IL DEGRADO DELLA POLITICA A NAPOLI: IL RUOLO DEI CATTOLICI E DELLA SINISTRA PER IL RINNOVAMENTO DELLA CITTA’.

Venerdì 19/ 06/2009 ore 17.30 Sala Multimediale Consiglio Comunale, Via Verdi 35, IV piano.

MONDOPERAIO Rivista politico-culturale fondata da Pietro Nenni
ASCI Associazione Socialisti Cattolici Italiani
PORTALE MONDOCATTOLICONAPOLI.IT

Presentano il volume: NAPOLI ANNO ZERO
I CATTOLICI NAPOLETANI IN POLITICA DAL ’68 AGLI ANNI DELLA SPAZZATURA.
CONVERSAZIONE METROPOLITANA CON LUCIO PIRILLO A CURA DI CORRADO CASTIGLIONE.
Edizioni INTRAMOENIA

Introduce:
Avv. Enrico Ricciuto
Direzione Nazionale ASCI

Intervengono:
Salvatore Arnese
Consigliere Nazionale Partito Socialista

Sen. Luigi Covatta
Direttore MONDOPERAIO

Saranno presenti gli autori Lucio Pirillo e Corrado Castiglione.

Venerdì 19/ 06/2009 ore 17.30 Sala Multimediale Consiglio Comunale, Via Verdi 35, IV piano.

www.mondoperaio.it www.mondocattoliconapoli.it


Santa Di Salvo -Rassegna Stampa - Cattolici e politica l’anno zero della metropoli

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-Dal ’68 all’emergenza rifiuti-
-Un dialogo con Lucio Pirillo per ridefinire la questione-
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-fonte-
Il Mattino-
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In parte intervista, in parte riflessione speculare, in parte autobiografia che, come ricordano i due conversatori citando i gesuiti, è una forma secolarizzata di confessione. Il libro di Corrado Castiglione Napoli anno zero (Intramoenia, pagg. 212, euro 12) ha come sottotitolo «Cattolici e politica dal ’68 ai giorni della spazzatura», tanto per chiarire che la materia è vasta e le questioni sollevate da maneggiare con cura.

Castiglione, attento cronista politico e cattolico impegnato nel processo di rinnovamento civile e sociale, ha preferito la forma della conversazione metropolitana (in senso letterale, visto che il testo si snoda in un viaggio di tredici stazioni fino al terminale di Scampia) con Lucio Pirillo, anche lui giornalista, presidente provinciale delle Acli, ex assessore comunale.
Una presenza forte nella città e dunque l’interlocutore ideale di un confronto in cui sollecitare la memoria per ridefinire la questione cattolica a Napoli, visto che proprio le esperienze comuni sono il lievito di un ricordo ricco e molto dettagliato.

Napoli è una città senza sole, ripete Castiglione in premessa. Immemore come una vecchia signora che ricorda la gioventù lontana ma non quello che ha mangiato ieri, la città continua nel suo stanco copione di ex capitale europea, autocitandosi e dimenticando che appena sedici anni fa, nel ’93, la giunta comunale fu sciolta per incapacità amministrativa (prefetto Improta, ministro degli interni Mancino), mentre l’acqua marrone usciva dai rubinetti e la città era in emergenza sanitaria. Non solo «monnezza», dunque.

L’emergenza rifiuti è solo il terminale simbolico di una classe dirigente giunta al collasso. E la città si allontana sempre più dall’Europa. Che ruolo hanno avuto i cattolici in questo sistema altamente imperfetto?
Attraverso gli anni il racconto torna al magistero del cardinale Ursi e della sua pastorale della tenda e della strada, poi si dirige verso l’evangelizzazione della famiglia voluta dal cardinale Giordano, infine alla ri-organizzazione della speranza su cui punta il cardinale Sepe, grande organizzatore e alto prelato della Curia romana.

Napoli senza sole non è una metafora disfattista. È anzi un forte richiamo a una possibile palingenesi che faccia esplodere la bolla di immobilismo del sistema politico, segnato dal malaffare e dall’assenza di ricambio della classe dirigente.

Sfilano, nelle memorie di Lucio Pirillo stimolato da Castiglione, i protagonisti degli anni di piombo e i politici della vecchia Dc, i giovani del mondo cattolico risvegliatosi con il vento innovatore del Concilio e la successiva fase di delusione, con il totale ripiegamento nella Chiesa del silenzio.
E tanta solitudine, rispetto a una realtà ecclesiale lontana dalla vita e dalle responsabilità pubbliche.
Un quadro desolante, quello di un nuovo sistema di potere «molto più chiuso di quello della Prima Repubblica».
Castiglione e Pirillo fanno sempre nomi e cognomi, l’analisi è impietosa e perciò particolarmente efficace.

Nel diluvio di testi su Napoli, questo libro colpisce al cuore perchè riesce ad essere tagliente e persino feroce nell’apparente mitezza di tono.

«Penso che il ceto politico campano debba confessarsi nel senso agostiniano - dice Pirillo - Cioè riconoscere le responsabilità della sua storia di governo, alle quali risale gran parte del mancato sviluppo culturale e civile della città.

C’è un filo che lega destra e sinistra, il notabilato tradizionale e progressista di Gava e Valenzi e il compromesso di sistema costruito da Bassolino e Iervolino».

Piacerebbe ache a noi, come conclude l’intervistato, che in questa specie di notte artificiale si intravedesse un’aurora dalla quale ripartire.

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