WELFARE: UNEBA, COMUNE NAPOLI NON PAGA, ISTITUTI A RISCHIO (ANSA)
WELFARE: UNEBA, COMUNE NAPOLI NON PAGA, ISTITUTI A RISCHIO
NAPOLI
(ANSA) - NAPOLI - “Il Comune di Napoli ritarda ancora una volta i pagamenti agli enti associati Uneba che si prendono cura di oltre tremila bambini. Costringendo gli enti che svolgono un’indispensabile impegno di solidarietà a ritrovarsi strozzati dai debiti, e non per colpa loro”.
E quanto denunciano in una nota i vertici dell’Uneba. In una lettera inviata al sindaco Rosa iervolino e agli assessori alle politiche sociali Giulio Riccio e alle risorse strategiche Riccardo Realfonso, Uneba Napoli - rappresentata dal segretario generale Antonio Cicia e dal presidente Lucio Pirillo, ricorda che il Comune, “contrariamente a quanto promesso, non parrebbe intenzionato a saldare a breve agli istituti le quote per il mantenimento dei minori dei mesi di luglio, settembre e ottobre 2008.
Bensì solo quelle di di luglio 2008. Sono 1,6 milioni di euro in meno, tolto ulteriore ossigeno a enti già strozzati”. “Fondi oltretutto che erano stati promessi per settembre 2009, e siamo a fine ottobre.
L’assessore Riccio si era impegnato pubblicamente a versare 2,7 milioni di euro entro la prima metà di luglio, altri 2 milioni di euro entro il 10 ottobre e di 1 milione e 700mila euro entro il 15 dicembre 2009″, si legge ancora in una nota.
“Se ciò dovesse rispondere al vero, trattasi di un provvedimento irresponsabile e superficiale che dimostra il totale disinteresse di codesta amministrazione nei riguardi di bambini e bambine appartenenti a quella Napoli povera, bisognosa e ad alto rischio di devianza”, evidenziano Lucio Pirillo, presidente Uneba Napoli, e Antonio Cicia, segretario generale.
“Quello del periodo da luglio a ottobre, oltretutto, è solo una parte dell’ arretrato che il Comune di Napoli non ha ancora versato agli istituti. Mancano, e sono un buco nei conti, le quote di maggio e giugno 2008, ma pure del quadrimestre settembre-dicembre 2007, due anni fa.
E ancora, è tristemente superfluo precisare che non è stato fatto alcun pagamento agli istituti per la loro attività di tutto il 2009.
Il danno non è fatto solo agli istituti. Il danno è fatto anzitutto ai minori. Anche perché ora c’é davvero il rischio che gli istituti, con l’acqua alla gola per i debiti con le banche ma pure delusi e sfiduciati verso il Comune, chiudano per sempre”, conclude la nota.
(ANSA).
1993, prima di diventare sindaco, Bassolino
spiega a Televomero cosa intende lui per cambiamento
De Magistris: “Saviano ha ragione, deve cambiare tutto”
rassegna stampa
la Repubblica Napoli
«La Campania può farcela se la politica avrà il coraggio di candidare persone nuove, di garanzia e di esemplare moralità».
Lo sostiene Luigi de Magistris, eurodeputato dell´Italia dei Valori. Quella di Roberto Saviano su “Repubblica” di sabato «è un´analisi lucida e inconfutabile sull´intreccio economico-politico-criminale che si è appropriato dei partiti e della regione.
Evidente la responsabilità della classe dirigente che non ha saputo, e in gran parte non ha voluto, opporsi alle logiche dettate dai clan».
Per questo motivo, aggiunge l´ex pm, «con le prossime elezioni regionali la politica deve dare un segnale forte di rottura con il passato». Occorrono «candidature pulite per segnare una svolta decisiva. Purtroppo però quelle emerse fino a ora per la carica di presidente, da entrambi gli schieramenti, vanno in direzione opposta e non lasciano presagire nulla di buono».
