PREGHIERE

Gennaio 30, 2009 by admin · Comment
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(Una bella preghiera per chi è perseguitato)

Signore, è troppo tardi per tacere, hai parlato troppo;
è troppo tardi per lasciarTi fare, Ti sei battuto troppo.
Non eri neppure ragionevole, esageravi, Ti doveva capitare.
Hai trattato la gente per bene da razza di vipere.
Hai detto loro che il loro cuore era simile a sepolcri imbiancati
pieni d’ogni marciume sotto belle apparenze,
Hai abbracciato i lebbrosi putridi,
Hai parlato sfrontatamente con volgari stranieri,
Hai mangiato con peccatori notori, e hai detto che avrebbero preceduto
gli altri nel regno dei cieli,
Ti sei compiaciuto con i poveri, i pidocchiosi, gli storpi,
Non sei stato un uomo osservante dei regolamenti religiosi,
Hai voluto interpretare la Legge e ridurla
ad un solo piccolo comandamento: amare.Adesso si vendicano.
Hanno fatto dei passi contro di Te presso le autorità,
e vengono provvedimenti.
Signore, io so che se cercherò di vivere un po’ come Te sarò condannato.
Ho paura.
Già mi si segna col dito;
Alcuni sorridono, altri scherniscono, alcuni si scandalizzano
e parecchi miei amici mi stanno per tradire.

Ho paura di fermarmi per istrada,
Ho paura di ascoltare la saggezza degli uomini,
Mormora: bisogna andare avanti adagio, non si deve prendere tutto
alla lettera, è meglio scendere a compromessi con l’avversario…
Eppure, o Signore, so che Tu hai ragione.

Aiutami a lottare,
Aiutami a parlare,
Aiutami a vivere il Tuo Vangelo,
Fino alla fine,
Fino alla follia,
La follia della Croce.

(Dal libro “Preghiere” di Michel Quoist, Editrice Marietti)

 

 
 

 

 

 

 

IL NOSTRO ANGELO CUSTODE

Gennaio 27, 2009 by admin · Comment
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Se tu sapessi con quanto amore seguo i tuoi passi

Se tu sapessi con quanto amore

asciugo le tue lacrime

Se tu sapessi con quanto amore

ti prendo per mano affinché tu non cada

Se tu sapessi con quanto amore ti guardo

mentre annaspi nel caos della vita

E ogni istante, minuto, ora

della giornata ti sono accanto.

 

In ogni tuo respiro prende vita il mio battito d’ali

In ogni tuo sguardo prende vita il mio sorriso

Vorrei volare assieme a te,

e forse un giorno lo faremo

quando sarai consapevole della tua divinità

aprirai le ali e volerai felice

capirai cosa sono, e quanto ti amo.

 

Ora non volo ma cammino assieme a te

a fianco a te. Io sono il tuo angelo

quello della tua anima, del tuo cuore

quell’angelo che ogni mattina ti sveglia con un bacio

e ogni notte, apre le sue ali per riscaldarti il cuore.

 

Io sono il tuo angelo,

quello che mai ti abbandonerà

quell’angelo che aspetta solo un tuo …si….

per rivelarsi al tuo cuore

 

Se tu sapessi con quanto amore guardo il tuo sguardo

che a volte è così triste e non ce la fa a vedere la luce.

Se tu sapessi con quanto amore stringo al tua mano

quando scrivi parole che non riesci a condividere

se tu sapessi con quanta gioia

mi stringo al tuo cuore quando regali un sorriso.

Se tu sapessi.. che ti sono accanto sempre

in ogni stante e maggiormente nei momenti difficili.

Raccolgo i ricordi più belli che a volte tendi a dimenticare

raccolgo l’amore seppellito nel tuo cuore

e te lo ripropongo attraverso gli incontri casuali

attraverso il tuo stesso sguardo riflesso su di uno specchio.

 

Se solo sapessi quanto soffro insieme a te dell’amaro della vita

Vorrei accarezzarti con mani di carne..

ma lo sussurro a chi ti sta accanto..

vorrei dirti le parole più vere dell’amore,

ma lo suggerisco a chi ti regala una parola.

