Cattolici e politica l’anno zero della metropoli
IL MATTINO DOMENICA 1 MARZO 2009
UN LIBRO DI CORRADO CASTIGLIONE
Cattolici e politica l’anno zero della metropoli
SANTA DI SALVO
IN PARTE intervista, in parte riflessione specu1are’ in parte autobiografia che, come ricordano i due conversatori citando i gesuiti, è una forma secolarizzata di confessione. Il libro di Corrado Castiglione Napoli anno zero (Intramoenia, pagg. 212, euro 12) ha come sottotitolo «Cattolici e politica dal ‘68 ai giorni della spazzatura», tanto per chiarire che la materia è vasta e le questioni sollevate da maneggiare con cura. Castiglione, attento cronista politico e cattolico impegnato nel processo di rinnovamento civile e sociale, ha preferito la forma della conversazione metropolitana (in senso letterale, visto che il testo si snoda in un viaggio di tredici stazioni fino al terminale di Scampia) con Lucio Pirillo, anche lui giornalista, presidente provinciale delle Acli, ex assessore comunale. Una presenza forte nella città e dunque l’interlocutore ideale di un confronto in cui sollecitare la memoria per ridefinire la questione cattolica a Napoli, visto che proprio le esperienze comuni sono il lievito di un ricordo ricco e molto dettagliato.
Napoli è una città senza sole, ripete Castiglione in premessa. Immemore come una vecchia signora che ricorda la gioventù lontana ma non quello che ha mangiato ieri, la città continua nel suo stanco copione di ex capitale europea, autocitandosi e dimenticando che appena sedici anni fa, nel ‘93, la giunta comunale fu sciolta per
. incapacità amministrativa (prefetto Improta, ministro degli interni Mancino), mentre l’acqua marrone usciva dai rubinetti e la città era in emergenza sanitaria. Non solo «monnezza», dunque. L’emergenza rifiuti è solo il terminale simbolico di. una classe dirigente giunta al collasso. E la città si allontana sempre più dall’Europa.
Che ruolo hanno avuto i cattolici in questo sistema altamente imperfetto? Attra-
Dal ‘68 all’emergenza ‘rifiuti Un dialogo con Lucio Pirillo per ridefinire la questione
verso gli anni il racconto torna al magistero del cardinale Ursi e della sua pastorale della tenda e della strada, poi si dirige verso l’evangelizzazione della famiglia voluta dal cardinale Giordano, infine alla ri -organizzazione della speranza su cui punta il cardinale Sepe, grande organizzatore e alto prelato della Curia romana. Napoli senza sole non è una metafora disfatti sta. È anzi un forte richiamo a una. possibile palingenesi che faccia esplodere la bolla di immobilismo del sistema politico, segnato dal malaffare e dall’assenza di ricambio della classe dirigente.
Sfilano, nelle memorie di Lucio Pirillo ’stimolato da Castiglione, i protagonisti degli anni di piombo e i politici della vecchia Dc, i giovani del mondo cattolico risvegliatosi con il vento innovato re del Concilio e la successiva fase di delusione, con il totale ripiegamento nella’ Chiesa del silenzio. E tanta solitudine, rispetto a una realtà ecclesiale lontana dalla vita e dalle responsabilità pubbliche. Un quadro desolante, quello di un nuovo sistema di potere «molto più chiuso di quello della Prima Repubblica».
Castiglione e Pirillo fanno sempre nomi e cognomi, l’analisi è impietosa e perciò particolarmente efficace. Nel diluvio di testi su Napoli, questo libro colpisce al cuore perchè riesce ad essere tagliente e persino feroce nell’ apparente mitezza di tono. «Penso che il ceto politico campano debba confessarsi nel senso agostiniano - dice Pirillo - Cioè riconoscere le responsabilità della sua storia di governo, alle quali risale gran parte del mancato sviluppo culturale e civile della città. C’è un filo che lega destra e sinistra, il notabilato tradizionale e progressi sta di Gava e Valenzi e il compromesso di sistema costruito da Bassolino e Iervolino». Piacerebbe ache a noi, come conclude l’intervistato, che in questa specie di notte artificiale si intravedesse un’aurora dalla quale ripartire.
