NAPOLI - UNEBA ASSEMBLEA GENERALE -Appello al Sindaco Assicuriamo un futuro migliore ai Minori-DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA
ISTITUTO Fondazione Famiglia di Maria : il 9 gennaio non riapriamo! Minori a rischio
-Egregio Sindaco,
il C.d.A. della Fondazione Famiglia di Maria, si è riunito in data 23/12/2011 per esaminare la situazione economico finanziaria alla chiusura delle attività dell’anno solare 2011.
Il C.d.A. ha rilevato che non ci sono segnali da parte dell’Amministrazione Comunale per il pagamento di rette, in arretrato di circa 3 anni, e ha valutato che, per garantire la realizzazione delle attività con i minori fino al 30 giugno 2012, sarebbe necessario procedere all’aumento dell’esposizione bancaria almeno per ulteriori 150 mila euro, oltre a quanto già in essere con gli Istituti bancari (Banca Popolare etica e Banco di Napoli).
Il C.d.A. ritiene già insostenibile l’attuale esposizione che è costata, negli ultimi 4 anni, circa 50.000 euro di interessi passivi e ritiene necessario un impegno sostanziale ed immediato, entro il 7 gennaio, da parte della Sua Amministrazione per poter riprendere le attività con i minori dal 9 gennaio p.v..
I minori che assiste la Fondazione Famiglia di Maria, circa 80, sono tutti segnalati dai Servizi Sociali del Comune di Napoli e appartengono per oltre il 50 % alla categoria di disagio che particolarmente è cara alla sua storia e alla sua sensibilità, perché a forte rischio delinquenziale.
La Fondazione Famiglia di Maria ritiene che sia parte della sua missione aver investito gli interessi passivi al fine di aiutare nella crescita i minori della zona Est di Napoli (circa 500 in 6 anni) e considera gratificante il risultato conseguito: ovvero che la totalità dei minori assistiti dalla Fondazione sia riuscita a conseguire la licenza media e nessuno di essi sia ricaduto in “area giudiziaria”, tranne casi che si contano sulle dita di una mano e a distanza di alcuni anni dall’interruzione dei rapporti di “tutela” avuti con la Fondazione.
In questi anni abbiamo costruito un sistema di protezione per minori e famiglie basato sul percorso della consapevolezza e della genitorialità responsabile, inserendo nel processo operativo oltre agli educatori anche figure professionali diverse (psicologi, assistenti sociali e sociologi), ma oggi ci troviamo davanti ad una difficoltà pratica e ad una emotiva.
La difficoltà pratica, che discende dalla mancanza di un suo intervento sulla situazione economica delle organizzazioni e degli operatori del settore, ci mette nelle condizioni di dover affrontare il problema secondo la cruda ottica “monetaria” dell’economia; ma - ancor di più – la difficoltà emotiva ci pone l’obbligo di domandarci “perché dobbiamo farlo a tutti i costi?” I nostri ragazzi e le loro famiglie, gli operatori e la Fondazione che vantaggi ricaverebbero da un fallimento economico dovuto al protrarsi dell’insolvenza?.
La Sua elezione a Sindaco ha risvegliato emotività sopite che, di fatto poi, a sua insaputa, si sono concretizzate in atti che guardavano alla mera logica economica più che al sociale. Per la prima volta in tanti anni, l’avvio del lavoro con i minori è stato autorizzato a partire solo da una settimana dopo l’apertura delle scuole; già in quella occasione noi della Fondazione Famiglia di Maria decidemmo di avviare le attività di accompagnamento per i minori gratuitamente, per non correre il rischio che i ragazzi, cominciando più tardi la scuola rispetto agli altri, cadessero nel meccanismo dell’evasione scolastica.
Segnalammo che proprio l’assenza delle attività in occasione della chiusura delle scuole costituiva il maggior pericolo per i “nostri” minori e auspicavamo che il servizio non fosse legato esclusivamente al calendario scolastico.
Qualche giorno fa abbiamo ricevuto la risposta alle nostre “aspettative”: il servizio veniva chiuso dal 23 dicembre all’8 gennaio.