Vorrei vederti raccogliere tutto l’amore che semini

per sentirti soddisfatto della tua vita

ma come ogni cosa.. il tempo lascerà crescere il frutto che tu stesso hai fatto nascere.

 

Gioisci perché attraverso le tue mani

io regalo l’amore a chi ha la fortuna di incontrarti.

Tu non lo sai forse ma io sono il tuo angelo..

quello che mai ti abbandonerà e che è qui solo per te

e grazie a te può amare il mondo.

FAVOLE ALLEGORICHE: “Il re nudo”

Gennaio 27, 2009 by admin · Comment
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“Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano)”.

Allora ho pensato perché non proviamo a ritornare bambini e  ad utilizzare le fiabe per trovare delle risposte ai nostri “grandi” dubbi?
Io ci provo….

 

La prima è una favola che vorrei farvi ricordare perché è  allegorica sui condizionamenti dell’uomo, determinati, soprattutto, dall’esigenza di adeguamento sociale e dalla paura di differenziarsi dagli altri, il suo titolo, nella versione dedicata all’infanzia, era “I vestiti dell’imperatore”, quando, invece, è stata utilizzata dagli adulti, si è intitolata “Il re è nudo!”. 


“Due sarti imbroglioni si presentarono a corte offrendo stoffe stupende e magiche che potevano essere viste soltanto dalle persone intelligenti: in realtà, come è ovvio, non esistevano.
Basta, però, che il Ciambellano, per primo, dichiari di non aver mai visto niente di simile ed il gioco è fatto! Tutti i cortigiani incominciano a lodare le stoffe, e lo stesso re ordina per un’importante cerimonia pubblica un abito tessuto con quelle meraviglie.
La parata inizia, il re naturalmente è in mutande, ma nessuno della folla osa vedere la verità, solo un piccolo bambino, privo di pregiudizi e di conformismo, urla con tutto il suo stupore di fronte all’abbigliamento del sovrano: il re è nudo!”
.

 

Conventi senza frati Cappuccini e le celle diventano alberghi

Gennaio 26, 2009 by admin · Comment
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Crisi di vocazioni e mutamenti sociali fanno sparire i monasteri dei Cappuccini
Gli edifici sono antichi e fanno gola agli imprenditori, a volte diventano complessi di lusso

 

dal nostro inviato JENNER MELETTI
MODENA - “Pace e bene” e, purtroppo, cemento armato. Resta solo il ricordo, dell’antico convento dei frati Cappuccini di via Ganaceto, quasi tutto sepolto dal cemento di “appartamenti, uffici, negozi con finiture di pregio”. Il convitto dove hanno studiato generazioni di ragazzi che arrivavano dalla Bassa e dalla montagna e il grande orto che riforniva la mensa dei frati non esistono più. Trenta appartamenti di lusso, al loro posto, più un direzionale con negozi e uffici. Tutto il convento - costruito nel 1574 - è stato comprato da una società che è stata chiamata, forse con ironia, San Francesco Srl.

“Complesso ex Cappuccini”, annunciano i grandi cartelli colorati, invitando i clienti a prenotare queste case di lusso, silenziose, in centro storico. San Francesco, il fondatore, dovrebbe benedire questa operazione immobiliare. I Cappuccini non possono protestare. Erano pochi e troppo anziani. Non ce la facevano più a gestire il convento. Come i loro confratelli, in tante città italiane, si sono ritirati nelle infermerie - così vengono chiamate le case di riposo dei frati - delle Curie provinciali, o si sono uniti ai fratelli di altri conventi. Ai tempi del Concilio Vaticano II (negli anni Sessanta) in Italia c’erano più di 5.500 frati Cappuccini. Nel 1997 erano 2.871. L’ultimo censimento, nel 2007, ha contato 2.466 frati. E così le antiche celle, i chiostri, gli orti e i giardini rischiano di essere trasformati in hotel, appartamenti, bed and breakfast e agriturismi.

