NAPOLI:Welfare allo stremo, Il Comune risponda.Pirillo (Uneba): debiti per 50 milioni Semiconvitti chiusi, operatori in strada
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la Discussione 5 novembre 2011
DI GIANMARIA ROBERTI
Dipendenti dei semiconvitti sul piede di guerra, 2mila minori provenienti
da famiglie difficili che rischiano di essere rispediti a casa.
«Il Comune di Napoli ha raggiunto il ritardo record di 35 mesi nei pagamenti
delle rette» afferma Lucio Pirillo, presidente della sezione napoletana
dell’Uneba, l’Unione delle istituzione e delle iniziative di assistenza
sociale.
Che incalza Palazzo San Giacomo: «Si attende una concreta
proposta dell’Amministrazione de Magistris per un piano di
rientro dal debito per l’intero Terzo settore napoletano, come promesso
dal primo cittadino».
Voi dell’Uneba, come tutto il settore dell’assistenza sociale,
siete in lotta da anni col Comune.
Al momento, sono cinque gli istituti che hanno sospeso le attività di
semiconvitto. Questo significa che 4-500 minori a rischio sono senza
assistenza, e 70-80 lavoratori senza lavoro, senza ammortizzatori sociali.
Abbiamo rappresentato la situazione all’assessore al Welfare, D’Angelo
e a quello al Bilancio, Realfonzo.
Il credito del settore verso il Comune è di 200 milioni di euro. Come
Uneba vantiamo crediti per 50 milioni di euro.
Il Municipio vi ha già prospettato una via d’uscita?
Si era parlato del meccanismo della cessione del credito pro soluto,
ma ad oggi non abbiamo avuto nessuna convocazione e nessuna
notizia.
A quando risale l’ultima erogazione di denaro?
Il vecchio assessore al Welfare, Riccio, a gennaio 2011 ci diede un acconto
di crediti del 2008. Quindi è quasi un anno che non arriva niente.
Le banche, nel frattempo, stanno chiedendo agli istituti di rientrare
dal debito. A Napoli è in gioco il welfare.
Qual è lo scenario attuale?
Le richieste di invio nei semiconvitti per i ragazzi, fatte da assistenti
sociali del Comune, sono rifiutate fatto di estrema gravità, mai verificatosi
prima,. Ci sono 3-400 domande in sospeso. Il Comune intervenga,
per evitare che passi l’interpretazione che si voglia eliminare
il rapporto coi semiconvitti, quasi sempre gestiti da religiosi.
Si pone la difficoltà tecnica di stralciare la spesa sociale dal
cronologico dei creditori.
In parte è vero. Ma quelli per il welfare sono soldi già appostati in Bilancio
dal Comune. Che fine fanno? Come stanno pagando servizi
come le case famiglia, devono fare uno sforzo per i semiconvitti. Possono
fare una delibera per dichiararli servizio essenziale e metterli
fuori dal cronologico. Quando c’è la volontà politica, una cosa si fa.