Chiudono cento semiconvitti (sacerdoti, suore ed operatori scenderanno nuovamente in piazza lunedì 28 febbraio)
di Andrea Acampa
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il Giornale di Napoli
Da oltre due anni il Comune non versa un euro nelle casse dell’Uneba e della Sam.
Da 26 mesi Palazzo San Giacomo non paga le rette e l’assistenza per minori ed anziani.
Ammontano a 55 milioni di euro i debiti dell’amministrazione nei confronti degli operatori che continuano imperterriti il proprio lavoro. Un impegno che, però, nel tempo rischia di essere interrotto dall’ingente mole di debiti, soldi per ora anticipati dalle banche che non ne vogliono più sapere di finanziare le attività di case famiglia, case di riposo e semiconvitti.
Per questo motivo sacerdoti, suore ed operatori scenderanno nuovamente in piazza lunedì prossimo.
La seconda protesta a distanza di quasi un anno per consegnare al sindaco, Rosa Russo Iervolino, le dimissioni di oltre cento minori a rischio.
L’ultimo incontro con il sindaco e l’assessore alle Politiche sociali di Palazzo San Giacomo, Giulio Riccio, risale al 27 gennaio scorso. Da parte dell’amministrazione comunale la garanzia che entro il 15 febbraio sarebbe arrivata una prima tranche di fondi.
Due bimestri per l’esattezza che precedevano un secondo finanziamento ed infine la totale cessione del credito da effettuare entro fine mese. Mancano quattro giorni alla fine di febbraio e non ci sono novità, tutto tace, così i responsabili dell’assistenza di minori ed anziani partenopei hanno deciso di far sentire la propria voce all’esterno di Palazzo San Giacomo.
«Abbiamo atteso in silenzio – commenta amareggiato Lucio Pirillo, presidente dell’Uneba – rimandando nei mesi lo sblocco dei fondi, adesso non possiamo più aspettare, siamo con l’acqua alla gola. Dobbiamo ricevere 25 milioni di euro, il 15 aspettavamo 4 milioni di euro relativi a due bimestri, poi i fondi del 2009, del 2010 e di due mesi del 2011.
Forti della convenzione con il Comune siamo riusciti ad andare avanti, ma ora le banche hanno interrotto il credito».
Eppure i fondi destinati all’assistenza erano inseriti nel bilancio comunale approvato in Consiglio. «Sono soldi del Comune – precisa Pirillo – in questo caso non è solo una questione di liquidità e le colpe non sono del Governo o della Regione».
Due le strutture che hanno chiuso. Una a Barra, l’unica nella periferia est di Napoli, gestita dalle suore del Verolino che anticipavano gli stipendi agli operatori con le loro pensioni e la seconda a Materdei. «Saremo in piazza con lo slogan “Se non ora quando’?”- continua Pirillo – perché non possiamo più andare avanti».
Vantano 30 milioni di euro di credito nei confronti del Comune gli operatori della Sam che da 24 mesi non ricevono soldi. «Siamo sull’orlo del fallimento – confessa Cesare Romano leader della Sam – in questi mesi hanno chiuso 40 strutture e altre 50 stanno per chiudere i battenti. Rischiano di restare senza assistenza 600 minori, mentre perderanno il lavoro 700 operatori».
La crisi sta investendo tutti insomma.
Lunedì, in strada, ci saranno anche i minori a rischio insieme a suore e sacerdoti. Delle 300 strutture campane rischiano in 50 (40 quelle che già hanno smesso di operare), la carenza di fondi e i rischi, ovviamente, si concentrano soprattutto a Napoli con 70 strutture che possono sparire da un giorno all’altro.
“SE NON ORA, QUANDO? DIFENDIAMO I BAMBINI DI NAPOLI”UNEBA NAPOLI E SAM SCENDONO IN PIAZZA LUNEDI’ 28
Per tutto il giorno restano chiusi i centri socio-educativi per 3000 minori.
“Ecco cosa succederà se il Comune di Napoli continuerà a non pagare, malgrado le promesse, i 25 milioni di euro di debiti”
“Se non ora, quando? Difendiamo i bambini di Napoli”.
