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Aprile 6, 2009 by admin · Comment
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Regione, nuovi orari per i dipendenti ecco rilevazione automatica e flessibilità

Aprile 4, 2009 by admin · Comment
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NAPOLI (4 aprile) - La giunta regionale della Campania, su proposta del vicepresidente e assessore alle Risorse umane Antonio Valiante, ha approvato la nuova organizzazione degli uffici della giunta. A partire da lunedì 20 aprile entrano in funzione l’orario flessibile per il personale e la rilevazione automatica delle presenze. Sulla base di questo provvedimento, l’orario di lavoro viene fissato nella fascia 7,45-21, con la possibilità di anticipare l’entrata di un quarto d’ora rispetto ad adesso, e con forme di flessibilità antimeridiana e pomeridiana, che vanno rispettivamente dalle 7,45 alle 9,30 e dalle 15,30 alle 17,45. L’orario resta confermato su 5 giornate lavorative, dal lunedì al venerdì (tranne gli uffici aperti anche il sabato e la domenica per esigenze legate all’espletamento delle attività istituzionali) per 7 ore e 15 al giorno dal lunedì al giovedì, e 7 ore il venerdì, per complessive 36 ore settimanali.

fonte: ilmattino.it

CIO’ CHE NON SI RECUPERA

Aprile 3, 2009 by admin · Comment
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Salve miei cari amici, molte volte l’impulsività ci fa commettere errori irrecuperabili, voglio raccontarvi una storiella per farvi riflettere un pochino: 

COSE CHE NON SI RECUPERANO! Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di ungrande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decisedi comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro Tra lei e lei pensò “ma tu guarda se soloavessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…” Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva una anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò “ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!” L’uomo prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà! “Ah, questo è troppo” penso e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose, il libro e lasua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.

Quando si sentì un po’meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non
attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando…. nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.
Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscottiuguale al suo era di quell’ uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o
superiore al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva feritanell’orgoglio.

Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, guarda attentamente le cose, molto spesso nonsono come sembrano!!!!
Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:
Una pietra dopo averla lanciata;
Una parola dopo averla detta;
Un’opportunità dopo averla persa;
Il tempo dopo esser passato;
L’amore per chi non lotta.

Statali, spunta il blocco delle liquidazioni per chi ha 40 anni di contributi

Aprile 3, 2009 by admin · Comment
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di Pietro Piovani

ROMA (3 aprile) - Obbligati ad andare subito in pensione, e per di più senza liquidazione. E’ il destino che potrebbe toccare almeno 100 mila dipendenti pubblici che hanno raggiunto i 40 anni di contributi. Il governo aveva già stabilito, con un decreto tuttora in vigore, che da quest’anno le amministrazioni possono mandare a riposo i loro dipendenti più anziani, volenti o nolenti. Quella norma però era stata successivamente corretta dal Parlamento, che ne aveva limitato la portata: il limite di 40 anni – si specificava con questa modifica – va inteso come numero di anni effettivamente lavorati, senza includere nel conto i contributi figurativi (come gli anni della laurea o del servizio militare). In questo modo la platea degli interessati è stata ridotta notevolmente. Adesso però il governo torna alla carica. Presentando un altro articolo di legge, che stabilisce due cose. Primo, che per il calcolo dei 40 anni si deve tornare al meccanismo iniziale, dunque può essere mandato in pensione anche chi supera la soglia solo per via dei contributi figurativi. Secondo, che tutti quanti i prepensionati in questione dovranno aspettare qualche anno prima di vedere la buonuscita (così si chiama la liquidazione nel pubblico impiego).

L’articolo bocciato. Questo articolo è stato presentato all’interno di un testo in via di approvazione in questi giorni a Montecitorio. Per la precisione all’interno del decreto anticrisi, quello che prevede aiuti e incentivi per le industrie. Fra le tante righe del maxiemendamento scritto dal governo, c’era anche un articolo 5 ter dedicato appunto ai dipendenti da mandare in pensione. Questo articolo tuttavia non potrà essere votato, essendo stato respinto dal presidente della Camera Gianfranco Fini,perché estraneo alla materia del decreto: che c’entra il pensionamento dei dipendenti pubblici con gli incentivi alle auto? Tutto lascia pensare però che l’articolo sarà presto ripresentato in qualche altra forma. Anche perché non si tratta del primo tentativo: già a gennaio era stata scritta la bozza di una misura analoga che il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto approvare per decreto, ma poi l’iniziativa è stata rinviata.

