Meditazione del giorno: Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi
Papa Benedetto XVI
La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana… La parola latina con-solatio, consolazione, lo esprime in maniera molto bella suggerendo un essere-con nella solitudine, che allora non è più solitudine. Ma anche la capacità di accettare la sofferenza per amore del bene, della verità e della giustizia è costitutiva per la misura dell’umanità, perché se, in definitiva, il mio benessere, la mia incolumità è più importante della verità e della giustizia, allora vige il dominio del più forte; allora regnano la violenza e la menzogna…
Soffrire con l’altro, per gli altri; soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell’amore e per diventare una persona che ama veramente questi sono elementi fondamentali di umanità, l’abbandono dei quali distruggerebbe l’uomo stesso. Ma ancora una volta sorge la domanda: ne siamo capaci?…
Alla fede cristiana, nella storia dell’umanità, spetta proprio questo merito di aver suscitato nell’uomo in maniera nuova e a una profondità nuova la capacità di tali modi di soffrire che sono decisivi per la sua umanità. La fede cristiana ci ha mostrato che verità, giustizia, amore non sono semplicemente ideali, ma realtà di grandissima densità. Ci ha mostrato, infatti, che Dio la Verità e l’Amore in persona ha voluto soffrire per noi e con noi.
Processo Spartacus, corsa contro il tempo
Rassegna Stampa
fonte
D. D. P. da la Repubblica Napoli, 01-06-2009
La sentenza di secondo grado è stata depositata in cancelleria venerdì pomeriggio. Ed è già iniziata una nuova corsa contro il tempo per scongiurare il rischio di una scadenza dei termini di custodia cautelare nel primo troncone del processo “Spartacus” al clan dei Casalesi.
Il giudizio si era concluso quasi un anno fa, il 19 giugno 2008, con sedici condanne all´ergastolo e pene comprese fra i due e i trent´anni di reclusione per altri quattordici imputati. Adesso dovrà essere inviato ai difensori l´avviso di deposito delle motivazioni del verdetto (redatte dal giudice Rosa Caturano, della Corte d´Appello presieduta da Raimondo Romeres) per consentire agli avvocati di presentare ricorso in Cassazione. Il termine previsto dalla legge è di 45 giorni dalla notifica. Poi la Suprema Corte dovrà fissare l´inizio della discussione.
Ma intanto i termini di custodia continuano a decorrere e per molti imputati siamo già agli sgoccioli, se è vero che il limite massimo previsto dalle norme sulla carcerazione preventiva è di nove anni. Il timbro della Cassazione, secondo i calcoli che vengono effettuati in queste ore, dovrebbe arrivare non oltre il mese di aprile 2010. In caso contrario, molti imputati potrebbero essere scarcerati, qualcuno forse solo “virtualmente” perché detenuto per altro. Ma sarebbe ugualmente una beffa per il processo raccontato nelle pagine di “Gomorra” e costato la condanna in secondo grado all´ergastolo a tutto il vertice della confederazione del clan dei Casalesi: Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan” e Francesco Bidognetti, soprannominato “Cicciotto ‘e mezzanotte”, ritenuti responsabili rispettivamente di dieci e sei omicidi, entrambi detenuti. E accanto a loro anche i due superlatitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria, ricercati dal 1995, e Raffaele Diana, arrestato tre settimane fa dalla polizia di Caserta grazie alle indagini coordinate dal pool della Procura guidato dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho. Dopo la cattura di Diana, nell´elenco dei trenta latitanti più pericolosi è entrato a far parte un altro imputato del processo “Spartacus”, Mario Caterino, irreperibile dal 2005 e inseguito da una condanna all´ergastolo.
L´indagine che sarebbe sfociata nel dibattimento prese il via nel 1995, a seguito delle rivelazioni del pentito Carmine Schiavone. Il giudizio di primo grado è iniziato nel 1998. All´ultimo atto del processo d´appello partecipò anche Roberto Saviano. Adesso si attende la pronuncia definitiva, quella della Cassazione.