“Per noi - dice padre Dino Dozzi, direttore del Messaggero Cappuccino e docente di Sacra Scrittura - lasciare un convento è un trauma. Non ci sono solo pietre, ci sono 300 o 400 anni di storia. I conventi sono le nostre case ma sono stati costruiti con le offerte della gente. Ancora oggi noi frati, che non riceviamo nulla dall’8 per mille, viviamo della carità del popolo. Lasciare un convento vuol dire abbandonare la casa che la gente ci ha costruito. Questo ci fa stare male, ma non possiamo fare altro. Quando, nel 1955, io sono entrato, a 10 anni, nel seminario Serafico di Imola c’erano altri cento seminaristi. Ora non si prendono più bambini, ma nel noviziato di Santarcangelo di Romagna, dove studiano i novizi di Emilia Romagna, Piemonte e Liguria, in media ci sono due nuovi arrivi all’anno. Come possiamo continuare a gestire conventi, parrocchie e anche l’assistenza spirituale in tanti ospedali?”.


I seguaci di fra Cristoforo e padre Pio stanno vivendo momenti difficili. “Siamo cambiati noi - dice padre Dozzi - ed è cambiata soprattutto la società. Noi siamo stati chiamati “i frati del popolo” perché abbiamo sempre vissuto in mezzo alla gente. C’erano i frati questuanti, che non erano sacerdoti ma bellissime figure, semplici e buone. Bussavano a tutte le case di campagna, alla ricerca di uova, formaggio, uva, noci per la mensa del convento. I poveri si toglievano il pane di bocca, per aiutarci. Se il questuante non si presentava le famiglie si preoccupavano, andavano a cercarlo. E il frate parlava in dialetto, si fermava a dormire nella stalla, giocava a carte con i contadini”.

Lo storico Paolo Prodi, che ha curato “La storia dei Cappuccini in Emilia Romagna”, ha scritto che la gente di campagna vedeva i Cappuccini come alternativa all’istituzione clericale. “Ora quasi tutti i frati sono sacerdoti, e il ministero è diverso - continua padre Dozzi -. Solo a Imola fra Vittore Casalboni, un frate grande e grosso, continua la questua con un camioncino. Raccoglie vestiti e scarpe, vecchie lavatrici, frigoriferi. Una volta all’anno organizza un campo di lavoro, con 150 giovani che arrivano da tutta Europa, per aggiustare ogni cosa, venderla e raccogliere soldi per le nostre missioni. Ma è rimasto solo lui. Intorno a noi il mondo è cambiato: chi aprirebbe oggi la sua porta blindata a un frate questuante? Tutti chiusi a doppia mandata, e non si sa chi sia più prigioniero, fra chi è fuori e chi è dentro”.

In soli cinque anni, dal 2003 al 2007, sono stati abbandonati 33 conventi. A Parma è stato chiuso quello di borgo Santa Caterina, con affreschi del Guercino. “La chiesa è stata donata alla diocesi - dice padre Paolo Grasselli, ministro provinciale dell’Emilia Romagna - e parte dell’edificio è stato venduto ai privati. Dovevamo scegliere fra il convento e l’assistenza all’ospedale. Abbiamo scelto il conforto ai malati”. A Lugnano di Teverina il convento cappuccino del 1579 è diventato una Casa per ferie, “luogo ideale anche per banchetti e ricevimenti”. E L’antica chiesa “è a disposizione per la meditazione personale e per i momenti di preghiera”.

La chiesa del Convento ai Cappuccini di Cologne in Franciacorta, già dal 1990, è diventata una sala speciale per convegni e banchetti dell’omonimo hotel e centro benessere. Costruito nel 1569 il convento era chiamato “una poesia scandita nella pietra”. Quattro stelle, camera doppia da 160 a 280 euro a notte. “Vivevano qui venti frati - dice la nuova proprietaria, Rosalba Tonelli - e c’era anche la foresteria per i viandanti. Abbiamo recuperato ogni pietra antica, nel rispetto di chi ha costruito questo luogo. Sembra di vedere ancora i frati che scendono il monte in groppa ai loro asini”. Nell’hotel San Paolo al Convento di Trani, sull’altare della cappella affrescata, trovi le mozzarelle e le brioches della prima colazione.

