione politica ben precisa, cioè riconducibili alla volontà di Bassolino. Ai popolari, ed alle altre componenti del partito, non à andata giù l’ultima raffica di nomine alle partecipate.
Una partita in cui l’ex governatore ha fatto la parte del leone.
La conta congressuale riporta a galla un problema anzitutto politico. Cioè, il ruolo nel Pd dei bassoliniani.
Che alla Regione, dove sono numericamente consistenti, hanno già costituito un coordinamento autonomo. Una minaccia di secessione che fa riemergere le croniche crepe interne.Al congresso, si era ravvisata da parte di tutti l’opportunità di arrivare ad una soluzione unitaria- spiega Tuccillo-, e rispetto a questo era stata avanzata dal segretario regionale Amendola la proposta del mio nome. Atteso che si dovesse trovare una figura di provenienza cattolico democratica.
Rispetto alla responsabilità assunta da Amendola, c’è stato questa indisponibilità da parte del’area Bassolino. La quale chiedeva che fosse offerto un nome diverso. Quindi è stata data la disponibilità di Tremante, ma anche qui non c’è stata accoglienza da parte dei bassoliniani. I quali peraltro non hanno neppure avanzato proposta diversa.L’ennesima snervante partita a scacchi. Ma chi viene dalla scuola Dc, impara a rispondere con soave indifferenza alle provocazioni.
Con quest’atteggiamento, il Pd di Napoli rischiava di rimanere ancora una volta prigioniero del tatticismo confuso e distruttivo di questa area politica-dice il vicesegretario regionale-. Che evidentemente è ancora prigioniera di una sindrome del potere perduto e fa fatica a contribuire ad avviare una fase nuova per il partito.
La candidatura Tremante ha rappresentato quindi alla fine la soluzione su cui c’è stata la convergenza di tutti, tranne che di questa parte del partito.
Dallo scontro frontale, Bassolino esce male.
Però si sbaglierebbe a darlo per morto.
Nel partito, gli hanno già scavato la fossa, in passato.
Ma lui è rimasto in piedi.
Magari ammaccato, ma vivo.
E allora, si fa strada il pragmatismo.
Ai moderati, non s’addice il motto non faremo prigionieri. E allora, dopo la mazzata ai bassoliniani, ecco la mano tesa. Non vedo perchè la Valente non possa fare la mia vice- afferma Tremante-. Sarebbe un bel segnale.
La politica è pur sempre l’arte del possibile. E talvolta dell’impossibile. Anche i rapporti tra il leader Idv Antonio Di Pietro e la sindaca volgono al bello, dopo anni di burrasca. L’Italia dei valori decise di astenersi sul voto al bilancio. E Rosetta incassò il risultato (per la verità, anche col decisivo apporto dell’Udeur, in un revival nostalgico dell’Unione).
Ora i dipietristi sono perfino pronti a tornare in maggioranza. Dalla quale mancano da 2 anni.
Ci sono da riempire due caselle in giunta, e l’Idv reclama spazio. In pole per l’incarico c’è il segretario cittadino Vincenzo Ruggiero, il cui posto al vertice del partito potrebbe essere ricoperto dall’ex assessore Luigi Imperlino, ritirato all’epoca dell’uscita dalla maggioranza.
Sono le sliding doors in salsa dipietrista. Ma sull’ennesimo lifting di giunta, adesso vanno ascoltati i popolari. La lervolino sfogli la margherita.
SALERNO:PROCESSO OSTAGLIO: PRESCRITTI I REATI PER DE LUCA E DE BIASE
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corriere del mezzogiorno-salerno-
Di Angela Cappetta
PROCESSO OSTAGLIO PRESCRITTI I REATI PER DE LUCA E DE BIASE
Analogo provvedimento per Guadagno e lentile.Processo Ostaglio:prescritti i reati per De Luca e De Biase
Erano stati condannati in primo grado
E’ stata una delle condizioni imprescindibili di Antonio Di Pietro per affiancare il simbolo di Idv al candidato sconfitto alle elezioni regionali:
Vincenzo De Luca mi ha garantito che rinuncerà alla prescrizione nel processo sul sito di stoccaggio di Ostaglio aveva dichiarato pubblicamente il leader dell’Italia dei Valori.
