La missione fallita dello Stato sociale:Napoli capitale delle mamme-bambine che non hanno nemmeno 18 anni.

Febbraio 20, 2011 by admin
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di Antonio Galdo
-rassegna stampa -
il mattino- 19-02-2011
Primato nazionale di gravidanze sotto i 18 anni -
La percentuale delle minorenni è l’1,9 di tutte le partorienti:
più alta rispetto alla media italiana, dell’1,5 per cento e ancora di più di quella della Campania, ferma all’1,1 per cento.

Il dato emerge dal rapporto che Il Mattino ha consultato e che sarà pubblicato nel «Profilo di comunità 2010-2012» realizzato dal Centro interistituzionale di Asl e Comune.

Sono madri per caso,
per ignoranza,
forse per noia.
Un bebè al giorno nasce così, tra le braccia di mamme poco più che adolescenti.

Sono 639 le madri in Campania al di sotto dei 18 anni, censite in un anno (nel 2008) attraverso i rilevamenti effettuati sulla base dei certificati di assistenza al parto.
Una su tre vive a Napoli,
dove si segnala il «baby boom»: 197 nascite.
Boom nei quartieri delle periferie, zero nascite a Chiaia e Posillipo.

A Posillipo e al Vomero le baby-mamme non esistono, le statistiche non ne contano neanche una.
È come se il malessere sociale comprendesse, quasi in modo automatico, una sfida, costruita sull’impasto della rassegnazione e dell’indifferenza, alla maternità, al naturale e meraviglioso desiderio che le donne posseggono dalla nascita.

È come se queste ragazze fossero condannate a un destino di precarietà, di incertezza, di perdita di senso, trascinando nel buio di una vita fragile quanto povera di prospettiva anche i loro figli.
Più che un parto, si sceglie una maledizione.
Il dolore piega la gioia, la sofferenza delle madri condanna allo stesso destino, una buia successione, anche chi viene dopo.

In secondo luogo il primato delle baby-mamme segnala la frana delle istituzioni di base della convivenza civile, la scuola e la famiglia.

Pensate: otto partorienti su dieci non sono sposate, soltanto il 21 per cento studia, e il 10 per cento ha abbandonato la scuola dopo la licenza elementare.

Così l’idea di famiglia sfuma nella nebbia di una maternità che non ha bisogno di punti di riferimento, di bussole.
Non c’è neanche il desiderio di disporre del proprio corpo a piacimento, oppure il sogno di condividere con un’altra persona la più straordinaria avventura che un uomo e una donna possono realizzare insieme.
Non esistono più sentimenti, passioni.
C’è solo un vuoto che, meccanicamente, si riempie attraverso un atto compiuto nella più totale irresponsabilità.
E, come è facile intuire, in una drammatica solitudine.
Quanto alla scuola, le baby-mamme dimostrano la sua abdicazione, il venire meno delle sue funzioni formative nel nome di un relativismo che colpisce al cuore le ragazze, troppo piccole anche solo per essere accusate di una colpa.
La vera colpa, piuttosto, è la nostra, di chi le ha viste, le vede tutti i giorni, e le lascia sole, alla deriva di una vita che si spegne troppo presto, prima ancora di iniziare.

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