“La crisi delle vocazioni - dice padre Mariano Steffan, segretario della Conferenza italiana superiori maggiori Cappuccini - ci riporta alle nostre origini. Quando eravamo quasi seimila, ai tempi del Concilio, abbiamo preso in mano parrocchie e altre attività. Ma questo non è il nostro compito. Il Cappuccino deve aiutare le frange deboli della società, come gli anziani, i tossicodipendenti. E deve essere povero fra i poveri, in un momento difficile per tutti. Oggi non basta dare un pane. Dobbiamo costruire una carità che dia dignità alla persona. Certo, il nostro patrimonio fa gola. Anche una società americana ci ha contattato per comprare conventi e trasformarli in alberghi di lusso. Non abbiamo accettato”.

La San Francesco Srl di Modena è proprietaria anche della parte più antica del convento e della chiesa di Santa Croce. Dove c’erano le prime celle dei frati ora ci sono gli uffici di Emilia Romagna Teatri (e il Comune paga l’affitto ai nuovi proprietari). In uso gratuito, invece, la chiesa “con grande altare maggiore in legno, secolo XVII e presepe di scagliola dipinta”. Così padre Francesco Massari, Cappuccino, una volta la settimana, la domenica alle 11,30 può arrivare da Vignola e celebrare la messa. Forse anche il rito domenicale potrà essere inserito fra le “finiture di pregio” promesse ai nuovi abitanti del convento.

PREGHIERE AL SIGNORE

Gennaio 25, 2009 by admin · Comment
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Chiesi a Dio…

di essere forte per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute

per realizzare grandi imprese:
egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere

perché gli uomini avessero bisogno di me:
egli mi ha dato l’umiliazione
perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita
perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello
che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore,
fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!

Voglio ricordarvi che oggi 19 Gennaio ricorre San Mario.

Gennaio 19, 2009 by admin · Comment
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Tanti auguri di buon onomastico a tutti coloro che hanno questo nome.

San Mario martire

Mario è venerato come santo e martire dalla Chiesa Cattolica.
Con lo stesso nome sono venerate anche diverse altre figure martirizzate nei primissimi anni del
cristianesimo: a Roma, nelle Gallie, a Nicomedia e ad Anversa, in Siria, a Creta, ad Alessandria d’Egitto, a Losanna.
Cenni biografici
Le notizie su di lui, pochissime e incerte, derivano dalla Passio di san Valentino, del IV secolo.Si riporta che Mario, o Maris, sia stato un nobile di origine persiana. Giunse a Roma nel
270. per venerare i sepolcri dei martiri insieme alla moglie Marta e ai due figli Audiface ed Abaco. La famiglia, aiutata dal prete Giovanni si diede a seppellire lungo la Via Salaria i corpi di oltre 260 martiri che giacevano uccisi in aperta campagna.
Scoperti, vennero interrogati dal prefetto prefetto Flaviano e dal governatore Marciano. Rifiutarono di abiurare e di sacrificare agli idoli e furono dunque condannati a morte: gli uomini furono giustiziati lungo la via Cornelia. Marta, in nympha, cioè presso uno stagno poco distante.Si riporta che una matrona romana, Felicita, diede loro sepoltura in un suo possedimento, lungo la stessa via, al tredicesimo miglio. Qui sorse una chiesa di cui esistono tuttora i ruderi e che fu meta di pellegrinaggi nel medioevo. Oggi é detta tenuta Boccea.
Le loro reliquie ebbero vicende molto complesse: alcune furono traslate a Roma nelle chiese di S. Adriano e di Santa Prassede. Un’altra parte di fu inviate ad Eginardo nell’828. Questi, biografo di
Carlo Magno, le donò al monastero di Seligenstadt.

MESSAGGIO DI TENEREZZA

Gennaio 18, 2009 by admin · Comment
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Questa notte ho sognato che camminavo sulla sabbia accompagnato dal Signore,

e sullo schermo della notte rivedevo tutti i giorni della mia vita.

Per ogni giorno della vita passata,

apparivano sulla sabbia due orme: una mia e una del Signore.

Ma in alcuni tratti vedevo una sola orma

che coincideva con i giorni più difficili:

i giorni di maggior angustia, di maggior paura e di maggior dolore.

Allora ho detto: “Signore,

Tu avevi promesso che saresti stato con me, sempre,

e io ho accettato di vivere con te.

