NAPOLI ANNO ZERO
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SONO CARMINE CASTALDI EX DELEGATO ALFA-SUD E RESPONSABILE SINDACALE DELLE 150 ORE PER LA ZONA FLEGREA DAL 1975 ALL’80.
ALLA PAGINA 21 DEL TESTO IL DOTTOR LUCIO PIRILLO FA RIFERIMENTO AL SUO INGRESSO NEL SINDACATO DOVE HO AVUTO IL PIACERE DI CONOSCERLO DI COLLABORARE CON LUI E DI APPREZZARE LE SUE DOTI DI DIRIGENTE SINDACALE
E DI UOMO, UNA PERSONA SQUISITA CON GRANDE SENSO DI RISPETTO UMANO,
IL PERIODO TRASCORSO CON LUI NEL SINDACATO E’ STATA UNA ESPERIENZA MOLTO BELLA .
ERA IL MOMENTO DELL’UNITA’ SINDACALE E FORSE IL MOMENTO MIGLIORE PER I LAVORATORI PERCHE PROPRIO IN QUEL TEMPO SI SONO OTTENUTI GRANDI RISULTATI SUL PIANO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI.
MA, E’ DA UN PO DI TEMPO CHE STIAMO FACENDO PASSI INDIETRO VELOCEMENTE PERDENDO QUELLO CHE AVEVAMO CONQUISTATO CON LA LOTTA.
PARLAVO QUALCHE GIORNO FA CON UN FROF. UNIVERSITARIO DELLA CRISI ECONOMICA E SULL’INPOVERIMENTO CRESCENTE DEI LAVORATORI SULLA PERDITA DEL POTERE DI ACQUISTO, IO CERCAVO DI DIMOSTRARE CHE LA CRISI, NON AVENDOLA DETERMINATA LA CLASSE OPERAIA NE’ IL CETO MEDIO NON POTEVANO ESSERE QUESTE CATEGORIE A PAGARNE LE CONSEGUENZE.
LUI RITENEVA CHE LA CAUSA CHE AVEVA CONTRIBUITO ALLA CRISI ERA STATO IL SINDACATO.
LA COSIDERAZIONE ERA IL RISULTATO DI ESPERIENZE E DI INCONTRI AVUTI NEGLI ANNI 85-95 CON RAPPRESENTANTI SINDACALI CGIL-CISL-UIL NELL’AMBITO UNIVERSITARIO. ESSI ERANO DIVENTATI ARROGANTI E VIOLENTI, ED AVEVANO ASSUNTI IN TALUNE OCCASIONI MOMENTI DI ESASPERATE INTRATTABILITA’.
LA COSA PEGGIORE ERA QUELLA DI AVER MESSO I LAVORATORI DELLE FABBRICHE NELLE CONDIZIONI DI CHIEDERE SEMPRE AUMENTI SALARIALI. PER CUI ERA INEVITABILE CHE SI ARRIVASSE AD UNA SCELTA DA PARTE DEGLI IMPRENDITORI, QUELLA DEI LICENZIAMENTI ATTRAVERSO LE RISTRUTTURAZIONI
O IL TRASFERIMENTO DI LAVORAZIONI IN ALTRA PARTE DEL MONDO DOVE C’E’ MANODOPERA A BASSO COSTO .
SE I LAVORATORI AVESSERO RIDOTTO LE LORO PAGHE POTEVANO LAVORARE TUTTI. E’ QUESTO IL PENSIERO NON SOLO DI QUESTO PROFESSORE MA, DI TANTI CHE LA PENSANO COME LUI ,
LA RISPOSTA CHE HO DATO IO E’ QUESTA:
AVEVA PROPRIO RAGIONE MARX , QUANDO DICEVA CHE IL CAPITALISMO AVEVA PRONTO UN ESERCITO DI DISOCCUPATI DI RISERVA DA SOSTITUIRE NEL CASO CHE GLI OCCUPATI AVESSERO CHIESTO DI PIU’.GLI ANNI PASSANO MA LA STORIA SI RIPETE.
NEL 700 E NELL’800 C’ERA L’IMPORTAZIONE DEGLI SCHIAVI .E OGGI? E’ FORSE CAMBIATO QUALCHE COSA? CHE FORSE IL CAMBIAMENTO STA NEL NON VEDERE LE CATENE ! QUANTO SIAMO CIECHI !.
