Il medico dei pazzi:Sergio Piro e la sofferenza psichica

Maggio 30, 2009 by admin · Comment
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Il medico dei pazzi, 2007 Intervista a Sergio Piro celebre psichiatra campano. Dal giugno del 1959 al febbraio del 1969 e’ stato Direttore dell’Ospedale Psichiatrico Materdomini di Nocera Superiore (SA) qui iniziò un esperimento di psichiatria alternativa che divenne una “comunita’ terapeutica”, la seconda in Italia dopo quella di Basaglia a Gorizia. E’ stato membro della Segreteria nazionale di Psichiatria Democratica dal 1976 al 1981 e poi del Coordinamento Nazionale. E’ stato Direttore dell’Ospedale Psichiatrico “L.Bianchi” di Napoli (III Unita’) dal giugno 1974 al 1975. Ha ricoperto la funzione di Direttore dell’Ospedale Psichiatrico “Frullone” di Napoli, funzione che assunse nel dicembre del 1975. Salvatore Manzi attraverso la ricomposizione dellintervistato elabora una figura indefinita, quasi onirica, unallucinazione disturbata, quasi ad ipotizzare un disagio mentale del fruitore. Video: Salvatore Manzi Durata: 6 minuti Anno: 2007

Ci piace ricordare,a pochi mesi dalla sua scomparsa Sergio Piro,uno dei padri della psichiatria napoletana e italiana
Una delle sue frasi preferite era la seguente: «Dobbiamo essere attenti a non farci intrappolare dalle parole. La categoria “malato mentale” è una trappola». Lo conoscemmo negli anni 70′,
quando, per una serie di motivi,
la Federazione Lavoratori Metalmmeccanici,insieme ad un gruppo di insegnanti,
volle organizzare un corso delle 150 ore presso l’Ospedale Psichiatrico “Frullone”
di Napoli, dove Sergio Piro era Direttore.
Fu una esperienza incredibile,per tutti coloro che parteciparono;il contatto con il sofferente psichico determinava un riconoscimento della diversità dell’altro,che ti sta’ davanti.
Cosa di non poco conto in quegli anni.
Il campo di ricerca e di lavoro di Piro non si limitò alla psichiatria, scrisse e si occupò di ricerca semantica - antropologica, di linguistica, di epistemologia, coniugando gli aspetti teorici con un impegno diretto nelle lotte anti-istituzionali, nelle esperienze territoriali e nella costruzione di un servizio sanitario in grado di prendersi realmente in carico il sofferente psichico. Precursore del movimento di critica psichiatrica, scrisse due opere che rimangono punti di riferimento del movimento: Il linguaggio schizofrenico nel 1967 e Le Tecniche della Liberazione nel 1971. Dedicò l’ultima parte del suo lavoro di ricerca all’abbandono degli “psichiatrizzati” da parte dei servizi di salute mentale (Osservatorio dell’abbandono).
Un sofferente psichico, proprio per la sua “fragilità “, può trovarsi all’improvviso,senza identità,deluso e depresso, senza una casa, senza un lavoro,,senza le basi fondamentali per una pari dignità umana.

Montesanto, il Far West fa paura Fiorenzano chiude e se ne va

Maggio 28, 2009 by admin · Comment
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Fast food era an­cora una espressione scono­sciuta e Fiorenzano era già lì. Tappa obbligata per studenti e professori reduci dalla scuola, impiegati, medici ed infermie­ri del vicino ospedale, popola­ne impegnate negli acquisti al­la Pignasecca.

La friggitoria ha deliziato per ottant’anni napo­letani e turisti, prima nella se­de di via Portamedina, poi in quella di fronte alla Cumana.

A chi camminava affaccendato per Montesanto regalava dieci minuti di ritorno all’infanzia, con le mani unte di olio e la bocca piena di crocche’, panza­rotti, pizze fritte, frittelle di fio­ri di zucca e zeppole.

Felici ed immemori del cole­sterolo e dei trigliceridi. Tutto finito, Fiorenzano chiude. Col­pa, racconta, della sempre mag­giore invivibilità della zona e degli affari che vanno tutt’al­tro che bene.