Allora perché mi hai lasciato solo

proprio nei momenti più difficili?”.

E lui mi ha risposto: “Figlio mio,

tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai:

i giorni in cui hai visto solo un’orma sulla sabbia,

sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

La storia Sufi

Gennaio 15, 2009 by admin · Comment
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Ciao miei cari e affezionati lettori, oggi prima di annotarvi una cronaca voglio raccontarvi una storiella un pochino divertente ed un pochino massima. Buona lettura amici!

Una storia Sufi

Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne.
L’asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: concluse che l’asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l’animale dal pozzo.

Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l’asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo.

L’asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino rimase quieto.

Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l’asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.

In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l’asino riuscì ad arrivare fino all’imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.

La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra.
Principalmente se sarai dentro un pozzo.
Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra.

Ricorda le cinque regole per essere felice:

1- Libera il tuo cuore dall’odio e dalla rabbia

2- Libera la tua mente dalle preoccupazioni.

3- Semplifica la tua vita.

4- Da’di più e aspettati meno.

5- Ama di più e… accetta la terra che ti tirano addosso, poiché essa può costituire la soluzione e non il problema.

da Repubblica

Sementa schiaffeggia cronista
I lettori: “Chieda scusa ma vada avanti”

Il popolo del web si divide sul “caso Sementa”. C’è chi condanna e chi assolve, chi giustifica e chi pensa a una trappola organizzata ad arte. Ma proprio dal web arriva una richiesta forte e chiara: «Il generale chieda scusa per lo schiaffo e vada avanti per la sua strada». Sul nostro sono arrivati 63 commenti in meno di 12 ore, un vero boom. «Quando si scrive o si commenta, bisogna sapere che si ha a che fare con un uomo e con la sua dignità… non mi meraviglio se non è il funzionario che ha reagito (con denunce defatiganti) ma l’uomo con un atto seppur riprovevole ma comprensivo di quel clima di meschina insinuazione », scrive Scirocco58 (ogni utente deve registrasi con nome e cognome sul blog di Repubblica, ma viene pubblicato solo il nickname). Che aggiunge: «In altri tempi l’a vrebbe sfidato a duello e si sarebbe salvato l’onore, adesso ci sarebbe da ridere al solo parlare di onore. Credo che sia il momento per Sementa di chiarire e giustificare il gesto con un non comprensibile ma più che umanamente giustificato crollo di nervi».Stessa linea per Faiello: «Il generale quando era carabiniere e quando ha esordito ha dato prova di essere un uomo d’azione in contrapposto agli scaldasedia. Questo suo carattere è il motivo della scelta dell’incarico ma questo potrebbe essere il suo grosso limite. Personalmente gli consiglio di sulta che lo abbia fatto?». A Vilas risponde Antonello02: «Caro Vilas, purtroppo no. Probabilmente Sementa pensa che sia meglio lasciare decantare le acque. Sementa evidentemente non capisce che, così facendo, sta creando un caso che va molto oltre la sua reale portata e che, andando avanti così, si macchierà indelebilmente la reputazione. Forse dovrebbe chiedere pubblicamene scusa e andare avanti per la propria strada. La realtà dimostra che è la strategia migliore». Molti commenti si schierano nettamente contro la «giustizia fai da te» e lo scatto di «nervi» di un uomo in divisa, ma il blog si allarga anche alla discussione sulla sicurezza in città e al comportamento delle forze dell’ordine rispetto ai cittadini, dai casi della scuola Diaz a Genova, fino al pestaggio dell’e xtracomunitario da una pattuglia di vigili a Parma.
E alla fine c’è anche chi sposta l’attenzione dal comandante dei vigili all’altro protagonista di questa storia, il cronista de “Il Napoli”: «Ancora di più ha sbagliato il giornalista. Analizziamo il danno in assoluto che i due gesti hanno avuto — ragiona Piecece — L’ uno ha screditato una divisa (pur con tutte le attenuanti umane che ho spiegato secondo me) l’altro ha messo in pericolo una famiglia stupidamente e non riesco a capire per quali fini. Chi deve maggiori spiegazioni secondo me è il giornalista »