VEDI OGGI QUANTI IMMIGRATI CHE LAVORANO IN NERO.
CHI NE TRAE VANTAGGIO?
NEGLI ANNI 70 ERO UN METALMECCANICO, DIPENDENTE DELL’ALFA-SUD ALFA-ROMEO , MA LA MIA ESTRAZIONE ERA ARTIGIANA UN ARTISTA DEL LEGNO SCULTORE E INTAGLIATORE , TRAPIANTATO IN FABBRICA PERCHE’ L’ARTE NON HA MAI RIEMPITO LA PANCIA , MA IN COMPENSO TANTI ELOGI E SODDISFAZIONI.
IL RISULTATO IN CAMBIO LA CATENA DI MONTAGGIO, UN LAVORO ALIENANTE,
RIPETITIVO, E UMILIANTE.
NEL 1974 ELETTO DELEGATO A RAPPRESENTARE NEL CONSIGLIO DI FABBRICA DELL’ALFA CIRCA 500 OPERAI DEL REPARTO SELLERIA .
CON IL NUOVO CONTRATTO DEI METALMECCANICI ARRIVANO AUMENTI SALARIALI, MIGLIORI CONDIZIONI DI LAVORO ED UNA CONQUISTA STRAPPATA AI PADRONI, LA POSSIBILITA’ DEI LAVORATORI DI TORNARE A SCUOLA E DI RIAPPROPRIARSI DELLA LICENZA MEDIA 150 ORE.DI LAVORO RETRIBUITE DALLE AZIENDE , E DI 200 ORE CHE IMPEGNAVA L’OPERAIO, IN TUTTO 350 ORE NELL’ARCO DELL’ANNO SCOLASTICO.
LA GESTIONE AFFIDATA ALL’FLM IL SINDACATO UNITARIO DEI METALMECCANICI,
UN GRUPPO DI DELEGATI DI FABBRICA TRA CUI ANCHE IO, COORDINATI PRIMA DA LUIGI PAPPACODA, POI DA RAFFAELE SERRAPICA, DA LUCIO PIRILLO NEL 1978 E DA PADRE ROLANDO PALAZZESCHI,.
POI.
ERA NON SOLO IL RIAPPROPRIARSI DEL PEZZO DI CARTA MA , DI AVERE STRUMENTI DIDATTICI CHE CONSENTIVANO DI DIFENDERSI MEGLIO DALLA CLASSE DOMINANTE..
IL MOTTO ERA “SAPERE UGUALE A POTERE”..
CONTRO FORME SPESSO DISCRIMINANTI E COERCITIVE.
SAPENDO CHE LA NOSTRA GENERAZIONE QUELLA DEGLI ANNI 1940, VENIVA DALLA GUERRA , DALL’ARRETRATEZZA E DALLA MISERIA, E QUELLA PIU’ EVIDENTE DI UN ANALFABETISMO PAUROSO CON TASSI PIU ELEVATI AL SUD ITALIA.
LA FLM HA CONTRIBUITO CON LE 150 ORE E CON CHI HA AVUTO LA SENSIBILITA’ DI CONDIVIDERE IL RISPETTO DI QUEGLI ACCORDI PER UN INNALZAMENTO CULTURALE DELLA CLASSE OPERAIA DELLE CLASSI EMARGINATE E DEL SOTTO PROLETARIATO ,
POICHE’ LE 150 ORE FURONO APERTE ANCHE A TUTTE LE CATEGORIE..
IN QUESTA ESPERIENZA E’ STATA FONDAMENTALE LA PRESENZA DI LUCIO PIRILLO, QUALE RESPONSABILE COORDINATORE REGIONALE DELL’FLM PER LE 150 ORE.
IL LAVORO CHE HA SVOLTO , NELLE TRATTATIVE A LIVELLO PROVINCIALE ,REGIONALE
E NAZIONALE PER IL RISPETTO DEGLI ACCORDI PER L’AMPLIAMENTO DEI CORSI DEI LAVORATORI PER L’ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO DEI DOCENTI PRECARI, RESTA UN SEGNO INDELEBILE NEI LAVORATORI..
VOGLIO RINGRAZIARE LUCIO PER AVERMI CITATO NEL SUO LIBRO E DI ESSERE STATO
UN SUO COLLABORATORE.