Come vede, non ci rimane che prender atto che il lavoro che facciamo non ha trovato, e non trova, interesse nella Sua amministrazione e pertanto Le chiediamo, per consentirci l’avvio delle attività, di farci avere entro il 7 gennaio un impegno sostanziale, relativamente alla parte economica, a copertura dei servizi già resi e per i quali la Fondazione è creditrice.
Con stima e fiducia nella Sua Persona, le porgiamo i più distinti saluti.
Napoli - UNEBA ASSEMBLEA GENERALE -Appello al Sindaco Assicuriamo un futuro migliore ai Minori-
APPELLO AL SINDACO DE MAGISTRIS: DIRITTO AL WELFARE ANCHE PER LE STRUTTURE CATTOLICHE — L’ALLARME DELL’UNEBA-NAPOLI
Natale senza strenne per i bambini dell’Ursi di
Forcella
Sarà un Natale davvero triste, per i bambini dei centri socio assistenziali di Napoli. L’amministrazione comunale quest’anno ha bloccato anche quei fondi che durante il periodo di dicembre venivano concessi a quegli istituti cattolici in cui centinaia di ragazzini a rischi, provenienti da realtà difficili della città, cercano di sottrarsi alle influenze negative della strada.
IN ATTESA DEL PIANO DI RIENTRO DAL DEBITO DI TUTTO IL TERZO SETTORE NAPOLETANO ATTRAVERSO LA CESSIONE DEL CREDITO (PRO SOLUTO) COME PROMESSO DAL SINDACO DE MAGISTRIS,DALL’ASSESSORE D’ANGELO E DALL’ASSESSORE REALFONSO
CONVEGNO DI STUDIO SULLA FIGURA DI DON LUIGI GUANELLA EDUCATORE:IL SINDACO DE MAGISTRIS ASSICURA UN PIANO DI RIENTRO DAL DEBITO PER IL TERZO SETTORE ATTRAVERSO LA CESSIONE DEL CREDITO (PRO SOLUTO)
Uneba Napoli in piazza con il Terzo settore per chiedere al Sindaco De Magistris di presentare entro fine ottobre un piano di rientro dal debito che il Comune ha con le organizzazioni del terzo settore, facendosi carico degli oneri finanziari dovuti alle banche
Uneba Napoli: contro i tagli, i servizi sociali e sociosanitari li facciamo in piazza Mercoledì 5 ottobre Uneba, Sam, La Rete, Il welfare non è un lusso protestano a Napoli contro i tagli al welfare del governo nazionale e chiedono a Regione, Comune e Asl di fare la loro parte.
Uneba Napoli e le altre organizzazioni chiedono
al sindaco di Napoli Luigi De Magistris:
- di presentare entro fine ottobre un piano di rientro dal debito che il Comune ha con le organizzazioni del terzo settore, facendosi carico degli oneri finanziari dovuti alle banche
- di aumentare la spesa sociale
- di rendere efficaci e certe le procedure amministrative per i pagamenti
- di chiarire il futuro dei progetti e dei servizi sociali che sono già sospesi o a breve chiuderanno
Mercoledì 5 ottobre protesta in piazza di Uneba Napoli
Nuova mobilitazione di Uneba Napoli, vittime degli enormi ritardi del Comune di Napoli nel versare quanto dovuto e sempre più in difficoltà nel portare avanti il loro impegno sociale a favore di minori ed anziani.
Questa volta si tratterà di una protesta congiunta di più realtà del terzo settore napoletano: con Uneba Napoli, rappresentata dal presidente Lucio Pirillo e dal segretario regionale Antonio Cicia anche il comitato Il welfare non è un lusso e la Legacoopsociali.