La camorra alla conquista dei partiti in Campania
La camorra alla conquista dei partiti in Campania
di Roberto Saviano
rassegna stampa
fonte
repubblica
Quando un’organizzazione può decidere del destino di un partito controllandone le tessere, quando può pesare sulla presidenza di una Regione, quando può infiltrarsi con assoluta dimestichezza e altrettanta noncuranza in opposizione e maggioranza, quando può decidere le sorti di quasi sei milioni di cittadini, non ci troviamo di fronte a un’emergenza, a un’anomalia, a un “caso Campania”. Ma al cospetto di una presa di potere già avvenuta della quale ora riusciamo semplicemente a mettere insieme alcuni segni e sintomi palesi.
Sembra persino riduttivo il ricorso alla tradizionale metafora del cancro: utile, forse, soprattutto per mostrare il meccanismo parassitario con cui avviene l’occupazione dello Stato democratico da parte di un sistema affaristico-politico-mafioso. Ora che le organizzazioni criminali decidono gli equilibri politici, è la politica ad essere chiamata a dare una risposta immediata e netta. Nicola Cosentino, attuale sottosegretario all’Economia e coordinatore del Pdl in Campania, fino a qualche giorno fa era l’indiscusso candidato alla presidenza della Regione. Nicola Cosentino, detto “o’mericano”, è stato indicato da cinque pentiti come uomo organico agli interessi dei Casalesi: tra le deposizioni figurano quelle di Carmine Schiavone, cugino di Sandokan, nonché di Dario de Simone, altro ex capo ma soprattutto uno dei pentiti che si sono rivelati fra i più affidabili al processo Spartacus.
Per ora non ci sono cause pendenti sulla sua testa e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono al vaglio della magistratura. Nicola Cosentino si difende affermando di non poter essere accusato della sua nascita a Casal di Principe, né dei legami stretti anni fa da alcuni suoi familiari con esponenti del clan. Però da parte sua sono sempre mancate inequivocabili prese di distanza e questo, in un territorio come quello casertano, sarebbe già stato sufficiente per tenere sotto stretta sorveglianza la sua carriera politica. Invece l’ascesa di Cosentino non ha trovato ostacoli: da coordinatore provinciale a coordinatore regionale, da candidato alla Provincia di Caserta a sottosegretario dell’attuale governo. E solo ora che aspira alla carica di Governatore, finalmente qualcuno si sveglia e si chiede: chi è Nicola Cosentino? Perché solo ora si accorgono che non è idoneo come presidente di regione?
Perché si è permesso che l’unico sviluppo di questi territori fosse costruire mastodontici centri commerciali (tra cui il Centro Campania, uno dei più grandi al mondo) che sistematicamente andavano ad ingrassare gli affari dei clan. Come ha dichiarato il capo dell’antimafia di Napoli Cafiero de Raho “è stato accertato che sarebbe stato imposto non solo il pagamento di tangenti per 450 mila euro (per ogni lavoro ndr) ma anche l’affidamento di subappalti in favore di ditte segnalate da Pasquale Zagaria”. Lo stesso è accaduto con Ikea, che come denunciato al Senato nel 2004 è sorto su un terreno già confiscato al capocamorra Magliulo Vincenzo, e viene dallo Stato ceduto ad una azienda legata ai clan. Nulla può muoversi se il cemento dei clan non benedice ogni lavoro.
Secondo Gaetano Vassallo, il pentito dei rifiuti facente parte della fazione Bidognetti, Cosentino insieme a Luigi Cesaro, altro parlamentare Pdl assai potente, in zona controllava per il clan il consorzio Eco4, ossia la parte “semilegale” del business dell’immondizia che ha già chiesto il tributo di sangue di una vittima eccellente: Michele Orsi, uno dei fratelli che gestivano il consorzio, viene freddato a giugno dell’anno scorso in centro a Casal di Principe, poco prima che fosse chiamato a testimoniare a un processo. Il consorzio operava in tutto il basso casertano sino all’area di Mondragone dove sarebbe invece - sempre secondo il pentito Gaetano Vassallo - Cosimo Chianese, il fedelissimo di Mario Landolfi, ex uomo di An, a curare gli interessi del clan La Torre. Interessi che riguardano da un lato ciò che fa girare il danaro: tangenti e subappalti, nonché la prassi di sversare rifiuti tossici in discariche destinate a rifiuti urbani, finendo per rivestire di un osceno manto legale l’avvelenamento sistematico campano incominciato a partire dagli anni Novanta. Dall’altro lato assunzioni che garantiscono voti ossia stabilizzano il consenso e il potere politico.