VOGLIO RINGRAZIARLO NON SOLO PER L’IMPEGNO POLITICO, MA ANCHE PER LA DETERMINAZIONE DI UNA RICERCA DI GIUSTIZIA DI LIBERTA’ E DI EGUAGLIANZA.
QUESTI VALORI DI UN UOMO DETTATI DALLA FEDE CRISTIANA
COLGO L’OCCASIONE PER SALUTARE E RINGRAZIARE IL PROFERRORE NINO FERRAIUOLO CHE IN QUELL’EPOCA ERA DIRIGENTE DEL PCI E CHE SOSTENNE QUELL’ESPERIENZA A NOME DEL PARTITO.
RINGRAZIO E SALUTO IL COMPAGNO E PROFESSORE ROCCO CIVITELLI ANCHE LUI SOSTENITORE DELLE 150 ORE, IN QUEL PERIODO SEGRETARIO REGIONALE DEL SINDACATO SCUOLA CGIL .
E TUTTI QUELLI CHE HANNO CONTRIBUITO ATTRAVERSO LE LOTTE OPERAIE ,
AL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DEI LAVORATORI.
RINGRAZIO ANCORA LUCIO PIRILLO PER AVERMI DATO LA POSSIBILITA’ DI INTERVENIRE ALLA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO, UNA TESTIMONIANZA STORICA DELL’IMPEGNO POLITICO CHE SI EVINCE DALLA DETTAGLIATA E PRECISA CRONOLOGIA DEI FATTI ELENCATI.
GRAZIE LUCIO
.
Richiesta di sostegno e chiarimenti sulla situazione di un monastero buddhista in Vietnam
Lettera di appello ai rappresentanti politici (senatori, deputati, assessori regionali e comunali, sindaci ecc.)
(Luogo), 28 settembre 2009
OGGETTO: Richiesta di sostegno e chiarimenti sulla situazione di un monastero buddhista in Vietnam
Gentile Senatore / Onorevole …, (trovate il nome e informazioni sui siti web del Parlamento, del Senato ecc.)
Le scriviamo per richiamare la Sua attenzione su una drammatica situazione sorta in Vietnam che ci sta particolarmente a cuore. Chiediamo il Suo consiglio e sostegno nella forma di una richiesta di chiarimenti rivolta al Governo vietnamita, a proposito di quanto segue.
Un gruppo di 400 giovani monaci e monache, studenti del Maestro zen Thich Nhat Hanh (figura nota in tutto il mondo, candidato da Martin Luther King al Premio Nobel per la Pace), residenti nel monastero di Bat Nha (Bao Loc, provincia di Lam Dong), a partire dal 27 giugno scorso sono stati privati di acqua corrente, elettricità e comunicazioni con l’esterno. I monaci hanno anche subito gravi molestie, senza che gli ufficiali e i poliziotti governativi intervenissero per fermare queste azioni. Un gruppo di monaci anziani e di sostenitori, venuti a visitare i monaci e a verificarne le condizioni sono stati cacciati via violentemente.
Nella giornata di ieri, 27 settembre 2009, la situazione è drammaticamente precipitata: una folla di agitatori e di poliziotti in borghese ha fatto irruzione nel monastero, sfondando porte e finestre. I monaci e le monache, che non hanno opposto alcuna resistenza, sono stati trascinati all’aperto, picchiati e lasciati a lungo sotto la pioggia, quindi caricati su automobili e furgoni e portati via non si sa dove.
Nell’ultimo anno il Governo aveva fatto pressioni sui monaci e le monache affinché lasciassero il monastero di Bat Nha. All’inizio dell’estate il monastero è stato attaccato da una folla violenta, che ha distrutto edifici e danneggiato cose. In seguito, il 13 agosto 2009, il portavoce del Ministero degli Affari Esteri del Vietnam, il sig. Le Dung, ha fatto sapere che questi giovani monaci e monache avrebbero dovuto lasciare il monastero entro il 2 settembre. Essi però non hanno alcun luogo dove andare per poter continuare a praticare insieme come comunità.
La nostra richiesta primaria è che il Governo del Vietnam si faccia garante della sicurezza e dell’integrità dei monaci che ieri sono stati così violentemente prelevati dal monastero, e che si attivi affinché essi siano rilasciati al più presto.
Chiediamo, in secondo luogo, che il Governo vietnamita consenta ai giovani monaci e monache di Bat Nha con cittadinanza vietnamita di rimanere nel monastero, come il Governo stesso ha consentito loro fin dal 2005.