Un annuncio, il suo, che arriva esattamente il giorno dopo le scene da Far West che si sono viste di fron­te alla Cumana, con i killer del­la camorra che sparavano tra la folla delle sette di sera e due innocenti colpiti: un ragazzino ferito ad una spalla ed un musi­cista rom ammazzato. «Quella di ieri», racconta Ciro D’Elia, poco più di 50 anni, che gesti­sce il locale con la moglie Titi­na, «è stato solo l’ultimo episo­dio. Mi aiuta a prendere una decisione che avevo già in te­sta da tempo».

Amara perché lui tra pizze e panzarotti ci è cresciuto. «Ho cominciato ­racconta - quando avevo sol­tanto 8 anni. Mia nonna, che di cognome faceva Fiorenzano ed aveva sposato Ciro D’Elia, preparava le pizze. Io friggevo.
La mia famiglia sta qui dalla fi­ne dell’ottocento. Si lavorava in un basso di via Ventaglieri. Poi, negli anni trenta del seco­lo scorso, il primo negozio, quello di via Portamedina». Non si vive, però, solo di ricor­di e dell’orgoglio di un mestie­re .
«Ho due figli, uno di 18 an­ni - dice D’Elia - . Farli vivere qui in mezzo non è possibile, non è pensabile. Rischio che me li rovinino e davvero que­sto non lo potrei sopportare».
Richieste estorsive, giura e spergiura, non ne ha mai rice­vute.
Lo preoccupa, però, una città che vede ogni giorno di più incarognita, aggressiva, violenta, cinica. Il resto lo han­no fatto la crisi, i bilanci di fine giornata tutt’altro che entusia­smanti. Con la friggitoria chiu­de anche la pizzeria gestita dal­la famiglia. Ieri, a ora di pran­zo, un solo clien­te.

Alle pareti le foto dei tempi che furono: il bisnonno di D’Elia in negozio, un diploma, una dedica del batterista Tullio De Pi­scopo.
Ci­ro le guarda e commenta, ama­ro: «A Napoli per fare i soldi de­vi essere disonesto».

fonte-
Fabrizio Geremicca da il Corriere del Mezzogiorno

Tragica mattinata a Napoli, 3 morti:avvocato, impiegato, un 35enne dell’Est

Maggio 21, 2009 by admin · Comment
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-un giallo, un suicidio e un infarto-
-fonte corriere del mezzogiorno-
Un cadavere in un’auto, dipendente si getta dalla finestra
di Equitalia, un avvocato muore di infarto in Tribunale

NAPOLI - Tre morti, a poche ore l’una dall’altra, hanno tinto di nero questa mattinata napoletana. Alle prime luci dell’alba, è stato ritrovato in un’automobile il corpo di un cittadino est europeo senza vita. Negli uffici della questura, invece, un uomo si è ammazzato lanciandosi da una finestra. E’ stato, infine, colto da infarto un avvocato di 34 anni davanti al Palazzo di giustizia.

GIALLO SUL MORTO IN AUTO - Aveva 35 anni, e proveniva probabilmente dall’est europeo. E’ stato trovato all’interno di un’auto, una Mazda 626 con targa lituana, in via Reginelle, località Monteruscello a Pozzuoli, nel Napoletano. Il corpo dell’uomo, che non aveva documenti addosso, era avvolto in una coperta e si trovava sul sedile posteriore. Per il medico legale la morte è stata provocata da un arresto cardiocircolatorio, effetto di una asfissia determinata da impiccagione. Sul fatto indagano i carabinieri: l’uomo potrebbe essersi ucciso o essere stato ammazzato in un altro luogo e poi portato nella vettura. Il corpo è all’obitorio del Secondo Policlinico di Napoli dove verrà effettuata l’autopsia.

SUICIDIO IN EQUITALIA - Un giovane dirigente di 32 anni, di origine palermitana, si è suicidato oggi a Napoli, lanciandosi dagli uffici della società Equitalia, per la quale lavorava come responsabile degli Affari societari. L’uomo è morto probabilmente sul colpo, dopo essersi buttato giù dal quindicesimo piano dell’edificio in cui si trova fra l’altro, ai primi piani, una parte degli uffici della questura di Napoli. A quanto si apprende il trentaduenne lavorava in una stanza accanto a quella dell’amministratore delegato, proprio al piano dal quale si è lanciato. Non è ancora chiaro cosa lo abbia spinto al gesto disperato. In questi giorni erano in visita a casa sua, a Napoli, i genitori che vivono a Venezia. L’uomo ha forse parlato al cellulare, fumato un’ultima sigaretta, e poi si è suicidato, morendo proprio davanti all’ingresso degli uffici della polizia. Inutile il tentativo disperato di rianimazione da parte di un medico, presente sul posto. I colleghi, sconvolti, lo hanno descritto come un uomo sereno. Sul fatto indaga la polizia

L’INFARTO - Un avvocato, di 34 anni, E.M. G., è morto per un infarto davanti al Palazzo di Giustizia a Napoli. L’uomo è caduto a terra alla presenza delle molte persone che affollavano la zona nei pressi del Tribunale. Per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Sul posto è intervenuta la polizia.