Sondaggio: sindaco e Bassolino ultimi in Italia

Gennaio 14, 2009 by admin · Comment
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Iervolino istruisce la giunta “Parlate poco e lavorate”

di Ottavio Lucarelli

In classifica sono ultimi. Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, dopo essersi incontrati più volte nei giorni scorsi nel lavoro di ricostruzione della giunta comunale, si ritrovano assieme con la maglia nera del consenso, entrambi ultimi a quota 39 per cento di gradimento, secondo un sondaggio realizzato da “Ipr marketing” tra settembre e dicembre e pubblicato dal Sole 24 Ore. Se Bassolino è stato superato, rispetto all´anno scorso quando era a quota 46 per cento, da Claudio Burlando (Liguria) e Niki Vendola (Puglia), la Iervolino perde a sua volta dieci punti rispetto a un anno fa e venti rispetto alle elezioni del 2006 e vede la polvere di Catanzaro, Caserta, Brindisi e Cosenza che nel 2007 la seguivano. Un naufragio da cui si salva in parte il presidente della Provincia Dino Di Palma, che a quota 45 per cento di gradimento è comunque novantanovesimo nella sua categoria.

Un sondaggio che conferma come nella gente sia ormai percepito in modo galoppante lo stato di malessere dei Palazzi. Percezione sempre più nitida anche da parte del centrodestra di Napoli che, digeriti struffoli e cassate, ha deciso di rimboccarsi le maniche raccogliendo venti firme e presentando una petizione che obbliga il sindaco a riunire la conferenza dei capigruppo che, a sua volta, dovrà convocare il consiglio comunale entro e non oltre il 4 febbraio. Il primo obiettivo dell´opposizione è portare il sindaco in aula per misurare effettivamente lo stato di salute di una maggioranza che comunque, a partire dai dipietristi passati all´opposizione, esce indebolita dal rimpasto del 5 gennaio. A conti fatti il sindaco oggi può contare su 34 voti sicuri tra Partito democratico, sinistra radicale, socialisti, Udeur, Movimento civico e due esponenti del gruppo misto.

Venti le firme raccolte per far riunire il consiglio comunale, ma ne serviranno almeno 24 per presentare la mozione di sfiducia e poi occorreranno trentuno voti in aula per farla approvare. Impresa che sulla carta non sembra di facile realizzazione per il centrodestra che, in ogni caso, mira a coinvolgere i napoletani con una serie di iniziative parallele tra cui anche l´occupazione di alcuni luoghi simbolo della città, comprese alcune sedi istituzionali. Con l´obiettivo, spiegano i consiglieri comunali, di «evidenziare il fallimento, lo stato di crisi politico-amministrativa della giunta Iervolino e l´inesistenza di una maggioranza di centrosinistra».

La protesta anti-Iervolino vede in campo in città anche l´Italia dei valori con i consiglieri Raffaele Scala e Carlo Migliaccio, che annunciano battaglia e invitano tutti a disertare l´aula del consiglio comunale per creare il vuoto intorno all´amministrazione cittadina: «Questa deve essere la prima mossa. Far mancare il numero legale per fare comprendere alla Iervolino che in città lei rappresenta ormai la minoranza. Per arrivare a questo bisogna però che anche altri partiti facciano chiarezza. La città ha il dovere di sapere adesso se il centrosinistra condivide o no la scelta del sindaco. Rinviare la verifica all´approvazione del bilancio sarebbe inutile e dannoso».

La Iervolino, intanto, rientrata da Bruxelles, ha riunito in mattinata per la prima volta la nuova giunta a ranghi compatti dopo il rientro di qualche veterano dalle vacanze e la presenza dei sei nuovi innesti. Una riunione di quattro ore servita anche a mettere a fuoco le priorità per i prossimi due anni e mezzo. Il programma riverniciato a cui il sindaco ha lavorato nelle ultime settimane: sicurezza, illuminazione pubblica, manutenzione delle strade devastate dalle buche e risoluzione dei rapporti con Alfredo Romeo, nuova gara per la videosorveglianza, miglioramento complessivo della qualità dei servizi al cittadino con un potenziamento delle funzioni di ascolto e rilevazione dei punti di maggior criticità.