Invece, il sindaco di Salerno, accusato insieme al suo predecessore Mario De Biase di aver violato il divieto di sversare rifiuti urbani nel sito di stoccaggio, non ci ha rinunciato, tanto che ieri sera la Corte d’Appello di Salemo ha dichiarato la prescrizione del reato che lo ha tenuto a processo per poco più di sette anni.
La decisione è stata emessa dopo una camera di consiglio durata quasi otto ore, in cui i giudici, presieduti da Claudio Tringali, non hanno accertato l’esistenza di prove evidenti a discolpa degli imputati. Che avrebbero potuto portare i magistrati a pronunciarsi anche nel merito della vicenda con una sentenza di assoluzione.
Che, alla fine, non c’è stata.
L’inchiesta sullo sversamento illecito di rifiuti nella discarica parte alla fine del 2001, all’indomani dell’emergenza igienico-sanitaria sollevata dalle proteste dei residenti della zona, stanchi di convivere con odori nauseabondi.
Nel registro degli indagati finirono l’allora parlamentare Vincenzo De Luca, l’ex primo cittadino Mario De Biase, l’allora commissario prefettizio Giuseppe Cono Federico, l’ex vicesindaco Michele Guadagno e l’allora dirigente del settore Igiene Urbana del Comune di Salemo, Giuseppe lentile.
Contemporaneamente l’ex sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Angelo Frattini ordinò il sequestro del sito.
Il processo comincia nel marzo 2003, quando a sedersi sul banco dei testimoni si alternano tecnici dell’Arpac e dell’Asl che avevano effettuato i vari sopralluoghi sul sito.
In aula testimoniano anche numerosi residenti della zona che, nel 2001, avevano protestato contro la discarica, riuscendo a creare il primo vero e proprio fronte del no al sito di accoglienza dei rifiuti. La sentenza di condanna in primo grado arriva il 25 giugno 2004. E’ il giudice del Tribunale di Salerno, Emiliana D’Ascoli, a condannare Vincenzo De Luca (difeso dall’avvocato Paolo Carbone) a quattro mesi e al pagamento di 12mila euro di ammenda e Mario De Biase (rappresentato dall’avvocato Alberto Surmonte) e l’ex commissario prefettizio Giuseppe Cono Federico a sei mesi e 16mila euro di ammenda.
Quattro mesi e 12mila euro furono comminati all’ex vicesindaco Michele Guadagno e tre mesi per l’alllora dirigente comunale Giuseppe lentile.
Vincenzo De Luca in tribunale per il doppio incarico.Il sindaco citato in giudizio da un elettore
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il mattino-
di Piera Carlomagno
NAPOLI (3 luglio) - L’udienza si è aperta alle 13. Davanti al tribunale civile di Napoli, relatrice Di Clemente, si sono presentati gli avvocati del sindaco di Salerno e consigliere regionale, capo dell’opposizione Vincenzo De Luca.
In discussione c’era l’incompatibilità tra i due ruoli, denunciata da un cittadino qualunque - quisque de populo - una sorta di azione popolare che mette la questione dell’incompatibilità anche sul piano giurisdizionale, radicandola in un meccanismo lungo tipico dei contenziosi elettorali. Il cittadino qualunque si chiama Massimo Di Palma ed è iscritto nelle liste elettorali di Nocera Inferiore.
L’onorevole Fulvio Bonavitacola e l’amministratrivista Antonio Brancaccio hanno segnato immediatamente un punto a favore di De Luca, sollevando un’eccezione di vizio procedurale: la mancata notifica al Consiglio regionale. Così gli avvocati hanno ottenuto un rinvio del dibattimento al 24 settembre. E i tempi si allungano ulteriormente. Ma non finisce qui: c’è un altro ricorso, presentato da un altro cittadino, e un altro processo, uguale, davanti al tribunale civile, si discuterà il 16 luglio.