20 maggio 2009

(NAPOLI ANNO ZERO)—I cancelli sbarrati dell´Eden: «Proteggiamoci»

Maggio 13, 2009 by admin · Comment
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RASSEGNA STAMPA
fonte-
D. D. P. da la Repubblica Napoli

Il paradiso violato dentro le sue mura. Una volta ancora, dopo il massacro della Gaiola, il quartiere dei vip affacciato sul mare si ritrova agitato dall´incubo che da anni toglie il sonno solo alle famiglie del nord d´Italia Una paura, quella delle rapine in casa o nelle ville isolate, che sembrava non appartenere alle nostre strade.
Almeno questa, fra mille emergenze, sembrava destinata ad altri luoghi.
È arrivata anche qui da noi, invece, Lo aveva fatto capire tragicamente il mattatoio lasciato nella villa dei coniugi Ambrosio dalla banda di rumeni che aveva infierito sulla coppia senza preoccuparsi di lasciare tracce di ogni tipo.
E lo conferma la scena di Salvatore D´Angelo legato con una cintura e imbavagliato nella casa di 40 metri quadri dove quest´uomo di 78 anni viveva solo, accudito dai nipoti, e dove è stato trovato ieri ormai in fin di vita.
Enzo Assorgi, il vicino che ha aiutato il personale del 118 ad adagiare l´anziano sulla barella prima del viaggio verso l´ospedale, lo ricorda già incosciente. «Sono ancora traumatizzato, sotto choc - dice - non avevo mai visto una persona ridotta in condizioni simili. Aveva il volto tumefatto, si lamentava. Ho provato a chiedergli qualcosa, non ricordo neppure le parole. Avrò detto “Don Salvatore, è venuto qualcuno?”. Ma non ha risposto, ha solo farfugliato».
Vive qui da dieci anni, Enzo. «E fino a oggi non era mai accaduto nulla di simile.
A questo punto dobbiamo pensare a trovare un sistema per proteggere meglio le case. È arrivato il momento di pensare a un cancello». Accanto a lui annuisce Raffaele Cucci, che aggiunge: «È evidente che un episodio tanto grave ci spaventa. Qui ci siamo sempre sentiti sereni, tranquilli. Certo, gli episodi di piccola criminalità si sono sempre verificati, sappiamo che la città è piena di problemi di questo tipo.
Ma in casa no, in casa non era mai accaduto». Poi, nello spazio di un mese, prima l´assassinio dell´imprenditore Franco Ambrosio e della moglie commesso nella villa della Gaiola da una banda di romeni, e oggi l´assalto al piccolo appartamento di Salvatore al quale si accede da una stretta traversa privata di via Marechiaro, scendendo i gradini di una scala che termina proprio a ridosso del cancello d´ingresso.
Ma l´abitazione è anche esposta attraverso il giardino alla terra di nessuno dalla quale, è una delle ipotesi alle quali lavorano gli investigatori, potrebbero essere arrivati gli aggressori. «Pensare a un delitto così grave accaduto a cinque metri da casa mia mi allarma - afferma Raffaele Cucci - dobbiamo barricarci meglio, se necessario anche con le telecamere». Molti hanno già fatto questo passo e lungo via Marechiaro i cartelli con l´indicazione “zona videosorvegliata” si sprecano.
Ma in realtà, spiega Massimo, che abita al primo piano e si affaccia dalla finestra protetta da una robusta inferriata, «qui d´inverno è quasi sempre deserto. D´estate, invece, Marechiaro si popola e arriva di tutto. Le rapine ci sono sempre state, a poca distanza da qui ne fece le spese anche un calciatore del Napoli, il giovane Andrea Russotto».
Un senso di insicurezza sempre più profondo si sta impadronendo progressivamente di una parte di città che si era sentita a lungo convinta di essere lontana dal caos e dalle insidie della metropoli.
Dunque non sorprende il boom delle richieste di contratti con istituti di vigilanza privata che da mesi ormai si registra in tutta la zona residenziale del quartiere Posillipo. E se la tragica fine dei coniugi Ambrosio era stata accolta come la prima folata di un vento che sembra cominciare a soffiare in senso contrario, questo nuovo, drammatico, episodio suona come l´inizio di una tempesta dalle conseguenze imprevedibili e non basta chiudersi in casa per sentirsi protetti.