Sotto questo slogan, che parafrasa quello recente dell’indignazione femminile, scendono in piazza per una manifestazione di protesta operatori, educatori, personale e dei centri socio-educativi, laici e religiosi, associati a Uneba. Con loro anche genitori dei 3000 minori quotidianamente accolti nelle strutture. Come chiarisce lo slogan, si scende in piazza in nome loro: spesso provengono da situazioni economiche e sociali disagiate, e nei centri trovano attenzione educativa: se così non fosse, dove andrebbero?
Si unisce alla protesta anche Sam, la federazione delle case famiglia napoletane.
La manifestazione si svolgerà lunedì 28 febbraio a partire dalle 10, sotto le finestre di Palazzo San Giacomo. Cioè la sede dell’amministrazione comunale di Napoli che da 26 mesi non versa agli enti la retta di mantenimento per i minori accolti. A circa 25 milioni di euro ammonta il debito accumulato dalle strutture
Per dare ancor più forte voce alla loro protesta, i centri socio-educativi sospenderanno la loro attività per l’intera giornata di lunedì 28. Un disagio per le famiglie dei minori quotidianamente accolti, ma, ancora di più, un campanello d’allarme verso l’amministrazione comunale: questo è quel che succederà se le inadempienze e le promesse mancate della giunta Jervolino metteranno le strutture non profit di Uneba così tanto in difficoltà da costringerle a chiudere.
Proprio a causa di questa drammatica situazione i centri Uneba hanno di recente nuovamente proclamato lo stato di agitazione e anche pubblicamente chiesto le dimissioni del sindaco Rosa Russo Jervolino e dell’assessore al sociale Giulio Riccio.
“Quella di lunedì 28, in ogni caso – spiega il presidente di Uneba Napoli Lucio Pirillo – è la prima di una serie di azioni di protesta che intendiamo attuare. E nel frattempo continua a crescere il numero di strutture nostre associate che hanno deciso di passare alle vie legali nei confronti del Comune di Napoli, attivando le azioni necessarie per arrivare alla certificazione legale, attraverso l’ingiunzione di pagamento, del debito del Comune verso di loro.
Manifestazione di laici e religiosi sotto Palazzo San Giacomo.LUNEDI’ 31 GENNAIO GLI ENTI UNEBA NAPOLI SOSPENDONO LE ATTIVITA’ CON MINORI E ANZIANI
L’assemblea di Uneba Napoli mantiene lo stato di agitazione e annuncia per lunedì 31 gennaio la sospensione, per protesta, di tutte le attività assistenziali ed educative, ed una manifestazione sotto Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli
Obbiettivo: ottenere rassicurazioni che permettano di programmare con serenità il futuro delle 70 strutture associate a Uneba Napoli: centri socioeducativi per 3000 minori e case di riposo per 700 anziani, in cui lavorano circa 2000 operatori.
Ma al contempo l’associazione di categoria del settore socio-assistenziale prende atto con soddisfazione delle promesse fatte dall’assessore al sociale di Napoli Giulio Riccio.
Il presidente di Uneba Napoli Lucio Pirillo ha infatti incontrato Riccio venerdì 21 e con lui ha siglato un verbale d’intesa. “Riccio – dichiara Pirillo – ci ha dato ampie rassicurazioni che l’amministrazione comunale sta compiendo sforzi per risolvere i problemi. E si è impegnato nel verbale d’intesa a garantire il pagamento di 1 bimestre delle rette di mantenimento arretrate entro martedì 25 gennaio”. Si tratta di circa 2 milioni di euro.
I debiti del Comune di Napoli verso le strutture non profit Uneba è di circa 20 milioni di euro: le rette per il mantenimento di minori e anziani per tutto il 2009 e tutto il 2010.
“L’assessore Riccio inoltre ci ha informato – continua Pirillo - che sono in corso incontri con le banche per arrivare alla cessione del credito. Entro venerdì 28 avremo notizie certe sulla fattibilità dell’operazione”. Attraverso la cessione del credito le banche verserebbero, in tempi rapidi, agli enti Uneba quanto il Comune deve loro.
A seguito dell’incontro con Riccio l’assemblea degli enti associati a Uneba Napoli, riunitasi nel pomeriggio di venerdì 21, ha deciso di mantenere lo stato di agitazione di tutte le strutture già in vigore.
Allo stesso modo è confermato il volantinaggio di Uneba Napoli presso le chiese della città, per far conoscere la grave situazione degli enti, che rischiano di dover sospendere la loro attività a favore di bambini e ragazzi di situazioni sociali difficili solo a causa del reiterato mancato pagamento da parte del Comune.
