“Né pane né speranza” il grido del cardinale nel giorno del miracolo(Tra i fedeli l’ex governatore Bassolino con la moglie per chiedere perdono,forse,dei peccati commessi in tanti anni a Napoli)
20 settembre 2010
di Stella Cervasio da la Repubblica Napoli
rassegna stampa
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Tutti i santi vivono oltre la morte.
Ma San Gennaro di più.
Lo dice l´orologio del 2010, che segna le 9 e 22 minuti, quando il sangue del patrono si è sciolto ancora una volta, come fa da settecento anni, nel duomo affollato di fedeli.
Miracolo che non si fa aspettare, auspici positivi per l´anno che verrà.
Così dice la tradizione.
Ma le notizie “secolari” già contraddicono le credenze popolari: il cardinale Sepe nel discorso ai fedeli ha detto che sembra non esserci «più pane né speranza» per la città che ha sempre vissuto di questo.
Poco dopo arriva la conferma dai panificatori che buttano la metafora nella borsa della spesa: il prezzo della farina è raddoppiato, ci sarà pane per ricchi e non per i poveri. Situazioni manzoniane alle porte.
La crisi sociale ed economica, la lotta «alle leggi blasfeme e tristi della prepotenza, del malaffare e della violenza».
La «carestia della speranza» e il lavoro che manca, ma anche «la sporcizia disseminata dappertutto, che continua a sporcare non solo le nostre strade ma anche la faccia e l´onore della nostra gente».
Un ricordo del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, e della strage di Castelvolturno: questi gli argomenti del momento più atteso dopo il miracolo, il discorso del cardinale.
Che in privato con i giornalisti riserva un passaggio veloce all´inchiesta sul G8 per la quale ha ricevuto un avviso di garanzia. Il miracolo consola anche dalle amarezze personali? «Tutto è a gloria di Dio», taglia corto il cardinale Sepe.
Alle nove nella cappella del Tesoro le eredi delle “parenti” -oggi “esponenti di un gruppo di preghiera” – avevano attaccato la litania che incoraggia il miracolo: la più anziana gridava «San Gennaro» e le altre in napoletano antico: «Arràssece da ogni male e da la mala morte nce puozze liberà».
La rappresentazione però è stata spostata su un altro “palcoscenico”, quello della cattedrale, dove è stato collocato anche il busto del santo.
Così le “parenti” sono costrette a tagliare le cantilene desimoniane.
Una piccola processione con in capo l´abate Vincenzo De Gregorio aveva prelevato le ampolle dalla cassaforte sull´altare per trasferirle nella navata principale del duomo.
Davanti alle tv russe e australiane, di fronte ai vescovi venuti dal Congo e a un parroco dal nome italiano in servizio a New York, il fazzoletto sventola: il tempo di arrivare sull´altare maggiore e il sangue è sciolto.
Il cardinale Sepe fa baciare le ampolle a Caldoro, Cesaro («più miracoli dovremmo farli noi politici») e al sindaco Iervolino.
Poi con i vertici della Deputazione di San Gennaro, i Templari del patrono, va a mostrare la teca sul sagrato.
E passando saluta, in fondo alla cattedrale, in piedi tra i fedeli, Antonio Bassolino con la moglie Anna Maria Carloni: «Lei non aveva mai assistito al miracolo e io l´ho accompagnata. Non avevo motivo di essere tra le autorità», ha detto l´ex governatore.