BOLLETTINO N. 6 DI VIGILANZA CIVILE DEGRADO CAMPO NOMADI DI SCAMPIA:RICOSTITUZIONE DISCARICA A CIELO APERTO. INVITO AI DIRIGENTI DELL’ASIA AD UNA ASSEMBLEA CON I CAPI FAMIGLIA PER ESPORRE PROGETTO DI BONIFICA E DI NORMALIZZAZIONE
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Ieri sera martedì 21 settembre ho effettuato una ricognizione
al campo nomadi di via Cupa Perillo ed ho potuto verificare, in
mancanza di tempestivi interventi assicurati dell’ASIA, la ricostituzione
di una discarica a cielo aperto che grida al cielo:
per la continuazione degli sversamenti illegali di vari
materiali che si sono accumulati lungo la via di accesso al campo;
- per il mare di rifiuti bruciati e di sacchetti di immondizie
depositati – in mancanza di altre
soluzioni a disposizione degli abitanti del campo – che quasi
ostruiscono il passaggio a
pedoni ed automezzi, da cui emana un puzzo ammorbante ed
inquinante.
Lo spettacolo è di nuovo quello offerto e documentato con foto da
il Mattino di Napoli in data 8 agosto c.a., nonostante una denuncia
alla Procura della Repubblica di Napoli inviata in data 22 luglio
2010 ed altre successive denunce agli Enti interessati.
Oltre la salute dei residenti del campo e degli abitanti del
quartiere giustamente preoccupati, si deve far presente la vicinanza
della scuola Ilaria Alpi ed all’interno di una ludoteca attivata a
cura delle Suore della Provvidenza, dell’Associazione Celus e di Enel
cuore Onlus che sarà inaugurata venerdì 9 ottobre alle ore 16,30 alla
presenza dei dirigenti dell’Enel e dell’Arcivescovo di Napoli in mezzo
alla “monnezza” se non si interverrà tempestivamente per la bonifica
di tutta l’area interessata.
Si devono forse portare le immondizie sotto la sede dell’Asia e
dell’Amministrazione comunale?
E’ veramente scoraggiante che nel ventunesimo secolo dell’era
cristiana si debbano sollecitare servizi essenziali come quello dello
smaltimento dei rifiuti ed i privati cittadini responsabilmente si
debbano attivare per vigilare civilmente sull’attuazione dello
smaltimento dei rifiuti. Nell’ incapacità a provvedere per motivi da
verificare da pare dell’azienda interessata , si chiede allora in che
modo cittadini associati possano provvedere sostitutivamente. D’altra
parte anche il coinvolgimento degli abitanti in una responsabile
gestione dei rifiuti prodotti non può avvenire senza un progetto da
comunicare ai capifamiglia per ricostituire una normalità.
Invitiamo i dirigenti dell’ASIA ad esporre ad una assemblea dei
capifamiglia il progetto di bonifica del campo e di gestione di una
normalità con la collaborazione di tutti, che siamo disposti a
convocare in brevissimo tempo.
Domenico Pizzuti, “Comitato cittadini, associazioni e rom insieme”,
Napoli, 22 settembre 2010
Bassolino fuorionda si infuria per domande scomode sullo scandalo rifiuti dove lui è implicato.
CAMPANIA SENZA MARE-Una gestione così fallimentare da finire nel mirino della procura e della guardia di finanza (Ma chi sono stati i responsabili nei vari commissariati per le bonifiche in tutti questi anni passati?)
Depuratori che non funzionano, spiagge sporche, colibatteri che imperversano invisibili. Colpa delle industrie, dei comuni che sversarno nei fiumi e degli scarichi abusivi. E la regione o all’ultimo posto in Italia per la depurazione.
Invece che una risorsa, il mare è diventato una croce
Rassegna stampa
Di Adriana Pollice
Fonte- IL MANIFESTO
La spiagetta di Mergellina è affollata come sempre, dietro le macchine sfrecciano su uno dei rari rettilinei di una città tutta vicoli. I bagnanti arrivano con l’ombrellone sotto il braccio, si sistemano sul loro fazzoletto di sabbia e poi si buttano in acqua.
Di fronte a loro le isole del golfo, ma sono un sogno per chi ha i soldi, il mare però è di tutti e, in fondo, anche i colibatteri sono gli stessi, a Ischia come a Napoli.
L’emergenza l’anno scorso erano i vermi annidati nelle spiagge, quest’anno è la mucillagine, ma anche strane scie di schiuma marrone comparse lungo le coste della penisola sorrentina e flegrea.
Insomma, se nel salernitano aumentano le bandiere blu, il mare tra Napoli e Caserta anche quest’anno è più una croce che una benedizione.
