NAPOLI ANNO ZERO…….
Germania,Anno Zero….
Dunque ,amici lettori,“vorrei ..parlare con voi tra dieci anni.. Se allora,come purtroppo devo temere per tutta una serie di motivi,sarà sopravvenuta da lungo tempo l’epoca della reazione;se di ciò che certamente molti di voi e anch’io,come dichiaro apertamente,abbiamo desiderato e sperato,si sarà realizzato poco,forse non proprio nulla,ma almeno apparentemente qualcosa – è assai probabile che ciò non mi lascerà affranto,ma saperlo costituisce certamente un peso interiore - allora mi piacerebbe davvero vedere che cosa ne è stato di quelli di voi che adesso si sentono autentici “politici…” e partecipano all’ubriacatura che questa rivoluzione rappresenta.
(NAPOLI ANNO ZERO,Edizioni Intramoenia)
NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO
SALMO 27
non smettere di sognare
L’idea falsa delle due Napoli
-rassegna Stampa -
di Luciano Brancaccio da il Corriere del Mezzogiorno
C’è una grave contraddizione tra i dati forniti dagli istituti di ricerca e le rappresentazioni che si affollano nel dibattito cittadino, da parte di intellettuali e politici. Non esistono due Napoli, una superiore e l’altra inferiore, bisogna dirlo con forza, una volta per tutte. Questa mistificazione che ormai ci perseguita da secoli, non solo è falsa, ma produce atteggiamenti fatalistici e dunque autoassolutorii. Sarebbe forse il caso di invitare tutti coloro che vi insistono a un maggior senso di realismo e, sia detto con tutto il rispetto, a una maggiore onestà intellettuale.
L’interpretazione delle due Napoli è semplicemente falsa, qualsiasi scala si utilizzi per collocare i napoletani nella parte «bassa» o «alta» della città. Sul piano della stratificazione sociale classica, basata su reddito e prestigio, Napoli è una città di ceti medi.
Come molte altre grandi città occidentali con un passato industriale e un presente fatto per buona parte di pubblico impiego (circa il 40% dei redditi è riconducibile alla spesa statale), presenta una struttura a rombo, rigonfia nelle classi centrali e ristretta ai due estremi.
È vero che negli ultimi venti anni c’è stata una certa polarizzazione della ricchezza e una crescita delle aree di povertà, ma niente di paragonabile alle città davvero «duali», come le metropoli sudamericane e asiatiche. Se si vuole combattere l’emarginazione sociale bisogna partire dal problema qual è, dipingere l’inferno serve a poco.
Il discorso di una ristretta cerchia colta e cosmopolita e di una massa plebea regge ancor meno se prendiamo in considerazione le risorse culturali.
La quota di laureati a Napoli è di oltre 4 punti superiore a quella italiana, mentre il numero di napoletani senza titolo di studio è di circa due punti percentuali inferiore alla media nazionale. Qui c’è un importante vantaggio competitivo sul quale può fondarsi una nuova politica di sviluppo. Napoli è ricca di nuove generazioni che si immettono sul mercato del lavoro con alti livelli di formazione, amministratori e politici dovrebbero lavorare per far fruttare questo capitale umano.
Per farlo, bastano politiche di buon senso, che combattano i recinti di privilegio e le aree di collusione. Niente di più distante, quindi, da un partito governativo del Sud, che intende riprodurre l’antico piagnisteo dell’eccezionalità della società napoletana e meridionale, con l’obiettivo «politico » di tenere salde le mani sui cordoni della spesa pubblica.
Abbiamo ormai esperienza di 60 anni di finanziamenti speciali che non hanno ridotto il divario con il resto d’Italia e invece hanno prodotto l’effetto collaterale di irrigidire la gerarchia sociale, fino a ottenere tassi di mobilità sociale (questi sì) da paese del terzo mondo.
Napoli è città problematica. I suoi problemi sono anche peculiari e unici, ma non ha nulla di patologico, né di fatalmente irreversibile. La sua eccezionalità non sta nel corpo sociale ma in un’impressionante continuità del discorso politico. Per cominciare a metter mano ai problemi di oggi c’è bisogno di amministratori che non si spaccino per la parte «buona» della città contro quella «cattiva», né che utilizzino retoriche stantie per restare pervicacemente in sella.
NAPOLI ANNO ZERO :Avviso ai naviganti
Dunque ,amici lettori,“vorrei ..parlare con voi tra dieci anni.. Se allora,come purtroppo devo temere per tutta una serie di motivi,sarà sopravvenuta da lungo tempo l’epoca della reazione;se di ciò che certamente molti di voi e anch’io,come dichiaro apertamente,abbiamo desiderato e sperato,si sarà realizzato poco,forse non proprio nulla,ma almeno apparentemente qualcosa – è assai probabile che ciò non mi lascerà affranto,ma saperlo costituisce certamente un peso interiore - allora mi piacerebbe davvero vedere che cosa ne è stato di quelli di voi che adesso si sentono autentici “politici…” e partecipano all’ubriacatura che questa rivoluzione rappresenta.
Vorrei davvero vedere che cosa è “ divenuto “ di costoro nel senso interiore della parola:sarebbe di certo bello se si potesse allora dire con i versetti del sonetto 102 di Shakespeare:
il nostro amore era giovane,appena nella sua primavera,
allor ch’io solevo salutarlo co’mieicanti,
simile a Filomena che in sul cominciare dell’estate canta
ma tace al sopraggiungere della stagione inoltrata.
Ma le cose non stanno così. Non abbiamo davanti a noi la fioritura dell’estate,ma in primo luogo una notte polare di gelida tenebra e di stenti,quale che sia il gruppo che ora risulterà esteriormente vittorioso….E infatti,dove vi è il nulla,non soltanto l’imperatore ma anche il proletario ha perduto i suoi diritti.
Quando questa notte sarà lentamente trascorsa chi sarà ancora vivo di coloro la cui primavera ha ora avuto una fioritura apparentemente cosi rigogliosa? E che cosa sarà allora divenuto interiormente di tutti loro? Amarezza o filisteismo …?….In ognuno di questi casi io trarrò questa conseguenza: costoro non sono stati all’altezza del proprio agire,non sono stati all’altezza nemmeno del mondo quale è realmente né della sua quotidianità:non hanno avuto,oggettivamente e di fatto,nel senso più intimo la vocazione per la politica che ritenevano invece di avere in se stessi .
( Max Weber La politica come professione )
Da “NAPOLI ANNO ZERO”
Conversazione metropolitana con Lucio Pirillo
Cattolici e politica dal ’68 ai giorni della spazzatura
a cura di Corrado Castiglione – prefazione di Leoluca Orlando
Edizioni Intramoenia
pp. 216 – € 12,00 - / ISBN 978-88-95178-60-8
L’Infinito
L’Infinito (Giacomo Leopardi) voce: Vittorio Gassman
GIORNI : Non smettere di sognare
INTERVISTA A DIO
[1] Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
[2] C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
[3] Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
[4] Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
[5] Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
[6] Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
[7] Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
[8] Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9] Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
Elì, Elì, lemà sabactàni ?
Aman Ravi - Libertà [ Meditazione - Musica - Didjeridoo ]
Aman Ravi - Libertà [ Meditazione - Musica - Didjeridoo ]
clicca qui