Ovviamente vale la prima sentenza del giudice e si passa al grado successivo del processo giudiziario. Dopo la richiesta degli avvocati Bonavitacola e Brancaccio, i magistrati si sono chiusi in camera di consiglio intorno alle 15 e ne sono usciti due ore dopo. Il rinvio arriva al 24 settembre perchè prevede i dieci giorni della notifica, i dieci giorni del deposito degli atti e poi la feriale che sposta tutto a dopo l’estate. Resta da vedere se, al contrario, il 16 luglio, il ricorso potrà essere immediatamente esaminato. Il fatto che il sindaco affronti il procedimento giudiziario è chiaro segno che De Luca non vuole arrendersi facilmente al diktat della norma sull’incompatibilità.
E se il passo indietro appare inevitabile, De Luca tenterà di compierlo il più tardi possibile facendo coincidere con le elezioni amministrative di Salerno la permanenza nel ruolo di consigliere comunale. Insomma De Luca non molla. Tornando al procedimento civile, il tribunale dovrà esaminare tutte le cause di incompatibilità che si sono verificate in Consiglio regionale.
Nonostante sia dimissionario dal 28 maggio, resta in piedi il problema per Luigi Cobellis, ex sindaco di Vallo della Lucania, per cui c’è stato lo stesso rinvio al 24 settembre. «Clamorosa e sorprendente» - come l’ha definita Bonavitacola - è stata invece la rinuncia, arrivata ieri pomeriggio in aula, al ricorso presentato nei confronti di Giovanni Fortunato, sindaco di Santa Marina. In tutto erano dodici i ricorsi presentati. All’indomani dell’insediamento, fu Stefano Caldoro a fare il primo passo. Rimasero altri undici consiglieri regionali a dover optare per la nuova o la vecchia carica.
Il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, inviò una nota agli interessati in cui esprimeva l’invito a fare chiarezza quanto prima sulla scelta: «L’incompatibilità - scriveva - potrà essere fatta valere, pena la decadenza dalla carica di consigliere se manca l’opzione entro i termini previsti dalla legge, anche da qualunque cittadino residente in Campania».
MARIO BOLOGNA NON SI TOCCA….
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Oddati: Caldoro, non puoi mandare via Bologna
giovedì, luglio 1, 2010
di Paolo Cuozzo da il Corriere del Mezzogiorno
«La lettera di Caldoro mi è arrivata. C’è scritto che dobbiamo recedere tutti i contratti di collaborazione. Ma credo che si tratti di un errore: Caldoro non ha infatti la titolarità per dirci questo perché lui non può decidere come se la Regione avesse la maggioranza della Fondazione». A parlare, senza giri di parole, è Nicola Oddati, presidente della Fondazione Forum delle Culture e assessore comunale «che — sottolinea — solo il 29 giugno alle 14.30», s’è visto notificare la lettera del governatore con la quale gli veniva chiesto di revocare tutti gli incarichi fatti dal 31 maggio 2009 in poi entro il 30 giugno. Oddati però ribatte: «La lettera fa riferimento all’articolo 14 del decreto 78, che si rivolge ai presidenti di enti e fondazioni nelle quali però la Regione ha il controllo. E non è questo il caso». Quindi, la Regione si sbaglia? «La Regione, come il Comune, ha investito 150 mila euro. Perciò siamo alla pari, soci al 50 per cento. Dunque, come possono imporci il da farsi? Possono però andarsene, certo».
Che fa, li caccia?
«Ci mancherebbe. Ma certo possono recedere dalla partecipazione nella Fondazione. Mi spiacerebbe, ma possono farlo. Non possono però dire che sforano il patto di stabilità per noi, perché soldi non ne hanno cacciati». Niente? «Ripeto: solo i 150 mila euro. Ma come noi. Che però ne abbiamo appostati in bilancio altri 500 mila. Tutt’altro discorso per i fondi europei, che invece sono destinati all’evento, che è però sono cosa diversa dalla Fondazione. Ecco perché credo si tratti di un errore». O di un caso. «Sarà. Anche perché avevo sentito parlare prima di revoca delle nomine, poi di revoca della revoca».
Ma alla Fondazione quanti consulenti avete?
