Il Dopo-Bassolino:Vincenzo De Luca sdogana anche la volgarità!

Marzo 25, 2010 by admin · Comment
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E De Luca offende come il Cavaliere
giovedì, marzo 25, 2010
(di Fabio Ciaramelli da il Corriere del Mezzogiorno)

La polemica tra i leader dei diversi partiti, soprattutto in campagna elettorale, è sempre stata caratterizzata da passionalità e toni particolarmente accesi. Ma in questi ultimi giorni di escalation linguistica che sta forse superando i livelli di guardia e di buon gusto, colpisce una specie di strabismo nella valutazione del medesimo fenomeno. Quando Berlusconi insulta le donne dello schieramento avversario (ieri l’altro Mercedes Bresso, un po’ di tempo fa Rosi Bindi), i suoi sostenitori non fanno una piega, mentre i suoi critici si stracciano le vesti. Quando invece è Di Pietro a inciampare nell’infortunio linguistico, i ruoli s’invertono: i primi esecrano, gli altri minimizzano. Eppure il cattivo gusto dovrebbe essere liberato dal pregiudizio ideologico e bisognerebbe denunciarlo a prescindere dalle proprie appartenenze politiche e dalle proprie convenienze elettorali. Senonché, in una fase di stallo della vita politica nazionale e locale come quella che stiamo vivendo, il ricorso alla battutaccia e all’insulto personale appare forse come l’unico strumento in grado di rivitalizzare un dibattito altrimenti spento.

Forse questa è la ragione per cui i sostenitori di Vincenzo De Luca, la cui retorica è tutta basata sulla demonizzazione degli avversari, si guardano bene dal denunciarne il linguaggio spesso oltraggioso, che però appare diretto e capace di far presa su un elettorato smarrito e desideroso di recuperare l’orgoglio di un’identità indebolita. Non sono mancate, tuttavia, all’interno della stessa area culturale di sinistra, analisi critiche acute e severe di questa deriva che non è solo linguistica.

Antonello Caporale qualche settimana fa ha scritto su Repubblica: «Mondo diviso in due: amici e nemici. Nemici, soprattutto: che diventano “ cafoni” o anche “ sciacalli”, “ iettatori” e “sfaccendati”. Linguaggio rozzo, vocabolario che negli anni è mutato nella chiarezza dei propositi fino ad apparire truce: “Li prenderemo a calci nei denti e li butteremo a mare, prima che ci scappi un nostro morto”. Gli italiani si accorgeranno presto – conclude Caporale – di quanto sia padano questo sessantenne meridionale. Troveranno, molto più che in Vendola, lo sviluppo di una antropologia berlusconiana, e attrezzature tipiche del leader di Arcore».

Del resto, lo stesso De Luca ha dichiarato di apprezzare Berlusconi per la sua assenza di doppiezza. Insomma, anche il sindaco di Salerno rifugge dall’ipocrisia e dalle buone maniere, usa un linguaggio dai modi spicci, non rinuncia al trash: e forse proprio per questo gode di ampio seguito. Nel suo eloquio fiorito, il presidente della provincia di Napoli Cesaro diventa «uno sterminatore di congiuntivi, che definire uomo sarebbe biologicamente scorretto»; Gasparri o Travaglio sono solo degli «sfessati» che gli intralciano il cammino; i «lacci e i lacciuoli» del protezionismo burocratico odiati dai liberisti si trasformano in «palle e pippe»; gli intellettuali che lo criticano fanno solo la figura dei «pipì» (il che fa il paio con i «frocetti di Roma» sbeffeggiati qualche tempo fa da Cosentino, quando sperava d’essere ancora candidato del centrodestra). E poi, dopo aver insultato Travaglio, De Luca non si peritò d’aggiungere: «Spero di incontrarlo di notte al buio». Al che Massimilano Gallo si chiese sul Riformista: «Non era stato De Luca ad autoproclamarsi candidato anti-camorra? E ora che fa, usa il linguaggio dei camorristi?».