Districare i piani è quasi impossibile, così come è impossibile trovare le differenze tra economia legale e economia criminale, distinguere il profilo di un costruttore legato ai clan ed un costruttore indipendente e pulito. Ed è impossibile distinguere fra destra e sinistra perché per i clan la sola differenza è quella che passa tra uomini avvicinabili, ovvero uomini “loro”, e i pochi, troppo pochi e sempre troppo deboli esponenti politici che non lo sono. E, infine, è pura illusione pensare che possa esistere una gestione clientelare “vecchia maniera”, ossia fondata certo su favori elargiti su larga scala, ma aliena dalla contaminazione con la camorra. Per quanto Clemente Mastella possa dichiarare: “Io non ho nessuna attinenza con i clan e vivo in una provincia dove questo fenomeno non c’è, o almeno non c’era fino a poco fa”, sta di fatto che un filone dell’inchiesta sullo scandalo che ha investito lui, la sua famiglia e il suo partito sia ora al vaglio dell’Antimafia. I pubblici ministeri starebbero indagando sul business connesso alla tutela ambientale; si ipotizza il coinvolgimento oltre che degli stessi Casalesi anche del clan Belforte di Marcianise. Il tramite di queste operazioni sarebbe Nicola Ferraro, anch’egli nativo di Casal di Principe, consigliere regionale dell’Udeur, nonché segretario del partito in Campania. Di Ferraro, imprenditore nel settore dei rifiuti, va ricordato che alla sua azienda fu negato il certificato antimafia; ciò non gli ha impedito di fare carriera in politica. E questo è un fatto.
Di nuovo, non è l’aspetto folkloristico, la Porsche Cayenne comprata dal figlio di Mastella Pellegrino da un concessionario marcianisano attualmente detenuto al 416-bis, a dover attirare l’attenzione. L’aspetto più importante è vedere cos’è stato il sistema Mastella - un sistema che per trent’anni ha rappresentato la continuità della politica feudale meridionale - e che cosa è divenuto. Oggi, persino se le indagini giudiziarie dovessero dare esiti diversi, non si può fingere di non vedere che Ceppaloni confina con Casal di Principe o vi si sovrappone. E il nome di Casale qui non ha valenza solo simbolica, ma è richiamo preciso alla più potente, meglio organizzata e meglio diversificata organizzazione criminale della regione.
Per la camorra - abbiamo detto - destra e sinistra non esistono. Il Pd dovrebbe chiedersi, ad esempio, come è possibile che in un solo pomeriggio a Napoli aderiscano in seimila. Chi sono tutti quei nuovi iscritti, chi li ha raccolti, chi li ha mandati a fare incetta di tessere? Da chi è formata la base di un partito che a Napoli e provincia conta circa 60.000 tesserati, 10.000 in provincia di Caserta, 12.000 in quella di Salerno, 6.000 ciascuno nelle restanti province di Avellino e Benevento? Chiedersi se è normale che il solo casertano abbia più iscritti dell’intera Lombardia, se non sia curioso che in alcuni comuni alle recenti elezioni provinciali, i voti effettivamente espressi in favore del partito erano inferiori al numero delle tessere. Perché la dirigenza del Pd non è intervenuta subito su questo scandalo?
