Carloni: a Castellammare i Ds non vollero la svolta
rassegna stampa
venerdì, dicembre 4, 2009
di Simona Brandolini da il Corriere del Mezzogiorno -
In un angolo della buvette di Palazzo Madama, la senatrice democratica Annamaria Carloni tiene stretto un piccolo taccuino su cui si è appuntata pezzi di riflessione su Castellammare. Per dieci mesi, in una stagione ormai lontana, un lustro in politica è un’era glaciale, è stata assessora al Bilancio. La giunta era quella di Ersilia Salvato. «Giuramento contro la camorra o manifesto di intenti mi sembra comunque, quello scelto dal Pd stabiese, un atto simbolico necessario. In un contesto così complicato ha un senso, certo un senso estremo, ma è giusto drammatizzare».
Oggi nella sezione di corso Vittorio Emanuele è ripartito il tesseramento del Partito democratico, in una città dove l’ombra della camorra incombe su politica e amministrazione. Un caso, chiariamolo, non certo isolato in Campania. Ma a Castellammare è esploso in un pomeriggio di febbraio, quando è stato ucciso il consigliere comunale del Pd Luigi Tommasino. E il suo killer, si è scoperto poi, era iscritto nella stessa sezione di partito. E proprio lì si è recata ieri Libera Tommasino, la vedova del consigliere: «Questa è una pagliacciata» ha detto al commissario Persico. Tra le lacrime: «Dove sono gli altri dirigenti che non hanno il coraggio di guardarmi negli occhi?». La signora Tommasino non si è iscritta.
Ma il Pd ha deciso che per ripulire le tremila tessere si passerà l’aspirapolvere del codice etico, del giuramento, degli elenchi pubblici. Questa volta nulla rimarrà sotto il tappeto, annunciano i dirigenti. Per la Carloni questa presa di coscienza collettiva assomiglia molto alle scelte del biennio stabiese della giunta Salvato.
Ci spiega perché?
«La scelta del giuramento compiuta dal commissario Persico si lega bene a un’esperienza altrettanto forte, appassionata e sfortunata come la sindacatura della Salvato. Sono passati cinque anni da quando Ersilia è caduta sotto i colpi del fuoco amico, ma nulla di buono è avvenuto nella città. Si sono aggravati i problemi e c’è una maggiore presenza della camorra. E ora il sindaco Vozza, a cui va tutta la mia solidarietà, ha un problema in più: cancellare il bollino della camorra da Castellammare».
Cosa aveva di diverso quella giunta di centrosinistra dalla precedente guidata da Polito e dall’attuale?
«Con l’elezione di Ersilia si era unita una parte della città fino ad allora fuori dai giochi, ci fu una rinascita tutta imperniata sul tema della legalità non come slogan, ma come rinnovamento dei comportamenti. Ma non fu capita né sostenuta quella ostinazione per un rinnovamento vero, che andava a rompere consuetudini della gestione».
A cosa di riferisce?
«Alle relazioni consolidate, ad un sistema, che la Salvato caparbiamente decise di modificare. Per esempio cambiò tutti i vertici e molte erano donne: il capo dei vigili, il direttore generale. Perché la critica ai partiti era di non aver aggredito il tema della legalità».
Chi non vi sostenne?
«I Ds, locali e provinciali. Ma anche Fassino tacque su quella vicenda. Ersilia Salvato fu dileggiata e attaccata. Si ridusse tutto a una questione di cattivo carattere, invece, il suo, era un carattere forte, necessario».
In che modo quella giunta fu avversata dai Ds?
«Cadde per un venire meno dei suoi consiglieri. Non la sostenevano, fu abbandonata e messa in minoranza. Il tema su cui è stata attaccata era il rinnovamento della politica e delle persone. Paradossale ».
Lei parla di sistema consolidato, cosa intende?
«Un modo opaco di gestione della cosa pubblica e un funzionamento opaco dei partiti. Mettere persone che non garantiscono gli equilibri di potere è una rottura del sistema. Non fare quello che il partito ti chiede è un taglio netto mal sopportato».
Questo vuol dire che l’amministrazione precedente fosse inquinata?
«No, c’erano persone perbene, ma non garantivano la trasparenza. Ci sono vari episodi che ricordo. C’era una delibera che tornava puntualmente in giunta: riguardava il rinnovo di un appalto risalente al 1923 per il cimitero. Questo vuol dire che c’erano gangli della burocrazia opachi. Un sistema incrostato».
Dopo due anni la Salvato gettò la spugna. A distanza che riflessione fa in base a quell’esperienza?
«Bisogna veramente cambiare metodi e persone, ci vuole radicalità morale. Senza idee e confronto si crea una zona in cui proliferano le forze criminali. Quando alla politica si sostituisce lotta per il potere interno si abbassano tutte le barriere. Per fortuna ora se ne parla nel Partito democratico e ringrazio Persico per questo».
A Castellammare come in gran parte della Campania il centrosinistra governa da più di quindici anni. Lei crede, come sta emergendo, che ci sia stata da parte del centrosinistra una sottovalutazione della camorra? Per anni è stata quasi cancellata dal dibattito, ora torna con prepotenza.
«Penso che negli anni della grande partecipazione democratica, nella stagione che va dal ’93 al ’96, ci sia stata anche un’azione giudiziaria molto forte contro la camorra. I capi erano stati presi. Il problema è che quella stagione è stata troppo breve. C’è stato un allentamento nella lotta alla camorra. Tante speranze, ma per esempio pochi risultati sul piano dell’occupazione. I fondi europei sono stati fondamentali per dotare di una rete di infrastrutture il nostro territorio, ma non hanno cambiato la struttura della società. E il fenomeno camorristico si è rimesso in gioco. Dobbiamo imparare che ogni atto politico deve essere misurato sul terreno della legalità. Ogni forma di condono è un problema serio. Dobbiamo ripensare il sistema degli appalti, ma anche il reclutamento elettorale. Siamo tanto affezionati alle preferenze, invece ci vogliono collegi più piccoli dove non servono migliaia di voti per essere eletti ».
Castellammare come esempio per la politica campana. Da dove ripartire?
«Bisogna rimettere in campo quei progetti di cambiamento. Anche quando falliscono hanno molto da insegnare. Abbiamo il dovere di riconsegnare queste zone ad una democrazia vera. Nel Pd in Campania deve essere possibile fare questo. Viviamo in tempi difficili, torbidi, bisogna puntare sulle forze più nuove, raccontare queste storie, fare un bilancio delle nostre esperienze. Un bilancio con onestà. Perciò mi sento di essere solidale con Vozza, ma non posso non ricordare che Salvatore è stato il grande avversario di Ersilia Salvato. Ersilia andava sostenuta con lealtà e fino in fondo, il fatto che non sia avvenuto, è stato il vero danno per quella città».