La gelosia non è amore, è paura
Salve miei cari e fedeli lettori, oggi vorrei farvi leggere qualcosa di Freud:Quanti tipi di gelosia ci sono.
Freud riconobbe nella coppia tre tipi di gelosia, tutti caratterizzati da ambivalenza, ossia dalla coesistenza di sentimenti di segno opposto, quali amore e aggressività distruttiva, nei confronti della persona amata. In realtà questi tre tipi si muovono lungo un continuum di sentimenti e di reazioni emotive e neurovegetative che vanno dalla gelosia minima, spesso percepita solo interiormente e di cui il partner non ha quasi sentore, alla gelosia distruttiva e devastante che può arrivare all’omicidio, reale o simbolico, della persona amata e/o del rivale. Per chiarezza può essere utile mantenere la distinzione freudiana tra tre grandi forme di gelosia:
1) la gelosia competitiva, o normale, che è essenzialmente composta da quattro fattori: 1) il dolore provocato dalla paura o dalla convinzione di aver perso l’oggetto d’amore; 2) la ferita narcisistica patita quando sembra che un altro/a ci venga preferito; 3) l’ostilità verso il/la rivale più fortunato, vero o presunto; 4) i sensi di colpa che il soggetto ha quando si attribuisce la responsabilità della perdita del partner amato;
2) la gelosia proiettiva, quando in realtà il soggetto letteralmente proietta sul/la partner i propri desideri di tradimento inappagati. In tal caso la paura ossessiva dell’infedeltà dell’altro/a serve a tacitare, più o meno inconsciamente, i propri sensi di colpa verso quegli stessi impulsi;
3) la gelosia delirante, o delirio di gelosia, la forma più pericolosa, caratterizzata dalla convinzione paranoica dell’infedeltà del partner. La caratteristica del delirio è il suo essere svincolato dalla realtà, spesso del tutto privo di fondamento, ma comunque inamovibile e immodificabile anche di fronte alle più lampanti evidenze della assoluta fedeltà del partner (l’Otello shakespeariano insegna). Il motto del geloso, più frequentemente un uomo, in preda al delirio paranoico, può essere così riassunto: “Ti odio perché di te non mi posso fidare, però sei mia e non ti consento di lasciarmi”…
Quando la gelosia è normale?
Il sentimento di gelosia può essere considerato naturale e normale quando è consapevole, quando è contenuto nei limiti della percezione individuale, quando esprime la comprensibile vulnerabilità che ognuno ha, quando ama, all’idea di poter perdere la persona amata. E’ anche naturale che esso emerga e causi sofferenza quando l’oggetto d’amore viene realmente perduto a vantaggio di un altro/a. Il sentimento di dolore che accompagna in tali casi la gelosia fisiologica tende ad attenuarsi progressivamente. Il “farsene una ragione”, come si dice nel linguaggio comune, indica la capacità sana di superare la perdita, di “elaborare il lutto”, rispettando la libertà dell’altro/a di andarsene e scegliere un altro oggetto d’amore.
Questa capacità di accettare l’abbandono, o comunque l’addio, presuppone maturità, equilibrio interiore, fiducia nella propria capacità di amare e di essere amati, oltre che nella propria desiderabilità. Questi sentimenti alimentano la fiducia e la speranza di poter trovare un nuovo oggetto d’amore e di poter vivere un nuovo appagante stato nascente. E’ tipica quindi di chi ha vissuto relazioni primarie, nella famiglia d’origine, e nei rapporti successivi, caratterizzate da quella certezza e costanza di sentimenti che alimenta l’attaccamento sicuro e la fiducia in sé.
Quando la gelosia diventa pericolosa?
Quando è estrema: si parla allora di gelosia delirante. Questa è associata a disturbi gravi della personalità e a crescente difficoltà a controllare i propri impulsi distruttivi. In questi casi l’individuo può diventare socialmente pericoloso non solo per il/la partner ritenuto traditore o colpevole di abbandono, ma anche nei confronti della famiglia di origine del partner stesso o addirittura dei figli, come la cronaca purtroppo mostra troppo spesso.