1° maggio: Festa dei Lavoratori tra precariato e lavoro nero
Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, per affermare i propri diritti e per migliorare la propria condizione.Oggi parlarne ha un senso non solo per conservarne la memoria storica, ma per il contenuto, il significato che essa rappresenta in termini di coscienza di classe e di lotta degli sfruttati per riconquistare diritti e dignità rubati.
Oggi si parla sempre di lavoro precario, spesso dimenticando un’altra grande piaga di questo paese: il lavoro in nero. La mafia si mantiene e si sostiene anche attraverso lo sfruttamento di moltissimi lavoratori.
Delle migliaia di persone occupate in Sicilia, solo una piccolissima percentuale avrebbe un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E anno dopo anno cresce esponenzialmente la nuova schiavitù, che vede vittime inconsapevoli tutti quegli immigrati, sfruttati per pochi euro e senza alcuna garanzia, gli operai che lavorano nei cantieri senza alcuna sicurezza, ragazzi condannati ad un precariato eterno.
Ma il primo maggio per noi siciliani è anche Portella delle Ginestra, dove quest’anno si ricorda il 62° anniversario dell’eccidio ordinato dalla mafia di in Sicilia. L’attentato costò la vita a undici braccianti convenuti in quel luogo simbolo della lotta dell’occupazione delle terre per festeggiare la festa del lavoro e il riscatto della dignità di chi lavora.
Sulla scia di Portella della Ginestra, assume una valenza particolare parlare di lavoro nero e precario, in quanto è evidente il filo rosso che lega questi nuovi schiavi che oggi si ribellano alla destrutturazione del mercato del lavoro, con le lotte dei contadini che proprio a Portella si ribellavano al potere costituito di mafiosi ed agrari che li costringevano ad una esistenza precaria e sfruttata, così come oggi il caporalato di allora viene ripreso e legalizzato con l’apertura delle agenzie interinali.
Ecco perché il primo maggio diventa un giorno importante per tutti i lavoratori, per ricordare sempre a chi ci governa che il lavoro nobilita l’uomo, è fonte della sua libertà e della sua autonomia. Per pretendere condizioni di lavoro più umane, più civili, più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti. Per immaginare un’Italia migliore.