SANITA’ IN CAMPANIA
Giuseppe Del Bello -Rassegna Stampa -L´analisi della Bocconi Spesa eccessiva e fuga dei malati
-fonte-
la Repubblica Napoli
La sanità regionale è in bilico tra interventi strutturali decisi in autonomia e un commissariamento governativo che potrebbe rivelarsi ancor più drammatico.
Il professor Francesco Longo, direttore del Cergas della Bocconi di Milano, ha analizzato la situazione campana dopo avere studiato quella del Belpaese.
Rivela che dalla classifica mondiale dei sistemi sanitari elaborata dall´Oms nel 2000, «in base al criterio costo-efficacia, quello italiano risultò il secondo migliore al mondo, dopo quello francese, mentre quello Usa si piazzò al 37 esimo posto».
Secondo al mondo, ma la Campania è al lumicino…
«Perché nella Campania, come nel Lazio e nella Sicilia, si concentra tutto il disavanzo. E quest´ultimo, si badi bene, è solo del quattro per cento rispetto ad un budget annuale di circa 100 miliardi.
Se anche queste tre regioni fossero in equilibrio di bilancio, il disavanzo sarebbe solo dell´un per cento».
Che diagnosi fa?
«La situazione della vostra regione costituisce uno dei casi più critici.
Le performance sanitarie sono le peggiori nonostante si spenda di più. Questo dimostra che il problema non è la disponibilità di risorse.
E non dipende neanche dalla struttura normativa e istituzionale che è uguale in tutto il paese».
E allora?
«La Campania registra tassi di mortalità superiori alla media nazionale per molte patologie e una speranza di vita inferiore con un gap in crescita, mentre la soddisfazione degli utenti è critica.
Tant´è che la vostra è la regione dove più cittadini si fanno curare altrove. Ma ci sono anche altri problemi».
Quali?
«Per esempio, si registra il più elevato consumo di farmaci per abitante nel paese.
Poi, c´è una rete ospedaliera i cui posti letto, pur non essendo eccessivi, sono mal distribuiti: troppi a Napoli. Come gli stessi ospedali: troppi e troppo piccoli, tutti uguali tra loro, determinano inutili ridondanze».
E la carenza più grave?
«Una rete di servizi territoriali intermedi (soprattutto per anziani).
Il risultato è un costoso e inappropriato eccesso di ricoveri di anziani nei reparti di medicina».
Anche di primari ce ne sono in abbondanza…
«Infatti. Il personale è in sovrannumero complessivamente, ma in particolare si registra un eccesso di primariati.
Poi c´è il settore privato accreditato che rappresenta una quota rilevante della sanità campana e che per alcune eccellenze rappresenta un punto di forza.
Ma purtroppo è frammentato in un numero eccessivo di piccoli erogatori locali, privi delle necessarie economie di scala e di specializzazione. La sanità in Campania rappresenta quasi il dieci per cento del Pil: il suo rilancio può essere un volano di sviluppo del sistema socio-economico, mentre la sua crisi è una zavorra per l´intera economia».
E ora gli errori.
«Partiamo da cosa non andrebbe fatto: procedere con un´ennesima azione di ingegneria istituzionale»
Si riferisce all´accorpamento delle Asl?
«Infatti. Non serve ridurne il numero o cambiare il loro ruolo.
Operazioni di questo tipo, che richiedono anni prima di essere messe a regime (pensiamo cosa significa fondere due aziende pubbliche con migliaia di dipendenti ognuna) non modificano la rete infrastrutturale e gli assetti organizzativi».
Intravede una terapia?
«C´è bisogno di un´azione combinata a tre livelli: regionale, aziendale e privato accreditato. Partiamo dal primo.
La Regione dovrebbe rapidamente definire atti di programmazione: sviluppo della rete dei servizi intermedi; sviluppo della specialistica ambulatoriale territoriale; rimodulazione della rete ospedaliera (accorpamento dei piccoli presidi e loro gerarchizzazione); distribuzione delle tecnologie. Inoltre, per ogni Asl e ospedale-azienda si dovrebbero definire gli obiettivi, realistici di attività e costi.
Per il secondo livello, le aziende dovrebbero essere responsabilizzate anche loro su obiettivi realistici e poi rese autonome. La forza delle Asl dipende sia dalle qualità manageriali dei suoi dirigenti sia dalla loro “departicizzazione”.
Ogni azienda necessita di un buon top management (tre persone) e di venti dirigenti intermedi di livello (direttori di distretto, di dipartimento). Insomma servirebbero 300-400 persone competenti.
Oggi non ci sono e non si comprano al supermercato.
Occorre attivare un processo di formazione di una classe dirigente regionale: corsi manageriali, mobilità inter-aziendale dei migliori, mercato del lavoro dei dirigenti pubblici che incentivi merito e mobilità.
E infine, rispetto al settore privato accreditato la Regione dovrebbe sviluppare un´azione di politica industriale dove le strutture eccellenti progressivamente acquisiscano le più deboli, magari creando partnership con grandi soggetti imprenditoriali».
Quanto tempo ci vorrebbe?
«L´orizzonte temporale per risultati definitivi è di medio periodo: questo non significa aspettare 5-7 anni, ma iniziare a lavorare subito, in maniera decisa e strutturata per 5-7 anni».
ALLA FINE DELLA VITA SAREMO GIUDICATI SULL’AMORE
INNO ALLA CARITA’
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità,
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.
Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi la carità,
non sarei nulla.
Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso,
e non avessi la carità,
non mi gioverebbe a nulla.
La carità è paziente,
è benigna la carità;
la carità non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;
tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
La carità non verrà mai meno.
Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto.
Quando ero bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Da quando sono diventato uomo,
ho smesso le cose da bambino.
Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,
come perfettamente sono conosciuto.
Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è la carità.
S. Paolo - dalla I° lettera ai Corinzi 13,1