Il cognato, Franco Roberti, capo della Dda: «Non mi aveva detto nulla»
�Fonte: il mattino.it
Cinema: Gomorra sconfitto dalla ‘Classe’
Cinema: Gomorra sconfitto dalla ‘Classe’ |
Agli Indipendent Spirit Awards, gli Oscar cinema indipendente |
(ANSA) - LOS ANGELES, 22 FEB - Gomorra, non ce l’ha fatta. E’ stato sconfitto dal film francese ‘La Classe’ agli Indipendent Spirit Awards. Il film di Matteo Garrone ispirato al libro di Roberto Saviano, nominato agli Independent Spirit Awards, gli Oscar del cinema indipendente, nella categoria migliore film straniero e’ stato battuto da La classe, il film francese nominato anche agli Oscar. |
DILLO OGGI…
Buona domenica, miei cari lettori. Oggi voglio raccontarvi una storiella un pochino triste ma… terapeutica:
C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia…Una malattia di cui non si conosceva la cura… Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento… Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre… Stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta… Chiese il permesso a sua madre. Lei accettò. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età.Fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza.
Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era la
ragazza. Lei lo guardò e gli disse sorridente: “Posso aiutarti?” Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla.
Balbettando le disse: “Si, eeehhhmmm, uuuhhh…mi piacerebbe co mprare un CD”. Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. “Vuoi che te lo impacchetti?” - Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con ilpacchetto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio.
Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd.
Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio. Egli era molto
timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio. Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodichè uscì di corsa dal negozio.
Driiiiin !!! Sua madre rispose al telefono: “Pronto?”, era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: “Non lo sai?…è morto ieri”. Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba. Aprì l’armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo;facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica.. La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: “Ciao!!! Sei carino ! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB…Sofia.” La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa.
Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti. Dillo oggi stesso. Domani potrebbe essere troppo tardi.
Vi è piaciuta?
Non importa se cadi, è importante che sai alzarti di nuovo
Vorrei dedicare queste righe a tutte le nostre lettrici che non sanno che…. le donne sono in rinascita:
Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, a casa mentre parli al telefono, e fingi che va tutto bene.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella volta che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. “Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa, e non la fermi più.
E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande, e ti piace proprio perché è un’avventura.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli o da un vestito nuovo.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto.
Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti.
MOMENTI DI RELAX
strafalcioni linguistici e castronerie
preti, chiese e sacrestie |
Quando c’è da ridere, anche le parole fanno miracoli!
LOURDES E’ ENTRATA IN CRISI: “DIMINUISCONO I MIRACOLI”. (dai giornali) E il Signore disse: avrete sete e sarete dissetati, avrete fame e sarete diffamati! Beati gli umili, perchè saranno umiliati. E ricordate che l’uomo non deve giudicare se non vuole essere pregiudicato! Stendiamo un velo peloso … Al termine della processione saranno incendiati i fuochi pirotecnici. Per i propri figli, i genitori fanno calze false. E Gesù moltiplicò i pani e i vini … Spezzò il pane, bevve il pesce e disse … LA POLIZIA RITIRA LA PATENTE A UN PRETE: AVEVA CELEBRATO TRE MESSE BEVENDO IL VINO. (dai giornali) E’ più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che Maometto vada alla montagna … Dal Purgatorio si passa al Paradiso, ma all’Inferno non ci sono Santi che tengano … Chi non denuncia i mafiosi è convivente con la mafia. Vi sono ancora Paesi dove i bambini muoiono per le malattie, la fame e l’eucarestia. Oggi raccogliamo offerte per la lotta contro la ricerca a favore del cancro. E infine mi rivolgo ai giovani: tirate fuori quel poco di buono che c’è in voi! |