In fin dei conti, il modo di parlare esprime anzitutto il proprio modo di essere e di pensare. Una politica seria e responsabile dovrebbe prendere radicalmente le distanze da questa degenerazione linguistica e mentale. Ma è proprio con questo tipo di linguaggio che De Luca riesce a infiammare le platee, come d’altronde accade a Berlusconi e ai leghisti con le loro battute più o meno grevi. Ecco perché a criticarli sono solo gli avversari. A prescindere da ogni preoccupazione etica o magari solo estetica, in politica il successo sdogana anche la volgarità.

“Mo’ che il tempo s’avvicina”…….


VINCENZO DE LUCA VOLA ALTO

Marzo 22, 2010 by admin · Comment
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LE RAGIONI POLITICHE DI DE LUCA…….CALDORO? PASTORELLO DI S.GREGORIO ARMENO

Tanto ironico quanto polemico,
Vincenzo De Luca, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania, durante il suo comizio in piazza del Plebiscito non ha risparmiato stoccate al suo avversario, Stefano Caldoro, candidato del Pdl: “un Pastorello di San Gregorio Armeno”.

E poi battute sul presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, “un oltraggio alla biologia, uno sterminatore dei congiuntivi, uno che viene chiamato ‘Gigino la polpetta’”.

De Luca ha invitato Caldoro al confronto, “sia domani che lunedì, quando vuole, e si porti pure Emilio Fede”. ”
Per qualche settimana non l’ho visto, pensavo fosse passato dallo stato solido a quello gassoso.
E poi è sempre con qualche balia, ora Cosentino, ora la Carfagna”. “Per non parlare di giovedì, che tenerezza, l’ho visto accanto a Berlusconi, immobile, come un pastorello di Capodimonte, di San Gregorio Armeno”.
“E voi volete che siano loro il rinnovamento? - ha detto poi rivolgendosi alla platea - Il rinnovamento dovrebbe essere rappresentato da Luigi Cesaro che definirlo essere umano è un oltraggio alla biologia?
Sono stato a Sant’Antimo (la città di Cesaro, ndr) di lui hanno detto tante cose e che lo chiamo Gigino la polpetta. Una vergogna dare la Regione nelle loro mani”. Poi un ultimo passaggio per Caldoro: “Si può dire a lui quello che diceva Churchill di un suo avversario. E’ arrivata una macchina davanti al Parlamento, si è aperta la portiera, non è sceso nessuno. Era Caldoro”.
fonte
ANSA


La moglie di Nugnes: «Gogna ignobile niente potrà ridarci Giorgio»

Marzo 20, 2010 by admin · Comment
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sabato, marzo 20, 2010
(di Giuseppe Crimaldi da il Mattino)