In questi mesi si è registrata una crescente risposta internazionale da parte di sostenitori del monastero, e appelli urgenti sono stati rivolti alle Ambasciate e Consolati vietnamiti di numerosi Paesi.
Le scriviamo oggi per chiederLe di voler scrivere al Governo vietnamita una lettera nella quale esprima la Sua preoccupazione per la sicurezza e il rispetto dei diritti umani dei monaci, e richieda chiarimenti riguardo ai fatti verificatisi a Bat Nha negli scorsi mesi. È nostra convinzione che questo incoraggerà il Governo vietnamita a risolvere la situazione in un modo che sia rispettoso dei diritti umani e della libertà religiosa di questi giovani cittadini vietnamiti.
Con i migliori saluti,
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LA TRAIETTORIA DI UN VIAGGIO METROPOLITANO di Domenico Pizzuti
-Conversazione metropolitana con Lucio Pirillo-
-Cattolici e politica dal ‘68 ai giorni della spazzatura-
-Prefazione di Leoluca Orlando-
-a cura di Corrado Castiglione-
La conversazione metropolitana con L. Pirillo in Napoli anno zero. Cattolici e politica dal ’68 ai giorni della spazzatura è certo ricco di metafore - dal viaggio sotterraneo alla città senza sole - evocative di un viaggio nella memoria, scandito in vari frammenti di periodi storici lungo le stazioni della nuova metropolitana di Napoli per uscire finalmente alla luce del sole sul viadotto che da Colli Aminei porta a Piscinola-Secondigliano.
Ma la conversazione su cattolici e politica a Napoli soprattutto negli ultimi quindici anni è anche oggettivazione di un percorso non puramente autobiografico per i riferimenti alla vicende politico-sociali ed ecclesiali napoletane che affondano le loro radici ben prima della rottura dell’unità politica dei cattolici evocata all’inizio dell’intervista.
Volendo offrire qualche elemento interpretativo della vicenda non puramente autobiografica evocata lungo il cammino che si snoda nella conversazione, soccorre in primo luogo il riferimento alla “traiettoria” come intesa dal sociologo francese Pierre Bourdieu.
L’analisi critica dei processi sociali scarsamente analizzati che agiscono nella costruzione di quell’artificio retorico che è la “storia di vita”, porta a evidenziare il concetto di traiettoria come serie di posizioni occupate successivamente da un stesso agente in uno spazio che è in divenire e soggetto a trasformazioni incessanti.
Appare perciò appropriato, sotto il profilo denotativo del genere della conversazione metropolitana nel volume analizzato, quanto scrive il Bourdieu: <> (Ragioni pratiche, Il Mulino, Bologna 2009, p. 79.) Ciò equivale a dire che una traiettoria è comprensibile solo a condizione di aver costruito in precedenza gli stadi successivi del campo in cui si è svolta e quindi l’insieme delle relazioni oggettive che hanno unito l’agente considerato all’insieme degli altri agenti che si inseriscono nello stesso campo.
Basta leggere il libro nella sua struttura di frammenti e promemoria scanditi per periodi storici significativi per convincersi dell’adeguatezza della categoria di “traiettoria”, insieme a quelle di viaggio e percorso.
Nello stesso tempo l’esperienza evocata di cattolici e politica dal ’68 ai giorni della spazzatura, a Napoli naturalmente, richiama una “generazione politica” modellata dagli eventi politico-culturali del ’68 ed ecclesiali del Concilio Vaticano II, una pelle che non si può scrollare di dosso. Ma non altrettanto per le generazioni dei decenni successivi fino ai nostri giorni di indifferenza diffusa nei confronti della politica da parte di giovani generazioni.
Si può anche individuare una “subcultura politica”, per intendersi quella del cattolicesimo sociale e democratico, quasi un’eredità di persone e gruppi non spenta ma neanche egemone per profondi cambiamenti economici, sociali e culturali, ma anche religiosi nelle società occidentali che richiede nuovi paradigmi di analisi per capire il presente. Insieme ad altre analisi sociologiche il riferimento può essere al sociologo francese Alain Touraine, La globalizzazione e la fine del sociale.
Per comprendere il mondo contemporaneo, Il Saggiatore, Milano 2008, che ipotizza un nuovo paradigma, fondato sul soggetto e sui <>, dove le donne e le minoranze oppresse possano finalmente ricoprire il ruolo sociale che spetta loro.