Innamoramento e amore di Francesco Alberoni
proviamo ad analizzarci, aiutandoci ad osservare cosa ci insegna Francesco Alberoni con il suo libro Innamoramenti e amori. Spesso parliamo d’amore ma lo confondiamo con l’innamoramento. Si tratta di due esperienze molto diverse. L’innamoramento coinvolge la nostra sfera emotiva, facendoci battere il cuore, annebbiare la mente, soffrire o gioire con entusiasmi e depressioni improvvise. Amare non è una capacità che tutti hanno ma, come tutte le cose della vita, dobbiamo imparare ad amare perchè è una funzione da esercitare, in altre parole non dobbiamo cercare l’amore solo con la preoccupazione di essere amati, perchè otterremo risultati che ci potrebbero deludere, perchè nessun uomo sa amare, ma deve impare ad amare ogni cosa che incontra nella sua vita. Tutto ciò che ci circonda è amore e dobbiamo viverlo con amore, perchè tutto viene da Dio. |
Quando ci innamoriamo, per molto tempo continuiamo a dire a noi stessi di non esserlo. Passato il momento in cui ci si è rivelato l’evento straordinario, noi ritorniamo nella vita quotidiana e pensiamo che sia stato qualcosa di effimero. Con nostra meraviglia però ci ritorna in mente e crea un desiderio, uno struggimento che si placa soltanto sentendo la voce o rivedendo quella persona.Diciamo a noi stessi che era una infatuazione e che non ce ne importa nulla. Se però quel desiderio riappare, e riappare di nuovo e ci si impone, allora siamo innamorati.(…) Quando siamo innamorati non possiamo raggiungere e tenere lo stato di tranquillità serena. Il nostro amore non è nelle nostre mani, ci trascende, ci trascina e ci costringe a mutare. Per riuscire a trasformare questa cosa in serenità quotidiana occorre distruggerla. E molte persone, uomini e donne, non hanno pace fino a che non hanno trasformato l’essere splendente del loro amore in qualcosa di controllabile, circoscritto, definito. Tutto ciò che serve per raggiungere l’amato e farsi amare da lui è essenziale. Il resto non conta nulla. E’ molto bello mangiar bene se fa piacere all’amato, ma da soli non ce ne importa nulla. Per incontrare lui, per stare con lui, siamo disposti a fare viaggi più faticosi, a non mangiare e a non dormire, e non ci costa fatica, anzi siamo felici e tutte le cose che nella vita quotidiana ci sono insopportabili le facciamo senza accorgercene. Ciascuno dà secondo le sue possibilità e ciascuno riceve secondo i suoi bisogni. Non c’è nessuna contabilità fra ciò che do e ciò che ricevo. Ciascuno fa all’altro dei doni: le cose che gli sembrano belle, qualcosa che parli di sé, che lo ricordi all’amato. Ma anche cose che piacciono all’altro, che l’altro ha nominato o ha guardato. Il dono spesso è un atto improvviso, un gesto spontaneo che simbolizza il dono di sé, la propria disponibilità, totale. Ma il dono non aspetta un altro dono, non aspetta di essere ricambiato. Facendo il dono il conto è subito pari: basta che l’altro lo apprezzi, che sia contento. La gioia dell’altro vale più di qualsiasi oggetto. Così fra i due c’è un farsi dei doni, ma senza scambio. Quando incomincia una contabilità dei doni, un “io ti ho dato e tu no” allora l’innamoramento sta per finire. Quando ciascuno esige contabilità, del dare e dell’avere, allora è finito completamente. (…) Quando una persona si innamora di un’altra suscita sempre in lei un risveglio, una, emozione. Chi ama tende a trascinare l’amato nel suo amore. Se anche l’altro è disposto all’innamoramento ne può nascere un incontro e addirittura un innamoramento.
Può però avvenire che l’altra persona abbia già qualcuno che le interessa ed allora la poesia d’amore dell’innamorato risveglia sì il suo amore, ma per l’altro. Essa viene trasportata su un piano superiore di sentimenti, ma il destinatario di questi sentimenti non è chi li ha evocati. (…) Anche se lo si desidera intensamente, non ci si può innamorare. Però, se lo si vuole, si può fare innamorare qualcuno di noi perché si trova sempre chi è preparato all’innamoramento, pronto a gettarsi nel tutto e nel nulla di una vita nuova. Ciò è possibile se, nel momento adatto, una persona si presenta a lui mostrandogli che lo capisce in profondità,, se si dichiara disposta a condividere con lui il rischio del futuro restandogli accanto spalla a spalla, dalla sua parte, per sempre.