Che razza di militanti sono quelli che non vanno a votare, o meglio: vanno a votare solo laddove il loro voto serve? E quel che serve, probabilmente, è il voto alle primarie, soprattutto nella prima ipotesi che fosse accessibile solo ai membri tesserati. Questo è il sospetto sempre più forte, mentre altri fatti sono certezza. Come la morte di Gino Tommasino, consigliere comunale Pd di Castellammare di Stabia, ucciso nel febbraio dell’anno scorso da un commando di cui faceva parte anche un suo compagno di partito. O la presenza al matrimonio della nipote del ex boss Carmine Alfieri del sindaco di Pompei Claudio d’Alessio.
L’unica cosa da fare è azzerare tutto. Azzerare le dirigenze, interrompere i processi di selezione in corso, sia per la candidatura alla Regione che per le primarie del Pd, all’occorrenza invalidare i risultati. Non è più pensabile lasciare la politica in mano a chi la svende a interessi criminali o feudali. Non basta più affidare il risanamento di questa situazione all’azione del potere giudiziario. Non basterebbe neppure in un Paese in cui la magistratura non fosse al centro di polemiche e i tempi della giustizia non fossero lunghi come nel nostro. È la politica, solo la politica che deve assumersi la responsabilità dei danni che ha creato. Azzerare e non ricandidare più tutti quei politici divenuti potenti non sulle idee, non su carisma, non sui progetti ma sulle clientele, sul talento di riuscire a spartire posti e quindi ricevere voti.
Mentre la politica si disinteressava della mafia, la mafia si è interessata alla politica cooptandola sistematicamente. Ieri a Casapesenna, il paese di Michele Zagaria, è morto un uomo, un politico, il cui nome non è mai uscito dalle cronache locali. Si chiamava Antonio Cangiano, nel 1988 era vicesindaco e si rifiutò di far vincere un appalto a un’impresa legata al clan. Per questo gli tesero un agguato. Lo colpirono alla schiena, da dietro, in quattro, in piazza: non per ucciderlo ma solo per immobilizzarlo, paralizzarlo. Tonino Cangiano ha vissuto ventun’anni su una sedia a rotelle, ma non si è mai piegato. Non si è nemmeno perso d’animo quando tre anni fa coloro che riteneva responsabili di quel supplizio sono stati assolti per insufficienza di prove.
Se la politica, persino la peggiore, non vuole rassegnarsi ad essere mero simulacro, semplice stampella di un’altra gestione del potere, è ora che corra drasticamente ai ripari. Per mero istinto di sopravvivenza, ancora prima che per “questione morale”. Non è impossibile. O testimonia l’immagine emblematica e reale di Tonino che negli anni aveva dovuto subire numerosi e dolorosi interventi terminati con l’amputazione delle gambe, un corpo dimezzato, ma il cui pensiero, la cui parola, la cui voglia di lottare continuava a prendersi ogni libertà di movimento. Un uomo senza gambe che cammina dritto e libero, questo è oggi il contrario di ciò che rappresentano il Sud e la Campania. È ciò da cui si dovrebbe finalmente ricominciare.
A Napoli la Iervolino trasforma il cimitero in un commissariato.
rassegna stampa
IL GIORNALE di V.Feltri - 23 ott 09
INDISCRETO A PALAZZO.
A Napoli la Iervolino trasforma il cimitero in un commissariato.
Un vicequestore e due sostituti commissari nel cimitero di Napoli. E non momentaneamente, per un’indagine, ma in pianta stabile. Nel camposanto più caotico d’Europa i tre professionisti della sicurezza ci sono entrati rispettivamente come direttore e stretti collaboratori.
Potrebbe essere una buona idea, perché no, mettere un uomo d’ordine tra i viali che ospitano cappelle e tombe, quotidianamen - te frequentate da vandali, ladri di acqua (come avvenuto in passato ad opera del vicino campo rom) e ragazzini che sfrecciano in motori- no. Ma l’assunzione degli altri due poliziotti ha generato una polemica politica.
Il consigliere comunale del Pdl Raffaele Ambrosino ha scritto al sindaco, Rosa Russo lervolino: «Quali sono le competenze dei due neoassunti, per un incarico come questo che necessita di un’alta specializzazione?».
INCHIESTA ARPAC: IMPEGNO, CHI HA FATTO QUELLE NOMINE?
