LA TRAIETTORIA DI UN VIAGGIO METROPOLITANO di Domenico Pizzuti

Luglio 29, 2012 by admin
Filed under: napoli anno zero 

La conversazione metropolitana con L. Pirillo in Napoli anno zero.
Cattolici e politica dal ’68 ai giorni della spazzatura è certo ricco di metafore - dal viaggio sotterraneo alla città senza sole - evocative di un viaggio nella memoria, scandito in vari frammenti di periodi storici lungo le stazioni della nuova metropolitana di Napoli per uscire finalmente alla luce del sole sul viadotto che da Colli Aminei porta a Piscinola-Secondigliano.

Ma la conversazione su cattolici e politica a Napoli soprattutto negli ultimi quindici anni è anche oggettivazione di un percorso non puramente autobiografico per i riferimenti alla vicende politico-sociali ed ecclesiali napoletane che affondano le loro radici ben prima della rottura dell’unità politica dei cattolici evocata all’inizio dell’intervista.

Volendo offrire qualche elemento interpretativo della vicenda non puramente autobiografica evocata lungo il cammino che si snoda nella conversazione, soccorre in primo luogo il riferimento alla “traiettoria” come intesa dal sociologo francese Pierre Bourdieu.

L’analisi critica dei processi sociali scarsamente analizzati che agiscono nella costruzione di quell’artificio retorico che è la “storia di vita”, porta a evidenziare il concetto di traiettoria come serie di posizioni occupate successivamente da un stesso agente in uno spazio che è in divenire e soggetto a trasformazioni incessanti.

Appare perciò appropriato, sotto il profilo denotativo del genere della conversazione metropolitana nel volume analizzato, quanto scrive il Bourdieu: <> (Ragioni pratiche, Il Mulino, Bologna 2009, p. 79.)

Ciò equivale a dire che una traiettoria è comprensibile solo a condizione di aver costruito in precedenza gli stadi successivi del campo in cui si è svolta e quindi l’insieme delle relazioni oggettive che hanno unito l’agente considerato all’insieme degli altri agenti che si inseriscono nello stesso campo.

Basta leggere il libro nella sua struttura di frammenti e promemoria scanditi per periodi storici significativi per convincersi dell’adeguatezza della categoria di “traiettoria”, insieme a quelle di viaggio e percorso.

Nello stesso tempo l’esperienza evocata di cattolici e politica dal ’68 ai giorni della spazzatura, a Napoli naturalmente, richiama una “generazione politica” modellata dagli eventi politico-culturali del ’68 ed ecclesiali del Concilio Vaticano II, una pelle che non si può scrollare di dosso.

Ma non altrettanto per le generazioni dei decenni successivi fino ai nostri giorni di indifferenza diffusa nei confronti della politica da parte di giovani generazioni. Si può anche individuare una “subcultura politica”, per intendersi quella del cattolicesimo sociale e democratico, quasi un’eredità di persone e gruppi non spenta ma neanche egemone per profondi cambiamenti economici, sociali e culturali, ma anche religiosi nelle società occidentali che richiede nuovi paradigmi di analisi per capire il presente.

Insieme ad altre analisi sociologiche il riferimento può essere al sociologo francese Alain Touraine, La globalizzazione e la fine del sociale. Per comprendere il mondo contemporaneo, Il Saggiatore, Milano 2008, che ipotizza un nuovo paradigma, fondato sul soggetto e sui <>, dove le donne e le minoranze oppresse possano finalmente ricoprire il ruolo sociale che spetta loro.

Infine il “rapporto fede-politica”, come incarnazione del dono della fede nelle vicende della convivenza umana a livello locale, nazionale, planetario o globale nell’assunzione dei problemi delle folle e generazioni umane che costituiscono la nostra umanità.

Dopo quindici anni dalla fine della rottura dell’unità politica dei cattolici, che sotto il profilo partitico hanno approdato a diverse formazioni politiche, che apre la conversazione di C. Castiglione con L. Pirillo, a mio avviso sulla base anche della presenza silenziosa e subordinata al capo di cattolici in aggregazioni partitiche o elettorali si avverte l’esigenza di una ricomposizione o di convenire su alcune modalità politiche di risposta ai problemi, da quelli della vita a quelli della sicurezza, dell’accoglienza ed integrazione degli immigrati per animare le “politiche” delle diverse formazioni.

E conseguentemente di promuovere sedi di elaborazione politico-culturali specialmente nel Mezzogiorno, che rompa una buona volta il silenzio e l’invisibilità del laicato cattolico che voglia essere fedele ad una fede che fecondi la convivenza umana.

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