DON PEPPINO DIANA RIVIVE A MIANO IN UNO SPETTACOLO TEATRALE

Giugno 28, 2009 by admin · Comment
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Di Domenico Pizzuti

In una calda serata di giugno nel patio del Convento “Madonna dell’Arco” dei Padri Francescani di Miano, affollato da giovani e famiglie, ad opera del gruppo teatrale “Se il seme non muore” di Casoria rivive in una piece teatrale originale ad opera di una suora e di una giovane del gruppo la figura e la testimonianza di don Peppino Diana nella lotta contro la camorra non spenta dalla sua eliminazione sanguinosa ma anche da una coltre di silenzio. Al di là di un evento teatrale per certi aspetti inusitato per ambienti di sagrestia, ma non per i presenti che hanno a più riprese applaudito, è interessante il percorso che ha portato un gruppo di giovani alla riscoperta dopo quindici anni dalla morte di questo prete martire ed alla ripresentazione teatrale efficace della sua testimonianza e del suo messaggio.
Circa otto mesi fa questo gruppo di giovani, in una manifestazione a sostegno di Roberto Saviano minacciato di morte dalla camorra, ebbe occasione di leggere tutto d’un fiato nella sede del Convento dei Padri francescani di Miano il libro “Gomorra” e di conoscere la vicenda di don Peppino narrata in un capitolo del libro. <>.
In seguito a questa scoperta, i giovani si misero alla ricerca di informazioni sulla sua vita, i suoi studi, i suoi amici, la sua famiglia, venendo a contatto di diverse associazioni che mantengono vivo il ricordo di don Peppino. Più raccoglievano informazioni, più cresceva il desiderio di non dimenticare, di fare qualcosa per far conoscere don Peppino anche ad altri. Dal fervore di questa scoperta e ricerca è derivato il copione teatrale “Dio che parte sta!!!” che è stato rappresentato. Non si è tratta di una commedia a lieto fine, ma di una storia messa in scena da giovani. La storia di un uomo che per amore del suo popolo e della sua terra non ha saputo tacere di fronte a soprusi di gente senza scrupoli. Ne è testimone anche il documento “Per amore del mio popolo” , diffuso nel natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania, che contribuì alla sua uccisione nella sagrestia di una chiesa come nell’ “Assassinio nella cattedrale” di Th. Eliot.
Anche dall’ entroterra napoletano può venire qualcosa di buono, quando si scoprono testimoni credibili della parola in un mondo di violenza e soprusi, perché come a chiare lettere era affermato nel citato documento:<> che certo non basta esorcizzare con libri e performance teatrali.