I punti salienti del Jobs Act.
i punti salienti del Jobs Act.
Ammortizzatori Sociali.
Il primo punto del testo indica come obbiettivo: “Una rete più estesa di ammortizzatori sociali rivolta in particolare ai lavoratori precari, con una garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale alla loro anzianità contributiva e con chiare regole di condizionalità attraverso un conferimento di risorse aggiuntive a partire dal 2015″. Il testo della delega per ora prevede la riforma della Cig (cassa integrazione guadagni), che non sarà più possibile utilizzare in caso di cessazione dell’attività dell’azienda, e il cui accesso sarà previsto solo a seguito dell’utilizzo delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro. Sarà rivista inoltre la durata dell’indennità (che adesso è di due anni per la cassa ordinaria e 4 per la straordinario), e una maggiore partecipazione da parte delle aziende che vi fanno ricorso. Di pari passo la legge prevede la riforma dell’Aspi (indennità di disoccupazione), che dovrebbe essere rapportata alla “pregressa storia contributiva” del lavoratore, e vedere un aumento della sua durata massima (oggi fissata a 18 mesi a partire dall’entrata in vigore delle norme vigenti nel 2016) per “le carriere contributive più rilevanti”, e la riduzione dei massimali per la contribuzione figurativa. Aspi dovrebbe inoltre trasformarsi in una sorta di “assegno di disoccupazione universale”, con l’estensione anche ai co.co.co.
Semplificazione contratti.
L’obiettivo qui è: “Una riduzione delle forme contrattuali, a partire dall’unicum italiano dei co.co.pro., favorendo la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato con tutele crescenti, nella salvaguardia dei veri rapporti di collaborazione dettati da esigenze dei lavoratori o dalla natura della loro attività professionale”. Con la nuova legge dovrebbe arrivare per i neoassunti una nuova forma contrattuale, il “contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio”. L’obbiettivo del governo è farne la forma contrattuale standard, per arrivare ad un “Testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro”. Fondamentalmente dovrebbe trattarsi di una forma contrattuale che costa meno alle aziende rispetto a quello a termine, ma che prevede l’acquisizione delle tutele garantite dalle attuali forme di contratto solo dopo un periodo di transito (per ora si parla di tre anni). Dovrebbe arrivare inoltre il salario minimo anche per i co.co.co., da introdurre anche in via sperimentale.
Incentivi all’impiego, ferie e contratti solidali.
“Servizi per l’impiego volti all’interesse nazionale invece che alle consorterie territoriali, integrando operatori pubblici, privati e del terzo settore all’interno di regole chiare e incentivanti per tutti”. La legge prevede l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’impiego al cui funzionamento si provvederà “con le risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili”. Le procedure di assunzione e gestione dei rapporti lavorativi dovrebbero inoltre essere semplificate, rendendo possibile gestire via internet tutti gli adempimenti di carattere amministrativo. Per combattere la disoccupazione il governo prevede di semplificare ed estendere l’applicazione dei contratti di solidarietà, per permettere alle aziende di aumentare l’organico riducendo orario di lavoro (/e retribuzione) del personale. Dovrebbero arrivare infine le ferie solidali, cioè la possibilità di donare il proprio surplus di ferie ad un collega che ne ha bisogno per assistere figli minori che necessitano di cure.
Articolo 18.
La modifica non è citata dalla Legge Delega, e dovrebbe essere trattata in seguito nei decreti delegati. Il testo approvato ieri comunque prevede: “Una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca l’incertezza e la discrezionalità di un procedimento giudiziario con la chiarezza di un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità, abolendo la possibilità del reintegro. Il diritto al reintegro viene mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica della fattispecie”. Si tratta dunque di un improvviso passo indietro, perché prevedendo il reintegro del lavoratore anche in caso di licenziamento per motivi disciplinari, Renzi lascerebbe sostanzialmente le cose come sono (la legge Fornero già prevede l’indennizzo economico in caso di licenziamento illegittimo).
FONTE: fuoricentroscampia.it