Nel giorno che decreta l’uscita di scena di 14 imputati dal processo Global Forum sono in molti a brindare. La fine di un incubo riesce finalmente a sciogliere i nervi e a far tornare il sorriso a chi viene assolto o prosciolto dalle accuse: quattro ex assessori del Comune di Napoli, docenti universitari, un ex vicepresidente della Provincia, un parlamentare, un ex colonnello della Guardia di Finanza ed altri ancora.
L’entusiasmo, però, si ferma in città e non arriva a Pianura. Non può espandersi fino a coinvolgere la palazzina bassa di una anonima strada di campagna dove viveva il quinto assessore comunale che venne indagato per l’inchiesta sul Global service. Quell’uomo si chiamava Giorgio Nugnes. Morì suicida il 29 novembre 2008 con una corda al collo, sopraffatto dalla disperazione in quelli che erano i giorni della gogna mediatica.
In casa Nugnes, ieri, si celebrava solo una ricorrenza: la festa del papà. Di buon mattino la moglie, Mimma Costantino, è uscita di casa con i due figli, di 20 e 14 anni. I tre. sono andati al cimitero. Fiori bianchi sulla tomba del marito e padre, ex assessore alla Protezione civile di Palazzo San Giacomo finito nel gorgo dei sospetti della prima ora, arrestato per la rivolta scatenata a Pianura in piena emergenza rifiuti.
Sopraffatto dagli eventi, si trovò solo in quei giorni terribili, Giorgio Nugnes. Trovò di fronte a sé solo porte chiuse.
«Non credo ci sia proprio niente da dire – replica la moglie, raggiunta al telefono dopo la notizia della sentenza emessa dal gup Campoli – se non che Giorgio è stato portato al suicidio da un ignobile gogna mediatica. E non intendo rilasciare interviste». La conversazione termina prima ancora di incominciare. Ferma e risoluta, questa donna ora dimostra di non voler pensare ad altro che a proteggere i suoi figli. E sì che di cose ne avrebbe da dire.
Ai parenti e con qualche amico fidato ieri ha trasferito lo stato di profondo disagio e l’angoscia che finisce col riaprire una ferita che difficilmente si potrà rimarginare.
Ha continuato a disperarsi, a cercare un motivo valido – ammesso che ne esista uno; chiedendosi come sia potuto succedere, come l’esistenza di suo marito, che non aveva mai voluto lasciare quella casetta di via Grottole, lontano dai lussi degli appartamenti collinari con vista sul Golfo, sia stato in fondo l’unico a pagare veramente. E nel modo più caro. «Lo hanno diffamato ancora prima di processarlo», si è sfogata la signora Mimma con un’amica, aggiungendo di aspettarsi, almeno da qualche parte, di leggere una nota di autocritica e di scuse da parte di quegli stessi organi di informazione che – dice – sono tra i primi responsabili della tragedia. Tra i primi, ma non gli unici che hanno ora, sostiene l’insegnante, il dovere di interrogarsi su come si danno in pasto alla stampa notizie capaci di distruggere una vita.
Il resto è pura cronaca, carta di giornale. Le assoluzioni, i proscioglimenti e pure le uniche due condanne non riescono a portare sollievo, in questo modesto villino di Pianura che guarda verso la collina di castagni e lecci. La verità giudiziaria ora importa veramente poco alla famiglia Nugnes. Sono lontani i giorni dei successi, dell’ascesa in politica, delle vittorie. Ancora troppo vicini quelli del dramma, dell’umiliazione inferta con un provvedimento giudiziario del divieto di dimora che imposto a Giorgio Nugnes negli ultimi giorni di vita. «Chi ci ripagherà di tutto ciò?»: eccolo il vero tarlo che continua a scavare e non abbandona la moglie e i due figli dell’ex assessore.

Consorzio e stipendi, indaga la Digos A un autista 4.000 euro in busta-paga

Marzo 18, 2010 by admin · Comment
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giovedì, marzo 18, 2010
(di Pietro Falco da il Corriere del Mezzogiorno)

La Procura ha deciso di vederci chiaro sulle vicende del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta, finito nell’occhio del ciclone per l’agitazione dei dipendenti che da venerdì scorso bloccano il conferimento nell’impianto Cdr di Santa Maria e nella discarica Maruzzella 3, lasciando accumulare nelle strade montagne di rifiuti. Il Corriere del Mezzogiorno ha denunciato l’esistenza di sprechi nella gestione del Consorzio (700 promozioni in tre mesi, sei milioni l’anno per il noleggio degli automezzi e 98 dipendenti a guardia di una discarica chiusa).

Il blitz

Ieri mattina una pattuglia della Digos si è recata presso la sede casertana del Consorzio per acquisire una serie di documenti, tra cui quelli relativi agli ultimi due stipendi pagati ai dipendenti: dicembre e gennaio, atteso che il mancato pagamento di febbraio è all’origine delle manifestazioni di protesta. Il che induce a ritenere che nel mirino degli investigatori ci siano in particolare le promozioni a pioggia che sono state concesse negli ultimi tre mesi — in prossimità della scadenza elettorale — alla stragrande maggioranza dei lavoratori in organico: circa 700 su 1.287. Aumenti di livello che il direttore generale Antonio Scialdone avrebbe continuato ad attribuire, a quanto risulta, anche negli ultimi tre o quattro giorni, nonostante le notizie già apparse sugli organi di informazione e le polemiche scaturite.

La legge

Ma in realtà le promozioni sembrano destinate ad essere presto vanificate. Perché le disposizioni di legge approvate dal Parlamento per chiudere l’emergenza rifiuti in Campania, prevedono espressamente che il Consorzio definisca (entro 20 giorni dall’entrata in vigore della norma) la dotazione organica del personale in servizio alla data del 31 dicembre 2008, in base alle attività di competenza del piano industriale.

Personale che dovrà poi trasferito alle neocostituite società provinciali, la casertana Gisec e la napoletana SapNa, con i profili professionali maturati alla stessa data.

