Canto il sorriso.(P. Paolo Turturro)

Luglio 10, 2009 by admin · Comment
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Note di Don Paolo Turturro

Canto il sorriso.

L’odio ti semina solo sassi nell’anima. Noi siamo stati plasmati dal fiato di Dio, secondo il corpo di Cristo. L’orgoglio uccide i santi. Canto la luce del cieco nato. Cristo Gesù plasma il fango, come nella creazione del Padre, e infonde la luce. Crea la luce. E’la luce che opera nel giorno. Di notte operano le tenebre. Finché c’è giorno opera l’azione del Padre. Neanche il Padre si riposa, persino nel settimo giorno opera ancora. L’opera più ardua è creare la luce, è creare la risurrezione. Egli è il profeta della luce. E’ il profeta che invia nella piscina di Siloe ( inviato) il cieco nato a lavarsi per vedere le meraviglie di Dio. E’ la piscina dei profeti. Se c’è una grazia in quelle onde, ci deve essere il Profeta. Ci scandalizziamo dei profeti. Per noi ancora oggi sono scomodi. Sono peccatori come noi, niente di buono. Un peccatore non viene da Dio. La malattia, per il mondo del sinedrio, è frutto del peccato. Cristo afferma: né lui ha peccato, né i suoi genitori. E’ una vera rivoluzione morale, mentale e spirituale. Il cieco nato è per la gloria di Dio. Proprio perché in lui si manifesta l’opera di Cristo che crea come il Padre e infonde la vera nuova luce. E’ uno scandalo per il sinedrio. Un uomo non può creare come Dio. Proprio per questo Cristo è il Figlio di Dio, perché crea come il Padre e dona la vista, non solo degli occhi, ma quella della vera fede a un cieco nato. Si rischia di capovolgere le situazioni: chi è cieco vede, e chi vede diventa cieco e rimane nel peccato, perché non è capace di vedere Cristo il vero Profeta e Figlio di Dio. Chi non vede Dio è cieco. Riproverò a lanciarti sorrisi di perdono. Tu sei però un booling di rigetto. Non scalfire la tua mente di rancori. Ti fai male da solo. Germogliati, in questa primavera dello spirito, di gioia. Alleati con la letizia. Confida nel dono sublime che Dio ha infuso in te. Lo spirito contempla anche nel tempo l’eterno che tu sei. Confida in te che sei, sei sostanza di vita. Sei sostanza d’amore. Tu sei oltre il giorno, oltre i tuoi stessi giorni. Tu sei iscritto nel vangelo che il Galileo ha annunciato nelle terre assolate della Palestina. Tu sei il volto di Dio che sorride. I tuoi occhi sono l’ineffabile che vuoi ammirare fuori di te. Tu sei la misericordia che Cristo ha consegnato al Padre sulla croce. Leggi i tuoi respiri che sanno di grazia di Dio. Il tempo non scoraggia l’eterno. Sappi che il tuo respiro è in sintonia con i battiti del cuore divino. Sei fatto di eterno. Canta il sorriso che ti rende immortale. Solo chi sorride, procede sull’orlo dell’abisso senza cadere nel fondo. La pietà tra le braccia della Vergine è il riscatto che elargisce solo letizia agli afflitti e ai disperati. Non do ripetizioni al cuore. Più batte e più è stracolmo di amore. Non sono sclerotico di cuore. Né duro di mente. L’orchestra del cuore è la melodia che non puoi non ascoltare. Ascolta ciò che da tempo tu devi sapere. Freme il cuore e tu lo senti a distanza di chilometri lontano da me. La mente è lo scrigno dove Dio scrive la sua sapienza. Prova a baciare Dio e ti sbocceranno grazie immortali. Sbatti la porta in faccia alla morte, creperà finalmente. Ama sempre e nelle tue mani ci sarà sempre il dono di una carezza di una piccola poesia. Quante cose sa dire il sorriso. Quante cose davvero sa capire. Quante cose, sorridendo, hai dentro da buttare. Canto il libro dell’anima. Sento le sue armonie. Mi chiede di donarmi di più. Mi chiede di pensare di più. Mi chiede di contemplare di più. Mi chiede di amare di più. Come amare di più chi è nel tempo? Non batto l’aria per un pugno di mosche. Non è affatto bello bastonare il cielo. Non mi permetto su chi dall’alto ha visioni eterne. Bevo tazzine di caffè per abbattere l’inerzia. La stasi è la malattia dell’ignoranza. Ho idee che camminano, non sugli autobus. La musica sa fare l’energia del cuore. Semino nell’universo le note della sofferenza. Lassù germoglieranno altri firmamenti. Lassù, dove le galassie non abitano, non possono inquinarci il sorriso. So leggere l’intimo della gente, per questo è solo un servizio che mi fa crescere e mi santifica. Si può prevenire l’astuzia. La cattiveria taglia a pezzetti gli occhi gelidi di chi odia. Ti chiedo di liberarti delle parole che ti affliggono di dignità. Vomita il veleno che ti acida solo dentro. Non ti annientare di disperazione. Canta il sorriso che hai chiuso dentro le tue labbra. Canta il sorriso e tutta la malizia crolla attorno a te. Canta il sorriso e la giovinezza abiterà per sempre nelle tue vene. Canta il sorriso e la letizia infiammerà la tua casa. Canta il sorriso e l’economia produrrà benessere e serenità alla tua famiglia. Canta il sorriso e ti accorgerai che la tristezza non abiterà più la tua casa. Il sorriso ti insegna il sogno che da sempre hai sospirato di fare. Venite giovani con me a liberare le ali ai gabbiani. Forza, accorrete. Venite con me a liberare le ali ai gabbiani. Cantate con me. Sono l’uomo, chiamato Gesù. Il corno pieno d’olio è versato su Cristo. E’ l’olio santo dello Spirito. Cantare la luce è cantare il sorriso, è cantare la santità che solo Cristo Gesù è capace di donare.