Infine il “rapporto fede-politica”, come incarnazione del dono della fede nelle vicende della convivenza umana a livello locale, nazionale, planetario o globale nell’assunzione dei problemi delle folle e generazioni umane che costituiscono la nostra umanità.
Dopo quindici anni dalla fine della rottura dell’unità politica dei cattolici, che sotto il profilo partitico hanno approdato a diverse formazioni politiche, che apre la conversazione di C. Castiglione con L. Pirillo, a mio avviso sulla base anche della presenza silenziosa e subordinata al capo di cattolici in aggregazioni partitiche o elettorali si avverte l’esigenza di una ricomposizione o di convenire su alcune modalità politiche di risposta ai problemi, da quelli della vita a quelli della sicurezza, dell’accoglienza ed integrazione degli immigrati per animare le “politiche” delle diverse formazioni.
E conseguentemente di promuovere sedi di elaborazione politico-culturali specialmente nel Mezzogiorno, che rompa una buona volta il silenzio e l’invisibilità del laicato cattolico che voglia essere fedele ad una fede che fecondi la convivenza umana.
“Tantum ergo” modu gregoriano
« 1. Tantum ergo sacramentum / veneremur cernui / et antiquum documentum / novo cedat ritui. / Praestet fides supplementum / sensuum defectui.
2. Genitori genitoque / laus et jubilatio / salus, honor, virtus quoque / sit et benedictio. / Procedenti ab utroque / compar sit laudatio. / Amen. » (IT)
« 1. Un così grande sacramento veneriamo, dunque, chini e il vecchio rito trovi compimento nel nuovo. Presti la fede supplemento all’insufficienza dei sensi.
2. Al Genitore (il Padre) ed al Generato (il Figlio) sia lode e giubilo, acclamazione, onore, virtù e benedizione. A Colui che procede da entrambi (lo Spirito Santo), sia rivolta pari lode. Amen. »
Presentazione prof Pirillo e prof Pizzuti “Chiesa e Mezzogiorno”
——–
In preparazione del Convegno “Chiese nel Sud, Chiese del Sud” svolto
a Napoli il 12-13 febbraio 2009,
l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici,
L’Istituto di Studi e Ricerche Sociali ed
il Portale mondocattoliconapoli,
hanno promosso
il 9 febbraio 2009,
presso la sede
dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Via Monte di Dio 14,
un incontro di studio su
“ Vent’anni dopo il documento Cei “Chiesa
italiana e Mezzogiorno”.
L’intento è stato di riflettere, a partire da diverse competenze disciplinari,
sulle trasformazioni economiche, sociali e religiose che sono
intervenute nell’ultimo ventennio nel Mezzogiorno.
E offrire spunti analitici e propositivi per la stessa
presenza ed azione delle chiese nel Mezzogiorno in riferimento al loro
ruolo sociale e pastorale.
Dopo il saluto del responsabile del Portale
Mondo Cattolico Napoli, Dott. Lucio Pirillo,
sono intervenuti i Proff. Giacomo Di Gennaro, Giovanni Laino,
Andrea Milano, Marco Musella, Mario Rusciano ed
il P. Vittorio Liberti, rettore Seminario Campano
interregionale.
ha Moderato il Prof. P. Domenico Pizzuti
“Nella rarefazione del dibattito
interno alle grandi organizzazioni politiche, sociali e religiose,
questo incontro – spiega padre Domenico Pizzuti, presidente dell’Isers
si caratterizza come luogo di libero confronto e discussione di
studiosi ed osservatori laici e religiosi, a partire dalle diverse
competenze disciplinari dei relatori, sulle trasformazioni economiche,
sociali e religiose che hanno interessato il Mezzogiorno nel corso
dell’ultimo ventennio”.
Bassolino e San Gennaro
Rassegna Stampa
di Fabio Ciaramelli da il Corriere del Mezzogiorno
Se le indicazioni della Curia napoletana non cambieranno, anche oggi la teca contenente il sangue di San Gennaro, ad avvenuta liquefazione, sarà offerta al bacio dei devoti. E tra costoro ci sarà per l’ennesima volta Bassolino, sempre puntuale da più di quindici anni all’appuntamento con San Gennaro, come ha ricordato egli stesso qualche giorno fa.
