La preghiera di papa Francesco steso a terra

Aprile 1, 2013 by admin
Filed under: CHIESA, PAPA FRANCESCO 

di Paolo Rodari
rassegna stampa-fonte-
la Repubblica

«A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato,
ha risposto, e la sua risposta è la croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono».
Dopo un’ora e mezzo col capo chino e in silenzio, spesso con gli occhi chiusi in meditazione, Papa
Francesco prende la parola al termine della Via Crucis al Colosseo e parla del male presente nel
mondo e «in noi». Spesso Dio sembra silente, spiega il Papa. Ma la sua risposta c’è ed è la croce di
Cristo, il suo abbassamento, la sua prostrazione come quella del Papa in San Pietro ieri pomeriggio
prima dell’arrivo al Colosseo.

È uno dei momenti più carichi di significato del Venerdì santo. Francesco, il Papa che ha tessuto
tutto questo inizio di pontificato sulla necessità di un ritorno a una Chiesa «umile», «dei poveri»,
che abbandoni il «narcisismo» e la «mondanità», si prostra a chiedere aiuto.

L’immagine migliore di un papato che vuole mettersi al servizio,
di un Papa che intende essere pastore e, dunque, capo di
una Chiesa che ha nella radicalità evangelica e insieme nella necessità della conversione il suo
significato più profondo. E nelle meditazioni scritte sempre per la Via Crucis dai giovani libanesi
insieme al patriarca Bechara Boutros Rai emergono quei molti «Pilato » che «tengono nelle mani le
leve del potere e ne fanno uso al servizio dei più forti». Al peso della croce che piega le spalle di
Gesù, affermano, si aggiunge quello del mondo che piega le sue spalle sotto il «laicismo cieco», che
vuole soffocare la fede e la morale, o il «fondamentalismo violento che prende a pretesto la difesa
dei valori religiosi».

Il ritorno a una Chiesa umile, che vive della croce, è anche nelle parole del predicatore della
Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, che sempre ieri pomeriggio in san Pietro ha ricordato
come nell’edificio della Chiesa, nel corso dei secoli, «per adattarsi alle esigenze del momento» si
sono costruiti tramezzi, scalinate, stanze e stanzette.

Eppure «arriva il momento quando ci si
accorge che tutti questi adattamenti non rispondono più alle esigenze attuali, anzi sono di ostacolo,
e allora bisogna avere il coraggio di abbatterli e riportare l’edificio alla semplicità e linearità delle
sue origini». Cantalamessa, francescano come Jorge Mario Bergoglio, ha citato il racconto di Franz
Kafka intitolato “Un messaggio imperiale”.

Come il castello di Kafka, anche la Chiesa è fatta di
«muri divisori, a partire da quelli che separano le varie chiese cristiane tra di loro, l’eccesso di
burocrazia, i residui di cerimoniali, leggi e controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti…».
Ma a un certo punto tutto questo deve essere abbattuto. Ha detto ancora Cantalamessa: «È stata
proprio questa la missione ricevuta da San Francesco davanti al crocifisso di San Damiano: “Va’,
Francesco, ripara la mia Chiesa”».

Nella giornata in cui la Chiesa ricorda la passione di Gesù, anche una notizia ludica. Nei prossimi
mesi in onore di Papa Francesco, Italia e Argentina organizzeranno un’amichevole di calcio. L’idea
è stata lanciata dal ct italiano Cesare Prandelli.

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