Chiudete il C.T.O. di Giovanni Laino

Settembre 3, 2009 by admin · Comment
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(E se invece si chiedesse di mandare a casa i responsabili della malasanità,medici e politici, a Napoli ed in Campania ? N.d.R.)

In agosto ho dovuto frequentare il Centro Traumatologico Ortopedico. Solo dopo alcuni giorni ho capito il senso di un manifesto pubblicitario che nella hall avverte: abbi fegato ! Ho dedotto come mai i pazienti fossero tutti di ceto popolare. Anche i ricchi si rompono le ossa ma evidentemente vanno altrove.
Le vittime non sono valutatori indipendenti e obiettivi. Nelle singole esperienze dei parenti dei ricoverati in un ospedale napoletano si è troppo presi dalle emozioni e dalle diverse forme del patire per poter dare un giudizio obiettivo sulla sanità ospedaliera. Certo è che al CTO non si fa alcuna somministrazione di questionari per rilevare il grado di soddisfazione dei beneficiari. Forse le autorità immaginano gli esiti e quindi non fanno questi rilievi, previsti nella carta dei servizi.
La mia amica, ricoverata per quasi trenta giorni, non è stata fra i morti (fisiologici ?) del periodo. Non è stata neanche quella che ha saltato diverse volte la cura in camera iperbarica per assenza dell’autoambulanza. Ha dormito solo una notte in corridoio. L’operazione è riuscita e lei è anche sopravvissuta. Solo un paio di volte abbiamo dovuto evitare la somministrazione della terapia destinata alla ricoverata del letto a fianco subendo pochi altri errori (anche gravi) e ritardi. Abbiamo fatto un bel po’ di esercizi di pazienza per chiedere e ottenere l’assistenza sanitaria e infermieristica, facendo un difficile slalom fra disfunzioni, modi di fare quasi sempre discrezionali e confusione fra diritti e favori.
Medici e infermieri non mancano di professionalità, modi gentili ed operosità, ma sembrano essersi assuefatti ad uno standard di servizi decisamente scadente. Come in altri ospedali, l’assistenza alberghiera è carente, le stanze per diversi aspetti sono fuori norma, gli infermieri fanno le pause sonno e pasti negli orari di lavoro e non di rado attuano velate strategie per minimizzare le loro fatiche, evitando o rinviando servizi e terapie.
Facendo molti sudoku nella sala di attesa che ha due sedie buone e dieci rotte, mi è venuto in mente che stavo facendo un sudoku ben più complicato nel reparto.
Come il sapere medico incarnato in una tipica struttura ospedaliera, il gioco si presenta chiaro nelle regole, suggerisce certezze con l’uso dei numeri e di una griglia rigida e simmetrica. Il grado di difficoltà del gioco è dato dalla patologia. Spesso però persone anziane che hanno già qualche malanno cadono fratturandosi le ossa e allora, come per il magistrato Ivan Il’ič, una caduta può essere l’inizio di un percorso – non privo di misteri- che porta alla morte. In alcuni casi nel gioco subentrano regole non previste: sparisce qualche numero e allora la soluzione dipende dalla fortuna.
Dall’arrivo al pronto soccorso, dove la condizione dei cessi è già un chiaro biglietto da visita dell’ospedale, devi capire come inserire i numeri giusti al posto giusto. Ti rendi conto che oltre alla regola base più semplice, ci sono altri saperi e tecniche di adattamento che devi apprendere. Infatti c’è il modo per avere un posto in un letto anzicchè in una barella, o in una stanza singola ufficialmente dichiarata inutilizzabile, oppure nell’unica singola operativa, sicura se si è un’autorità civile o religiosa. Più occasionale risulta la benevolenza dell’infermiere per restare in stanza ad assistere il proprio congiunto, non esistendo un chiaro e trasparente modo di rilascio di permessi. Il medico di turno accoglie i familiari dei pazienti per dare spiegazioni che spesso però nel tempo non sono coerenti, talvolta contraddittorie, ripropongono l’antica abitudine che un chirurgo mi chiarì tempo fa con uno slogan: il miglior rapporto con il paziente il medico lo ha sul tavolo operatorio, quando dorme e non disturba !
E dire che ho frequentato la seconda divisione, quella più moderna ! Altre, del tutto sottoutilizzate, ricordano scene da anni Sessanta, in una struttura che era nata come centro di cure di prim’ordine. So che a Napoli e in altre città del Sud c’è di peggio ma, tenendo da parte la rabbia per il maltrattamento subito, onestamente vi dico: chiudete quell’ospedale !

SANITA’ IN CAMPANIA

Giugno 16, 2009 by admin · Comment
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Giuseppe Del Bello -Rassegna Stampa -L´analisi della Bocconi Spesa eccessiva e fuga dei malati

-fonte-
la Repubblica Napoli

La sanità regionale è in bilico tra interventi strutturali decisi in autonomia e un commissariamento governativo che potrebbe rivelarsi ancor più drammatico.

Il professor Francesco Longo, direttore del Cergas della Bocconi di Milano, ha analizzato la situazione campana dopo avere studiato quella del Belpaese.
Rivela che dalla classifica mondiale dei sistemi sanitari elaborata dall´Oms nel 2000, «in base al criterio costo-efficacia, quello italiano risultò il secondo migliore al mondo, dopo quello francese, mentre quello Usa si piazzò al 37 esimo posto».