L’assemblea ha anche proclamato una giornata di mobilitazione per lunedì 31 gennaio.
Nell’occasione gli enti, come forma estrema di protesta, sospenderanno le attività assistenziali a favore di minori e anziani, per mostrare cosa potrebbe succedere se davvero il Comune non provvedesse a saldare i suoi debiti; i rappresentanti degli enti, laici e religiosi, si troveranno a manifestare le loro ragioni sotto Palazzo San Giacomo.
Lettera al Direttore de il ROMA Antonio Sasso sui “Rom e campi nomadi”: più dignità e senso civico
Carissimo Direttore,
invio alla sua attenzione questa lettera sui movimenti
relativi ai campi nomadi di Scampia con l’ausilio
della TV pubblica, che prego caldamente di pubblicare sul suo
giornale come contributo alla discussione
o meglio alla risoluzione dei problemi.
Ringrazio per l’attenzione
P. Domenico Pizzuti s.j.
Carissimo Direttore,
è tornata “Domenica in” sulla situazione del campo nomadi non
autorizzato di Scampia (si fa per dire, perché sono lì da 25 anni) con
una troupe televisiva che si è recata questa mattina ad intervistare i
residenti del campo e quelli del quartiere, per iniziativa di
“Campania in movimento”.
La prima considerazione riguarda gli intenti reali di questi
tardivi movimenti in previsione delle elezioni amministrative di
primavera, quando altri gruppi di diversa ispirazione da decenni si
sono adoperati sul campo per l’ integrazione sociale e culturale
delle famiglie rom del campo con qualche successo. Anche stamattina ho
visto numerose madri rom che accompagnavano i figli alle scuole del
quartiere con i loro bravi grembiulini e zainetti, e ciò avviene da
anni per convinzione e sollecitazione alla scolarizzazione dei bambini
da parte delle istituzioni. Ometto il mio impegno quest’estate con il
Comitato “Cittadini, associazioni e rom insieme”, per lo smaltimento
dei rifiuti che non raccolti ancora questa mattina costituiscono una
discarica a cielo aperto a danno della salute dei residenti del campo
e di quelli del quartiere.
In secondo luogo, non deve essere ignorato l’impegno
istituzionale per il superamento dei campi rom non autorizzati in
favore di una maggiore vivibilità ed integrazione sociale e culturale
delle comunità rom. Come ho fatto presente al Presidente della Giunta
Regionale Campania Caldoro con un articolo pubblicato su Il Denaro in
data 29 luglio 2010: << A nostro avviso, si tratta di dar compimento
al piano previsto dal Ministero dell’ Interno per gli interventi
successivi al censimento - realizzato in Campania nei mesi di
giugno-luglio 2008 (2784 censiti a Napoli e Provincia) - che
prevedevano la chiusura dei campi non autorizzati, la realizzazione
di villaggi attrezzati dotati dei servizi essenziali, l’avviamento al
lavoro dei giovani e soprattutto la scolarizzazione dei minori nomadi
che secondo il censimento anche a Napoli sono più della metà di coloro
che vivono in questi insediamenti. Avranno accesso ai nuovi
insediamenti abitativi coloro che hanno il permesso di soggiorno, per
cui è in atto una verifica delle posizioni degli abitanti dei campi
per il rilascio del permesso di soggiorno nell’ambito delle norme
vigenti.
Si tratta di una motivata scelta di civiltà favore della vita
delle famiglie che abitano il campo, di cui si è fatto promotore un
Ministro leghista ed attuata dal Commissario straordinario per
l’emergenza relativa agli insediamenti rom in Campania, Prefetto
Alessandro Pansa, augurandoci che il suo successore dia compiment al
piano con la collaborazione delle componenti illuminate e fattive
della società civile e della Chiesa napoletana.
Una sola ci sta a cuore, che non si agitino e strumentalizzino
sentimenti e paure della popolazione anche per problemi non risolti,
ma prevalga uno spirito di civiltà se non di cristianità, e
soprattutto un approccio mirante non alla protesta ma alla risoluzione
dei problemi per cui siamo disponibili per non tornare alla barbarie
preistoria che risolve i problemi con le “cacciate” che gridano al
cospetto di Dio.