P. Paolo Turturro
da facebook

Il MOBBING :il discorso tipico dello schiavo..(Tu chi sei caro “collega”?)

Luglio 9, 2009 by admin · Comment
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un bellissimo pezzo di silvano agosti sulla nostra società…

Il MOBBING : non ci resta che piangere

Luglio 8, 2009 by admin · Comment
Filed under: mobbing 


Origine: www.youtube.com
massimo troisi
da facebook
Natalia Augias

Caritas in veritate

Luglio 7, 2009 by admin · Comment
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Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità. ( Caritas in veritate )

Gli abitanti di Nazareth rifiutarono Gesù, loro compaesano…

Luglio 4, 2009 by admin · Comment
Filed under: vangelo 

Ci fermiamo troppo sulla divinità di Gesù, che comporta grandezza e splendore, sui Suoi miracoli che parlano di potenza e di successo, e viviamo una religiosità che rifiuta ciò che è umile, ciò che è semplice, ciò che è silenzioso, ciò che è ordinario.

• Non ci fermiamo abbastanza su un Dio che assume l’ordinarietà umana, la routine, la stanchezza, il guadagnarsi il pane in una esistenza mediocre, il vivere in modo comune, senza che nulla succedesse di straordinario, perché questo “vivere comune” era la cosa più straordinaria.
(P.Rolando Palazzeschi)


Quei ragazzi persi per strada …..

Luglio 3, 2009 by admin · Comment
Filed under: UNEBA, politiche sociali 


Scritto da Giovanni Laino, 03-07-2009
la Repubblica Napoli

L’assassinio del giovane musicista di strada, Petru Birlandenau a Montesanto ci ha scosso. Lavorando all’Università in via Forno Vecchio appartengo a quella affollata comunità di pratiche che frequenta piazza Montesanto che ancor più è stata impressionata dalla gratuità della violenza, dall’inefficacia preventiva di un modello di ordine pubblico che di fatto consente di fare quasi tutto a pregiudicati e gruppi di persone ben note alle Forze dell’Ordine.

