I dubbi del palazzo “dovevamo fermarci”

Dicembre 14, 2009 by admin
Filed under: Politica 

rassegna stampa

da Corriere della Sera del 14 dicembre 2009

di Francesco Verderami

Cosa sarebbe accaduto se quel colpo fosse arrivato «un centimetro più sopra»? È la domanda che ieri sera i figli del premier si ponevano lasciando l’ospedale. Ed è la politica che dovrà dare una risposta, perché da tempo il Palazzo ha perso il senso della misura, ogni dichiarazione ormai è sempre «un centimetro più sopra», ben oltre il lecito del confronto democratico, con un accanimento senza precedenti. In una sera di dicembre il gesto di uno squilibrato ha fatto rinsavire i protagonisti dello scontro. D’un tratto non si è parlato più del conflitto istituzionale tra il capo dello Stato e il capo del governo, «Gianfranco» si è affrettato a sapere come stava «Silvio», Casini ha smesso di parlare dell’union sacrée anti-berlusconiana al pari di Bersani, l’Anm ha espresso solidarietà al presidente del Consiglio. Colto in contropiede, il mondo della politica (ma anche quello della giustizia) si è reso conto di essere andato «un centimetro più sopra». Ieri sera, dopo il ferimento del premier, il leader dell’Udc ha detto che se n’era già accorto il giorno prima, sempre a Milano, a pochi passi dal Duomo, in piazza Fontana, dove si era manifestata «una violenza verbale» che non aveva risparmiato neppure i familiari delle vittime della strage. La domanda è perché il Palazzo non si è posto prima la domanda, continuando invece a guerreggiare all’ombra della più grave crisi economica della storia, dimenticandosi peraltro che c’è una piazza senza più rappresentanza in Parlamento. E non è vero che c’è un’analogia tra l’aggressione subita nel 2004 a Roma da Berlusconi, e quella di cui è stato vittima ieri a Milano. Il «cavalletto» fu un gesto certo clamoroso, che tuttavia maturò per caso. Stavolta il gesto è meditato, per quanto covato da una mente instabile. Ecco il motivo per cui il colpo inferto al Cavaliere è stato avvertito sulla pelle da (quasi) tutti gli attori della politica, e (quasi) tutti infatti si sono chiesti - al pari dei figli del premier - cosa sarebbe accaduto se fosse giunto «un centimetro più sopra». Perché da molto tempo nel Palazzo continuavano a scontrarsi sostenendo di parlare dell’ «avversario», mentre il Paese avvertiva che stavano parlando del «nemico». Ieri l’emblema della divisione, Berlusconi, si è mostrato insanguinato. E chissà se il suo volto sfregiato servirà come sacrificio sull’altare di una pacificazione politica, o se - finito il rituale della solidarietà - si tornerà allo scontro «un centimetro più sopra».

 

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