CAMPANIA SENZA MARE-Una gestione così fallimentare da finire nel mirino della procura e della guardia di finanza (Ma chi sono stati i responsabili nei vari commissariati per le bonifiche in tutti questi anni passati?)
Depuratori che non funzionano, spiagge sporche, colibatteri che imperversano invisibili. Colpa delle industrie, dei comuni che sversarno nei fiumi e degli scarichi abusivi. E la regione o all’ultimo posto in Italia per la depurazione.
Invece che una risorsa, il mare è diventato una croce
Rassegna stampa
Di Adriana Pollice
Fonte- IL MANIFESTO
La spiagetta di Mergellina è affollata come sempre, dietro le macchine sfrecciano su uno dei rari rettilinei di una città tutta vicoli. I bagnanti arrivano con l’ombrellone sotto il braccio, si sistemano sul loro fazzoletto di sabbia e poi si buttano in acqua.
Di fronte a loro le isole del golfo, ma sono un sogno per chi ha i soldi, il mare però è di tutti e, in fondo, anche i colibatteri sono gli stessi, a Ischia come a Napoli.
L’emergenza l’anno scorso erano i vermi annidati nelle spiagge, quest’anno è la mucillagine, ma anche strane scie di schiuma marrone comparse lungo le coste della penisola sorrentina e flegrea.
Insomma, se nel salernitano aumentano le bandiere blu, il mare tra Napoli e Caserta anche quest’anno è più una croce che una benedizione.
Secondo il rapporto Mare monstrum 2010 di Legambiente, il principale nemico del golfo, dei fiumi e dei laghi è la cattiva depurazione, il vettore più pericoloso sono proprio i fiumi con le loro foci tutte gravemente contaminate.
I maggiori responsabili sono i comuni, ma anche le piccole industrie, che scaricano i propri reflui nei corsi d’acqua senza alcun trattamento o con un trattamento inadeguato.
La Campania, infatti, si è classificata seconda, dietro alla Sicilia, nella classifica delle regioni con la minor copertura depurativa, con la media nazionale al 70,4% mentre i capoluoghi campani nel complesso si attestano al 67%, lasciando scoperti quasi due milioni di cittadini.
Negli ultimi dodici mesi la Campania ha fatto registrare cinquecento illeciti nel settore degli scarichi abusivi.
Così si spiega anche il secondo risultato:la percentuale di costa non balneabile a causa dell’inquinamento è di oltre il 17% a fronte di un valore medio nazionale intorno al 4%. Un primato al contrario a cui contribuiscono anche gli scarichi delle numerose abitazioni abusive, che sbucano in regione al ritmo di sedici al giorno, seimila l’anno.
Quella del servizio fognario-depurativo è una questione irrisolta per tutto il paese e, infatti, la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per la violazione della direttiva 1991/271/Ce sul trattamento dei reflui urbani:
178 i comuni italiani inadempienti, tra cui Benevento, Napoli, Salerno, Avelline, Caserta ed altri 18 centri, tra cui spicca Ischia.
Il simbolo del disastro campano, però, sono senza dubbio i Regi Lagni, una serie di canali d’acqua che attraversano un bacino di più di mille chilometri quadrati, tra l’area napoletana e quella casertana, la provincia che anche quest’anno si è attestata al primo posto a livello nazionale per percentuale di costa vietata alla balneazione per oltre il 60%.
Tra i maggiori responsabili del disastro ambientale del litorale domizio-flegreo, la Hidrogest, che gestiva diversi depuratori, tra cui quello di Cuma, fino alla recente rescissione del contratto da parte della regione.
Una gestione così fallimentare da finire nel mirino della procura e della guardia di finanza.
Palazzo Santa Lucia riconosceva 250 milioni di euro l’anno per lasciare nel degrado gli impianti e distruggere l’ecosistema della zona.
Secondo la procura di Santa Maria Capua Vetere, la società per aumentare i guadagni avrebbe lesinato sugli interventi di manutenzione, così i depuratori, col passare del tempo, sono diventati inefficienti e inservibili, tanto che l’acqua in uscita risultava più inquinata dell’acqua in entrata.
Per risparmiare, poi, sui costi dello smaltimento dei fanghi, li avrebbe gettati direttamente in mare. I responsabili della Hydrogest avrebbero anche finto di non accorgersi che i comuni di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna, tutti ad alta densità camorristica, scaricavano direttamente nei Regi Lagni senza passare per l’impianto.
A inizio agosto una pattuglia di Verdi con il portavoce, Angelo Bonelli, si sono incatenati al depuratore di Cuma: La rescissione del contratto rischia di complicare ulteriormente il problema - sottolineava Bonelli - perchè sono stati interrotti i lavori per nuove vasche di depurazione che la Hydrogest stava costruendo, l’assessore regionale all’Ambiente deve intervenire immediatamente.
Ormai si è ampiamente oltrepassato il livello di guardia, visto che buona parte dei depuratori campani è sotto sequestro o funziona a scartamento ridotto. Invita invece alla ribellione Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania:
Visto che sono proprio i cittadini a pagare con le loro tasse per i servizi di depurazione, invitiamo a un atto di disobbedienza civile e a non versare le imposte finchè la politica non darà un segnale di discontinuità e non dimostrerà di affrontare, davvero, il problema.