Nessuno ci avrebbe più fatto caso, se non ci fosse stata la paura dell’influenza A e il conseguente dibattito sui rischi di contagio attraverso il bacio di massa alle sacre reliquie.
In effetti, la partecipazione di Bassolino alla manifestazione più tradizionale della religiosità popolare napoletana è un fatto assodato, e ormai certamente metabolizzato dall’opinione pubblica cittadina e nazionale. C’è tuttavia una notevolissima differenza di significato tra il gesto compiuto una quindicina d’anni fa, tra lo stupore generale, da un sindaco post-comunista e la sua ripetizione odierna.
Non c’è dubbio che, allora come ora, quell’omaggio a una tradizione estranea alla propria storia costituisca da parte di Bassolino un segnale e un messaggio lanciati alla città. Ma in questi lunghi anni d’esercizio e consolidamento d’un capillare sistema di potere sono proprio il valore di quel segnale e il contenuto di quel messaggio ad essere profondamente mutati.
Il Bassolino della prima ora che baciava l’ampolla di San Gennaro (o che baldanzosamente saliva i tanti gradini della scala dei pompieri per portare i fiori alla statua dell’Immacolata a piazza del Gesù) era un leader politico che sceglieva di andare incontro ai sentimenti, all’emotività, alle passioni di vasti settori cittadini, individuando, con una semplificazione senz’altro eccessiva, le tradizioni religiose come costitutive dell’identità popolare.
Non tutti i collaboratori e sostenitori di Bassolino ne erano entusiasti; alcuni manifestarono perplessità e dissenso. Ma il messaggio era chiaro: il bacio a San Gennaro da parte di Bassolino era un segnale o un tentativo di unificazione delle diverse parti o anime di Napoli.
Je so pazz’
A Napoli Non Piove Mai…………….
Si bloccano metro e Cumana, allagamenti in periferia e nell’hinterland Sotto accusa la mancata manutenzione dei tombini e delle fognature
di Gioia Bettoschi da la Discussione
Questa volta era stato tutto previsto. Diversamente dagli anni passati non ci sono stati i soliti acquazzoni di fine agosto e così, per le prime piogge torrenziali si è dovuto attendere fino al 14 settembre.
Puntuali con le prime gocce di pioggia si sono registrati ieri allagamenti e disagi in tutta la provincia anche a causa della cattiva, per non dire inesistente, manutenzione dei tombini.
«Come ogni anno – ha spiegato Michele Buonomo presidente regionale di Legambiente – la pioggia di settembre mette ko la città. Possiamo dire con tragica ironia che c’è un appuntamento da calendizzare. Oggi si paga con gli interessi quello che ieri abbiamo trascurato. Una corretta manutenzione ordinaria del territorio della città a partire dal sistema fognario. Anni e anni di trascuratezza e mancata cultura della gestione del territorio i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Situazione critica in diversi quartieri di Napoli in particolare nella zona del sottopassaggio nei pressi dello stadio San Paolo dove sono dovuti intervenire i vigili del Fuoco. E’ rimasta bloccata per ore a causa degli allagamenti anche la linea due della metropolitana che collega Gianturco a Pozzuoli. In tilt anche i treni della linea Cumana che collegano Napoli a Torregaveta. Allagamenti anche nella zona di Acerra, Afragola , Pianura e Cardito dove ci sono diverse persone bloccate in auto a causa della pioggia.
Il temporale ha creato scompiglio anche in via Arenaccia, dove a causa del mancato funzionamento dell’impianto fognario, l’acqua non riesce a defluire regolarmente allagando la strada, inondando i locali a piano terra e creando enormi disagi e danni agli esercenti delle attività commerciali.
«Nonostante le ripetute richieste di intervento che i commercianti hanno inoltrato, sia al Comune che alla Municipalità – ha spiegato il capogruppo del Movimento civico al Comune di Napoli Ciro Monaco – continuano a restare inascoltati ed a subire le inclemenze del tempo per le palesi inefficienze dell’amministrazione locale».
Caos e disagi che potevano anzi, dovevano, essere evitati. La pulizia delle caditoie infatti è iniziata solo i primi del mese, con notevole ritardo quindi considerato che settembre è da sempre il mese in cui a Napoli si registrano il maggior numero ci precipitazioni.