Le buste paga

Tra le buste paga acquisite ieri mattina dalla Digos spiccano quelle dell’assistente del direttore generale, Enrico Bovienzo, e del suo autista personale, Giuseppe Lagnena. Per lo stipendio di dicembre Bovienzo ha incassato 4.777 euro. E ancor di più a gennaio, ben 5.459 euro. L’autista Lagnena, invece, 3.511 euro a dicembre e 4.162 a gennaio. Davvero tanti, anche a voler conteggiare l’erogazione di possibili indennità ed una quota consistente di straordinario. Basti pensare che un dirigente di primo livello (con mansioni di coordinatore di area) in base al contratto collettivo nazionale di Federmanger percepisce 55 mila euro all’anno lordi di stipendio base: suddivisi per 13 mensilità, fanno circa 2500 euro netti, con l’aggiunta di ulteriori 1.500 euro lordi di indennità di funzione. In pratica, paradossalmente, chi ha la piena responsabilità della macchina amministrativa, guadagna meno dell’assistente o dell’autista del direttore generale. Oltretutto, con una delibera dell’8 marzo scorso, il vicepresidente Enrico Parente — che guida l’ente dalla fine di aprile del 2009, dopo la decadenza di Enrico Fabozzi — aveva cancellato l’indennità di funzione, senza offrire motivazioni. Anche se poi martedì scorso il direttore generale l’ha ripristinata «fino al 31 marzo».

La tensione

Si respirava una brutta aria ieri al Consorzio, per i quattro dirigenti coordinatori. L’articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno per denunciare gli sprechi è stato evidentemente male accolto dai massimi vertici della struttura, che hanno fatto balenare minacce di ritorsioni per le notizie filtrate all’esterno. Ma il Consorzio unico è stato varato dal governo con l’obiettivo dichiarato di razionalizzare il servizio e risparmiare risorse: come si conciliano con queste finalità le promozioni a pioggia garantite alla stragrande maggioranza del personale, gli appalti milionari alle società di vigilanza, il nolo degli automezzi ed i finanziamenti andati perduti per l’acquisto degli stessi? E’ accettabile che chi lo ha gestito fino ad oggi con questi risultati possa rimanere ancora al suo posto?

Zanotelli sull’emergenza rifiuti

Rifiuti, torna l’incubo emergenza. 400 tonnellate di sacchetti a terra

Marzo 17, 2010 by admin · Comment
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mercoledì, marzo 17, 2010
(di Ciro Pellegrino da il Napoli)

Un incubo che ciclicamente terrorizza i napoletani: uscire di casa e trovare l’androne del palazzo, il vicoletto o il cassonetto sotto casa strapieno di spazzatura del giorno prima o peggio ancora, dover chiamare i pompieri per spegnere un incendio di monnezza appiccato da chissachì. Non è un brutto sogno, è la realtà che ieri, a Napoli hanno vissuto i cittadini del centro storico ma anche quelli di alcune zone di periferia. Motivo: blocco dello smaltimento, camion pieni e fermi davanti alle discariche.
NELLA NOTTE gli autocompattatori della ditta Enerambiente, che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in parte della città per conto di Asìa, sono stati bloccati da manifestanti di una ditta di lavoro interinale che protestavano per il mancato rinnovo del contratto. A loro si è aggiunto un gruppo di lavoratori del Consorzio Unico di bacino che hanno invece impedito ai camion l’accesso all’impianto di trattamento dei rifiuti di Tufino dove vengono sversati parte dei rifiuti cittadini. «Tutti i lavoratori del Consorzio Unico – spiegano i sindacati di base – stanno aspettando ancora lo stipendio di febbraio 2010, mentre quelli dell’ex Bacino Napoli 1 non percepiscono retribuzioni dalla fine del 2009». Di qui, il disastro che numericamente si è tradotto in 400 tonnellate di sacchetti non raccolti e in altre 200 ferme nei tir in coda all’ingresso degli impianti di smaltimento. Ad avere la peggio, la zona di via Toledo, via Santa Brigida e i Quartieri Spagnoli, dove alcuni roghi appiccati al pattume hanno peggiorato la situazione. Cassonetti stracolmi anche a Capodimonte, via Palizzi, Materdei.
CI VORRANNO almeno due giorni per tornare alla normalità, sempre che gli impianti tornino in funzione al cento per cento. «Per garantire il rapido ritorno alla normalità – spiega l’assessore ai Rifiuti, Paolo Giacomelli – l’Asìa ha anticipato l’orario di inizio della raccolta». Ma dal Comune è partita, destinata al prefetto Alessandro Pansa, anche una lettera che chiede di blindare discariche ed e impianti affinché «singoli lavoratori, nonostante l’accordo raggiunto, possano impedire l’uscita degli automezzi». Tuttavia i lavoratori non mollano: il Sindacato Azzurro di Vincenzo Guidotti suona la carica: giovedì saremo alla Mostra d’Oltremare per contestare il premier Silvio Berlusconi. E la Protezione civile di Guido Bertolaso già “scarica” il problema: non è di nostra competenza.
Frank Carpentieri - Video Denuncia “monnezza” a Napoli