Tutti gli Associati ad UNEBA-NAPOLI sono pregati di contattare la segreteria provinciale di Napoli
http://www.uneba.org/mercoled-5-ottobre-protesta-in-piazza-di-uneba-napoli/
UNEBA Napoli, grave crisi dei servizi alle persone le Amministrazioni locali non rispettano gli impegni
Politiche sociali: il 5 ottobre giornata di mobilitazione generale
Le chiavi dei servizi socio-assistenziali saranno consegnate simbolicamente al Prefetto, a de Magistris e Caldoro. E intanto chiudono le Educative territoriali, i semi-convitti per i minori e le case famiglia per i malati di Aids
Napoli – I servizi sociali e socio-sanitari a Napoli e in Campania stanno chiudendo. Le uniche due case famiglia nella regione per malati di Aids già non accolgono più pazienti, mentre a Napoli le educative territoriali per i bambini sono ferme, le ludoteche sono chiuse, i semi-convitti sono in gravissime difficoltà. A lanciare l’allarme oggi in conferenza stampa congiunta i rappresentanti del comitato Il welfare non è un lusso Giovanni Laino, Antonio D’Andrea e Pasquale Calemme, Giacomo Smarrazzo responsabile di Legacoopsociali Campania, il presidente dell’Uneba Lucio Pirillo e il segretario regionale Antonio Cicia. Tutti, in rappresentanza di centinaia di associazioni e cooperative sociali laiche e cattoliche, hanno denunciato il mancato rispetto degli impegni da parte di Comune di Napoli, Regione Campania e Asl Napoli 1 dopo quattro anni di mobilitazione: nessun tavolo di confronto è stato aperto con le organizzazioni sociali nonostante le promesse in tal senso dalla Regione, che non ha neanche sbloccato i fondi per il sociale né avviato le procedure per la fine del Commissariamento dell’ambito Napoli, come pure non ha nominato i sub commissari della Asl Napoli 1, che si stima abbia un debito di almeno 20 milioni di euro per i servizi socio-sanitari gestiti dal terzo settore. Il Comune di Napoli, che sconta il deficit delle amministrazioni precedenti, ha ancora un debito di 200 milioni con coop e associazioni e ha investito appena 56 milioni nella spesa sociale, anche a causa dei tagli al fondo sociale da parte del Governo e dei minori trasferimenti ai comuni.
I rappresentanti delle organizzazioni sociali hanno annunciato che il 5 ottobre prossimo in piazza del Gesù terranno una giornata di mobilitazione cittadina in cui saranno coinvolti gli operatori sociali, le suore e i religiosi che operano nei servizi socio-assistenziali e tutti i beneficiari dei servizi (bambini, anziani, persone disabili, sofferenti psichici, ex tossicodipendenti, immigrati, malati di Aids e di Alzheimer) con le loro famiglie, e saranno consegnate simbolicamente al Prefetto di Napoli Andrea De Martino, al sindaco Luigi de Magistris e al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro le chiavi dei servizi che stanno chiudendo.
«Stiamo subendo uno stillicidio quotidiano – ha detto Giovanni Laino – di perdite di operatori sociali che non vengono pagati e di sevizi che vengono chiusi. Ci sono organizzazioni che dopo vent’anni di lavoro si trovano oggi ad avere il problema di come pagare le utenze». «Chiediamo chiarezza sul futuro dei progetti – ha concluso Laino – del Comune di Napoli, e un piano di rientro del debito, serio e corretto sulla programmazione». È di oggi la notizia che l’ente locale non ha rifinanziato le educative territoriali, vale a dire i servizi di accoglienza dei minori a rischio dislocati su tutto il territorio cittadino: 33 in tutto, che accolgono da un minimo di 30 a un massimo di 60 bambini tra i 7 e i 13 anni, per un totale di circa 2mila minori.
Quello dei servizi per i bambini e gli adolescenti è il settore più critico: l’Uneba denuncia che già 300 bambini sono senza assistenza perché 3 semi-convitti hanno già chiuso. «La crisi riguarda tutti – spiega il presidente dell’Uneba Lucio Pirillo – stanno chiudendo anche le strutture religiose».
Il mancato rispetto degli impegni da parte della Regione Campania e della Asl Napoli 1 sta comportando anche la chiusura delle uniche due case famiglia per malati di Aids della regione: la Masseria Raucci aperta nel 2005 gestita dalla cooperativa sociale Il Millepiedi, e la Riario Sforza gestita dall’opera Don Guanella e aperta nel 2003 dalla Caritas, ora non accettano più utenti. «In Campania non sono neanche sufficienti a coprire la domanda di accoglienza delle persone affette da Hiv – denuncia Pasquale Calemme – perché possono ospitare complessivamente 30 persone su una domanda di almeno un centinaio. La Asl ha debiti per 600mila euro con le due strutture, e non paga nonostante esista un “fondo Aids” dedicato».