SALTARE IL LUNEDI’E……

Maggio 11, 2009 by admin · Comment
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« Certo chi comanda
non è disposto a fare distinzioni poetiche:

il pensiero è come l’oceano,
non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare. »
(Lucio Dalla, Come è profondo il mare)

« …Ma se la luce scende, il mio cuore rimane lì
Se c’è un pensiero che l’accende è saltare il lunedì. »
(Lucio Dalla, Lunedì, 2007)

CIAO PEPPE

Mamma, auguri

Maggio 9, 2009 by admin · Comment
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La festa della mamma è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo. In Italia cadeva regolarmente l’8 maggio, fin quando non si decise di fissarla alla seconda domenica di maggio.

Costituisce una festa molto antica, legata al culto delle divinità della fertilità degli antichi popoli politeisti, che veniva celebrato proprio nel periodo dell’anno in cui il passaggio della natura dal freddo e statico inverno al pieno dell’estate dei profumi e dei colori (e della prosperità nelle antiche civiltà contadine) era più evidente. Con l’andare del tempo questa festività dal tono religioso si è evoluta in una festa commerciale, talvolta anche in Sagra.

Negli Stati Uniti nel maggio 1870, Julia Ward Howe, attivista pacifista e abolizionista (della schiavitù), propose di fatto l’istituzione del Mother’s Day (Giorno della madre), come momento di riflessione contro la guerra. Fu ufficializzata nel 1914 dal presidente Woodrow Wilson con la delibera del Congresso di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri e speranza per la pace. La festa si è diffusa in molti Paesi del mondo, ma cambiano le date in cui è festeggiata.

In Italia fu celebrata per la prima volta nel 1957 da don Otello Migliosi ad Assisi, nel piccolo borgo di Tordibetto di cui era parroco. Migliosi la celebrò la seconda domenica di Maggio[1].

È morto padre Gianni Baget Bozzo

Maggio 9, 2009 by admin · Comment
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Prima vicino a Bettino Craxi, poi tra i consiglieri più ascoltati di Berlusconi
Editorialista su Panorama, aveva 84 anni. Fu per due volte parlamentare europeo per il Partito socialista

GENOVA - È deceduto padre Gianni Baget Bozzo, aveva 84 anni. È morto nel sonno nella sua abitazione privata di Genova. In casa c’era una persona che lo assisteva e ha scoperto la sua morte. I funerali, celebrati dall’arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco, si svolgeranno lunedì prossimo alle 11,30 nella parrocchia Sacro Cuore di San Giacomo di Carignano, a Genova.

EUROPARLAMENTARE - Il sacerdote-giornalista era nato a Savona l’8 marzo 1925, dapprima vicino alla Democrazia cristiana, negli anni Ottanta si spostò su posizioni socialiste in quanto fortemente avverso al compromesso storico tra Dc e Partito comunista. Bettino Craxi lo candidò al Parlamento europeo nel 1984 e l’anno dopo venne sospeso a divinis dall’arcivescovo di Genova, cardinale Siri, che lo aveva ordinato sacerdote nel 1967. Venne eletto all’Europarlamento anche nel 1989.

DA MANI PULITE A BERLUSCONI - Dopo l’indagine Mani Pulite che travolse Craxi e il Partito socialista, si avvicinò a Silvio Berlusconi e fu tra i fondatori e ideologi di Forza Italia

-fonte-
corriere della sera

http://www.youtube.com/watch?v=N4HRhi5K56w
http://www.youtube.com/watch?v=N4HRhi5K56w

FONDO “MARTA LOSITO – ANNO 2009”

Maggio 6, 2009 by admin · Comment
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Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale
Via Verdi, 26 – 38122 Trento, Italy - Tel. +39 0461/881322, Fax +39 0461/881348

FONDO “MARTA LOSITO – ANNO 2009”