«Uno: Mario Bologna. Che Caldoro ci chiede di revocare. Ma si sbaglia. Perché non lo paga lui. Avesse almeno messo i soldi…».
Allora la vicenda è politica o economica?
«E’ politica. Perché la Regione ancora non ci dice che vuole fare col Forum.
Vuole esserci? Bene. Ci sediamo e parliamo di tutto. Anche delle nomine. Vuole andar via? Pazienza. Se non ce la faremo a farlo solo noi del Comune il Forum, non lo faremo».
Come si esce da questa situazione?
«Non lo so. Ma certo non scatenando una guerra di carte bollate».
Forse il neogovernatore non si sente rappresentato da ex fedelissimi di Bassolino, nominati pochi giorni prima della sua elezione?
«Ma non è pensabile procedere a punizioni postume. Certo, lui ha il diritto di nominare persone di livello nella gestione del Forum, ma occorre parlarne. E noi siamo prontissimi a farlo. Non possiamo però tendere la mano a chi intende tagliarcela».
LUCIANO SCHIFONE:FIAT; POMIGLIANO:L’ACCORDO VA RATIFICATO
NAPOLI, 21 GIU -
“L’accordo va ratificato per dare una prospettiva di sviluppo industriale alla Regione Campania”.
E’ quanto ha detto il consigliere regionale della Campania, Luciano Schifone, delegato a seguire le attività produttive, nel corso del dibattito al Consiglio regionale della Campania, convocato per discutere del futuro dello stabilimento Fiat di Pomigliano.
“E’ la prima volta che ci troviamo dinanzi ad una sfida internazionale, frutto della globalizzazione”, ha detto ancora Schifone ricordando che si tratta di portare in Italia una produzione, al momento, localizzata in un altro Paese europeo.
Per Schifone l’accordo, dunque, va approvato e la “Regione si deve impegnare ad accompagnare le iniziative di sviluppo. Diversamente la Campania finirebbe per essere tagliata fuori da ogni strategia industriale”.
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ANSA
(PERCHE’ NESSUNO INTERVIENE ?)LA DENUNCIA… MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI : NO ALMURO DELLA VERGOGNA
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IL MATTINO
Da Masullo a Sgarbi sotto accusa la possibile realizzazione di opera per il Forum delle Culture 2013
Contro il muro della vergogna.
Questo l’incipit del manifesto-denuncia di un ampio gruppo di intellettuali contro l’accordo governo-enti locali per la costruzione di un muro tra i due pontili, lungo 900 metri e alto 3, per la conservazione della colmata a mare di Bagnoli da destinare ad Agorà del Forum delle Culture 2013 e, successivamente, a suolo edificatorio per redditizie speculazioni.
Chi sono i firmatari?
Tanti e fanno parte del mondo culturale cittadino e nazionale, scrittori, ambientalisti, architetti, docenti, magistrati e molto altro: Lidio Aramu, Eduardo Benassaj, Michele Buonuomo, Piero Craveri, Lidia e Silvia Croce, Luciano D’Alessandro, Fernando De Blasio, Mario De Cunzo, Giovan Battista de’Medici, Francesco De Notaris, Vittorio Di Pace, Benedetto De Vivo, Raffaella DiLeo, Pietro Diodato, Guido Donatene, Francesco e Carlo lannello, Luigi Labruna, Giovanni Lubrano Di Ricco, Alberto Lucarelli, Paolo Macry, Gerardo Maretta, Aldo Masullo, Gerardo Mazziotti, Mario Migliore, Antonio Palma, Giulio Pane, Ulderico Pomarici, Gerardo Ragone, Raffaele Raimondi, Maria Grazia Santanelli, Alfredo Sbriziolo, Vittorio Sgarbi e Michele Serio.
Tutti denunciano l’accordo tra i ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo e delle Infrastrutture e le amministrazioni locali - Comune, Regione e BagnoliFutura che viola, secondo i firmatari, la Variante per l’area occidentale del 28 aprile 1998 che prescrive la demolizione dei pontili esistenti sul litorale di Coroglio.
Di più il muro violerebbe un’altra legge, quella che prevede l’obbligo di ripristinare la morfologia naturale della costa.
