“I cari estinti”, nuovo libro di Gianpaolo Pansa, la verità sulla Prima Repubblica
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In libreria il nuovo libro del giornalista e scrittore Giampaolo Pansa. Già dal titolo, “I cari estinti” ( editore Rizzoli, pagine 502, 22 euro), è possibile intuire che la nuova fatica di Pansa darà la stura ad un ampio e vivace dibattito di carattere storico e politico. Pansa ritrae infatti i politici della Prima Repubblica, da Rumor a Fanfani, da Moro ad Andreotti, da Berlinguer ad Almirante e Craxi ripercorrendo il tempo del terrorismo, del ciclone P2, dello scontro tra comunisti e socialisti.
Ed è indicativo e non casuale che in un articolo di presentazione de “I cari estinti”, comparso su Il Messaggero, Giampaolo Pansa si soffermi proprio sul capitolo dedicato a Bettino Craxi, cui sono dedicate molte pagine.
« Il libro è fondato soprattutto – scrive Pansa – sui miei ricordi di giornalista. Ho scelto di narrare i big politici che ho conosciuto bene in tanti anni di lavoro per La Stampa, il Giorno, il Corriere della sera, la Repubblica e per due settimanali, l’Espresso e Panorama». «Ma Craxi – precisa Pansa – l’avevo incontrato quando entrambi frequentavamo l’università. Al tempo dei parlamentini studenteschi, poi cancellati dal sessantotto. Eravamo quasi coetanei, Bettino del 1934 , io del 1935. Dunque il mio racconto, ed il mio giudizio su di lui, si fondano su una grande quantità di osservazioni, di colloqui, di interviste, di cronache dei congressi socialisti. Un patrimonio professionale acquisito lungo un quindicennio, a partire dalla metà degli anni Settanta. Il giorno che Craxi diventò segretario del Psi, nel luglio del 1976, anch’io stavo al Midas Hotel di Roma come inviato del Corriere. Ed ebbi subito il modo di comprendere quale sarebbe stata la sua strategia per il futuro. Era basata su due constatazioni quasi banali. Entrambe dettate dai risultati delle elezioni politiche di quell’anno. La prima era che il Psi, guidato da Francesco de Martino, aveva portato a casa un bottino molto modesto, appena il 9,6 per cento dei voti. E rischiava di ridursi ad una piccola parrocchia, fatalmente attratta dall’espansione comunista. La seconda riguardava l’esistenza di due partiti dominanti, la Dc ed il Pci. Insieme la Balena Bianca e l’Elefante Rosso possedevano il 73 per cento dei voti. Dunque rappresentavano un potere quasi assoluto».
La storia di Pansa relativa a Craxi ne ripercorre poi tutte le tappe fino a Tangentopoli ed all’esilio volontario di Hammamet. «Ancora oggi – conclude Pansa- molti credono che sia stato l’unico corrotto della politica italiana. Il mio libro spiega che non è così. E conferma che un po’ di onesto revisionismo non serve soltanto a ristabilire la verità sulla guerra civile, ma anche sulla Prima Repubblica ».
Come si può arguire le polemiche non mancheranno.
Con la famiglia Con la Costituzione
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IL MANIFESTO DEL FORUM PER LE REGIONALI
di FRANCESCO RICCARDI
Venti aspiranti governatori e quasi 500 candidati consiglieri hanno firmato
Oggi sono ancora le barriere ideologiche a frenare un’adeguata valorizzazione di questa risorsa per l’intera societa’
il manifesto del Forum delle associazioni familiari «Per una Regione a misura di famiglia». Si tratta certamente di un successo, che lascia ben sperare per l’avvio della nuova legislatura, se alle firme apposte seguiranno comportamenti coerenti.
Ma insieme è anche la riprova di come, purtroppo, sul tema della famiglia si fatichi a superare certe barriere ideologiche.
Non si riesca a intendersi bene su ‘cosa’ sia ancora e sempre la famiglia e quale debba essere, pur nelle legittime differenze di opinioni e strategie politiche, l’approccio metodologico corretto da seguire per sostenerla.
Un passo indietro per comprendere. Il manifesto del Forum, offerto ai candidati di tutte le liste come base di impegno in vista della tornata elettorale, propone «qualche idea di politiche per la famiglia». Sono sei punti relativi alla tutela della vita umana; i beni relazionali; l’educazione, la scuola e la formazione; il mondo del lavoro; il sociale e il sistema fiscale, declinati prima a livello generale e poi specifico per ogni regione nella quale si va alle urne.
Fondamentale è la premessa – «Ricominciamo dalla Costituzione» – nella quale si ricordano la definizione della famiglia scolpita nell’articolo 29, i doveri e diritti dei genitori fissati nell’articolo 30 nonché l’impegno della Repubblica ad agevolare la famiglia inserito nell’articolo 31. Vengono infine richiamati gli articoli 117 e 118 nei quali si specificano i compiti amministrativi degli enti locali e si sottolinea in particolare il principio di sussidiarietà e di valorizzazione delle autonome iniziative ‘dal basso’ dei cittadini.
Il manifesto del Forum, dunque, non è un documento confessionale, non parla della visione cristiana citando il catechismo, ma declina i valori costituzionali, laici, nella realtà italiana, indicando una serie di piste operative. Rispetto alle quali, ovviamente, si può essere più o meno d’accordo riguardo alla loro efficacia oppure alla scala delle priorità o ancora rispetto agli strumenti suggeriti, ma che trovano appunto la loro radice naturale nella nostra Carta fondamentale. Quella stessa Costituzione che da più parti viene spesso sbandierata, qualche volta persino brandita, sempre giustamente difesa quale collante della coesione sociale del Paese.
Eppure, se si analizza la ‘geografia’ dei firmatari, ci si accorge di come il tema della famiglia sia assunto quale priorità – almeno nelle intenzioni – dai candidati dell’Udc e dalla gran parte di quelli del Pdl e della Lega.
Sembrerebbe invece interessare solo una minoranza dei politici di una grande forza popolare come il Partito democratico e poco o nulla gli esponenti di un movimento, l’Italia dei valori, che pure della legalità e del rispetto della Costituzione ha fatto la sua bandiera.
Della Carta, però – così come di quei valori fondamentali che più volte sono stati richiamati in questi ultimi giorni – non si può prendere solo ciò che appare congeniale, senza guardare al disegno complessivo e al metodo di intervento indicato.
Di fatto, prima ancora della scarsità delle risorse e delle differenti ricette, sono le barriere ideologiche a frenare un’adeguata valorizzazione della ‘risorsa famiglia’. Riconoscere che la famiglia è un bene in sé per l’intera società riesce ancora difficile a molta parte del mondo politico.
Spaventa evidentemente la soggettività che la famiglia stessa può dispiegare, se viene appena appena sussidiata.