Qualunque persona può far innamorare un’altra che attendeva la chiamata se gli fa udire la voce che lo chiama per nome e gli dice che il suo tempo è venuto. (…) L’innamoramento è un succedersi di prove. Innanzitutto quelle che poniamo a noi stessi. Essere innamorati è anche un resistere all’amore, un non voler cedere al rischio esistenziale del mettersi completamente nelle mani dell’altro. Noi perciò cerchiamo la persona amata, ma desideriamo anche di farne a meno. Spesso, nei momenti di felicità, ci diciamo “ecco che ho raggiunto il massimo che mai potrò ottenere, ora posso perderla e tornare così come ero portandone con me solo il ricordo; ho ottenuto quanto ho voluto, ora basta”. Ottenere il massimo possibile e poi farne a meno, questa è la fantasia della sazietà. In un certo senso riusciamo ad abbandonarci totalmente solo perché pensiamo che quella sia l’ultima volta. In tal modo però ci mettiamo alla prova perché, dopo il distacco, ci accorgiamo che il desiderio ritorna e che continuiamo ad amare, a desiderare disperatamente e abbiamo bisogno di un’altra “ultima volta”. E l’ultima volta” diventa così un nuovo inizio e la necessità di un nuovo inizio. Negli atti dell’altro cerchiamo le prove che ci ama.; prima che sulle margherite, il “m’ama, non m’ama” è cercato nei comportamenti dell’altro: “se fa così vuol dire che… se non fa così vuol dire che…” Ma il significato non è mai limpido. Può arrivare in ritardo trafelato, e cosa significa? Che si era dimenticato di me oppure che ha fatto fatica ad arrivare da me e perciò il suo ritardo è una prova d’amore? D’altra parte, anche quando la prova è negativa basta una sua spiegazione, un suo sguardo, una sua carezza per farcela dimenticare, per rassicurarci. (…) Se la gelosia appare nell’innamoramento, allora significa che uno dei due, in realtà, non vuol innamorarsi o non è innamorato. La gelosia è scoprire che l’amato dipende, per la realizzazione dei suoi desideri, da qualcosa che un altro possiede e noi no; che l’altro, non noi, dispone di qualcosa che ha valore per lui. Se questo qualcosa per lui è importante e se quella persona gli è indispensabile, se preferisce lui a me, allora vuol dire che non mi ama. Avrà affetto per me, tenerezza, gli piacerà la mia compagnia, ma non mi ama. L’innamorato, dapprima cercherà di lottare, di conquistarlo col fascino, col canto, con ogni cura e dedizione, cambiando se stesso in ogni modo ma, quando ha capito che l’altro non l’ama, non può che impugnare la spada del distacco. La forza che gli resta gli consente di tagliarsi le mani che si protendono verso l’amato, di accecarsi gli occhi che lo cercano ovunque. A poco a poco, per non desiderare chi ha amato, dovrà trovare in lui ragioni per disinnamorarsi, dovrà cercare di rifare ciò che ha vissuto investendo di odio tutto ciò che è stato. L’odio sarà il suo tentativo di distruggere il passato, ma è un odio impotente. (…) Come facciamo a sapere che siamo innamorati ? Perché ci innamoriamo di nuovo, perché ci ri-innamoriamo continuamente della stessa persona. Quando siamo innamorati ci sono dei periodi in cui abbiamo l’impressione che non ci importa nulla di quella persona. Vogliamo farne a meno, talvolta la incontriamo e non ci dice nulla, ci è indifferente. Poi ci riappare. Quel viso indifferente diventa l’unico viso, quella voce l’unica voce; la sua mancanza diventa intollerabile, la sua presenza una gioia infinita. Tutto di lei ci commuove, tutto di lei è nostalgia e appagamento. (…)
Xiao, la venditrice di tempo
La venditrice di tempo era triste. Un anno infernale, il 2008: “Due mie mie amiche si erano sposate in marzo e in maggio, e in agosto e in ottobre stavano già divorziando. Io ero senza lavoro. Il terremoto del Sichuan. Basta, mi sono detta”. Così Chen Xiao si è messa a cercare la miccia per far saltare tutto. L’ha trovata sul web. Ai primi di dicembre ha scritto un messaggio su uno dei forum più diffusi, ed è diventata la venditrice di tempo.