Ci auguriamo che Scampia su questo versante non dia segni di
intolleranza e di ignoranza della stessa legislazione europea,
nazionale e regionale a protezione delle popolazioni rom,
Ringrazio per l’ospitalità di questa lettera.
P. Domenico Pizzuti s.j., Comitato “Cittadini, associazioni rom
insieme”
IL GIOCO DELLE TRE CARTE.WELFARE:PIRILLO, COMUNE NAPOLI PAGA RETTE MA SOLO IN PARTE
- NAPOLI,
- “Con mandato di pagamento 5061, all’inizio di maggio il Comune di Napoli ha pagato ai centri socio educativi le rette dovute e concordate per il servizio ai minori dei mesi di settembre e ottobre 2008, quindi con quasi due anni di ritardo.
Pochi giorni dopo è stato emesso anche un secondo mandato di pagamento, che sommato al primo raggiunge i 2 milioni 400 mila euro.
Questo secondo mandato riguarda i mesi di settembre e ottobre 2009.
Ma, ha scoperto Uneba Napoli, riguarda solo alcuni istituti ,non tutti.
E paga loro solo il 58% di quanto dovuto.
Ancora una volta, molto meno di quanto promesso”.
E’ quanto denuncia, in una nota, il presidente regionale dell’Uneba, Lucio Pirillo.
“E’ ancora una volta a rischio la sopravvivenza stessa degli istituti e soprattutto del servizio che svolgono per i minori.
Anche considerando i due pagamenti di maggio 2010, resta comunque un arretrato stimabile in circa 30 milioni.
E il Comune continua a non pagare quanto dovuto, mese dopo mese, accumulando quindi debito crescente.
Ormai siamo al gioco delle tre carte! - s’indigna il presidente di Uneba Napoli Lucio Pirillo -.
E’ sconcertante che il Comune di Napoli si permetta di prendere in giro i minori che vengono assistiti dal Comune stesso.
Dopo non aver onorato il verbale di accordo di giugno 2009, ora il Comune non onora neppure quando previsto dalla delibera regionale di marzo 2010 (che comprende uno stanziamento a favore del Comune proprio per il sostegno ai centri per minori).
Chiediamo al sindaco Rosa Russo Iervolino e al presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia Alessandra Mussolini di intervenire per difendere i diritti della Napoli più sfortunata”.
fonte
ANSA
< a href="http://www.youtube.com/watch?v=IbSE8l23zo0">
Uneba Napoli - Gli istituti potrebbero sospendere l’attività. Per colpa della politica.
Filed under: UNEBA, cattolici, politica e cattolici, politiche sociali
“A seguito della situazione determinata dal mancato pagamento delle rette ai centri dei semiconvitti, sono preoccupato che gli Istituti possono sospendere le attività dopo le vacanze pasquali non potendo più garantire l’assistenza ai minori della citta di Napoli”.
E’ quanto ha dichiarato all’Ansa il presidente dell’Uneba della Campania Lucio Pirillo.
“Le responsabilità della sospensione sono da ricercare negli Enti preposti a vigilare perché sia rispettata la convenzione che gli Istituti hanno nel rispetto dei diritti e dei doveri da parte di tutti i sottoscrittori”, aggiunge Pirillo.
Diritti e doveri a cui invece sono venuti meno le controparti politiche, dal Comune che ha ritardato e saltato i pagamenti alla giunta regionale che ha erogato i fondi per gli istituti… in una delibera senza copertura finanziaria.
Uneba Campania sarà su Striscia la Notizia.
Sabato 27 marzo infatti il Gabibbo è stato a Pianura, un quartiere della periferia nordoccidentale di Napoli, per raccogliere da Uneba la denuncia dell’abbandono in cui versano le strutture del terzo settore che si occupano di minori a rischio. Un abbandono dovuto agli enormi ritardi nei pagamenti del Comune di Napoli a queste strutture, associate a Uneba.
Ad accogliere il Gabibbo il presidente di Uneba Campania Lucio Pirillo assieme alla onlus “Campania in Movimento” e alla “Fondazione Sam” rappresentata da Cesare Romano.
Il servizio andrà in onda nei prossimi giorni - non sappiamo ancora quando -su Striscia la Notizia, come racconta anche l’agenzia di stampa Ansa.
