UNEBA-Napoli - Opera Don Guanella Commemorazione Adele Fernandes -Natale con la famiglia Naldi

Gennaio 8, 2012 by admin · Comment
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UNEBA-NAPOLI:CENTRO SOCIO-EDUCATIVO CORRADO URSI,QUARANT’ANNI DI INTERVENTO SOCIALE A FORCELLA…MALGRADO….TUTTO!

Dicembre 19, 2011 by admin · Comment
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Napoli - UNEBA XL anniversario del semiconvitto socio educativo Cardinale C. URSI

“Siamo amareggiati dal comportamento della giunta De Magistris”, sintetizza il presidente di Uneba Napoli Lucio Pirillo.

Dicembre 13, 2011 by admin · Comment
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Si svolge venerdì 16 dicembre alle 18 presso il centro Don Guanella in via Don Guanella a Napoli l’assemblea ordinaria di Uneba Napoli.

All’ordine del giorno, ancora una volta, la difficile situazione degli enti associati, in particolare dei centri socioeducativi che accolgono durante il giorno minori spesso provenienti da situazioni sociali difficili.

A dispetto delle promesse delle manifestazioni di disponibilità, e in barba alle proteste di Uneba,nessun sostegno è arrivato dalla nuova giunta (al governo di Napoli da giugno 2011) agli enti associati.

http://www.uneba.org/il-comune-di-napoli-continua-a-non-pagare-i-centri-socioeducativi-uneba-altri-5-chiudono-500-minori-di-nuovo-in-strada/

APPELLO AL SINDACO LUIGI DE MAGISTRIS:I BAMBINI DI NAPOLI SONO TUTTI UGUALI!

Novembre 30, 2011 by admin · Comment
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Sarà un Natale davvero triste, per i bambini dei centri socio assistenziali di Napoli. L’amministrazione comunale quest’anno ha bloccato anche quei fondi che durante il periodo di dicembre venivano concessi a quegli istituti cattolici in cui centinaia di ragazzini a rischi, provenienti da realtà difficili della città, cercano di sottrarsi alle influenze negative della strada.

http://www.julienews.it/filmato/natale-senza-strenne-per-i-bambini-di-forcella/138_9022.html#videoplayer

NAPOLI. OPERA DON GUANELLA FONDAZIONE E. FERNANDEZ INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO

Novembre 6, 2011 by admin · Comment
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NAPOLI:Welfare allo stremo, Il Comune risponda.Pirillo (Uneba): debiti per 50 milioni Semiconvitti chiusi, operatori in strada

Novembre 5, 2011 by admin · Comment
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fonte
la Discussione 5 novembre 2011
DI GIANMARIA ROBERTI

Dipendenti dei semiconvitti sul piede di guerra, 2mila minori provenienti
da famiglie difficili che rischiano di essere rispediti a casa.
«Il Comune di Napoli ha raggiunto il ritardo record di 35 mesi nei pagamenti
delle rette» afferma Lucio Pirillo, presidente della sezione napoletana
dell’Uneba, l’Unione delle istituzione e delle iniziative di assistenza
sociale.
Che incalza Palazzo San Giacomo: «Si attende una concreta
proposta dell’Amministrazione de Magistris per un piano di
rientro dal debito per l’intero Terzo settore napoletano, come promesso
dal primo cittadino».

Voi dell’Uneba, come tutto il settore dell’assistenza sociale,
siete in lotta da anni col Comune.
Al momento, sono cinque gli istituti che hanno sospeso le attività di
semiconvitto. Questo significa che 4-500 minori a rischio sono senza
assistenza, e 70-80 lavoratori senza lavoro, senza ammortizzatori sociali.
Abbiamo rappresentato la situazione all’assessore al Welfare, D’Angelo
e a quello al Bilancio, Realfonzo.
Il credito del settore verso il Comune è di 200 milioni di euro. Come
Uneba vantiamo crediti per 50 milioni di euro.

Il Municipio vi ha già prospettato una via d’uscita?
Si era parlato del meccanismo della cessione del credito pro soluto,
ma ad oggi non abbiamo avuto nessuna convocazione e nessuna
notizia.

A quando risale l’ultima erogazione di denaro?
Il vecchio assessore al Welfare, Riccio, a gennaio 2011 ci diede un acconto
di crediti del 2008. Quindi è quasi un anno che non arriva niente.
Le banche, nel frattempo, stanno chiedendo agli istituti di rientrare
dal debito. A Napoli è in gioco il welfare.

Qual è lo scenario attuale?
Le richieste di invio nei semiconvitti per i ragazzi, fatte da assistenti
sociali del Comune, sono rifiutate fatto di estrema gravità, mai verificatosi
prima,. Ci sono 3-400 domande in sospeso. Il Comune intervenga,
per evitare che passi l’interpretazione che si voglia eliminare
il rapporto coi semiconvitti, quasi sempre gestiti da religiosi.

Si pone la difficoltà tecnica di stralciare la spesa sociale dal
cronologico dei creditori.
In parte è vero. Ma quelli per il welfare sono soldi già appostati in Bilancio
dal Comune. Che fine fanno? Come stanno pagando servizi
come le case famiglia, devono fare uno sforzo per i semiconvitti. Possono
fare una delibera per dichiararli servizio essenziale e metterli
fuori dal cronologico. Quando c’è la volontà politica, una cosa si fa.

Uneba Napoli in piazza con il Terzo settore per chiedere al Sindaco De Magistris di presentare entro fine ottobre un piano di rientro dal debito che il Comune ha con le organizzazioni del terzo settore, facendosi carico degli oneri finanziari dovuti alle banche

Ottobre 6, 2011 by admin · Comment
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Uneba Napoli: contro i tagli, i servizi sociali e sociosanitari li facciamo in piazza Mercoledì 5 ottobre Uneba, Sam, La Rete, Il welfare non è un lusso protestano a Napoli contro i tagli al welfare del governo nazionale e chiedono a Regione, Comune e Asl di fare la loro parte.