Campania, Ferrero: Saviano controlli le nomine della Regione

Marzo 15, 2010 by admin · Comment
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Napoli, (Velino/Velino Campania) - Non vuole sollevare polemiche con i suoi ex compagni di partito, si dice ottimista sull’ingresso in Consiglio regionale,

” lancia un appello a Saviano perché controlli insieme ad altri “super partes” i curricula dei manager nominati dalla Regione negli organismi di appartenenza “.

Al VELINO, il candidato presidente Paolo Ferrero, spiega come sta andando la sua campagna elettorale “da sinistra, contro le due destre”.

Ferrero, la campagna è troppo incentrata su Caldoro e De Luca?
“Sul servizio pubblico, no fortunatamente. Ma quello che conta è la gente che sto incontrando”.

Non trova sfiducia e rassegnazione?
“No. Anzi. Sto riscontrando un grado di dignità e una voglia di cambiamento molto più forte che in altre parti d’Italia: gli operai difendono il lavoro come elemento di appunto di vera dignità. Ed ho trovato un buon clima nei confronti del sottoscritto, anche se sono di un’altra Regione (riferimento alla battuta di Peppe De Cristofaro di Sinistra ecologia e libertà sulle sue origini piemontesi, ndr). Poi nei sondaggi stiamo andando bene, in me si riscontra una fiducia al 57 per cento: mi pare un bel segnale”.

Ma voi come Prc siete stati parti di questo sistema di governo.
“Certo. Ci sono molte critiche da avanzare al centrosinistra campana, ma la disoccupazione non è colpa sua, quanto del governo Berlusconi che non sta facendo nulla per il Sud, anzi col federalismo fiscale rischia di danneggiarlo ulteriormente”.

Che pensa di Corrado Gabriele, per anni assessore del Prc e fedelissimo di Bassolino, ora candidato col Pd?
“Non commento le scelte personali. Abbiamo separato i nostri destini, e quindi preferisco non discutere del Pd…”

Cosa salvare di questi anni di governo, allora?
“Al Comune di Napoli, un anno e mezzo fa, siamo usciti dalla giunta come pure ci aveva proposto la Iervolino e abbiamo deciso di votare provvedimento per provvedimento. In Regione, mancava solo un anno alle elezioni e quindi abbiamo aspettato. Certo, il reddito di cittadinanza è stato un elemento positivo, la gestione dei rifiuti meno. Oggi la vera novità è che chiunque vinca, sarà il nuovo Achille Lauro”.

Quali sono i punti qualificanti del vostro programma?
“La questione morale è il nostro slogan principale, perché bisogna ricostruire la macchina pubblica in modo che risponda agli utenti e non alle clientele. Propongo quindi che le nomine della Regione siano realizzare da commissioni di cui dovranno far parte personalità super partes come Don Ciotti e Saviano per valutino i curriculum. A Salerno, per esempio, De Luca ha occupato tutti i posti di potere e sottopotere. Poi serve una vertenza con i grandi gruppi industriali, la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, l’incremento della raccolta differenziata dei rifiuti, edifici pubblici con pannelli solari con distretto industriale ad hoc a Napoli”.

Supererete il tre per cento?
“Sì. E se vengo eletto, resto in Consiglio”.