NICHILISMO LIGHT “Ho scritto che ero depressa, che la mia vita non aveva scopo e avevo deciso di farmi organizzare l’esistenza dagli altri. Che mi dicessero loro che cosa fare”. Vendere il tempo, vendere le sue giornate. Nichilismo light. Otto minuti per 8 renminbi, praticamente un euro. Un’ora a 20. Una giornata intera 100. Venduti regolarmente dal suo negozio on line, su una specie di eBay made in China. La sua postazione è un trasandato palazzo alla periferia est di Pechino. Scale di cemento, arredamento spartano, pile di di scatole e scatoloni. Una gabbia per accogliere la cagna nera che le si strofina addosso, accarezzata dagli sguardi di tre gatti silenziosi e quasi immobili. Xiao ha 26 anni, viene dall’Hunan, prima di questa sua vita in vendita – racconta a Corriere.it – aveva messo insieme una laurea breve in moda, lavoretti vari, la vittoria a un concorso di bellezza legato al Mondiale di calcio nippo-coreano del 2002, due anni in un’agenzia di pubblicità, due negozi di abbigliamento aperti e chiusi, l’ultimo dei quali subito prima delle Olimpiadi. “Vendere tempo significa che faccio quello che mi chiedono. Uno mi ha chiesto di portargli in università un libro e un caffè: accontentato. Questo pomeriggio devo andare a ritirare un visto. Un tale di un’altra città mi ha domandato di portare un pasto a un vero barbone: non è stato facile trovarlo, il barbone vero, a Pechino non se ne vedono più, ma ce n’era uno e gli ho dato da mangiare, anticipando i soldi. Se poi mi pagano per leggere un libro o non fare nulla, leggo il libro o non faccio nulla”.
PROPOSTE PERICOLOSE E’ successo anche altro, naturalmente. Che le offrissero 10 mila renminbi per una notte di sesso, o che chiedessero una sttimana del suo tempo, tutta intera, in un’altra città. “A queste cose dico no. Ma dal Canada mi ha telefonato prima un ragazzo, poi la sorella, per indagare che tipo fossi, ho avuto l’impressione che volessero sapere se potevo essere una buona moglie”. In due mesi ha raccolto 10 mila renminbi, più o meno, “ma ci devo togliere il denaro che in molti casi ho anticipato”. Più spesso la pagano perché chieda scusa a nome di qualcun altro, o perché incoraggi una persona sfiduciata, o magari funzioni come una sveglia, tirando giù dal letto l’amico di un amico alle 7 del mattino. La politica è lontana, “c’è chi voleva che presentassi delle petizioni a suo nome, ma ho detto no”: mossa prudente, visto che le autorità spesso amano rivalersi nei confronti di chi sottopone lamentele agli uffici preposti, pratica formalmente prevista e incoraggiata ma in realtà fonte di pesanti intimidazioni. Vendere tempo le è venuto così, senza altra ispirazione che non fosse il suo umore rasoterra. “Un giornalista giapponese mi ha detto che, se fossi nata nel suo Paese, dopo aver scritto quello che ho scritto mi sarei ammazzata. Ma io non ho nessuna intenzione di farlo. Mi basta questo, ora, non cerco pubblicità, non voglio fare l’attrice o chissà cosa. Adesso finalmente sto bene”. La imitano, anche altri si sono messi a vendere tempo, magari a prezzo più basso, alcuni addirittura si spacciano direttamente per lei. “Internet è un mare dove le informazioni o si perdono e muoiono o diventano onde. Io sono un’onda”. Date tempo alla venditrice di tempo.
Eluana Englaro è morta alle 20,10 - Il padre: «Voglio stare solo»
fonte: Il mattino
Vivi come puoi perchè come vuoi non puoi.
Se sei stanco e la strada ti sembra lunga, se ti accorgi di aver sbagliato strada, non lasciarti portare dai luoghi e dai tempi… Ricomincia. Se la vita ti sembra troppo assurda e sei deluso da troppe cose e persone, non cercare di capire il perché… Ricomincia. Se hai provato ad amare e ad essere utile, se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti, non lasciarlo un impegno assolto a metà… Ricomincia. Se gli altri ti guardano con rimprovero, sono delusi di te, irritati, non ribellarti, non domandar loro nulla… Ricomincia. Perché l’albero germoglia di nuovo dimenticando l’inverno, il ramo fiorisce senza domandare il perché e l’uccello fa il nido senza pensare all’autunno… Perché la VITA è speranza e sempre ricomincia…