Ottobre 4, 2011 by admin · Comment
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Uneba Napoli e le altre organizzazioni chiedono

al sindaco di Napoli Luigi De Magistris:

  • di presentare entro fine ottobre un piano di rientro dal debito che il Comune ha con le organizzazioni del terzo settore, facendosi carico degli oneri finanziari dovuti alle banche
  • di aumentare la spesa sociale
  • di rendere efficaci e certe le procedure amministrative per i pagamenti
  • di chiarire il futuro dei progetti e dei servizi sociali che sono già sospesi o a breve chiuderanno

http://www.uneba.org/uneba-napoli-contro-i-tagli-i-servizi-sociali-e-sociosanitari-li-facciamo-in-piazza/

UNEBA Napoli, grave crisi dei servizi alle persone le Amministrazioni locali non rispettano gli impegni

Settembre 22, 2011 by admin · Comment
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Politiche sociali: il 5 ottobre giornata di mobilitazione generale

Settembre 21, 2011 by admin · Comment
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Le chiavi dei servizi socio-assistenziali saranno consegnate simbolicamente al Prefetto, a de Magistris e Caldoro. E intanto chiudono le Educative territoriali, i semi-convitti per i minori e le case famiglia per i malati di Aids

Napoli – I servizi sociali e socio-sanitari a Napoli e in Campania stanno chiudendo. Le uniche due case famiglia nella regione per malati di Aids già non accolgono più pazienti, mentre a Napoli le educative territoriali per i bambini sono ferme, le ludoteche sono chiuse, i semi-convitti sono in gravissime difficoltà. A lanciare l’allarme oggi in conferenza stampa congiunta i rappresentanti del comitato Il welfare non è un lusso Giovanni Laino, Antonio D’Andrea e Pasquale Calemme, Giacomo Smarrazzo responsabile di Legacoopsociali Campania, il presidente dell’Uneba Lucio Pirillo e il segretario regionale Antonio Cicia. Tutti, in rappresentanza di centinaia di associazioni e cooperative sociali laiche e cattoliche, hanno denunciato il mancato rispetto degli impegni da parte di Comune di Napoli, Regione Campania e Asl Napoli 1 dopo quattro anni di mobilitazione: nessun tavolo di confronto è stato aperto con le organizzazioni sociali nonostante le promesse in tal senso dalla Regione, che non ha neanche sbloccato i fondi per il sociale né avviato le procedure per la fine del Commissariamento dell’ambito Napoli, come pure non ha nominato i sub commissari della Asl Napoli 1, che si stima abbia un debito di almeno 20 milioni di euro per i servizi socio-sanitari gestiti dal terzo settore. Il Comune di Napoli, che sconta il deficit delle amministrazioni precedenti, ha ancora un debito di 200 milioni con coop e associazioni e ha investito appena 56 milioni nella spesa sociale, anche a causa dei tagli al fondo sociale da parte del Governo e dei minori trasferimenti ai comuni.

I rappresentanti delle organizzazioni sociali hanno annunciato che il 5 ottobre prossimo in piazza del Gesù terranno una giornata di mobilitazione cittadina in cui saranno coinvolti gli operatori sociali, le suore e i religiosi che operano nei servizi socio-assistenziali e tutti i beneficiari dei servizi (bambini, anziani, persone disabili, sofferenti psichici, ex tossicodipendenti, immigrati, malati di Aids e di Alzheimer) con le loro famiglie, e saranno consegnate simbolicamente al Prefetto di Napoli Andrea De Martino, al sindaco Luigi de Magistris e al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro le chiavi dei servizi che stanno chiudendo.

«Stiamo subendo uno stillicidio quotidiano – ha detto Giovanni Laino – di perdite di operatori sociali che non vengono pagati e di sevizi che vengono chiusi. Ci sono organizzazioni che dopo vent’anni di lavoro si trovano oggi ad avere il problema di come pagare le utenze». «Chiediamo chiarezza sul futuro dei progetti – ha concluso Laino – del Comune di Napoli, e un piano di rientro del debito, serio e corretto sulla programmazione». È di oggi la notizia che l’ente locale non ha rifinanziato le educative territoriali, vale a dire i servizi di accoglienza dei minori a rischio dislocati su tutto il territorio cittadino: 33 in tutto, che accolgono da un minimo di 30 a un massimo di 60 bambini tra i 7 e i 13 anni, per un totale di circa 2mila minori.

Quello dei servizi per i bambini e gli adolescenti è il settore più critico: l’Uneba denuncia che già 300 bambini sono senza assistenza perché 3 semi-convitti hanno già chiuso. «La crisi riguarda tutti – spiega il presidente dell’Uneba Lucio Pirillo – stanno chiudendo anche le strutture religiose».
Il mancato rispetto degli impegni da parte della Regione Campania e della Asl Napoli 1 sta comportando anche la chiusura delle uniche due case famiglia per malati di Aids della regione: la Masseria Raucci aperta nel 2005 gestita dalla cooperativa sociale Il Millepiedi, e la Riario Sforza gestita dall’opera Don Guanella e aperta nel 2003 dalla Caritas, ora non accettano più utenti. «In Campania non sono neanche sufficienti a coprire la domanda di accoglienza delle persone affette da Hiv – denuncia Pasquale Calemme – perché possono ospitare complessivamente 30 persone su una domanda di almeno un centinaio. La Asl ha debiti per 600mila euro con le due strutture, e non paga nonostante esista un “fondo Aids” dedicato».

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