Credo sia comunque molto importante che la Giustizia faccia il suo corso e gli arresti sostenuti da prove sono un segno positivo dell’impegno della Polizia. Mi sento comunque molto amareggiato. Senza moralismi o sentimentalismi, non riesco a rimuovere facilmente il dato che conosco Marco, il 27enne incensurato, arrestato con l’accusa di essere uno degli esecutori del terribile raid. Erano i primi anni Novanta, quando riuscivo a fare anche un po’ di lavoro educativo frontale nell’Associazione e Marco era un ragazzo simpatico, molto sveglio, che pativa una lunga carcerazione del padre e spesso era terribile dando molto da fare agli educatori. Io stesso lo accompagnai al Teatro Politeama, in una bolgia per le prove per il casting del film diretto da Lina Wertmüller, “Io, speriamo che me la cavo”. Marco non fu scelto e, anche se è stato beneficiario di un inserimento lavorativo fatto con l’Associazione, anche più in generale, per ora, non se l’è cavata.
Credo sia colpevole confondere vittime e carnefici e da molti anni mi è chiara la responsabilità soggettiva delle persone che, pur dentro tante sollecitazioni ambientali, fanno scelte criminali.
Non nutro sentimenti di colpa: certo potevamo fare meglio e di più ma, con i nostri limiti, c’è l’abbiamo messa proprio tutta e per sradicare la forza aggregativa delle attività criminali il lavoro sociale per la coesione, i diritti, l’educazione, è solo un indispensabile tassello che senza politiche più sostanziali, spinge quasi nell’ambito dei miracoli l’emancipazione dei ragazzi immersi nei circuiti illeciti.
Rispetto a questi sentimenti, che credo debbano alimentare una sincera riflessione sul senso, sulle modalità e sulle prospettive del lavoro socio educativo, gli interventi di questi giorni, in materia di politiche sociali, mi sembrano inadeguati.
Le associazioni, anche quelle animate soprattutto da volontari, non possono non confrontarsi con una logica di impresa sociale, facendo i conti con le politiche. Nessuno è immune da questo contesto e nessuno può chiamarsi fuori. Al di là della lodevole opera del tutto occasionale, siamo tutti chiamati a realizzare le iniziative solidali con professionalità, rispetto dei diritti dei beneficiari come dei lavoratori. In una città come Napoli, pur intercettando donazioni o contributi di Fondazioni, il raffronto con le politiche è doveroso oltre che indispensabile. Un confronto leale che deve essere collaborativo, quanto franco e critico, con i responsabili del governo locale, sulle scelte, sulla valutazione degli esiti e sul rendiconto dell’uso delle risorse pubbliche. Sono le storie delle persone e dei gruppi che parlano, è meglio evitare dichiarazioni e il presunto richiamo a primati. Nel terzo settore, e gli istituti religiosi ne sono parte sostanziale, non mancano responsabilità. Certo vi sono molte attenuanti. Va ribadito che le responsabilità più gravi sono innanzitutto del Governo nazionale che da un lato ha aumentato i tagli e ridotto la disponibilità di cassa degli enti locali e d’altro lato propone una impostazione miserevole della spesa sociale intendendo le politiche contro la povertà come assistenza palliativa alla miseria. Ma i responsabili e i lavoratori delle associazioni, fondazioni e cooperative devono fare autocritica, riflettere e adeguare i loro interventi al contesto, alzare la schiena, gridare la loro presa di parte per i diritti, anche dei poveri “immeritevoli”, senza per questo dare adito ad alibi sulla cultura della legalità o verso la deriva che associa pochi soldi dati male alla dequalificazione del lavoro sociale. Per fare questo qui si è costretti a battersi per il rispetto dei patti, per esigere i rimborsi delle spese dopo oltre venti mesi. Con il rischio di trovarsi in competizione fra istituti, associazioni e altri, per l’incasso degli arretrati. Su questo è evidente che il Comune può e deve fare innanzitutto la propria parte dando prova di trasparenza, chiarezza, credibilità.

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