Il muro sarebbe anche da ostacolo al vincolo paesistico dell’agosto 1999 e in buona sostanza sarebbe in palese e inammissibile contrasto con il Piano urbanistico attuativo che prevede la rimozione della colmata a mare per ripristinare la originaria spiaggia esistente fino agli anni ‘60.
I firmatari lanciano un appello, prima che si dia inizio ai lavori
sollecitano
la Procura della Repubblica, alla quale si sono rivolti nel maggio 2009, a obbligare l’amministrazione comunale a rimuovere la colmata a mare utilizzando i 45 milioni di euro di cui dispone e che sono sufficienti per rimuovere la colmata e ripascimento con nuova sabbia e per detossicizzare i fondali
NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE…..Rifiuti da Scampia alla City l’incubo di una nuova crisi
venerdì, giugno 18, 2010
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di Roberto Fuccillo da la Repubblica Napoli
SI lamenta Scampia, denunciando che ratti e blatte hanno preso coraggio impadronendosi dei cumuli. Ma anche nel salotto buono, intorno a via Toledo, lo slalom fra la spazzatura ha sostituito quello fra le lenzuola degli ambulanti. Non è vera emergenza, essendo il frutto di una agitazione dei netturbini, ma la lentezza con la quale si procede lungo la strada della normalizzazione induce i più tetri pensieri.
Vittima della situazione anche un “pollicino”, e tutti gli automobilisti dietro.
Il minibus è rimasto bloccato ieri verso mezzogiorno dal carico di rifiuti che qualcuno per protesta aveva sparso per terra alla confluenza di via De Cesare con via Toledo: vicoli bloccati e mega-ingorgo fin su a piazzetta Mondragone e Rampe Brancaccio.
Trincea di rifiuti anche alle spalle della prefettura con annessa epigrafe alla buona attaccata alla transenna: “Che figura di m…”.
All´estremo opposto della città, Scampia, è Lucio Cialli, responsabile del comitato “salvaperiferie” a fare il punto: «Le montagne di spazzatura creano problemi perfino alla circolazione, i residenti rimuovono i sacchetti con le proprie mani per far passare auto e mezzi pubblici, numerose sono le segnalazioni di blatte rosse e grossi topi, la gente si chiude a casa e sparge disinfettante davanti casa, c´è il rischio di epidemie e di rivolte, un incendio appiccato a un cassonetto ha danneggiato anche l´antica parrocchia dei Santissimi Cosma e Damiano a Secondigliano».
Scenari da day after. Con ancora 600 tonnellate in strada ieri pomeriggio. Una situazione che dovrebbe migliorare piano piano, al ritmo di circa 200 tonnellate di meno in strada al giorno.
Ma senza certezze su quel che sarà la settimana prossima.
Il clima è infatti tesissimo. Cgil, Cisl, Uil e Fiadel sono tornate a chiedere subito un tavolo di concertazione con tutte le istituzioni, minacciando in caso contrario altri due giorni di sciopero totale.
«L´unica convocazione che abbiamo avuto per ora – ha dichiarato Patrizia D´Angelo, segretario provinciale della Cgil Funzione pubblica – è stata dall´Asia, per un incontro con l´amministratore delegato Daniele Fortini, per presentarci il nuovo presidente Claudio Cicatiello».
Incontro in programma proprio ieri, al quale i lavoratori hanno pensato bene di non presentarsi.
Poesia di Attilio Bertolucci
Al fratello
Un giorno amaro l’infinita cerchia
dei colli
veste di luce declinante,
e già trabocca sulla pianura
un autunno di foglie.
Più freddi ora dispiega i suoi vessilli
d’ombra il tramonto,
un chiaro lume nasce
dove tu dolce manchi
all’antica abitudine serale.
Luciano Pavarotti - Ave Maria
Luciano Pavarotti in the Three Tenors concert 1994
REGIONE CAMPANIA - Stella Cervasio:Lo sfogo degli esclusi ‘Non siamo zavorra Caldoro ci rimpiangerà‘
rassegna stampa
Repubblica — 27 maggio 2010
C’ è chi torna alla vecchia amministrazione.
E chi invece a casa.
