Napoli Anno Zero ? «Lezioni di storia» ultimo atto -Le occasioni perdute del Novecento

Dicembre 10, 2009 by admin · Comment
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rassegna stampa -fonte corriere del mezzogiorno-
all’auditorium della rai
Piero Craveri ha raccontato il Mezzogiorno dal ‘45 a oggi

NAPOLI - «La storia di Napoli dal 1945 in poi è storia di occasioni perdute». Piero Cra­veri inizia così la sua relazione, la decima e ultima del ciclo «Napoli. Lezioni di Storia» orga­nizzata da Confindustria Campania e dal Corriere del Mezzogiorno all’Audi­torium della Rai. «La seconda metà del ’900, a partire dal dopoguerra, è stata epoca di pro­fonde trasformazioni che hanno muta­to il volto della città e anche i proble­mi che si trova di fronte. In pochi de­cenni si è creata una discontinuità col passato, che non è disconoscimento della sua storia, ma mutamento del contesto in cui opera, della stessa struttura interna, modificata e squas­sata ».

L’ARMONIA PERDUTA - E poi una citazione da Raffaele La Capria: «Lo scrittore ha parlato del­­l’‘‘ armonia perduta’’ con l’omologazio­ne agli standard della vita nazionale, come fenomeno negativo in quanto perdita di identità. Anche se non tutti gli standard da lui citati sono stati con­seguiti positivamente. L’armonia è un processo etico e civile connesso intrin­secamente alle donne e agli uomini che vivono in una determinata socie­tà, e in quanto tale si riflette sull’am­biente circostante. Se si perde, va ri­conquistata in termini nuovi, attraver­so un procedimento per quanto dolo­roso, costante e continuo. I processi di trasformazione sempre più rapidi non annullano le identità, che anzi fanno la differenza in temini di capaci­tà di crescita e sviluppo». Non era semplice il compito di Cra­veri, perché se, per dirla con Benedet­to Croce (che dello storico è il nonno) la storia è sempre contemporanea, quando lo è davvero, con tutti i suoi addentellati con la cronaca e la vivissi­ma attualità, allora la temperatura del discorso si fa per forza più alta.

DA GAVA A BASSOLINO - E se n’è accorto il pubblico che, mentre il professore restituiva la sua lucida ana­lisi sul recentissimo passato fino al presente, vedeva scorrere sullo scher­mo fotogrammi ancora vivi nella me­moria: dalla devastazione del dopo­guerra al terremoto dell’Ottanta. E i volti: da Silvio e Antonio Gava ad Anto­nio Bassolino. «Una storia in cui», ha detto Crave­ri, «tranne nella stagione dei sindaci che ha segnato la nascita di una nuova speranza non solo a Napoli, ma forse soprattutto qui, la costante è stata lo scarso municipalismo, come ha detto Paolo Macry prima di me». Eppure «il Comune di Napoli comunque non do­vrebbe essere più il riferimento prima­rio e, dal punto di vista istituzionale, è indispensabile ragionare in termini di area metropolitana. Nel 1990 Antonio Gava, allora ministro per gli Interni, va­rò una legge che rendeva possibile la creazione di un’autorità metropolita­na. Era una legge soprattutto per Napo­li. Non se n’è fatto nulla. Forse perché un tale progetto implica la risoluzione dei poteri comunali nella nuova istitu­zione » . Come Galasso per gli anni postunita­ri, così Craveri per quelli postbellici parla di un rigoglio culturale che fiorì dalle macerie di una devastazione enorme. «Si ricordi almeno che Napo­li aveva perduto il suo simbolo più im­portante, il monastero di santa Chia­ra».

ORTESE E GLI INTELLETTUALI - La letteratura e il teatro: «impor­tanti intellettuali che si trasferirono pe­rò a Roma o Milano e che Anna Maria Ortese, in Il mare non bagna Napoli, coglie crudelmente in questa ondiva­ga situazione psicologica in cui si fran­tumava il mito della napoletanità. La cultura manteneva un profilo alto che conserva nelle università. A Portici c’era la facoltà di Agraria di Manlio Rossi Doria e, a Napoli, Croce fondò l’Istituto di Studi storici da cui uscì una schiera di giovani come de Capra­riis, Romeo, Giordano e lo stesso Ga­lasso che si raccolsero nella metà degli anni Cinquanta intorno alla rivista Nord e Sud di Francesco Compagna. Misero a fuoco tre temi: la politica per il Mezzogiorno, la discussione per la costruzuione di una nuova democra­zia con la quale rinnovarono la cultura liberale e la conseguente polemica con i comunisti».

LAURO E LE SPARTIZIONI - Poi «l’escalation di Lauro e la creazione del sistema di po­tere che spezza il vecchio modello del notabilato clientelare». E l’ossatura è questa: «Bisogna essere potenti a Ro­ma per avere forza localmente. Il tutto senza alcun progetto di sviluppo. E se c’è un vuoto legale, questo viene occu­pato illegalmente». Fatti, catastrofi (e analisi degli stessi) con una continui­tà: «Il modello spartitorio a oltranza, al quale nessuno postula un’alternati­va basata sulla dignità della politica».

Natascia Festa

P.S.
napoli anno zero ?