ISTRUZIONI PER LA RICHIESTA DI AMMISSIONE AL
CONTRIBUTO ALLA MOBILITA’/RICERCA DI DOTTORANDI E POST-DOTTORATI
per l’anno 2009

Vista la delibera del Consiglio di Dipartimento di data 4.3.2009;
Vista la delibera della Giunta di Dipartimento di data 29.4.2009;
Vista la disponibilità del Fondo “Marta Losito” destinato al sostengo alle spese di mobilità e ricerca dei
dottorandi e post-dottorati del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale;

La Commissione di selezione, nominata dalla Giunta di Dipartimento , ha così stabilito:

ART. 1 – Destinatari
Possono richiedere un contributo di mobilità e ricerca sul Fondo “Marta Losito” i dottorandi iscritti alla
Scuola di dottorato in Sociologia e Ricerca Sociale e i post- dottorati afferenti al Dipartimento. Ciascun
richiedente può presentare una sola domanda di ammissione al contributo.

ART. 2 – Finalità del contributo
Il contributo può essere richiesto per attività legate alla ricerca e alla (certificata) presentazione di
paper a convegni internazionali (quindi NON per la mera partecipazione) o anche per la
partecipazione a corsi specifici di formazione, purchè finalizzati alla ricerca che i richiedenti stanno
realizzando.
La Commissione valuterà la congruenza delle attività relative al contributo richiesto con le finalità per
cui è stato istituito il fondo in oggetto.

ART. 3 – Modalità di presentazione
Le domande di ammissione al contributo devono essere presentate (secondo il fac-simile allegato) –
presso la Segreteria del Dipartimento – entro e non oltre le ore 12.00 di mercoledì 3 giugno 2009 e
devono contenere:
- luogo e periodo;
- motivo della missione (seminari, convegni, corsi di formazione, altro);
- attività prevista in relazione alla missione ;
- preventivo di spesa;
- presentazione della ricerca o dello studio all’interno del quale si colloca l’attività per cui si richiede il
contributo;
- se co-finanziata su altri Fondi (indicare quali e entità);
- In caso di presentazione di paper a convegni internazionali, il paper dovrà essere allegato alla
domanda di contributo.

ART. 4 – Risultati
La Commissione provvederà alla valutazione delle domande pervenute e formulerà una lista degli
aventi diritto al contributo sulla missione/attività di ricerca richiesta. Il giudizio della Commissione è
insindacabile.
La Commissione si riserva altresì la possibilità di richiedere materiali/informazioni aggiuntive ai
richiedenti il contributo. Nel caso in cui, a fronte di un riconoscimento del contributo il richiedente non
sia in grado di produrre il paper e/o di prendere parte ai lavori per cui il contributo gli/le è stato
assegnato, il richiedente sarà responsabile del rimborso del contributo al Dipartimento.
La lista degli aventi diritto al contributo di mobilità sul Fondo “Marta Losito” per l’anno 2009 è
approvata dalla Giunta di Dipartimento.

Via Verdi, 26 – 38122 Trento, Italy - Tel. +39 0461/881322, Fax +39 0461/881348

———————————————————————————–

FONDO “MARTA LOSITO – ANNO 2009”

RICHIESTA DI AMMISSIONE AL
CONTRIBUTO ALLA MOBILITA’/RICERCA DI DOTTORANDI E POST-DOC

Alla Commissione di selezione
c/o Segreteria
Dipartimento Sociologia e Ricerca Sociale
Via Verdi 26
sede

Il/La sottoscritto/a _________________________________________________________________
□ iscritto/a alla Scuola di dottorato in Sociologia e Ricerca Sociale;
□ borsista post-doc di Ateneo afferente al Dipartimento
□ borsista PAT post-doc afferente al Dipartimento

Chiede
di partecipare al Bando di ammissione al contributo di mobilità e ricerca sul Fondo “Marta Losito” – anno 2009 - emanato con Decreto del Direttore n. 12 di data 6.05.2009.
A tal fine dichiara che la missione per la quale si chiede il contributo si riferisce a:
Luogo della missione

_________________________________________________
Motivo della missione

□ seminario
□ convegno

□ corso di formazione

□ altro ____________________

Periodo

Dal ____________________ al ______________________

Attività prevista nella missione

Preventivo di spesa

Spese di viaggio: ______________________________
Spese di pernottamento: ______________________________
Spese di vitto: ______________________________
Quota di iscrizione: ______________________________
Altro ______________________________