IL “DOPO-BASSOLINO” in CAMPANIA

Intervista a Dio

Marzo 11, 2010 by admin · Comment
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I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini….

Marzo 7, 2010 by admin · Comment
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La Lettera a Diogneto è un testo cristiano di autore anonimo, risalente al II secolo e proveniente dall’Asia Minore.

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale.

Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri.
Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.
Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati.
Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi.
Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.
Non sono conosciuti, e vengono condannati.
Sono uccisi, e riprendono a vivere.
Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano.
Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria.
Sono oltraggiati e proclamati giusti.
Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano.
Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.


L’Italia condannata dalla Ue per l’emergenza rifiuti in Campania

Marzo 4, 2010 by admin · Comment
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un deficit strutturale di impianti
Non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento mettendo in pericolo salute e ambiente

NAPOLI - L’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. Tale situazione ha messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all’ambiente. Lo ha sentenziato oggi la Corte di Giustizia UE sottolineando che per questo l’Italia e’ venuta meno agli obblighi previsti dalla Direttiva Rifiuti. La normativa europea in materia ha l’obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente e stabilisce che gli Stati membri «hanno il compito di assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione promuovendo, in particolare, tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili. Essi devono in tal modo creare una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che consenta all’Unione nel suo insieme e ai singoli Stati membri di garantire lo smaltimento dei rifiuti».

Se uno Stato membro, come nel caso di specie l’Italia, rileva la Corte, ha scelto di organizzare la copertura del suo territorio su base regionale, ogni regione deve allora assicurare il recupero e lo smaltimento dei suoi rifiuti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti sulla base del criterio di prossimità. Nella regione Campania, «’i quantitativi ingenti di rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l’assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, dimostrano un deficit strutturale di impianti, cui non e’ stato possibile rimediare. L’Italia ha peraltro ammesso che, alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, gli impianti esistenti e in funzione nella regione erano ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali”. Inoltre, secondo i giudici, «né l’opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l’esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti».

Per questo la Corte conclude che l’Italia, «non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione e non avendo adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e di danneggiare l’ambiente nella regione Campania, è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza della direttiva Rifiuti»

fonte
corriere del mezzogiorno


Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano

Febbraio 22, 2010 by admin · Comment
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Signor Giudice (Roberto Vecchioni)

Signor giudice
le stelle sono chiare
per chi le può vedere
magari stando al mare.

Signor giudice
chissà chissà che sole
si copra per favore
che le può fare male.

Immaginiamo che avr
cose più grandi di noi
forse una moglie
troppo giovane
e ci scusiamo con lei
d’importunarla così
ma ci capisca
in fondo siamo uomini
così così

Abbiamo donne abbiamo amici così così
leggiamo poco leggiamo libri così così
e nelle foto veniamo sempre così così

Signor giudice
lei venga quando vuole
più ci farà aspettare
più sarà bello uscire.

Signor giudice
si compri il costumino si mangi l’arancino
col suo pomodorino

Noi siamo tanti siam qua,
già la chiamiamo pap
di quei pap
che non si conoscono
quel giorno quando verrà giudichi senza piet
ci vergognamo tanto d’essere uomini
così così

Sogniamo poco sogniamo sogni così così
abbiamo nonne abbiamo mamme così così
e quasi sempre sposiamo mogli così così
se ci riusciamo facciamo figli così così
abbiamo tutti le stesse facce così così
viaggiamo poco, vediamo posti così così
ed ogni sera ci ritroviamo così così

Signor giudice
noi siamo quel che siamo
ma l’ala di un gabbiano
può far volar lontano

Signor giudice
qui il tempo scorre piano
ma noi che l’adoriamo
coi tempo ci giochiamo

L’ombra sul muro non è
una ragazza però
ci fai l’amore per abitudine
Lei certamente far
quello che è giusto per noi
che ci fidiamo e continuiamo a vivere
così così così così….

Sappiamo poco sappiamo cose così così
ci accontentiamo perchè noi siamo così così
a casa nostra ci sono quadri così così
e se c’è sole è sempre sole così così
sogniamo poco sogniamo sogni così così
e nelle foto veniamo sempre così così
ed ogni sera ci ritroviamo così così.

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