Il problema dei pagamenti, che tante difficoltà a portato agli enti e, per immediata conseguenza, ai minori di cui questi enti si prendono cura, non è affatto risolto.
La giunta della Regione Campania con delibera 189 del 1 marzo aveva sbloccato una parte degli arretrati spettanti agli enti e li aveva girati al Comune di Napoli. Si tratta di 9 milioni di euro, trasferiti “nonostante non siano ancora definite e concluse le procedure attraverso cui il Comune di Napoli dia conto della tracciabilità delle risorse assegnate rispetto alle azioni messe già in campo”.
Malgrado ciò non sono ancora state definite le modalità della effettiva ripartizione della somma da parte dal Comune e verso gli enti. Sul tema si è svolto anche un incontro presso l’associato Uneba Figlie di Sant’Anna venerdì 19 marzo con la presenza della napoletana presidente della commissione parlamentare infanzia Alessandra Mussolini e del consigliere regionale uscente Luciano Schifone che hanno sostenuto Uneba e gli enti in questa vicenda.
fonte
http://www.uneba.org/campania-uneba-napoli-a-striscia-la-notizia/
Con la famiglia Con la Costituzione
rassegna stampa
avvenire
IL MANIFESTO DEL FORUM PER LE REGIONALI
di FRANCESCO RICCARDI
Venti aspiranti governatori e quasi 500 candidati consiglieri hanno firmato
Oggi sono ancora le barriere ideologiche a frenare un’adeguata valorizzazione di questa risorsa per l’intera societa’
il manifesto del Forum delle associazioni familiari «Per una Regione a misura di famiglia». Si tratta certamente di un successo, che lascia ben sperare per l’avvio della nuova legislatura, se alle firme apposte seguiranno comportamenti coerenti.
Ma insieme è anche la riprova di come, purtroppo, sul tema della famiglia si fatichi a superare certe barriere ideologiche.
Non si riesca a intendersi bene su ‘cosa’ sia ancora e sempre la famiglia e quale debba essere, pur nelle legittime differenze di opinioni e strategie politiche, l’approccio metodologico corretto da seguire per sostenerla.
Un passo indietro per comprendere. Il manifesto del Forum, offerto ai candidati di tutte le liste come base di impegno in vista della tornata elettorale, propone «qualche idea di politiche per la famiglia». Sono sei punti relativi alla tutela della vita umana; i beni relazionali; l’educazione, la scuola e la formazione; il mondo del lavoro; il sociale e il sistema fiscale, declinati prima a livello generale e poi specifico per ogni regione nella quale si va alle urne.
Fondamentale è la premessa – «Ricominciamo dalla Costituzione» – nella quale si ricordano la definizione della famiglia scolpita nell’articolo 29, i doveri e diritti dei genitori fissati nell’articolo 30 nonché l’impegno della Repubblica ad agevolare la famiglia inserito nell’articolo 31. Vengono infine richiamati gli articoli 117 e 118 nei quali si specificano i compiti amministrativi degli enti locali e si sottolinea in particolare il principio di sussidiarietà e di valorizzazione delle autonome iniziative ‘dal basso’ dei cittadini.
Il manifesto del Forum, dunque, non è un documento confessionale, non parla della visione cristiana citando il catechismo, ma declina i valori costituzionali, laici, nella realtà italiana, indicando una serie di piste operative. Rispetto alle quali, ovviamente, si può essere più o meno d’accordo riguardo alla loro efficacia oppure alla scala delle priorità o ancora rispetto agli strumenti suggeriti, ma che trovano appunto la loro radice naturale nella nostra Carta fondamentale. Quella stessa Costituzione che da più parti viene spesso sbandierata, qualche volta persino brandita, sempre giustamente difesa quale collante della coesione sociale del Paese.
Eppure, se si analizza la ‘geografia’ dei firmatari, ci si accorge di come il tema della famiglia sia assunto quale priorità – almeno nelle intenzioni – dai candidati dell’Udc e dalla gran parte di quelli del Pdl e della Lega.
Sembrerebbe invece interessare solo una minoranza dei politici di una grande forza popolare come il Partito democratico e poco o nulla gli esponenti di un movimento, l’Italia dei valori, che pure della legalità e del rispetto della Costituzione ha fatto la sua bandiera.