Se le accuse della magistratura sulla vicenda Arpac sono vere, viene confermata l’esistenza, in Campania, di un sistema clientelare diffuso che coinvolge amministratori e funzionari nominati dal centrosinistra.
Mi chiedo: c’é o no una responsabilità politica di chi ha fatto le nomine?”.
Così il candidato della mozione Franceschini alla segreteria regionale del Pd Campania, Leonardo Impegno, che aggiunge:
“Non entro nel merito dei provvedimenti della magistratura, ma è evidente ci troviamo davanti all’ennesimo calcio nei denti a quelle decine di migliaia di ragazzi e ragazze competenti della nostra regione che, pur di lavorare, sono costrette ad emigrare per sottrarsi alle logiche della fedeltà a partiti e faccendieri.
Basta! Serve una svolta vera.
Bisogna costruire un Pd diverso, che faccia dell’etica, del rigore, della responsabilità e della trasparenza la base per una nuova primavera”.
fonte
ANSA
Intervento del prof. Mario Rusciano parte I “Chiesa e Mezzogiorno”
Bassolino presenta a New York il Forum della culture 2013
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Dalla Regione anche 1,5 milioni per un campus intorno al museo di Joe Petrosino-
rassegna stampa
fonte- la Repubblica Napoli
Il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e l´assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nicola Oddati hanno avviato, martedì sera a New York, il road show internazionale di presentazione del quarto Forum universale delle culture, che si svolgerà a Napoli dal 10 aprile al 21 luglio 2013.
Nell´Istituto italiano di cultura della Park Avenue, dopo la proiezione di un breve filmato introduttivo, Bassolino e Oddati hanno presentato al pubblico e alla stampa newyorkese le grandi linee dell´evento, dedicato a “La memoria del futuro”.
Il presidente della Regione ha insistito in particolare sul carattere plurimo delle culture che potranno confrontarsi apertamente al Forum partenopeo. «Napoli – ha ricordato – esprime il meglio di sé quando si apre e il peggio di sé quando si chiude in se stessa». Bassolino ha anche spiegato che con la manifestazione in calendario nel 2013 verrà completamente trasformata e riqualificata l´area occidentale della città, tra cui quella dell´ex stabilimento Italsider di Bagnoli. Oddati si è poi soffermato sui quattro grandi temi del Forum: pace, sviluppo sostenibile, conoscenza e diversità culturale.
Bassolino ha anche partecipato alle celebrazioni del Columbus Day dedicato alla scoperta dell´America e all´orgoglio italo-americano.
In serata ha partecipato a un doppio evento a Brooklyn, in una scuola media di uno dei quartieri storici italiani di New York, Bensonhurst.
Insieme con Nicola Trombetta, presidente della Federazione delle associazioni della Campania negli Usa, Bassolino ha consegnato a un tenente italo-americano della polizia di New York, Mark Torre della “Bomb Squad”, un premio in memoria di Joe Petrosino, il più famoso dei poliziotti antimafia italo-americani, originario di Padula, in provincia di Salerno, e ucciso 100 anni fa a Palermo dalla “mano nera”.
Bassolino ha poi siglato un protocollo d´intesa con Giovanni Alliegro, sindaco di Padula, per la realizzazione attorno alla casa-museo di Petrosino di un campus rivolto al mondo giovanile, con percorsi di studio dedicati alla legalità e alla cittadinanza attiva.
Per l´iniziativa è previsto un investimento regionale di oltre 1,5 milioni. «Petrosino è stato un grande eroe civile – ha detto Bassolino – come Falcone, Borsellino, Chinnici e Terranova, che capirono che la lotta contro le mafie si conduce non solo sul fronte italiano ma anche su quello americano».
Installazione di Natale al Plebiscito «Stanziati 500mila euro al Madre»
Rassegna Stampa
il Mattino
«Con il Barocco campano continua il diluvio di fondi europei». Sergio Fedele, presidente dell’associazione «Napoli punto e a capo», si scaglia contro la delibera della giunta regionale (la 1495 del 25 settembre) che stanzia per la mostra (itinerante in tutta la Campania) ben 10 milioni di euro.