Secondo al mondo, ma la Campania è al lumicino…

«Perché nella Campania, come nel Lazio e nella Sicilia, si concentra tutto il disavanzo. E quest´ultimo, si badi bene, è solo del quattro per cento rispetto ad un budget annuale di circa 100 miliardi.
Se anche queste tre regioni fossero in equilibrio di bilancio, il disavanzo sarebbe solo dell´un per cento».

Che diagnosi fa?
«La situazione della vostra regione costituisce uno dei casi più critici.
Le performance sanitarie sono le peggiori nonostante si spenda di più. Questo dimostra che il problema non è la disponibilità di risorse.
E non dipende neanche dalla struttura normativa e istituzionale che è uguale in tutto il paese».

E allora?
«La Campania registra tassi di mortalità superiori alla media nazionale per molte patologie e una speranza di vita inferiore con un gap in crescita, mentre la soddisfazione degli utenti è critica.
Tant´è che la vostra è la regione dove più cittadini si fanno curare altrove. Ma ci sono anche altri problemi».

Quali?
«Per esempio, si registra il più elevato consumo di farmaci per abitante nel paese.

Poi, c´è una rete ospedaliera i cui posti letto, pur non essendo eccessivi, sono mal distribuiti: troppi a Napoli. Come gli stessi ospedali: troppi e troppo piccoli, tutti uguali tra loro, determinano inutili ridondanze».

E la carenza più grave?
«Una rete di servizi territoriali intermedi (soprattutto per anziani).
Il risultato è un costoso e inappropriato eccesso di ricoveri di anziani nei reparti di medicina».

Anche di primari ce ne sono in abbondanza…
«Infatti. Il personale è in sovrannumero complessivamente, ma in particolare si registra un eccesso di primariati.
Poi c´è il settore privato accreditato che rappresenta una quota rilevante della sanità campana e che per alcune eccellenze rappresenta un punto di forza.
Ma purtroppo è frammentato in un numero eccessivo di piccoli erogatori locali, privi delle necessarie economie di scala e di specializzazione. La sanità in Campania rappresenta quasi il dieci per cento del Pil: il suo rilancio può essere un volano di sviluppo del sistema socio-economico, mentre la sua crisi è una zavorra per l´intera economia».
E ora gli errori.
«Partiamo da cosa non andrebbe fatto: procedere con un´ennesima azione di ingegneria istituzionale»

Si riferisce all´accorpamento delle Asl?
«Infatti. Non serve ridurne il numero o cambiare il loro ruolo.
Operazioni di questo tipo, che richiedono anni prima di essere messe a regime (pensiamo cosa significa fondere due aziende pubbliche con migliaia di dipendenti ognuna) non modificano la rete infrastrutturale e gli assetti organizzativi».

Intravede una terapia?
«C´è bisogno di un´azione combinata a tre livelli: regionale, aziendale e privato accreditato. Partiamo dal primo.
La Regione dovrebbe rapidamente definire atti di programmazione: sviluppo della rete dei servizi intermedi; sviluppo della specialistica ambulatoriale territoriale; rimodulazione della rete ospedaliera (accorpamento dei piccoli presidi e loro gerarchizzazione); distribuzione delle tecnologie. Inoltre, per ogni Asl e ospedale-azienda si dovrebbero definire gli obiettivi, realistici di attività e costi.
Per il secondo livello, le aziende dovrebbero essere responsabilizzate anche loro su obiettivi realistici e poi rese autonome. La forza delle Asl dipende sia dalle qualità manageriali dei suoi dirigenti sia dalla loro “departicizzazione”.
Ogni azienda necessita di un buon top management (tre persone) e di venti dirigenti intermedi di livello (direttori di distretto, di dipartimento). Insomma servirebbero 300-400 persone competenti.
Oggi non ci sono e non si comprano al supermercato.
Occorre attivare un processo di formazione di una classe dirigente regionale: corsi manageriali, mobilità inter-aziendale dei migliori, mercato del lavoro dei dirigenti pubblici che incentivi merito e mobilità.
E infine, rispetto al settore privato accreditato la Regione dovrebbe sviluppare un´azione di politica industriale dove le strutture eccellenti progressivamente acquisiscano le più deboli, magari creando partnership con grandi soggetti imprenditoriali».

Quanto tempo ci vorrebbe?
«L´orizzonte temporale per risultati definitivi è di medio periodo: questo non significa aspettare 5-7 anni, ma iniziare a lavorare subito, in maniera decisa e strutturata per 5-7 anni».

Napoli-E Polis: l’inchiesta del pm Novelli Ospedale Mare, indagato Montemarano

Aprile 15, 2009 by admin · Comment
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NAPOLI (15 aprile)  - L’ex assessore reigonale alla Sanità Angelo Montemarano sarebbe indagato per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. La notizia viene riportata dal quotidiano Napoli-E Polis che racconta dell’inchiesta del pm Novelli sul costruendo ospedale del Mare. Montemarano, secondo il giornale, avrebbe ricevuto la notifica di un avviso di proroga indagini chiesto dal sostituto procuratore Giancarlo Novelli della sezione reati contro la pubblica amministrazione.
L’inchiesta sull’Ospedale del Mare tende a evidenziare una serie di irregolarità nella realizzazione della struttura nella zona orientale di Napoli e sarebbe nata dalla denuncia dell’esponente dell’opposizione al consiglio regionale Crescenzo Rivellini: secondo quest’ultimo le irregolarità ruoterebbero intorno al progettista Matteo Gregorini, ingegnere consulente dell’Asl metropolitana, raggiunto già da un avviso di garanzia e voluto proprio da Montemarano a dirigere il progetto, per poi successivamente essere rimosso dall’incarico.