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la tenerezza di Dio
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2014 di Antonio Colasanto


Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)

Cari fratelli e sorelle,
in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino
personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo:
«Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero
per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si
rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di
Gerusalemme che si trovano nel bisogno.
Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo?
Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico? 
 
La grazia di Cristo
Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della
ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è
fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si
è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato,
“svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero
l’incarnazione di Dio! …Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto
simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22).
Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo –
«...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di
parole, di un’espressione ad effetto! E’ invece una sintesi della logica di Dio, la logica
dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la
salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo
filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si
fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione;
lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e
caricarsi del peso dei nostri peccati. E’ questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci,
liberarci dalla nostra miseria.
Ci colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per
mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce
bene le «impenetrabili ricchezze di Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2).
Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di
amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo
lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera
salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La
povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre
debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è
la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a
Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria… La ricchezza di
Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di
questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo “giogo soave”, ci invita
ad arricchirci di questa sua “ricca povertà” e “povera ricchezza”, a condividere con Lui il suo 
Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm
8,29).
È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che
vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo. 
 
La nostra testimonianza
…In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la
povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un
popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma
sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito
di Cristo.
Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli,
a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide
con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza.
Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria
spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca
quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti
fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il
lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale…Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il
volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si
orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le
discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il
lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione
delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia,
all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione.
Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del
peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è
soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito
il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza!
Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria
spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo
di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi
stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera.
Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in
ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più
grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione
e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di
misericordia e di speranza! …
Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita
nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio
evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad
abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a
Cristo…
La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di
quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà
. Non
dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa
dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole.
Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come
gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri
propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare
misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera
affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e
vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.


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