Chi annuncia che adirà le vie legali.
E chi pensa a un futuro che doveva cominciare tra sei mesi, e invece è già qui. Nel tardo pomeriggio il decreto dei tagli del governo li raggiunge ancora in ufficio oppure dalla rete, direttamente sul computer portatile.
È la fine di un’ agonia. «In fondo è meglio uscire dall’ apnea - dice uno dei trenta dirigenti-consulenti della Regione che non vuole essere citato («In questo momento siamo tutti sotto la lente di osservazione») - ci sto da giorni.
Io so dove tornare, un lavoro ce l’ ho.
Per altri a cui Santa Lucia ha dato il benservito, e che hanno lavorato da cinque a nove anni in questa amministrazione, non sarà facile riciclarsi.
Resteranno senza lavoro per chissà quanto».
Il nervosismo nelle ultime ore era arrivato alle stelle.
Ieri mattina è saltata una riunione con la commissione di Bruxelles, rinviata di un mese.
C’ erano anche i dirigenti esterni e tutti erano visibilmente contrariati, uno di loro ha avuto un diverbio con un capoarea e ha rinunciato a presenziare alla seduta informale.
«Il decreto? E dove lo trovo per leggerlo?», domanda Carlo Neri, funzionario di Bruxelles prima della nomina a top manager regionale con stipendio da 196 mila euro.
«Prima di parlare sarebbe più serio sapere di che cosa si tratta». Ma tutto era già stato anticipato. Si chiama ricambio politico di classe dirigente.
L’ effetto immediato sarà il blocco di tutti i procedimenti che i dirigenti esterni hanno avuto in corso fino a ieri pomeriggio. Nel settore delle attività produttive saranno sospesi gli aiuti alle aziende. In quello dell’ università i bandi aperti e così via. «Si è sempre detto che fra noi trenta c’ era della zavorra - dichiara un altro dei dirigenti esterni -.
Ma se una decina non meritava granché e un’ altra decina arrancava, un terzo del totale era fatto di tecnici puri, che hanno contribuito all’ avanzamento di questa amministrazione».
Su qualcuno, come Enrico Tedesco, laureato in Teologia che era stato assegnato al settore della Sicurezza, c’ è addirittura rimpianto per chiara fama: «In Regione non c’ è uno più esperto della materia», commenta un collega che aveva avuto un contratto di settore quattro anni fa.
Gli eliminati dal decreto aggiungono che non sarà il taglio dei loro stipendi a far risparmiare soldi alla Regione.
Dall’ altra parte ci sonoi boatos degli interni.
Sono i dirigenti che negli ultimi cinque anni si sono sentiti messi da parte dalla scelta di chiamare esperti da fuori.
Se non esultano, poco ci manca, commenti al veleno dipingono gli esterni come «non aventi titolo», non ammessi al concorso per dirigenti che sarebbero usciti dalla porta per rientrare dalla finestra grazie alle nomine salvifiche.
«La cosa più triste - dice uno dei trenta che non si rassegna alla vecchia regola dello spoil-system - è che non vieni valutato per il lavoro che hai fatto, ma per una pseudoappartenenza a un’ area politica, che poi non vale nemmeno per tutti.
Il problema di sempre è come si selezionano le classi dirigenti».
Ora a Caldoro commissario alle sue stesse finanze e a quelle pregresse, toccherà mettere mano anche nella cultura, uno dei settori chiave dell’ amministrazione Bassolino e che stava più a cuore all’ ex governatore.
È di pochi giorni fa la riunione nel corso della quale il capo di gabinetto di Caldoro ha chiesto chiarimenti sulla delibera di riprogrammazione della cultura, quella già impugnata davanti al Tar dai musei minori della Campania.
A due giorni dalle elezionii 20 milioni di euro dati al Teatro Festival raddoppiavano, e i 10 del Madre triplicavano,
mentre una non nominata società in house di Santa Lucia prendeva 10 milioni.
La riunione è servita solo ad accendere uno spot su questi finanziamenti, ogni decisione è rinviata. Mancava infatti la parte più importante per finanziare teatro, museo e società: la delibera di spesa.
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