TOTALE _______________________________

Co-finanziata su altri Fondi

□ no
□ si - indicare quale _________________________________
Responsabile del Fondo ______________________________

Allego alla presente domanda :
□ Presentazione della ricerca o dello studio all’interno del quale si colloca l’attivit
□ n. ____ paper

Trento, _______________________________ FIRMA

____________________________________

1° maggio: Festa dei Lavoratori tra precariato e lavoro nero

Maggio 1, 2009 by admin · Comment
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Il 1°  Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, per affermare i propri diritti e per migliorare la propria condizione.Oggi parlarne ha un senso non solo per conservarne la memoria storica, ma per il contenuto, il significato che essa rappresenta in termini di coscienza di classe e di lotta degli sfruttati per riconquistare diritti e dignità rubati.
Oggi si parla sempre di lavoro precario, spesso dimenticando un’altra grande piaga di questo paese: il lavoro in nero. La mafia si mantiene e si sostiene anche attraverso lo sfruttamento di moltissimi lavoratori.
Delle migliaia di persone occupate in Sicilia, solo una piccolissima percentuale avrebbe un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E anno dopo anno cresce esponenzialmente la nuova schiavitù, che vede vittime inconsapevoli tutti quegli immigrati, sfruttati per pochi euro e senza alcuna garanzia, gli operai che lavorano nei cantieri senza alcuna sicurezza, ragazzi condannati ad un precariato eterno.
Ma il primo maggio per noi siciliani è anche Portella delle Ginestra, dove quest’anno si ricorda il 62° anniversario dell’eccidio ordinato dalla mafia di in Sicilia. L’attentato costò la vita a undici braccianti convenuti in quel luogo simbolo della lotta dell’occupazione delle terre per festeggiare la festa del lavoro e il riscatto della dignità di chi lavora.
Sulla scia di Portella della Ginestra, assume una valenza particolare parlare di lavoro nero e precario, in quanto è evidente il filo rosso che lega questi nuovi schiavi che oggi si ribellano alla destrutturazione del mercato del lavoro, con le lotte dei contadini che proprio a Portella si ribellavano al potere costituito di mafiosi ed agrari che li costringevano ad una esistenza precaria e sfruttata, così come oggi il caporalato di allora viene ripreso e legalizzato con l’apertura delle agenzie interinali.
Ecco perché il primo maggio diventa un giorno importante per tutti i lavoratori, per ricordare sempre a chi ci governa che il lavoro nobilita l’uomo, è fonte della sua libertà e della sua autonomia. Per pretendere condizioni di lavoro più umane, più civili, più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti. Per immaginare un’Italia migliore.

Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza

Maggio 1, 2009 by admin · Comment
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Per non dimenticare
Origini del Primo maggio�
Tra Ottocento e Novecento�
Il Ventennio fascista�
Dal dopoguerra a oggi�

Origini del Primo maggio 
Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :�
“Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”.�
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue. Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l’opera di sensibilizzazione sul significato di quell’appuntamento. “Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”.�
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perché non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere. 

Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio. 

In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva. 

Del resto si tratta di una scommessa dall’esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe. 

Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un’iniziativa di carattere internazionale. 

In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.�
“La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista”.�
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un’ottima riuscita:�
“Il proletariato d’Europa e d’America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti”.�
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l’anno successivo.�
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell’appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la “festa dei lavoratori di tutti i paesi”.

 

 

Tra Ottocento e Novecento
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L’obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento. Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei “moti per il pane”, che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l’impresa libica e contro la partecipazione dell’Italia alla guerra mondiale.Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ? 

Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell’una e dell’altra caratterizzazione.

Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una “festa ribelle”, ma nei fatti il 1 maggio è l’una e l’altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa. 

Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell’obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.�

 

 

Il ventennio fascista
Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio. Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai “sovversiva”, divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all’occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l’opposizione al regime. 

 

Dal dopoguerra a oggi
All’indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d’Italia in un clima di entusiasmo. Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio. Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.

Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio. 

Oggi un’unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:�
“Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l’interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de’sensi; e un’accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell’avvenire, naturalmente è portata a quell’esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa”.

 

fonte: Cgil di Roma e del Lazio - Archivio Storico  “Manuela Mezzelani”

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