«La nuova giunta - ha sottolineato il sindaco - opererà in maniera coordinata affrontando le priorità con la giusta sinergia tra i vari assessorati per individuare e offrire le soluzioni più rapide e appropriate». Per la prima volta in sette anni e mezzo la Iervolino ha parlato così con un comunicato, rifiutando il tradizionale e informale briefing a Palazzo San Giacomo: «Con voi giornalisti non parlo». E non solo. Durante la riunione aveva raccomandato a tutti gli assessori, vecchi e nuovi, di parlare «solo e sempre attraverso l´ufficio stampa del Comune».

Da Repubblica

Marionetta di stoffa

Gennaio 13, 2009 by admin · Comment
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Salve miei cari lettori, oggi voglio raccontarvi un’ aforisma, anche se sembra più sermone. Se è un pochino lunghetto scusatemi, ma…. vale la pena di leggerlo fino in fondo; e sapete perché? Perché….

…..se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi regalasse un poco di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, però in definitiva penserei tutto quello che dico.

Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.

Dormirei poco, sognerei di più, capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce.

Andrei avanti quando gli altri si fermano, mi sveglierei quando gli altri dormono.

Ascolterei quando gli altri parlano, e come gusterei un buon gelato al cioccolato!

Se Dio mi regalasse un poco di vita, vestirei in modo semplice, mi butterei a terra al sole, lasciando allo scoperto, non soltanto il mio corpo ma anche la mia anima.

Mio Dio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio, e aspetterei che uscisse il sole.

Dipingerei con un sogno di Van Gogh sulle stelle un poema di Benedetti, e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.

Innaffierei con le mie lacrime le rose per sentire il dolore delle loro spine, e l’incarnato bacio dei suoi petali…

Mio Dio, se io avessi un poco di vita…

Non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che gli voglio bene. Convincerei ogni donna o uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell’amore.

Agli uomini proverei quanto si sbagliano quando pensano che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi!.

A un bambino gli darei le ali, però lascerei che da solo imparasse a volare.

Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.

Tante cose ho imparato da voi, gli uomini…

Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere nella cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata.

Ho imparato che quando un bambino appena nato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo mantiene intrappolato per sempre.

Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro dall’alto, solo quando lo aiuta ad alzarsi.

Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, però realmente a molto non serviranno, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.”

Di sempre ciòe provi e fai quello che pensi. Se sapessi che oggi fosse l’ultima volta che ti vedo andare a dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore per poter diventare il guardiano dei tuoi sentimenti.

Se sapessi che questa fosse l’ultima volta in cui ti vedo uscire dalla porta, ti stringerei, ti darei un bacio e ti richiamerei nuovamente a me per baciarti ancora. Se sapessi che questa fosse l’ultima volta che ascolto la tua voce, registrerei tutte le tue parole per poterle ascoltare, una, mille, infinite volte. Se sapessi che questi fossero gli ultimi istanti in cui posso vederti, direi “ti amo” e non darei, stupidamente, per scontato che tu giào sappia.

C’è sempre un domani e la vita ci offre sempre una nuova opportunità per fare bene le cose, peròl caso in cui mi sbagliassi e oggi è tutto quello che ci resta, mi piacerebbe dirti quanto ti amo e farti sapere che non ti dimenticherò mai.

Il domani non è garantito per nessuno, giovane o vecchio che sia. Oggi potrebbe essere l’ultima volta che vedi le persone amate. Per questo, non attendere ancora, fallo oggi, visto che, se il domani non dovesse mai giungere, potresti facilmente rimpiangere i giorni in cui non ti concedesti il tempo per un sorriso, per un abbraccio, per un bacio, e quelli in cui fosti troppo occupato per prestare attenzione ad un loro ultimo desiderio.

Tieni vicino a te coloro che ami, non nascondergli che hai bisogno di loro ed esprimigli segretamente fino a che punto sono importanti per te, amali e rispettali, prenditi il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.

Nessuno ti ricorderà per i tuoi segreti pensieri.

Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli sempre. Dimostra ai tuoi amici quanto essi ti interessino e quanto essi siano importanti per te.

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