UN MANTRA: SIAMO TUTTI FRATELLI E SORELLE, AMICI DEL SIGNORE,INVITATI ALLA SUA MENSA di Domenico Pizzuti
Da un po’ di tempo per sottolineare la comune partecipazione alla
mensa del Signore, ma non solo, prima di iniziare la riflessione
sulla Parola nella celebrazione settimanale nella Chiesa S. Maria
della Speranza, sono solito ripetere questo “mantra”: “Siamo tutti
fratelli e sorelle, amici del Signore, invitati alla sua Mensa. Lui
solo è il Maestro”, che eccheggia la risposta di Gesù su chi sono i
suoi familiari.
Mi porto vicino al gruppo dei presenti e mi siedo con
il libro delle Letture per una condivisione delle riflessioni sulla
parola proclamata. E’ un modo plastico per significare che siamo tutti
discepoli intorno alla Mensa del Signore, come nella celebre Cena di
Leonardo, donne e uomini, religiosi, presbiteri, napoletani o veneti, e
così via.
Naturalmente la cosa è possibile con un gruppo poco
numeroso di partecipanti, anche se l’architettura delle chiese dovrebbe
favorire questa circolarità intorno alla Mensa della parola e del pane
e non il trono del celebrante lontano dall’assemblea.
L’icona è quella riportata in Luca 5,3, Gesù pressato dalla ressa
intorno a Lui per ascoltare la parola di Dio, si siede sulla barca di
Simone, “si mise ad ammaestrare le folle dalla barca”. Il Maestro vede
la folla desiderosa di ascoltare la parola di Dio, e dallo strumento
di lavoro dei pescatori all’aria aperta si fa maestro umile e amico,
essendo la Parola di Dio.
Non voglio dare nessun insegnamento, ma solo
dire che anche per le strade ed i luoghi aggregazione in incontri
sinceri possiamo ascoltare e dialogare per aprire qualche spiraglio
sui problemi che assillano la gente, che possono essere anche la rigida
esclusione di divorziati e risposati dall’Eucarestia. Al Padre ed al
buon senso cristiano l’ardua sentenza!
- Madre Teresa di Calcutta 4a parte
GRAZIE P.CARD. CARLO MARIA MARTINI di Domenico Pizzuti
GRAZIE P.CARD. CARLO MARIA MARTINI
Nella giusta celebrazione della figura di Carlo Maria Martini,
in occasione del suo transito, ci interessano non tanto e non solo i
suoi meriti nel dialogo con il mondo e nel rinnovamento
dell’insegnamento cristiano, quanto l’uomo di fede, il credente che
apre verso i cieli della vita eterna.
Così è stata colta la sua
tranquilla morte da non credenti come Eugenio Scalfari: “Lui,
nell’immagine di quell’attimo finale, ha certo pensato che stava
varcando la porta della vita eterna, E io penso che l’abbia pensato e
questo mi consola della sua perdita”.
E questa escatologia serena fa
bene in un tempo di rimozione anche da parte della comunità cristiana
della vita oltre la morte per l’immersione nel presente.
Personalmente ritengo che occorra meglio mettere in luce quanto
la sua esperienza apostolica con credenti e non credenti abbia
contribuito a sviluppare la sua comprensione cristiana e quindi a dare
tono al suo magistero.
Devo dire che anche le mie piccole esperienze
pastorali a Scampia in questi ultimi anni, accompagnate dalla
riflessione, mi hanno fatto accrescere la comprensione della parola di
Dio incarnata da condividere con i fedeli.
Perciò non cali il silenzio su questo religioso (gesuita) ed
ecclesiastico (Arcivescovo di Milano) che ha saputo dare con libertà ed
onestà culturale risposte non confezionate ai problemi religiosi e
morali degli uomini di oggi.
Un magistero non alternativo, che ha
trovato risonanza in credenti e non credenti, ma che ha contribuito con
sapienza e ponderatezza ad illuminare i problemi come lo scriba
evangelico che estrae dal suo tesoro”nova et vetera”.
Grazie P. Carlo Maria Martini!