Ma, in particolare, si scaglia contro i «500mila euro destinati all’installazione di piazza del Plebiscito. Senza che si sappia nemmeno chi è l’artista». «Ancora una volta – attacca – fondi europei che si sbriciolano in mille direzioni senza dare efficacia al rilancio del territorio ma con l’unico obiettivo di soddisfare singoli orticelli.
Ci chiediamo e chiediamo all’assessore al Turismo come sia possibile procedere in tale direzione e come soprattutto si possano deliberare questi finanziamenti senza conoscere nel dettaglio i progetti dei soggetti beneficiari».
In totale 42 voci di spesa da un massimo di 2 milioni e 350mila euro (per il Polo museale che però organizza il grande evento) ai singoli comuni, passando per gli Ept. Compreso quello di Napoli a cui viene assegnata la stessa cifra del Polo.
Trecentomila euro dei quali, però, per organizzare un evento che con il Barocco non sembra c’entrare nulla: il 14esimo festival film festival Capri-Hollywood. «Ci soffermiamo anche sui 500mila euro – continua Fedele – finanziati alla Fondazione Donnaregina per l’opera in Piazza del Plebiscito.
Non vorremmo che si trattasse di un metodo di finanziare una struttura in continua perdita. Per questo, visto che non conosciamo ancora il progetto, proponiamo di evitare la spesa relativa a un’opera di arte costosissima e sempre fonte di polemiche.
Facciamo invece un albero di Natale al centro della piazza addobbato con le cartelle della Tarsu di 1000 famiglie più bisognose che saranno pagate dalle istituzioni locali».
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Napoli anno zero. Cattolici e politica dal ‘68 ai giorni della spazzatura. Conversazione metropolitana con Lucio Pirillo
A cura di: Corrado Castiglione
Casa editrice: edizioni Intra Moenia
Anno pubblicazione: 2009
Prezzo: 12,00 euro
Proposte di lettura:(Biblioteca Provinciale di Salerno)
“ Scrivere di fede e politica a Napoli, nei giorni della spazzatura. Che idea balzana! Sembrerebbe di stare a gingillarsi in un negozio di bottoni, mentre nella banca a fianco c’è una rapina in corso ”.
Comincia così l’incontro tra Corrado Castiglione, giornalista professionista de Il Mattino, e Lucio Pirillo, già assessore de La Rete al Comune di Napoli, protagonista e testimone oculare dei fatti che hanno visto il mondo cattolico napoletano impegnato nella vita ecclesiastica, associativa e poi in politica.
Il libro Napoli Anno zero, che nasce proprio da questo incontro, non è certamente una pura operazione di recupero storico, né un “amarcord” di vicende politiche, sociali ed ecclesiastiche;
è invece una riflessione su un arco temporale che va dal 1968 ai giorni nostri, come recita il sottotitolo del volume.
E’ un libro-intervista che fa “scoprire” quella “questione cattolica” che ha rivestito sempre un ruolo centrale nell’Italia post unitaria ed in quella del dopoguerra: i cattolici italiani si riconoscevano, nella loro totalità, nel partito che li rappresentava, la DC ; ma il travaglio di molti di essi, che si vedono stretti in un collateralismo acritico, cioè in una dimensione marginale accettata più o meno passivamente, va in crisi a Napoli nel 1993.
I popolari cessano di essere punto di riferimento esclusivo per alcuni cattolici impegnati nelle Comunità di Base, nelle Associazioni di Volontariato, nel Laicato.
Per Lucio Pirillo, che segue le orme di Leoluca Orlando (autore della prefazione al libro) a Palermo, l’essere cattolico non significa rimanere inquadrato in un partito che egli riteneva in parte insufficiente a portare avanti con coerenza un discorso di impegno sociale, impegno ancora più urgente in una realtà locale come quella napoletana, degradata dall’uso della politica come mezzo strumentale di potere. Molti cattolici impegnati portano la loro fede e i loro convincimenti religiosi in partiti che precedentemente erano “osteggiati”.
