TERREMOTO DELL’IRPINIA: LA MEMORIA NON E’ INNOCENTE

Novembre 25, 2010 by admin · Comment
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di Domenico Pizzuti

In occasione del trentennale del sisma del 23 novembre 1980, dal 18 al 25 novembre l’Assessorato ai beni culturali della Regione Campania, in collaborazione con la Provincia di Avellino, L’Ente Provinciale per il Turismo e Banca della Campania, ha promosso un programma di eventi (dibattiti, convegni, laboratori didattici, mostre, ecc. ) “Terrae motus”, come la collezione che il gallerista napoletano Lucio Amelio creò in occasione del terremoto dell’Irpinia coinvolgendo artisti di tutto il mondo a rappresentare il terremoto con proprie opere e che sarà riproposta martedì in una mostra alla Reggia di Caserta. E’ un contributo e tributo ad una commemorazione ed approfondimento culturale dell’evento che sconvolse le terre dell’Irpinia.

Ogni commemorazione di un evento stabilisce una distanza dalla realtà e la sua ricostruzione seleziona alcuni aspetti secondo i valori, gli interessi, i ruoli del proponente. La memoria quindi non è “innocente”, e di fronte ad una catastrofe declina il ricordo dell’evento tramautico e la ricostruzione come superamento della crisi, macerie e ricostruzione, morte e resurrezione.

In questa occasione, al di là delle commemorazioni più o meno ufficiali, si avverte l’esigenza che, con la collaborazione di diversi soggetti, più che la commemorazione vivida di macerie e dolori ispirate alla pietà, la ricostruzione complessiva dell’evento che ha scosso la terra sia a 360 gradi per apprendere qualche lezione dalla storia (ma si vuole?). Importante è il contributo sotto il profilo storico e culturale della ricerca per ristabilire le diverse dimensioni di un fenomeno.

In una lettura politica della tragedia dell’Irpinia, in libro-inchiesta della scuola di giornalismo dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, curato da Paolo Mieli (Terremoto e trent’anni di criccche, Edizioni i Libri di Desk), l’ Autore rileva che il sisma del 1980 non è stato solo una tragedia, ma anche un evento simbolico, perché l’Irpinia divenne agli occhi dell’Italia un enorme cratere, che ha inghiottito non solo i paesi dell’Irpinia ma qualcosa come 60.000 miliardi di lire (non più di 10.000 miliardi furono utilizzati nei lavori).
E poco dopo il terremoto la classe politica nazionale fu messa sotto accusa. Secondo il Mieli <>.

Non per amor di patria, i fenomeni perversi denunciati non appartengono alla natura ed identità di una terra o meglio di una regione perché altrimenti non sarebbe possibile alcun cambiamento, ed il Mieli stesso riconosce che l’intero sistema politico nazionale si rese responsabile della sparizione del denaro pubblico.
Ed il pregiudizio di un Mezzogiorno corrotto difficile poi da estirpare, non può ignorare l’affarismo, la corruzione, l’evasione fiscale, i capitali off shore che segnano anche altre regioni del Paese, non per una misera consolazione che tutti stiamo nella stessa barca da raddrizzare perché non affondi. Ma per una visione storico-critica più universale, che non nasconde ma fondatamente svela per non accreditare stereotipi.

Un ricordo personale affiora poi alla mia memoria, in quell’occasione fu predisposto a cura del teologo Bruno Forte, del Direttore della Caritas regionale don Elvio Damoli e del sottoscritto un libretto rivolto alla popolazioni colpite dal terremoto, perché non pesasse sulle loro sofferenze la pena di un castigo di Dio con il terremoto che talvolta era evocato secondo una mentalità giustizialista di Dio.