Della Carta, però – così come di quei valori fondamentali che più volte sono stati richiamati in questi ultimi giorni – non si può prendere solo ciò che appare congeniale, senza guardare al disegno complessivo e al metodo di intervento indicato.
Di fatto, prima ancora della scarsità delle risorse e delle differenti ricette, sono le barriere ideologiche a frenare un’adeguata valorizzazione della ‘risorsa famiglia’. Riconoscere che la famiglia è un bene in sé per l’intera società riesce ancora difficile a molta parte del mondo politico.
Spaventa evidentemente la soggettività che la famiglia stessa può dispiegare, se viene appena appena sussidiata.
Il 22 febbraio :1943 - I membri della Rosa Bianca vengono processati e giustiziati dai nazisti.
IL PD E IL PROGRESSIVO DISTACCO DEGLI ESPONENTI CATTOLICI
rassegna stampa
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avvenire del 16 febbraio 2010
La strana sufficienza del «partito del secolo»
di SERGIO SOAVE
L a sofferta decisione di Paola Binetti di lasciare il Partito democratico per aderire all’Udc ha suscitato freddi commenti burocratici nel vertice e un irrefrenabile moto di soddisfazione nei settori più laicisti di quel partito. Com’è noto Binetti aveva più volte chiesto che il carattere pluralistico e accogliente del Pd venisse effettivamente espresso nelle scelte politiche concrete, ma la sua richiesta è stata ignorata anche nel momento di massimo dissenso, quello originato dall’accodamento dei democratici all’autocandidatura della leader radicale Emma Bonino alla guida della regione Lazio.
Lo stillicidio di personalità di cultura cattolica che abbandonano il Pd ormai rappresenta un elemento permanente del nostro panorama politico, che ha nella scelta di Paola Binetti l’ultima – nel senso di più recente – conferma. Il fatto che questo fatto non venga considerato un problema ai piani alti del partito, con Pierluigi Bersani che, dopo aver espresso il suo dolore di circostanza, parla di nuove acquisizioni che faranno del suo, addirittura, «il partito del secolo», è piuttosto sorprendente.
Da quando è stato progettato nei congressi paralleli dei Ds e della Margherita, il Partito democratico ha già subito altri abbandoni o secessioni preventive. In quei casi, come la scissione promossa da Fabio Mussi e altri esponenti della sinistra dei Ds, nessuno espresse giubilo, nemmeno tra le file della Margherita. Al contrario, parve grave che nella fase di costruzione di un contenitore pluralista, come sono in sostanza tutti i grandi partiti occidentali, venisse meno una componente, per quanto collocata su posizioni piuttosto eccentriche rispetto all’asse riformista dato come fondamentale. Nei confronti, invece della secessione di esponenti moderati o cattolici, già più di una mezza dozzina solo tra i parlamentari, pare si riscontri, nel migliore dei casi, un disinteresse colmo di sufficienza. A questo si aggiunge un diffuso dileggio incomprensibile (o fin troppo comprensibile…) nei confronti dell’Opus Dei, ai funerali del cui fondatore avevano invece partecipato con rispetto e commozione esponenti della sinistra, dal leader storico Massimo D’Alema a Cesare Salvi, riferimento dell’area più legata al radicamento ’socialista’ dei Ds.
Quella che Binetti denuncia come «deriva zapaterista», anche se forse non coinvolge l’intero partito, si presenta come una tendenza rilevante e forse prevalente nel Partito democratico, che ovviamente non esclude gli apporti cattolici, ma rifiuta di fatto una loro pari dignità che può essere garantita solo dal limpido e pieno rispetto della libertà di coscienza nelle scelte che hanno un oggettivo rilievo etico.
C’è chi pensa che in questo modo si realizza un progetto strategico attribuito a Bersani, quello di lasciare fuori dal partito i settori moderati e cattolici, per poi recuperarli ‘dall’esterno’ con un’alleanza organica con l’Udc. Però è proprio sul terreno delle alleanze che si sono determinate le condizioni per l’abbandono di Binetti e di altri. Una tattica studiata a tavolino, che pensa di poter spostare le truppe come in un gioco di soldatini di piombo, trascura la soggettività delle scelte politiche, che è poi il connotato fondamentale della libertà in generale e dell’agibilità effettiva di una formazione che si autodefinisce come presidio fondamentale della democrazia.