I risparmi e le liquidazioni. La vera novità di questo emendamento (per ora) sfumato sta nel rinvio delle liquidazioni. Chi viene mandato in pensione per raggiunti limiti d’età contributiva non vedrebbe un euro prima del 2013. Il provvedimento ha una sua logica: solo così i prepensionamenti portano allo Stato qualche risparmio reale. Mandando a casa un dipendente pubblico non si ottengono grandi riduzioni di spesa, visto che a quel dipendente lo Stato continuerà a pagare la pensione. Anzi, il primo anno si avrebbe persino un aggravio delle uscite, per via appunto delle liquidazioni. Ecco perché qualcuno al ministero dell’Economia ha pensato al congelamento delle buonuscite. Solo in questo modo si raggiune l’obiettivo di risparmiare, ovviamente a condizione che il dipendente prepensionato non venga sostituito con una nuova assunzione.

Gli interessati. Le persone che si vedrebbero bloccare la liquidazione sono tantissime. Il presidente dell’Inpdap ha calcolato che nel solo 2009 i dipendenti che potrebbero andare in pensione forzata avendo raggiunto i 40 anni di contributi sono 60-70 mila. E la norma avrebbe effetto anche nei prossimi anni. Si può dunque stimare che gli interessati siano almeno 100 mila persone, forse 200 mila.

I sindacati. L’iniziativa sulle liquidazioni è stata denunciata ieri dalla Cgil, che ha invitato Renato Schifani a respingere, come ha fatto Fini, un eventuale nuovo emendamento qualora venisse presentato al Senato. Il segretario della Cgil-Funzione pubblica Carlo Podda definisce questa norma “un’ingiustizia incommentabile”. Per la Cisl il segretario confederale Gianni Baratta parla di “una misura inaccettabile” ed elogia Fini per averla rigettata.


fonte: ilmattino

Cos’è il mobbing?

Aprile 3, 2009 by admin · Comment
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Che cosa è il mobbing  per sommi capi lo sappiamo tutti, ma forse non tutti sappiamo che la definizioni di mobbing dipende dalle cause che possono portare al crearsi del mobbing e gli effetti che esso provoca, sulla vittima e nell’azienda (ambiente di lavoro).

Iniziamo a descrivere quindi i vari tipi di mobbing:

Tipi di mobbing

 

Mobbing dal basso o down-up:
Il mobber è in una posizione inferiore rispetto a quella della vittima.
Accade quando l’autorità di un capo viene messa in discussione da uno o più sottoposti, in una sorta di ammutinamento professionale generalizzato. In effetti, nelle situazioni di mobbing dal basso sono solitamente più di uno, a volte snche tutti gli operai o i collegli di un certo reparto, che attuano una vera e propriaa ribellione contro il capo che non accettano.
La vittima si trova quanto mai in una condizione di isolamento totale e devastante, inoltre essendo il numero dei suoi delatori piuttosto alto, anche il suo tentativo di discolpa risulta arduo; l’ufficio del personale finirà col dare credito alla maggioranza delle voci.
Questa forma di mobbing ha radici molto simili tra le culture. I casi di mobbing dal basso sono comunque abbastanza rari; nell’area tedesca si stima che ricoprando una percentuale del 10% del totale di tutti i casi si mobbing, in Italia la percentuale è addirittura minore, infatti, se l’antipatia verso il capo è un fenomeno molto diffuso, non altrettanto si può dire dell’aperta manifestazione di questo sentimento.