Una scelta determinata dal mutamento dei tempi, ma anche dal rifiuto di condividere sistemi cristallizzati di gestione del potere che spesso stridevano con gli insegnamenti della Chiesa, o rappresentavano insufficientemente i valori del Vangelo.
Nelle duecentodue pagine del volume “scorre” la storia sociale, politica e religiosa di una generazione e di un militante cattolico quale è appunto Lucio Pirillo, partito dall’Associazionismo cattolico napoletano (Presidente provinciale delle Acli di Napoli nel 1987 e poi della Campania), che incontra i Pastori della Chiesa napoletana - i cardinali Corrado Ursi, Michele Giordano, Crescenzio Sepe -, ma anche i tanti seminaristi e sacerdoti che dai percorsi dell’Azione cattolica escono per intraprendere altre esperienze di vita cristiana.
Una scelta difficile all’epoca, ma che non spaventò il protagonista di Napoli anno zero , il quale, presentatosi come capolista de La Rete al Comune di Napoli, venne eletto e di lì a poco nominato assessore.
Ma il libro è anche la rievocazione della militanza nella CISL a favore della “classe operaia” metalmeccanica: un mondo ricco di esperienze, ma non privo di contraddizioni; ed ancora viene rievocato l’impegno per il diritto allo studio con la conquista sindacale delle 150 ore, che oggi ai giovani probabilmente non dice nulla, ma che allora fu davvero qualcosa di rivoluzionario.
Nelle conversazioni di Lucio Pirillo ritroviamo personaggi politici ed ecclesiastici del passato, ma anche di oggi, a partire dal cardinale Sepe, dal sindaco di Napoli Iervolino all’attuale presidente della Regione Campania Bassolino. Ci piace terminare questa segnalazione del libro di Lucio Pirillo con la riflessione del cardinale Crescenzio Sepe che, parlando dei giovani, così si esprimeva:
“ La fuga soprattutto dei giovani della nostra città sta determinando nuove e, purtroppo, frequenti forme di emarginazione, con il conseguente depauperamento non solo demografico, ma anche culturale del Meridione. Se i giovani migliori se ne vanno non ci rimane che una mediocrità contraria ad ogni possibile sviluppo ”.
Per Pirillo urge la necessità di una nuova chiamata all’impegno dei laici: per il laicato cattolico, infatti, si riaprono spazi che sembravano chiusi, o ristretti, dopo la fine del partito cattolico ed una certa supplenza compiuta in questi ultimi anni dalle stesse gerarchie ecclesiastiche.
Roberto Ruocco
fonte-
http://www.bibliotecaprovincialedisalerno.com/napoli_anno0.htm
Legge elettorale la Corte Costituzionale deciderà a dicembre
(da il Mattino)
È stata anticipata al 15 dicembre prossimo dalla Corte Costituzionale l’udienza di discussione sulla legittimità della nuova legge elettorale regionale.
L’udienza era stata precedentemente fissata per il 13 aprile. È stata così accolta dalla Consulta la richiesta della Regione. Nei giorni scorsi, ricordiamo, il governatore Antonio Bassolino aveva scritto al presidente della Corte Costituzionale e al presidente del Consiglio per evidenziare i problemi che sarebbero potuti derivare da una sentenza della Consulta sulla legge elettorale emessa in un periodo successivo alle elezioni che presumibilmente si terranno il 21 e 22 marzo 2010.
Ieri la Consulta ha deciso di anticipare l’udienza.
«Esprimo il mio più forte apprezzamento – ha detto Bassolino – per la decisione della Corte Costituzionale».
Il governo, ricordiamo, ha impugnato la parte della legge elettorale relativa alla doppia preferenza, prevista dal testo ma solo se con la seconda si vota una donna. Se sulla scheda si scrivono i nomi di due candidati dello stesso genere, il secondo nome è da considerarsi nullo. Fu Forza Italia, che premeva per il mantenimento del listino, a chiedere che la legge fosse impugnata.