Montesanto, il Far West fa paura Fiorenzano chiude e se ne va
Fast food era ancora una espressione sconosciuta e Fiorenzano era già lì. Tappa obbligata per studenti e professori reduci dalla scuola, impiegati, medici ed infermieri del vicino ospedale, popolane impegnate negli acquisti alla Pignasecca.
La friggitoria ha deliziato per ottant’anni napoletani e turisti, prima nella sede di via Portamedina, poi in quella di fronte alla Cumana.
A chi camminava affaccendato per Montesanto regalava dieci minuti di ritorno all’infanzia, con le mani unte di olio e la bocca piena di crocche’, panzarotti, pizze fritte, frittelle di fiori di zucca e zeppole.
Felici ed immemori del colesterolo e dei trigliceridi. Tutto finito, Fiorenzano chiude. Colpa, racconta, della sempre maggiore invivibilità della zona e degli affari che vanno tutt’altro che bene.
Un annuncio, il suo, che arriva esattamente il giorno dopo le scene da Far West che si sono viste di fronte alla Cumana, con i killer della camorra che sparavano tra la folla delle sette di sera e due innocenti colpiti: un ragazzino ferito ad una spalla ed un musicista rom ammazzato. «Quella di ieri», racconta Ciro D’Elia, poco più di 50 anni, che gestisce il locale con la moglie Titina, «è stato solo l’ultimo episodio. Mi aiuta a prendere una decisione che avevo già in testa da tempo».
Amara perché lui tra pizze e panzarotti ci è cresciuto. «Ho cominciato racconta - quando avevo soltanto 8 anni. Mia nonna, che di cognome faceva Fiorenzano ed aveva sposato Ciro D’Elia, preparava le pizze. Io friggevo.
La mia famiglia sta qui dalla fine dell’ottocento. Si lavorava in un basso di via Ventaglieri. Poi, negli anni trenta del secolo scorso, il primo negozio, quello di via Portamedina». Non si vive, però, solo di ricordi e dell’orgoglio di un mestiere .
«Ho due figli, uno di 18 anni - dice D’Elia - . Farli vivere qui in mezzo non è possibile, non è pensabile. Rischio che me li rovinino e davvero questo non lo potrei sopportare».
Richieste estorsive, giura e spergiura, non ne ha mai ricevute.
Lo preoccupa, però, una città che vede ogni giorno di più incarognita, aggressiva, violenta, cinica. Il resto lo hanno fatto la crisi, i bilanci di fine giornata tutt’altro che entusiasmanti. Con la friggitoria chiude anche la pizzeria gestita dalla famiglia. Ieri, a ora di pranzo, un solo cliente.
Alle pareti le foto dei tempi che furono: il bisnonno di D’Elia in negozio, un diploma, una dedica del batterista Tullio De Piscopo.
Ciro le guarda e commenta, amaro: «A Napoli per fare i soldi devi essere disonesto».
fonte-
Fabrizio Geremicca da il Corriere del Mezzogiorno