Mobbing dall’alto:
Il mobber è in una posizione superiore rispetto alla vittima: un dirigente, un capo reparto, un capufficio, un collega di anzianità o di mansioni superiori. Questo tipo di mobbing comprende atteggiamenti ed azioni riconducibili alla ben conosciuta tematica dell’abuso di potere, cioè dell’uso eccessivo, arbitrario o illecito del potere che un ruolo professionale implica. Il capo tradizionale, autoritario e severo, è tendenzialmente più soggetto a questa inclinazione, tuttavia sarebbe errato ritenere che il capo “amicone” ne sia immune.
Il discorso è infatti più ampio: il mobbing può insorgere in ogniuno dei due casi, quando il capo usa uno di questi due stili di guida in modo non uniforme. Se infatti usa il modo di fare autoritario e un po’ dispotico con tutti i suoi sottoposti allo stesso modo, ciò non è automaticamente mobbing. Finchè egli usa con tutti lo stesso metro e ogniuno subisce un trattamento giustamente ripartito e conseguente a ciò che effettivamente ha fatto, egli potrà essere accusato di eccessivo zelo, ma non di mobbing. Se invece usa il modo di fare da “amicone”, ma più con qualcuno emeno con altri, cioè se mostra di fare delle prefernze, allora il mobbing non è troppo lontano.
In un primo tempo ci si è chiesti se per caso qesto tipo di mobbing non derivasse dalla gerarchia organizzativa aziendale stessa, ossia se la struttura gerarchica della ditta non facilitasse o addirittura provocasse l’insorgere del mobbing dall’alto, concentrando potere e capacità decisionali nelle mani di alcuni suoi componenti a scapito di altri. Nonosatnte questo si è visto che snellire la gerarchia aziendale, portandola al minimo indispensabile, porta tanti vantaggi, ma non in fatto di mobbing dall’alto. Questo inquietante fenomeno infatti sembra insorgere ovunque, anche nelle aziende ad organigramma piatto. In ultima analisi, insomma, pare che se una persona fa uso sconsiderato del suo potere professionale, per quanto esso sia limitato, possa divenire con molta probabilità un mobber.

Bossing o mobbing strategico:
E’ una forma di mobbing che viene usata strategicamente dalle imprese per promuovere l’allontanamento dal mondo del lavoro di soggetti in qualche modo scomodi.
Può trattarsi di soggetti appartenenti ad una gestione precedente o assegnati ad un reparto che deve essere dismesso, di soggetti divenuti troppo costosi (un senior costa di più di due contratti di formazione lavoro) o che non corrispondono più alle attese dell’organizzazione.
E’ prassi frequente nelle imprese che hanno subito ristrutturazini, fusioni, cambiamenti che abbiano camportato un esubero di personale difficile da licenziare.
Il mobbing dunque si trasforma in una vera e propria politica aziendale, assumendo caratteri di normalità e di ineluttbilità.
La strategia dell’espulsione prende forma nell’intenzione del diretto superiore ed è mirata ad estromettere il soggetto dal processo lavorativo (sono stati riferiti casi di bossing della durata di 20 anni). L’obiettivo è quello di isolare la persona che si ritiene rappresenti una minaccia o un pericolo, bloccargli la carriera, toglierli il potere, renderlo innoquo.
Nel bossing la competenza sociale e le caratteristiche di personalità del mobber e della vittima giocano un ruolo decisamente importante.

Mobbing tra pari o orizzontale:
Il mobber e la vittima sono allo stesso livello: due colleghi con pari manzioni e possibilità.
Normalmente si assiste tra colleghi a piccole invidie, pottegolezzi, conflitti che serpeggiano sotto la superficie; anche se rivalità ed antipatie personali tra colleghi superano peraggressività ed emotività quelle tra superiori e sottoposti. La ragione di questo è che in gioco non c’è il potere formale, ma quello informale, che comprende una serie di fattori legati alla sensibilità e alla percezione individuale. Unitamente a questa ragione bisogna tenere ben presente il contesto nazionale dove se alla difficoltà di occupazione, aggiungiamo la mancanza di trasparenza nell’accesso al lavoro e nello sviluppo di carriera, si ottiene un aumento della competizione in grado di destrutturare i rapporti relazionali e quindi di facilitare il mobbing tra colleghi.

Doppio mobbing:
L’energia distruttiva con cui la vittima è caricata e che trova in famiglia la possibilità di scaricarsi, può giungere ad un livello tale da comportare la saturazione delle riserve familiari. La famiglia latina, protettrice e geneosa, improvvisamente cambia atteggiamento, cessando di sostenere la vittima e cominciando invece a proteggere se stessa dalla forza distruttiva del mobbing. Ciò significa che la famiglia si richiude in se stessa, per istinto di sopravvivenza, e passa sulla difensiva.
La vittima infatti è diventata una minaccia per l’integrità e la salute del nucleo familiare, che ora pensa a proteggersi prima, ed a contrattaccare poi.
Si tratta naturalmente di un processo inconscio: nessun componente sarà mai consapevole di aver cessato di aiutare il proprio caro.
E’ in questi casi che parla di doppio mobbing, il mobbizzato perde la valvola di sfogo rappresentata dalla famiglia e quindi è praticamente accerchiato. Sono questi infatti i momenti di maggiore pericolasità per una vittima, quando cioè si sente veramente abbandonato da tutti.

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