A rischio allagamento ben 280 chilometri di strade cittadine dove, nonostante gli interventi di ristrutturazione, è totalmente assente la manutenzione. «i grandi piani di ristrutturazione – ha aggiunto il presidente regionale di Legambiente – senza la manutenzione restano una chimera». Come se non bastasse, a fronteggiare una simile emergenza è stata schierata una pattuglia di fognatori non proprio giovanissimi.
«Stiamo affrontando il problema – ha spiegato l’assessore competente Agostino Nuzzolo -Posso dire che abbiamo reperito i mezzi per spostare i fognatori sul territorio cittadino e ci siamo dotati di autoespurgatori. Certo bisogna tenere conto dell’età dei fognatori e poi questo compito deve essere affidato alle Municipalità». In realtà tutto è fermo da due anni, quando cioè la ditta Global service avrebbe dovuto avere in gestione il 40 per cento della manutenzione delle strade e con esse tombini e caditoie, mentre la restante parte sarebbe dovuta andare in carico alle Municipalità.
Ad oggi, però, il Global service è oggetto di un procedimento giudiziario ed il passaggio di consegne con le Municipalità non c’è stato.
fonte-http://www.napolionline-
Lo storico Paolo Macry. Napoli, il rito e un mondo a sé
Rassegna Stampa
di Mario Porqueddu da il Corriere della Sera
«Io non so se questa pratica sia pericolosa. Però mi sembra che, dagli Stati Uniti fino al nostro ministero della Sanità, dappertutto ci sia un atteggiamento di grande prudenza. Napoli, come sempre, tende a essere un mondo a sé». E il problema, assicura il professor Paolo Macry, ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università di Napoli Federico II, non è rappresentato dal culto religioso, né da San Gennaro, e neppure dalle sue reliquie. «Piuttosto, quello che emerge da una vicenda del genere, è il singolare rapporto tra l’autorità religiosa e il popolo napoletano: nella decisione del cardinale mi pare di vedere la paura di disgustare il suo popolo». Non che le autorità civili si comportino in modo diverso, aggiunge subito lo storico: «Quella teca — ricorda — viene baciata platealmente dalle autorità amministrative locali, dal presidente Bassolino al sindaco Iervolino, e sempre per questa specie di propensione verso una categoria che io, anche se non sono sicuro che esista davvero, chiamo ‘popolo napoletano’.
Intendiamoci: che in alcuni segmenti della cultura partenopea si avvertano ancora fortemente riti che hanno valore mantico e previsionale non c’è dubbio. E lo scioglimento della reliquia, oltre che un fenomeno antico, è appunto un auspicio». Ma è soprattutto l’atteggiamento nei confronti del «popolo come categoria ideologico-culturale» a colpire il professore: «Mi tornano alla mente lontani studi sull’estrazione del Lotto, che era di origine genovese ma si è poi radicata a Napoli.
Anche in quel caso, le autorità non derogavano mai dalle regole, non modificavano mai in nulla la ritualità, si attenevano alla norma del ‘no lime tangere’ . Non andavano toccati i confini tra presente e futuro, tra fortuna e sfortuna…
Mi pare sia questo, anche oggi, l’unico motivo culturale per spiegare quello che accade». E tutto ciò dev’essere sul serio un aspetto dell’«eccezione napoletana», ragiona Macry, se è vero che a Salerno, dove il 21 settembre per tradizione i fedeli baciano il braccio di San Matteo, i vertici ecclesiastici, su invito della Asl, hanno vietato la pratica a causa dell’influenza.
«Se il divieto a Salerno rimanesse, allora questa storia individuerebbe i confini di un territorio specifico, tutto interno a Napoli». Antonio Bassolino, che quel territorio l’ha governato a lungo, ha già annunciato che bacerà la teca. «Spesso — conclude Macry — capita che siano proprio le autorità, molto più dei fedeli, a compiere quel gesto. Anzi, io escluderei la presenza di folle di persone a rendere omaggio e prendere auspici dalla teca. Perciò, in realtà, il no del cardinale ha un valore più simbolico che reale.
È un discorso, a forte tasso ideologico, che può significare: ‘Io rappresento una pratica religiosa che ha una sua radice popolare, non mi importa quanto attuale, e la difendo al di là delle preoccupazioni mondane’.
Insomma, a Napoli c’è sempre grande cautela da parte delle autorità civili e religiose nei confronti di una cultura popolare da non disgustare».
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