Napoli Anno Zero ? «Lezioni di storia» ultimo atto -Le occasioni perdute del Novecento
rassegna stampa -fonte corriere del mezzogiorno-
all’auditorium della rai
Piero Craveri ha raccontato il Mezzogiorno dal ‘45 a oggi
NAPOLI - «La storia di Napoli dal 1945 in poi è storia di occasioni perdute». Piero Craveri inizia così la sua relazione, la decima e ultima del ciclo «Napoli. Lezioni di Storia» organizzata da Confindustria Campania e dal Corriere del Mezzogiorno all’Auditorium della Rai. «La seconda metà del ’900, a partire dal dopoguerra, è stata epoca di profonde trasformazioni che hanno mutato il volto della città e anche i problemi che si trova di fronte. In pochi decenni si è creata una discontinuità col passato, che non è disconoscimento della sua storia, ma mutamento del contesto in cui opera, della stessa struttura interna, modificata e squassata ».
L’ARMONIA PERDUTA - E poi una citazione da Raffaele La Capria: «Lo scrittore ha parlato dell’‘‘ armonia perduta’’ con l’omologazione agli standard della vita nazionale, come fenomeno negativo in quanto perdita di identità. Anche se non tutti gli standard da lui citati sono stati conseguiti positivamente. L’armonia è un processo etico e civile connesso intrinsecamente alle donne e agli uomini che vivono in una determinata società, e in quanto tale si riflette sull’ambiente circostante. Se si perde, va riconquistata in termini nuovi, attraverso un procedimento per quanto doloroso, costante e continuo. I processi di trasformazione sempre più rapidi non annullano le identità, che anzi fanno la differenza in temini di capacità di crescita e sviluppo». Non era semplice il compito di Craveri, perché se, per dirla con Benedetto Croce (che dello storico è il nonno) la storia è sempre contemporanea, quando lo è davvero, con tutti i suoi addentellati con la cronaca e la vivissima attualità, allora la temperatura del discorso si fa per forza più alta.
DA GAVA A BASSOLINO - E se n’è accorto il pubblico che, mentre il professore restituiva la sua lucida analisi sul recentissimo passato fino al presente, vedeva scorrere sullo schermo fotogrammi ancora vivi nella memoria: dalla devastazione del dopoguerra al terremoto dell’Ottanta. E i volti: da Silvio e Antonio Gava ad Antonio Bassolino. «Una storia in cui», ha detto Craveri, «tranne nella stagione dei sindaci che ha segnato la nascita di una nuova speranza non solo a Napoli, ma forse soprattutto qui, la costante è stata lo scarso municipalismo, come ha detto Paolo Macry prima di me». Eppure «il Comune di Napoli comunque non dovrebbe essere più il riferimento primario e, dal punto di vista istituzionale, è indispensabile ragionare in termini di area metropolitana. Nel 1990 Antonio Gava, allora ministro per gli Interni, varò una legge che rendeva possibile la creazione di un’autorità metropolitana. Era una legge soprattutto per Napoli. Non se n’è fatto nulla. Forse perché un tale progetto implica la risoluzione dei poteri comunali nella nuova istituzione » . Come Galasso per gli anni postunitari, così Craveri per quelli postbellici parla di un rigoglio culturale che fiorì dalle macerie di una devastazione enorme. «Si ricordi almeno che Napoli aveva perduto il suo simbolo più importante, il monastero di santa Chiara».
ORTESE E GLI INTELLETTUALI - La letteratura e il teatro: «importanti intellettuali che si trasferirono però a Roma o Milano e che Anna Maria Ortese, in Il mare non bagna Napoli, coglie crudelmente in questa ondivaga situazione psicologica in cui si frantumava il mito della napoletanità. La cultura manteneva un profilo alto che conserva nelle università. A Portici c’era la facoltà di Agraria di Manlio Rossi Doria e, a Napoli, Croce fondò l’Istituto di Studi storici da cui uscì una schiera di giovani come de Caprariis, Romeo, Giordano e lo stesso Galasso che si raccolsero nella metà degli anni Cinquanta intorno alla rivista Nord e Sud di Francesco Compagna. Misero a fuoco tre temi: la politica per il Mezzogiorno, la discussione per la costruzuione di una nuova democrazia con la quale rinnovarono la cultura liberale e la conseguente polemica con i comunisti».
LAURO E LE SPARTIZIONI - Poi «l’escalation di Lauro e la creazione del sistema di potere che spezza il vecchio modello del notabilato clientelare». E l’ossatura è questa: «Bisogna essere potenti a Roma per avere forza localmente. Il tutto senza alcun progetto di sviluppo. E se c’è un vuoto legale, questo viene occupato illegalmente». Fatti, catastrofi (e analisi degli stessi) con una continuità: «Il modello spartitorio a oltranza, al quale nessuno postula un’alternativa basata sulla dignità della politica».
Natascia Festa