Primarie Pd, tutti i veleni: guerra sui seggi
Scelte 83 sedi ma Sarracino sbotta: «Pronto al ricorso». Bassolino va a Roma: «Non partecipo alla barbarie»
NAPOLI - Un copione già visto. Troppe volte. Una di sicuro, cinque anni fa: primarie 2011, va in scena lo psicodramma democratico, fatto di denunce di brogli e imbrogli, di inchieste giudiziarie aperte di cui non sappiamo più nulla, una vicenda talmente scandalosa da non far arrivare il Pd al ballottaggio. Il clima, nell’ultima settimana prima del voto del 6 marzo, è inquinato come allora. Allarme brogli ai seggi, lettere infelici, foto che iniziano a girare, mezze-denunce sui social, ritornano i veleni su cui marciano un po’ tutti. Sono le primarie bellezza, si dirà. Eppure il partito nazionale è già in allerta. Diciamo che siamo nella fase Defcon 3, ma il Pd può arrivare sicuramente a 5.
Primo allarme
Tutto comincia con un primo allarme, lanciato dal più giovane del gruppo, Marco Sarracino: rischio brogli a causa del numero eccessivo di seggi e della loro collocazione, diciamo poco evidente in alcuni casi. Si scopre, per esempio, che quello di Ponticelli, in via Alfieri 80 è l’ex comitato elettorale di Luciano Passariello, Fratelli d’Italia. Sotto la lente vengono passati quelli di Secondigliano, di Scampia, di Miano. La commissione si riunisce di nuovo ieri, assenti i due rappresentanti di Sarracino impegnati in un’iniziativa politica con Roberto Speranza. All’improvviso il segretario organizzativo Gianfranco Wurzburger annuncia che sono 83, cioé quelli stabiliti ormai da una settimana. Non uno in meno, non uno in più. Nel frattempo terminata la kermesse gli uomini di Sarracino si recano in via Toledo per la riunione della commissione. Si ricomincia a trattare. È caos. Marco Sarracino annuncia: «Ormai è evidente che la segreteria di Napoli non riesce a controllare nemmeno l’operato della commissione locale. Se non si risolve la questione seggi e cioé non diminuiscono e vengano scelti in luoghi evidenti facciamo ricorso alla commissione di garanzia nazionale». Un pastrocchio, visto anche che ormai manca una sola settimana. Non c’è più tempo.
Presidenti di garanzia
Fondamentale, infatti, sarà anche il passaggio successivo: la scelta dei presidenti. Pare che Antonio Bassolino voglia sceglierli tra altissime personalità della città (da professori universitari a ex magistrati) sintomo che, tra i candidati, qualche preoccupazione che qualcuno possa giocare sporco ci sia. Tutti, da Sarracino a Valeria Valente, si stanno attrezzando per avere più uomini possibile in ogni seggio. Insomma nessuno si fida dell’altro. Roba da caschi blu anche stavolta? C’è poi il caso dell’ex bassoliniano Tonino Amato, esploso nel pieno della campagna delle primarie. Amato (scrivono Repubblica e Metropolis) ha inviato una lettera ai 500 abitanti delle case popolari di Rione Traiano con un incipit a dir poco infelice: «Chiedo scusa per il fastidio. Con molti di voi ci siamo conosciuti quando, prima da consigliere e poi da assessore, ho seguito la vostra vertenza per il riconoscimento del diritto all’alloggio pubblico e poi all’assegnazione delle case in cui a tutt’oggi vivete». La missiva prosegue chiedendo il voto per Valeria Valente.
Roma irritata
Il putiferio. Il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, visibilmente indispettito, sbotta con qualcuno: «Ma che cavolo stanno combinando a Napoli?». Sulla pagina fb dei sostenitori di Bassolino piovono accuse di voto di scambio, sdegno, richieste a Valente di prendere le distanze. Tommaso Ederoclite della segreteria provinciale parla di «laurismo» che «non appartiene alla cultura del Pd. Alcune pratiche, che ancora oggi vedo circolare in campagna elettorale, sono la cosa più distante da quello che per me è e deve essere il partito. Chi non prende nettamente le distanze da certi metodi è connivente». Amato non fa un solo passo indietro: «Lo rifarei, certo. Ho solo rivendicato quello per cui ho combattuto una vita intera. Quali corsie preferenziali? Quale voto di scambio? Io ho parlato di diritti. La verità è che dall’altra parte hanno paura». Ma perché ha scritto quella lettera? «Perché in quel rione pensavano che io votassi per Bassolino e invece dovevo dire con chiarezza che ho fatto un’altra scelta». Dopo qualche ora di silenzio Valente lo difende a spada tratta: «Avevo messo in conto che i miei avversari e i loro sostenitori potessero riservarmi colpi bassi, ma io non rinuncerò mai a tenere sempre alto il livello del confronto. Soltanto così possiamo recuperare un rapporto vero con i cittadini napoletani. Antonio Amato è una persona perbene, che ha sempre avuto un rapporto diretto e di passione vera con i cittadini. Non ho chiesto ad Antonio di scrivere lettere a mio nome, ma francamente davvero non riesco a vedere nelle sue righe niente di male. C’è un compagno che chiede, rivendicando fino in fondo le battaglie di una vita e mettendoci la faccia, di sostenere la nostra candidatura».
Pagano in campo
Il carico da novanta contro Bassolino lo piazza Graziella Pagano che scrive: «Mi pare giusto alzare livello della attenzione. Mi auguro che lo si faccia nelle municipalità dove qualche consigliere di destra si sta organizzando per il 6 marzo, capendo quali promesse si stanno facendo ad alcuni imprenditori, e facendo luce sugli accordi sottobanco che si stanno siglando in queste ore. W la trasparenza. Sempre comunque dovunque». A chi e a cosa si riferisce? «È tutto nelle mani di Valeria», risponde. Forse a Raffaele Pacifico, consigliere della III municipalità del Pdl, che nel 2011, da denuncia di Ranieri, avrebbe sostenuto Andrea Cozzolino? Così si dice in giro. E tanto altro si dirà nei prossimi giorni. Al comitato Bassolino hanno deciso la linea del silenzio. E l’ex governatore? «Nel pomeriggio niente primarie — scrive —. A Roma per presentare il libro postumo di Gianni Borgna, carissimo amico e compagno. I rapporti umani contano, anche in tempi di barbarie».
Simona Brandolini
27 febbraio 2016 rassegna stampa corrieredelmezzogiorno
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