Secondo il rapporto Mare monstrum 2010 di Legambiente, il principale nemico del golfo, dei fiumi e dei laghi è la cattiva depurazione, il vettore più pericoloso sono proprio i fiumi con le loro foci tutte gravemente contaminate.
I maggiori responsabili sono i comuni, ma anche le piccole industrie, che scaricano i propri reflui nei corsi d’acqua senza alcun trattamento o con un trattamento inadeguato.
La Campania, infatti, si è classificata seconda, dietro alla Sicilia, nella classifica delle regioni con la minor copertura depurativa, con la media nazionale al 70,4% mentre i capoluoghi campani nel complesso si attestano al 67%, lasciando scoperti quasi due milioni di cittadini.
Negli ultimi dodici mesi la Campania ha fatto registrare cinquecento illeciti nel settore degli scarichi abusivi.
Così si spiega anche il secondo risultato:la percentuale di costa non balneabile a causa dell’inquinamento è di oltre il 17% a fronte di un valore medio nazionale intorno al 4%. Un primato al contrario a cui contribuiscono anche gli scarichi delle numerose abitazioni abusive, che sbucano in regione al ritmo di sedici al giorno, seimila l’anno.
Quella del servizio fognario-depurativo è una questione irrisolta per tutto il paese e, infatti, la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per la violazione della direttiva 1991/271/Ce sul trattamento dei reflui urbani:
178 i comuni italiani inadempienti, tra cui Benevento, Napoli, Salerno, Avelline, Caserta ed altri 18 centri, tra cui spicca Ischia.
Il simbolo del disastro campano, però, sono senza dubbio i Regi Lagni, una serie di canali d’acqua che attraversano un bacino di più di mille chilometri quadrati, tra l’area napoletana e quella casertana, la provincia che anche quest’anno si è attestata al primo posto a livello nazionale per percentuale di costa vietata alla balneazione per oltre il 60%.
Tra i maggiori responsabili del disastro ambientale del litorale domizio-flegreo, la Hidrogest, che gestiva diversi depuratori, tra cui quello di Cuma, fino alla recente rescissione del contratto da parte della regione.
Una gestione così fallimentare da finire nel mirino della procura e della guardia di finanza.
Palazzo Santa Lucia riconosceva 250 milioni di euro l’anno per lasciare nel degrado gli impianti e distruggere l’ecosistema della zona.
Secondo la procura di Santa Maria Capua Vetere, la società per aumentare i guadagni avrebbe lesinato sugli interventi di manutenzione, così i depuratori, col passare del tempo, sono diventati inefficienti e inservibili, tanto che l’acqua in uscita risultava più inquinata dell’acqua in entrata.
Per risparmiare, poi, sui costi dello smaltimento dei fanghi, li avrebbe gettati direttamente in mare. I responsabili della Hydrogest avrebbero anche finto di non accorgersi che i comuni di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna, tutti ad alta densità camorristica, scaricavano direttamente nei Regi Lagni senza passare per l’impianto.
A inizio agosto una pattuglia di Verdi con il portavoce, Angelo Bonelli, si sono incatenati al depuratore di Cuma: La rescissione del contratto rischia di complicare ulteriormente il problema - sottolineava Bonelli - perchè sono stati interrotti i lavori per nuove vasche di depurazione che la Hydrogest stava costruendo, l’assessore regionale all’Ambiente deve intervenire immediatamente.
Ormai si è ampiamente oltrepassato il livello di guardia, visto che buona parte dei depuratori campani è sotto sequestro o funziona a scartamento ridotto. Invita invece alla ribellione Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania:
Visto che sono proprio i cittadini a pagare con le loro tasse per i servizi di depurazione, invitiamo a un atto di disobbedienza civile e a non versare le imposte finchè la politica non darà un segnale di discontinuità e non dimostrerà di affrontare, davvero, il problema.
LA TRISTE EREDITA’ DI BASSOLINO:La beffa dei corsi fantasma: cento milioni in fumo. Pagati per non lavorare, ecco i progetti degli sprechi
rassegna stampa-
di Giuseppe Crimaldi
fonte
il Mattino
II carrozzone va avanti da sé, cantava Renato Zero.
E di un vero e proprio carrozzone si parla quando l’argomento investe i corsi di formazione professionale, un calderone gestito in questi ultimi anni dalla Regione Campania nel tentativo di offrire sbocchi alle migliaia di senzalavoro. Fino a qualche tempo fa il progetto si chiamava “Isola”, oggi si definisce “Bros”, ma alla fine cambia poco.
Identica è la forma di assistenzialismo, uguale l’incapacità di offrire reali possibilità di collocamento nel mondo del lavoro.
