Protesta in piazza: Semiconvitti e 70 case-famiglia a rischio chiusura.

Giugno 29, 2009 by admin
Filed under: politiche sociali 

Napoli, il terzo settore: dateci i fondi promessi
Rassegna Stampa “AVVENIRE”
DA NAPOLI VALERIA CHIANESE
Le promesse si devono rispettare, di più se an­nunciate da pubbliche istituzioni, se riguardano bambini e anziani e se gli effetti benefici di fatti che seguono le parole ricadono sui più deboli. Non è semplice cortesia o pietosa accondiscendenza, è giu­stizia. E a Napoli questa giustizia sembra addormen­tata se non scomparsa. La denuncia è dell’Unione na­zionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale che da tempo chiede al Comune di mantenere le promes­se. Lo reclamano le 70 case famiglia e i semiconvitti cattolici riuniti nell’Uneba: sono loro la voce dei tremila bambini che assistono. E ieri mattina lo hanno grida­to in piazza municipio davanti Palazzo San Giacomo, sede della giunta, bambini, mamme, educatori, suore e sacerdoti. Tra palloncini, striscioni e cappellini colo­rati.
La promessa disattesa è proprio quella del Comune che aveva assicurato di versare almeno una parte di quan­to dovuto per l’assistenza e le attività degli enti che dal settembre del 2007 non ricevono il pagamento delle rette e nonostante ciò non hanno serrato le porte, non hanno spento le cucine delle mense, non hanno ripo­sto negli scatoloni e sugli scaffali giochi e giocattoli. Non hanno rinunciato alla speranza, non hanno ac­cantonato fantasia e gioia, non si sono rassegnati. Han­no aperto i salvadanai, hanno bussato altrove e aspet­tato tempi migliori, confidando nella giustizia. Il tem­po della raccolta non è giunto e sono scesi in strada.
«Fino a oggi siamo andati avanti con i prestiti delle ban­che, ma se presto gli assegni non saranno firmati, sa­remo costretti a chiudere» dice don Aniello Manga­niello dell’Opera Don Guanella che nell’omonimo rio­ne di periferia, confinante con Scampia, accoglie 280 ragazzi e sono tutti a rischio. I soldi non ci sono, è la tri­ste e amara realtà, né nella casse del Comune né tanto meno in quelle delle case famiglia. Queste si trovano tutte nella stessa situazione e la possibile chiusura non è una minaccia e nemmeno un’ipotesi lontana, è la realtà possibile. Ma la chiusura significa lasciare senza sostegno e assistenza, regalandoli nuovamente alla stra­da, bambini che vivono realtà difficili, emarginate e complesse. Ieri in trecento sono stati sotto il sole ad a­spettare che il presidente dell’Uneba, Lucio Pirillo, fos­se ricevuto dall’assessore agli Affari sociali, Giulio Ric­cio.
Hanno avuto il coraggio, le suore e i sacerdoti con i bambini, di bloccare il transito delle auto per piazza Municipio. Solo quindici minuti, poi sono ritornati ai canti e ai girotondi sotto i balconi del Palazzo. Di fron­te alla protesta e alle richieste l’assessore è convinto che «la questione dei fondi ai convitti e ai semiconvit­ti che accolgono minori a rischio non è un problema di stanziamento, ma di tempi del pagamento» soste­nendo che le amministrazioni tutte e non solo Napoli sono strette nella morsa di un decreto ministeriale dell’83. «In base a quel provvedimento - ha precisato Riccio - le spese sociali non sono considerate indi­spensabili e quindi i pagamenti dei fondi già stanziati hanno tempi lunghissimi». La soluzione sarebbe mo­dificare il decreto che penalizza il settore dell’assisten­za sociale. «È una battaglia - ha ribadito l’assessore - che noi abbiamo portato avanti sia con il governo di cen­trosinistra che con quello di centrodestra. L’infanzia e il sociale sono da sempre le priorità di quest’ammini­strazione. Trovo però inutile protestare con il Comune senza chiamare in causa chi veramente può risolvere il problema, cioè il governo. Soprattutto ritengo scan­daloso il fatto che nessuna voce si sia alzata contro il taglio del 10% alle risorse per l’infanzia annunciato già mercoledì». Ma don Manganiello replica: «Il Comune è disattento ai problemi dei ragazzi a rischio e lascia al volontariato il peso dell’educazione e dell’assistenza».

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