Un limbo semi-istituzionale nel quale sono state sospese almeno 3000 anime, quelle degli iscritti alle liste dei movimenti per il lavoro di cui abbiamo parlato nella puntata di ieri.
L’esperimento dei corsi di formazione venne avviato nell’ormai lontano 2006.
Giustamente qualcuno ha notato che – oltre a un esborso da interpretarsi come un misero contentino ai senzalavoro – quei 500 euro mensili corrisposti ai 4000 iscritti ai cosiddetti programmi di formazione per quattro lunghi anni non è che abbia portato a grossi risultati.
Di certo non è cambiata l’aspettativa di sistemazione dei disoccupati; ne può dirsi che è mutato il loro tenore di vita. Una cosa appare certa: ed è il fiume di denaro pubblico fatto scorrere con incredibile leggerezza da chi avrebbe invece dovuto programmare e vigilare.
Facendo due conti la somma record che si ottiene è di oltre 96 milioni di euro erogati, ma di fatto inutilmente spesi.
Bella soddisfazione.
Da qualche altra parte si è pure sottolineato come questi generosi stanziamenti monetari finivano direttamente nelle casse delle agenzie private e nelle tasche degli imprenditori coinvolti.
Insomma, se i corsi di formazione nemmeno sono mai decollati la ragione è semplice: perchè non convenivano a nessuno.
Non certo alle agenzie, che nel frattempo hanno incassato le somme dei fondi pubblici e tantomeno ai disoccupati, la maggioranza dei quali, lavorando già al nero, hanno usufruito a titolo di sussidio di 500 euro mensili.
Insomma, sotto il progetto, niente.
Ma, soprattutto, nessun lavoro concreto.
Questa è la cronaca di ciò che è stato.
Oggi il presidente della Regione, Stefano Caldoro, promette un’inversione di rotta. «In questi mesi – dichiara al “Mattino” – abbiamo garantito un intervento straordinario per la cassa integrazione in deroga in difesa di decine di migliaia di persone».
Più nel dettaglio, la Regione Campania sta per varare un “Progetto per il lavoro”, come anticipa al Mattino, nell’intervista , l’assessore Severino Nappi.
Fonti della presidenza di palazzo Santa Lucia confermano che uno dei primi dossier sui quali il nuovo esecutivo regionale si è messo al lavoro è proprio quello relativo all’emergenza occupazionale.
I criteri ispiratori di questo fascicolo partono da un presupposto: la crisi in atto rappresenta la peggiore eredita’ ricevuta dalla vecchia politica.
I dati, fanno sapere ambienti vicini a Caldoro, allarmano tanto più perché la Campania si conferma la maglia nera del Sud “per un decremento, nei dati sull’occupazione, che va un punto in percentuale oltre la media nazionale, portando il dato a più di 200000 disoccupati”.
Quello che preoccupa di più la nuova giunta, tra tutte le scelte effettuate dalla vecchia amministrazione, sono quelle fatte sui principi assistenzialistici: “sprechi”, li definisce una fonte di Palazzo Santa Lucia, per favorire pochi senza prospettive di lavoro reale, “e per di più senza copertura finanziaria pluriennale”.
Bassolino:Misteri campani!BUTTATI 15MILA EURO(e senza intercettazione)
Rassegna stampa- CENA DI BENEFICENZA: BUTTATI 15MILA EURO
-FONTE- IL GIORNALE
IL CASO
Cena di beneficenza: buttati 15mila euro
Napoli
L’ultimo investimento della giunta Bassolino è caritatevole. Si sa, di fronte ai bisognosi, la Campania è sempre generosa. E così che tra gli ultimi atti della vecchia amministrazione, c’è anche il finanziamento di una cena di beneficenza organizzata dalle Donne del vino, un’associazione di signore che gestiscono aziende vitivinicole. Ma come giudicare un investimento caritatevole che porta ai beneficiati un quarto del finanziamento iniziale?
Pare che a conti fatti sia andata proprio così. La Regione avrebbe stanziato ben ventimila euro per sostenere le spese necessario a organizzare la serata denominata: “Sorsi di luna”. Le socie dell’associazione, di tasca loro, avrebbero messo le capacità in cucina e 18 bottiglie di vino, prevedendo di ospitare almeno 200 invitati ai quali far versare un obolo da girare alla benefica Fondazione del Rione Sanità.
Alla fine i presenti, come racconta il Corriere del Mezzogiorno, sarebbero stati circa 600. Dunque la serata enologica sembrerebbe essersi conclusa con un successo. Per qualcuno forse sì. Per i bisognosi mica tanto.
Nonostante i 20mila euro di investimento. I fondi raccolti ammonterebbero a 4-5mila euro.